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MALAGIUSTIZIA - PARLIAMONE
dibattitopubblDate: Sabato, 07/02/2009, 12:37 | Message # 1
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"Fanno meno danno cento delinquenti che un cattivo giudice"- Quevedo Vilegas

Si parla tanto di cos'è la malagiustizia italiana, si parla dell'unione dei poteri dello stato in un'unica malsana unione, dell' associazione i membri della quale godono dei privilegi di non essere mai puniti e/o sottoposti sotto indagini e/o processi, di vera mafia, dei reati e dell'impunità degli stessi giudici e pubblici ministeri, della casta degli impunibili.
Di solito, giudici accusano politici di essere la colpa del loro comportamento e dell'inosservazione della legge, politici si dichiarano di essere ingiustamente perseguitati dai giudici. Un gioco di accuse con tanto rumore, scopo avente di nascondere l'unione dei poteri e la collabiorazione tra gli stessi. Tanto rumore che è talmente ben organizzato che tutte le riforme e provvedimenti sono orientati a non cambiare nulla.

“…la giustizia in Italia non funziona (non “funziona mele”, proprio “non funzion per niente”). E non funziona non per motivi accidentali, per qualche inconveniente del momento, ma proprio per una precisa scelta politica. …
Il Parlamento italiano è stato massicciamento impegnato non già nel risolvere i problemi della giustizia, perché funzionasse meglio, ma nell’assicurare l’impunità ad amici e amici degli amici
”, - ha scritto la giudice Lima Felice nel suo articolo “La responsabilità dei magistrati nella crisi della giustizia” (pubblicato sul blog “Uguale per tutti”), omettendo accuratamente di accennnare su una totale inensistenza di punizioni per i giudici che hanno sbagliato o hanno commesso reati volontariamente. Senza parlare di mancato risarcimento dei danni causati da cattivo lavoro.

Mentre i giudici fanno finta di voler cambiare le cose, i cittadini esprimono la loro opinione:

Comunicato stampa del Movimento per la Giustizia Robin Hood e Avvocati senza Frontiere

Il MalPaese. Un'associazione a delinquere di stampo mafioso-istituzionale denominata "Giustizia"

Cari amici e sostenitori di una giustizia veramente = per tutti, a nome del Movimento per la Giustizia Robin Hood e di Avvocati senza Frontiere, condividendo il comune senso di sfiducia verso la politica (anche noi ai tempi di "MANI PULITE" raccogliemmo oltre 250.000 firme e le offrimmo a Di Pietro, Borrelli e ai cosiddetti magistrati del Pool che le rifiutarono, senza alcun confronto), desidero esprimerVi i miei più sinceri ringraziamenti per il Vs. costante impegno nel tentativo di toccare le coscienze e costruire una società basata sui principi della ragione e della verità, contro ogni mistificazione e forma di violenza o abuso nei confronti dei soggetti più deboli. Parti sociali che per ottenere la dovuta giustizia non possono certo permettersi di pagare parcelle miliardarie a centinaia di avvocati o, comprare televisioni, testate giornalistiche o, peggio, corrompere istituzioni, partiti, pubblici funzionari e magistrati, inquinando il regolare corso della giustizia e sovvertendo la legalità.

Anch'io ho letto con attenzione la dotta ricostruzione di Felice Lima sulla pretesa "guerra tra procure" www.toghelucane.blogspot e condivido pienamente che non si possa più aspettare.
Il nodo centrale che ci troviamo ad affrontare ritengo però non sia solo quello del comportamento servile di stragrande maggioranza della magistratura, del C.S.M., del Ministro di Giustizia e del Parlamento ma, prima di tutto, delle reali funzioni cui questi organismi sono chiamati ad assolvere e dei valori della società, avendo la capacità di discernere ciò che veramente impedisce di costruire le basi per una giustizia pulita e uguale per tutti.

In altre parole, dobbiamo stabilire se il complesso sistema giudiziario italiano serve solo a far si che i cittadini non si facciano giustizia da sè oppure anche a debellare le mafie, la criminalità economica dei cd. "colletti bianchi", la corruzione politica e l'impunità di cui godono gli stessi magistrati iscritti alle logge massoniche e/o asserviti alle logiche del tornaconto personale (carriera, affari, etc.) e dell'uso perverso delle proprie funzioni giudiziarie in danno dei più deboli.
Stabilito questo e avuto il coraggio di parlare del sottaciuto e sommerso fenomeno della massoneria internazionale e delle ad essa collegate che, sin dal secolo scorso, hanno massicciamente invaso la vita delle nostre istituzioni, controllando capillarmente il territtorio, possiamo cercare di capire a quali funzioni debbano rispondere magistrati, politici e istituzioni della società civile. Ovvero cosa si possa in concreto insieme fare per iniziare a cambiare il corso della storia.

Le resistenze alle legittime indagini di De Magistris e l'improvvida levata di scudi contro la Procura di Salerno, "rea" di aver agito nei confronti di una sede in larga parte nelle mani della , si possono solo spiegare con l'impatto destabilizzante che la conclusione di tali indagini avrebbe potuto comportare all'assetto degli equilibri istituzionali di stampo politico-mafioso della società civile, retti con l'avvallo della massoneria nazionale e internazionale.

Se come dicevano Falcone e Borsellino tutti i magistrati facessero il loro dovere e seguissero le loro orme non potrebbero certo ammazzarli tutti. Ma la storia più recente della magistratura italiana ha dimostrato che la stragrande maggiorparte dei magistrati è vile, silente, infida, carrierista, incline al compromesso, pronta ad inquinare la verità e ad allinearsi agli interessi dei più forti o ad entrare in politica, pur di mantenere e aumentare i propri privilegi.

Lo stesso vale per noi cittadini comuni, professionisti, giornalisti, etc.

Pochi sono disposti a fare il loro dovere. Perchè non è nel senso comune.

I tecnocrati delle istituzioni e del potere sono governati da logiche e del tutto contrapposte ai principi di democrazia e legalità, su cui la società civile finge di reggersi, senza rendersi ancora pienamente conto che solo la chiara e diffusa consapevolezza di tale cruda realtà potrà liberare l'umanità dal gioco delle mafie e dalle logiche del potere, attraverso il ruolo attivo che ognuno di noi può svolgere nel proprio ambito professionale. .

La serpe nel seno del MalPaese è la generale ignavia e l'indifferenza.

Per cambiare direzione ogni magistrato che crede nei valori della legalità e si ritiene degno del giuramento di fedeltà verso la costituzione, basterebbe che faccia quello che chiediamo da vent'anni e che finalmente hanno fatto a Salerno: indagare sulle procure e i magistrati collusi.

Sono convinto che basterebbero forse non più di una ventina di per innescare un processo inarrestabile di legalizzazione della vita istituzionale della magistratura italiana, smascherando quelle "forze oscure" che si sono impadronite delle istituzioni e ancora si frappongono alla realizzazione di una giustizia degna di questo appellativo.

La stessa cosa vale anche per noi persone comuni.

L'ingiustizia è ingiustizia. Non possiamo accettarla in nessuna circostanza. Da qualsiasi parte provenga. Anche quando ci riguarda da vicino. E' nostro dovere denunciarla e non fermarci di fronte a nessun ostacolo.

Pietro Palau Giovannetti

Presidente Movimento per la Giustizia Robin Hood

e Avvocati senza Frontiere




(logo dell'associazione Avvocati Senza Frontiere)

* * *








Cartello creato da Otello Martini:





Dalla rete

 
VisitatoreDate: Lunedì, 09/02/2009, 18:33 | Message # 2
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Il problema chiaramente esposto, che condivido nella sostanza e nella forma, è sicuramente una triste realtà che alla fine va a discapito, oltre che dei cittadini sottoposti al potere ed all'autorità di uno Stato che si ritiene democratico e civilmente avanzato, anche dell'autorità stessa. Perché quando due organi dello Stato si accusano a vicenda (organo legislativo ed organo giudiziario) fanno perdere la stima, la fiducia ed il rispetto della popolazione. La sottomissione del popolo all'autorità, che non sarà quindi spontanea (come meglio sia), verrà sempre meno e di questo passo si dovrà per forza di cose temere il peggio. Strano che i nostri profumatissimamente strapagati politicanti non pensino alle probabili conseguenze delle loro ridicole propagande.

Saluti a tutti i partecipanti e lettori

Bruno Aprile

 
VisitatoreDate: Lunedì, 23/02/2009, 18:14 | Message # 3
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LOTTIAMO TUTTI PER COSTRINGRE I NS DIPENDENTI ( ONOREVOLI, MAGISTRATI E BUROCRATI) AD ONORARE GLI STIPENDI CHE PRENDONO.
ing Traldi LAVAGNA
 
freetunisia2008Date: Venerdì, 13/03/2009, 17:57 | Message # 4
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cio questo e un sito francese e quello del 1 menistero dove hanno chiesto di mandare le vostre domande indirizzati al 27 menistro europee del lavoro e la politica sociale chi saranno ospiti della presidenza francese,gli theme sono nel forum e quelli piu mandate e trattati saranno portati ai menistri per una risposta chi sara publicata su lostesso sito.parole di sarkosi;cosa aspettiamo? mandiamo tutti le nostre domande e lamentela per fare conoscere la situazione mesirabile nel bel paese e per una volta gli panni sporchi non se laveranno in casa visto che ormai non ce piu ne aqua neanche sapone......o.questo e lidirizzo

http://www.forum.gouv.fr/article_archive.php3?id_article=327&entrer_forum=1&voir_reponses=1


freetunisia2008
 
freetunisia2008Date: Venerdì, 13/03/2009, 18:01 | Message # 5
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http://www.forum.gouv.fr/article_archive.php3?id_article=327&entrer_forum=1&voir_reponses=1

questo e il forum proviamo a scrivere in francese se no scrivere in italiano poi se puo fare la traduzione anche online prima di mandarli.ho una gran voglia di fare una figuraccia al menistro italiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaano.cosa ne pensate???


freetunisia2008
 
dibattitopubblDate: Mercoledì, 06/05/2009, 20:35 | Message # 6
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A freetunisia

Pere farlo bisogna preparare per bene documenti e PROVE. ;-)

 
VisitatoreDate: Martedì, 26/05/2009, 00:18 | Message # 7
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http://www.dirittoeuropeo.it/CorteStrasburgo.html

Andrea Sirotti Gaudenzi

I ricorsi alla Corte europea dei Diritti dell'Uomo

Guida pratica alla tutela dei diritti umani in Europa

"I Prontuari giuridici" - serie diretta da A. Sirotti Gaudenzi
Maggioli editore, gennaio 2001

LA CORTE DI STRASBURGO CONDANNA L'ECCESSIVA DURATA DEI PROCESSI ITALIANI

24 sentenze emesse contro l'Italia

Sintesi dell'editoriale di Andrea Sirotti Gaudenzi "La Corte europea
condanna la giustizia italiana", pubblicato sulla prima pagina di Italia
Oggi del 26 gennaio 2001.

Lo scorso 16 gennaio la Corte europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo ha inflitto al nostro Paese ben 24 sentenze di condanna per la violazione dell'art. 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani, firmata a Roma il 4 novembre 1950 ed attualmente ratificata da 41 Paesi.
L'art. 6 della Convenzione, nel sancire il diritto ad un processo equo, stabilisce che "ogni persona ha diritto a che la sua causa sia esaminata equamente, pubblicamente ed entro un termine ragionevole."
E' evidente che, di fronte ai lunghissimi tempi che caratterizzano i processi celebrati davanti ai giudici nazionali, difficilmente nel nostro Paese può essere garantito il rispetto del principio del "termine ragionevole", tant'è che la Corte di Strasburgo e il Consiglio d'Europa hanno preso atto oramai da tempo della difficilissima situazione della macchina della giustizia italiana.
Inoltre, nelle recenti sentenze di condanna, i giudici di Strasburgo hanno stabilito che il "sovraccarico cronico" dei tribunali italiani non può essere addotto quale giustificazione plausibile dei ritardi, dato che ogni Paese che sottoscriva la Convenzione europea è tenuto a rispettare pienamente i principi in essa contenuti.

L'art. 35 della Convenzione stabilisce che il ricorso alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo può essere presentato da una persona fisica o giuridica che sia stata parte in una controversia davanti ai giudici nazionali e solo dopo che siano stati esauriti tutti i possibili rimedi giurisdizionali davanti agli stessi giudici nazionali (vale a dire fino alla sentenza definitiva in Cassazione) e non oltre il termine perentorio di sei
mesi, a decorrere dalla data di pubblicazione di tale sentenza. Mentre un tempo la disposizione relativa al termine di sei mesi, veniva interpretata in maniera restrittiva, oggi si ritiene che sia possibile presentare un
ricorso alla Corte di Strasburgo anche se non è stata pronunciata la decisione definitiva da parte dello Stato per i casi in cui si denunci l’eccessiva durata dei procedimenti davanti alle autorità nazionali (frequentemente ciò accade proprio con riferimento ai ricorsi presentati da cittadini italiani).
Il termine di sei mesi decorre dal giorno successivo alla data della pronuncia in pubblico della decisione definitiva o, in assenza di pronuncia, dal giorno successivo alla notifica della copia della sentenza al ricorrente o al suo rappresentante.

Lo “schema – tipo” di un ricorso (che può essere redatto anche senza l'assistenza di un avvocato) prevede:
1) il nome, la data di nascita, la nazionalità, la professione e l’indirizzo del ricorrente;
2) il nome, la professione e l’indirizzo dell’eventuale rappresentante;
3) l’indicazione della parte o delle parti contro le quali è presentato il ricorso;
4) l’esposizione sintetica dei fatti;
5) una sintetica esposizione della violazione (o delle violazioni) lamentata delle Convenzione, accompagnata dalle relative argomentazioni;
6) l’indicazione del rispetto da parte del ricorrente delle condizioni di ricevibilità ai sensi dell’art. 35 della Convenzione;
7) l’oggetto del ricorso e l’indicazione generale delle domande di equa soddisfazione;
8) le copie di tutti i documenti pertinenti.

Inoltre, il ricorrente deve chiarire se ha sottoposto le sue doglianze anche ad un altro organismo internazionale, in virtù dell’antico principio -proprio del diritto internazionale- electa una via non datur recursus ad alteram.
Se il ricorrente non vuole che sia rivelata la sua identità, deve precisarlo, fornendo un’esposizione delle ragioni che giustifichino la deroga.
Al ricorso si devono allegare le copie di tutti i documenti processuali (ma non sono necessarie le copie originali).
Nel caso in cui il ricorso sia presentato da un’organizzazione non governativa o da un gruppo di privati, l’istanza va firmata dalle persone che ne hanno la rappresentanza. Il nuovo regolamento della Corte, infatti, all’art. 45 stabilisce che la Camera o il comitato interessati decidono solo se il ricorso viene firmato da chi ne aveva competenza.
Il ricorso viene notificato allo Stato italiano direttamente dalla cancelleria della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Tutti i rapporti con la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo avvengono in via epistolare e la procedura è totalmente gratuita, anche in caso di rigetto dell'istanza.
In una prima fase, la Corte di Strasburgo si pronuncia sulla ricevibilità del ricorso; successivamente si svolge l'udienza di audizione delle parti (facoltativa) e vengono raccolti gli elementi di prova.
L'eventuale sentenza di condanna prevede che lo Stato resosi "colpevole" delle violazioni dei principi fondamentali debba risarcire il danno subito dal ricorrente, a condizione che venga dimostrato (in virtù dell'antico principio iuxta alligata et probata). Infatti, la Corte, in assenza di specifiche richieste da parte dell’istante non è tenuta a liquidare alcunchè, dato che non ha l’obbligo di verificare e quantificare il danno d’
ufficio.
In ogni caso, una volta formulata la richiesta, la Corte si vede garantita un’ampia forma di discrezionalità nella quantificazione dell'equa soddisfazione alla parte lesa, così come previsto dall'art. 41 della Convenzione.

Andrea Sirotti Gaudenzi
avvocato
sirottigaudenzi@worldonline.it

 
dibattitopubblDate: Mercoledì, 17/06/2009, 22:30 | Message # 8
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http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=297168
http://genitoripersempre.blogspot.com

Ultime follie dai tribunali: condanne senza processo

sabato 11 ottobre 2008, 08:58
di Gian Marco Chiocci

La casta delle toghe. Vita, opere e disastri degli «intoccabili». E più in generale, dell’intero sistema giudiziario nazionale. Il libro «La palude» scritto da Massimo Martinelli (edizione Gremese) è una spietata radiografia sugli sprechi, le assurdità e gli interessi «molto» particolari che paralizzano la giustizia italiana. Eccone un sunto. Agghiacciante.
IL SISTEMA DÀ I NUMERI
Forse non tutti sanno che in Italia ci sono 1,39 magistrati ogni 10mila abitanti, contro una media europea di 0,98. Come se non bastasse l’Italia può contare su 21 tribunali ogni milione di abitanti, in Germania, per dire, i palazzi di giustizia arrivano massimo a 13. Dalla Sicilia alla Val d’Aosta i tribunali di primo grado, civili e penali, sfiorano i 1.600. Ogni tribunale italiano ha un bacino di utenti «limitato», in media a 55.011 abitanti, contro i 91mila di un tribunale francese, i 99mila di uno tedesco.

L’ETERNO RIPOSO

I magistrati hanno un orario di lavoro indicato da precise tabelle ministeriali che fissa in 40 ore settimanali il tempo da dedicare all’amministrazione della giustizia, compresa la stesura delle sentenze. I giudici ne depositano di lunghissime, vere tesi di laurea (solo per scriverle ci vogliono settimane) anche se poi spesso sono lavori quasi autoreferenziali. Il sabato non si lavora in quasi nessun tribunale d’Italia e d’estate è previsto un periodo di riposo di 45 giorni. In un anno lo stop ai processi dura, mediamente, tre mesi.

MAXIPROCESSI E MEGASPRECHI
In Australia, il primo maxi-processo è cominciato a Melbourne il 13 febbraio 2008 con 12 indagati e 25 avvocati. Nove mesi i tempi previsti per arrivare alla sentenza. Il processo per il crac della Parmalat conta 66 imputati, 35mila cittadini tra le parti civili, 6 milioni di atti: alla vigilia della prima udienza non si trovavano nemmeno i giudici per comporre il collegio.

IL PM TIENE FAMIGLIA
All’interno dei nostri palazzi di giustizia non si contano i casi di parentele «illecite». Solo a Palermo sono 23 i magistrati imparentati tra loro e con altri dieci legali che esercitano in quei tribunali, in contrasto con la legge sull’ordinamento giudiziario e con la norma prevista sul giusto processo.

CHI SBAGLIA (NON) PAGA
Troppi errori, sviste, dimenticanze che si compiono nelle aule dei tribunali. Dal 2003 al 2007 lo Stato ha sborsato 213 milioni di euro per risarcire carcerazioni illegittime e sentenze errate. Le statistiche dicono che non accade quasi mai che un organismo di controllo - il Csm o la Corte dei Conti - contesti alla toga «incriminata» il danno erariale dovuto a un suo errore. E ancora. Per recuperare un credito rivolgendosi alla giustizia tricolore occorrono mediamente 1.400 giorni che al debitore costano un 17,6 per cento in più calcolato sul credito da incassare.

CONDANNE SENZA GIUDIZIO
Nei primi tre mesi di quest’anno è successo di tutto. Peschiamo a caso. Il 25 gennaio un gup che doveva decidere se rinviare a giudizio o meno cinque imputati per truffa e falso, ha emesso direttamente la sentenza diversificando pure le singole posizioni: tre condanne per pene complessive di cinque anni e sei mesi, due assoluzioni. Di lì a poco, a Roma, un giudice monocratico rinvia per la terza volta un processo per «rapina aggravata», a causa di un difetto di notifica e per altre questioni procedurali. Si prolunga così per altri sei mesi un processo cominciato quattro anni prima: l’imputato era accusato d’aver sottratto una siringa (valore 0,30 centesimi) durante una visita oculistica.

SPACCIATORE CON LODE
Un detenuto nigeriano di 39 anni, ritenuto un trafficante internazionale di droga, dopo 4 anni e mezzo è stato assolto con formula piena da ogni accusa. In compenso, aspettando i tempi biblici del suo processo, in carcere ha avuto il tempo di iscriversi alla facoltà di ingegneria informatica online di Tor Vergata e di laurearsi con lode (a spese dello Stato). Al contrario, il 21 febbraio a Bologna, in attesa del processo per direttissima, un pusher marocchino finisce in camera di sicurezza insieme a un immigrato clandestino. Dopo aver letto il fascicolo, prima dell’udienza, il pm ha ordinato la scarcerazione del clandestino perché la legge prevedeva per lui solo l’arresto facoltativo. Per un disguido, però, il detenuto a tornare in libertà è stato l’altro. Lo spacciatore.

SENTENZE E COLTELLI
Follie. Un giudice di Gela in 8 anni non è riuscito a scrivere una sentenza su alcuni boss mafiosi, poi scarcerati per decorrenza termini. Poi c’è il giudice che sta in malattia, e viene scoperto in barca a vela. Quello che, per fare uno scherzo, cosparge di nutella il bagno dell’ufficio. Quell’altro, in Liguria, che per problemi di parcheggio taglia le gomme dell’auto di un suo collega. La lista è lunga, purtroppo.
(ha collaborato Nadia Muratore)

 
VisitatoreDate: Venerdì, 19/06/2009, 00:37 | Message # 9
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http://www.giustiziagiusta.info/index.php?option=com_content&task=view&id=2942&Itemid=75

Ingiuste detenzioni; imputati assolti in 20% processi

domenica 15 marzo 2009

di Riccardo Arena da www.radiocarcere.com
Ogni giorno, in Italia ci sono persone che vengono messe in carcere pur essendo innocenti. Non c’è da stupirsi e non è un fatto così raro. Anzi. Prendiamo ad esempio Napoli. Dinanzi alla Corte d’Appello del capoluogo campano sono 497 i procedimenti pendenti per risarcire ingiuste detenzioni. 497 persone che chiedono un risarcimento perché sono state arrestate e poi prosciolte. Come dire che a Napoli ogni giorno si arresta e si tiene ingiustamente in carcere una persona. Ogni giorno, se non di più.

Ma, Napoli non è un eccezione. Bari, ad esempio, conta 382 procedimenti per ingiusta detenzione. Catanzaro né ha un po’ meno. "Solo" 246. Ed ancora. L’errore nel mettere un innocente in carcere non solo rappresenta un dramma umano, ma anche un costo. 235,83 euro è la cifra di risarcimento per ogni giorno di ingiusta detenzione mentre, se si è stati agli arresti domiciliali, la cifra è un po’ ridotta: 117,91 euro. Sta di fatto che l’Italia non spende poco per questi errori. Solo nel 2007 sono stati risarciti ben 29.097.000 di euro.

Ma nella mala giustizia non c’è solo il carcere. Ci sono anche i processi che finiscono con un’assoluzione. Secondo una ricerca dell’Euripes, circa il 20% dei processi terminano in Italia con un’assoluzione. Tradotto significa che, nel 20% dei casi presi a campione, il Pm ha sbagliato nel chiedere il rinvio a giudizio. Errori che, per dirla con Carnelutti, fanno patire a tanti imputati innocenti il processo come pena. Errori che contribuiscono al cattivo funzionamento della giustizia.

Added (19/06/2009, 00:37)
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Commentario all'articolo precedente:

forse io ho altri dati
scritto da Mivergognodiessereitaliano, aprile 02, 2009

Egr. sig. Arena
probabilmente io ho altri dati presi per tramite il Ministro Frattini che ha citato il rapporto Jesiuit Refugee Service Europe. Secondo questo rapporto, il 76% degli indagati incarcerati per esigenze cautelari, restano in carcere mediamente 3 mesi e poi vengono assolti. Questo equivale a dire che otto persone su dieci (8 su 10!) sono incarecerate seppur INNOCENTI. Questo modus di molti pm è costato nell’ultimo quinquennio 68,7 MILIARDI di euro!
Con ossequi

 
dibattitopubblDate: Lunedì, 10/08/2009, 20:33 | Message # 10
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http://www.adduso.altervista.org/HomePage.htm - SITO "LA MAFIA DELLO STATO"
 
VisitatoreDate: Sabato, 22/08/2009, 14:56 | Message # 11
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Salve

Sono entrato nel sito a questo tuo link:

http://www.adduso.altervista.org/HomePage.htm

Poi ho letto e tentato di comprendere qualcosa delle tue disavventure e ho visto il rimando a quet'altro sito:

www.lamafiadellostato.135.it

Ho provato ad entrare, ma mi compare questo avviso, perchè secondo te?

Attenzione: l'apertura di questo sito potrebbe danneggiare il tuo computer!
Il sito web all'indirizzo www.lamafiadellostato.135.it contiene elementi provenienti dal sito test.prnetwork.it in cui sembra essere presente malware, ovvero software in grado di danneggiare il tuo computer o, comunque, di funzionare senza il tuo consenso. Visitare un sito che contiene malware è sufficiente per infettare il tuo computer.
Per maggiori informazioni sui problemi riscontrati per questi elementi, visita la pagina Pagina di diagnostica Navigazione sicura. di test.prnetwork.it.

TI STANNO BOICOTTANDO ANCHE SUL WEB?

Un saluto

 
VisitatoreDate: Domenica, 23/08/2009, 00:30 | Message # 12
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Ciao visitatore,

Non si capisce con chi stai parlando, con il proprietario del sito "La Mafia dello stato?". Perché gli scrivi qua e non sul suo sito? Lui forse non viene qua... qua il suo sito è stato indicato come un esempio di scontentezza popolare.

A me non appare nessun tipo di avviso, ho provato per curiosità, niente. Si vede il tuo computer è sotto la censura dello stato italiano, visto che antivirus e antimalwear li abbiamo tutti ;-))). Forse usi computer dell'azienda o dell'ufficio dove lavori e li mettono tutti i blocchi per evitare che dipendenti guardassero siti sul posto di lavorare ;-))). Comunque, non ho trovato le tracce del boicottaggio... bohhh. Scrivi al padrone del sito e magari spiegati meglio.

Ciao!
Vincenzo S.

 
dibattitopubblDate: Domenica, 23/08/2009, 00:38 | Message # 13
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Sì, è inutile scrivere qua lettere al proprietario del sito in questione, qua il sito si indica in qualità di un esempio di quello che sta accadendo in Italia
 
VisitatoreDate: Martedì, 22/09/2009, 04:54 | Message # 14
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http://www.controtuttelemafie.it/pagina%20risultati.htm

http://www.controtuttelemafie.it/denunce.htm ( http://www.controtuttelemafie.it/denunce.htm )
(resconto in forma di una tabella)

http://www.controtuttelemafie.it/ricorsi.htm( http://www.controtuttelemafie.it/ricorsi.htm )

DAL SITO DELL'ASSOCIAZIONE "CONTRO TUTTE LE MAFIE":
(presidente l'avvocato Antonio Giangrande)

DA ESERCENTE LA PROFESSIONE FORENSE;

DA PRESIDENTE NAZIONALE DELL'ASSOCIAZIONE CONTRO TUTTE LE MAFIE;

DA PRESIDENTE PROVINCIALE DI TARANTO DELL'ASSOCIAZIONE NAZIONALE PRATICANTI ED AVVOCATI;

DA VICE PRESIDENTE PROVINCIALE DI TARANTO DELL'ITALIA DEI VALORI;

DA PRESIDENTE COMUNALE DI AVETRANA DI ALLEANZA NAZIONALE;

A TUTELA DEL CITTADINO SONO STATE PRESENTATE:

1 PROPOSTA LEGISLATIVA PER L'ISTITUZIONE DEL DIFENSORE CIVICO GIUDIZIARIO; L'ISTITUZIONE DEL DIFENSORE CIVICO AMMINISTRATIVO OBBLIGATORIO; CONTRO I CONCORSI PUBBLICI TRUCCATI; CONTRO L'USURA; CONTRO L'OMERTA'; CONTRO GLI ABUSI E LE OMISSIONI;

1 PETIZIONE AI PARLAMENTARI NAZIONALI ED EUROPEI CONTRO LA MALAGIUSTIZIA;

1 INTERROGAZIONE AI PARLAMENTARI NAZIONALI ED EUROPEI CONTRO LA MALAGIUSTIZIA;

1 RICORSO ISTITUZIONALE AI PARLAMENTARI NAZIONALI CONTRO GLI INSABBIAMENTI;

1 RICORSO ALLE PIU' ALTE CARICHE DELLO STATO CONTRO GLI INSABBIAMENTI;

1 RICORSO ALLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI UMANI CONTRO GLI INSABBIAMENTI;

1 ESPOSTO DENUNCIA AI SINGOLI PARLAMENTARI CONTRO GLI ESAMI FORENSI TRUCCATI;

15.583 DENUNCE PENALI, ALCUNE A CARICO DI MAGISTRATI E AVVOCATI PER ASSOCIAZIONE MAFIOSA E VOTO DI SCAMBIO MAFIOSO, EX ART.416 BIS E TER C.P.

RISULTATO FINALE: TUTTO INSABBIATO

CON OMISSIONE DELLA OBBLIGATORIA AZIONE PENALE, EX ART.50 C.P.P.;

CON OMISSIONE DELLA OBBLIGATORIA PERSECUZIONE PENALE DEL DENUNCIANTE PER CALUNNIA, EX ART.368 C.P.;

CON OMISSIONE DELL'ACCUSA DI PAZZIA O MITOMANIA NEI CONFRONTI DEL DENUNCIANTE;

CON OMISSIONE DELL'OBBLIGATORIO RISCONTRO AMMINISTRATIVO, EX LEGGE 241/90;

CON OMERTA' DA PARTE DELLE ISTITUZIONI, DEI PARLAMENTARI, DEI MEDIA, DELLA CHIESA, DELLE ASSOCIAZIONI.

 
AmmiratoreDate: Mercoledì, 07/10/2009, 15:32 | Message # 15
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http://www.controtuttelemafie.it/pagina%20giustizia.htm - malagiustizia italiana descritta dettagliataemnte dal presidente dell'associazione "Contro tutte le mafie" avv. Antonio Giangrande

AVVOCATOPOLI - gli avvocati che delinquono

CONCORSOPOLI FORENSE - concorsi truccati per l'abilitazione forense

CONCORSOPOLI GIUDIZIARIA - concorsi truccati per l'accesso in magistratura

CONCORSOPOLI NOTARILE - concorsi truccati per il notariato

DIFESOPOLI - violazione del diritto di difesa

IMPUNITOPOLI - impunita' per magistrati e pubblici funzionari

INGIUSTIZIOPOLI - ingiustizia che colpisce i singoli

INSABBIAMENTOPOLI - insabbiamenti delle denunce contro i poteri forti

MAGISTROPOLI - i magistrati che delinquono

MALAGIUSTIZIOPOLI - ingiustizia che colpisce la comunita'

PEDOFILOPOLI E ABUSOPOLI - di tutela dei minori si sparla e non si parla

SENTENZIOPOLI - sentenze stravaganti

 
VisitatoreDate: Sabato, 10/10/2009, 05:07 | Message # 16
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UN OSSERVATORIO SULLA LEGALITA': PER NON LASCIAR PIU' SOLE LE VITTIME DI STATO E MAFIA

di Pietro Palau Giovannetti

http://www.lavocedirobinhood.it/Articolo.asp?id=175&titolo=UN%20OSSERVATORIO%20SULLA%20LEGALITA%27:%20PER%20NON%20LASCIAR%20PIU%27%20SOLE%20LE%20VITTIME%20DI%20STATO%20E%20MAFIA.

Cari Lettori,

con questo numero grazie al Vs. sostegno e al vasto interesse riscosso dalla nostra rivista, distribuita ad oltre 80.000 utenti, riprendono le pubblicazioni on line del 2009, destinate non solo ad un pubblico di giuristi, avvocati, magistrati, operatori del diritto, docenti universitari, insegnanti, studenti, giornalisti, ma, anche, in principalità, ai malcapitati utenti del servizio giustizia (al servizio dei poteri occulti), con l'auspicio di potere contribuire ad un inversione di tendenza, restituendo il bene sacro della Giustizia ai cittadini. Affinché non capiti più che i magistrati onesti debbano venire costretti a cambiare mestiere e di sentire affermare all'ingresso dei Tribunali italiani da uno dei tanti kafkiani guardiani in segno di protesta: "Perdete ogni speranza Voi che entrate!".

Con la collaborazione di tutti Voi e delle Associazioni prive di padrini politici vorremmo dar vita ad un "OSSERVATORIO SULLA LEGALITA'", assolutamente indipendente, in maniera da POTERE MONITORARE come si comportano i Tribunali ITALIANI e le Corti territoriali, in materia di osservanza delle leggi e di rispetto della legalità e della dignità umana (spesso calpestate proprio da coloro che dovrebbero fare rispettare le leggi, come nei casi Forleo, De Magistris, Apicella (P.G. di Salerno) - ed ancor prima - degli eccidi di Stato di Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, P.zza Fontana, etc.).

In quest'ottica, un Osservatorio permanente, promosso dalla società civile, all'inizio anche senza particolari poteri di avviare indagini e aprire procedimenti disciplinari, avrebbe il compito di monitorare il rispetto dei diritti umani dei sogetti più deboli e redigere annualmente un rapporto da sottoporre all'opinione pubblica e alle Autorità locali, nazionali e internazionali, in modo da supplire alle sistematiche violazioni e/o alle faziose omissioni da parte del C.S.M., degli organismi giurisdizionali di controllo e del Parlamento, nonché al silenzio omertoso dei media, tutti protesi a difendere ad oltranza i poteri forti e gli interessi dei partiti di regime.

Le funzioni, gli ambiti di intervento, i poteri esecutivi e le finalità che possono essere attribuite all'Osservatorio sono molteplici e meritano un approfondimento che non può essere trattato in una breve relazione. Si possono tuttavia fare alcuni esempi:

1) Raccolta di dati scientifici-statistici super-partes sui casi di malagiustizia e creazione di una banca dati a livello nazionale che possa smentire o confermare i dati ufficiali, anche in tema di azioni di responsabilità nei confronti dei magistrati;

2) Verifica degli adempimenti degli obblighi sottoscritti dalle Autorità governative;

3) Raccolta dei casi più emblematici di vittime di violazioni (singoli o gruppi di persone), a cui è stato negato l'accesso ad un giusto procedimento giudiziario;

4) Potere di avviare indagini penali e costituire commissioni superpartes di saggi ad hoc non compromessi con il potere politico e giudiziario (la finalità è evidentemente quella di supplire ai vuoti di interventi in ambito istituzionale testé segnalati);

5) Diritto-Dovere di informare periodicamente i cittadini, pubblicando i dati raccolti sui blog della società civile, per supplire alla carenza dei media, per lo più controllati dai quei gruppi di potere che controllano l'economia e la politica e che rappresentano il maggiore ostacolo alla piena realizzazione dei diritti umani e della giustizia nel ns. Paese.

La struttura e l'ambito di intervento.

La struttura sarà a grandi linee quella della Mappa della Malagiustizia creata dalla Onlus Avvocati senza Frontiere. L'ambito di intervento abbraccerà l'intero territorio nazionale, affidando alle associazioni locali più rappresentative e prive di collari politici, il compito di raccogliere i casi e fare da moderatori del forum.

Regione per Regione, grazie alle Vostre segnalazioni, pubblicheremo tutti i casi più eclatanti delle migliaia di abusi che ogni giorno vengono consumati dal potere e dai magistrati asserviti. nei confronti delle persone inermi, nel totale silenzio dei media.

Le finalità e la ratio del servizio.

Il servizio si propone di offrire a tutti i cittadini, in tempo reale, una costante quanto obiettiva informazione sui crimini paraistituzionali del potere, che la stampa di regime molto spesso cerca di occultare, essendo espressione di interessi di parte e delle cordate politico-affaristico-giudiziarie che si scontrano nel Paese.

L'Osservatorio Permanente sul vasto fenomeno dell'illegalità istituzionale e della giustizia negata serve quindi a mettere in luce come i valori di legalità e giustizia in cui tutti crediamo e che dovrebbero essere alla base della civiltà di un Paese, che come il nostro si vanta di essere la culla del diritto, possano venire sovvertiti e calpestati impunemente, con la complicità del C.S.M., delle più alte cariche dello Stato e dell'intero Parlamento, cosa già abbondantemente emersa dalle forzose dimissioni del P.M. Luigi De Magistris.

E' insomma una finestra aperta sul mondo sommerso della criminalità economica e giudiziaria e uno strumento di denuncia dell'inquietante fenomeno della malagiustizia, ovvero un modo per non lasciare più sole le vittime dell'ingiustizia.

UNA BANCA DATI ESCLUSIVA E GRATUITA.

Insieme a Voi costruiremo un servizio fruibile gratuitamente da tutti, senza guardare in faccia nessuno, affinchè la giustizia non possa più essere manipolata dalle correnti. Pubblicheremo i nomi di magistrati, avvocati, cancellieri, periti, amministratori pubblici, politici e imprenditori di regime, ritenuti responsabili degli abusi che ci vengono denunciati da ogni parte d'Italia, esercitando il legittimo diritto di cronaca.

Un servizio accessibile on line a chiunque abbia interesse a conoscere la verità delle vittime della malagiustizia e a studiare uno degli aspetti più oscuri e controversi del potere statuale in Italia e dell'influenza delle logge massoniche sulla magistratura.

Una banca dati in continua espansione per il susseguirsi di segnalazioni di "notitiae criminis", a carico di infedeli servitori dello Stato, che già riceviamo con ritmo crescente da anni e che potrà rivelarsi anche una formidabile "arma" nelle mani dei più deboli per impedire che gli abusi si consumino nell'assoluta impunità e nel silenzio delle aule giudiziarie, oltre che strumento di studio a fini scientifico-statitistici.

Per ovvie ragioni daremo corso alla pubblicazione delle sole notizie verificabili e corredate da idonea documentazione, impegnandoci ad aggiornare i dati in base alle segnalazioni ricevute da parte dei diretti interessati e a dare tempestivamente notizia e/o smentita di informazioni rivelatesi false e/o inveritiere e di assoluzione degli indagati, in caso di sentenze passate in giudicato, ove non impugnate dalle parti lese nelle competenti sedi sovranazionali.

Un elenco sempre più ricco di dati, con le informazioni che ci perverranno da parte delle vittime della falsa legalità e di quegli operatori onesti, che ancora credono nel principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e che la magistratura debba essere messa in condizione di fare il proprio dovere fino in fondo.

Uno strumento di lavoro che si rivelerà presto insostituibile anche a fini investigativi e scientifici per gli operatori interessati a svelare i perversi meccanismi di controllo del pianeta giustizia e le "oscure vie", attraverso cui furbetti e disonesti hanno quasi sempre la meglio sulle persone per bene che invece di venire tutelate dalla legge si ritrovano spesso perseguitate dalla magistratura di regime e vittime di una ramificata rete di protezioni illecite. Protezioni che, nonostante il vento di Tangentopoli, continua da Nord a Sud del Bel Paese ad alimentare la corruzione politica-giudiziaria, soffocando la legalità ed il diritto ad una Giustizia equa e rapida per tutto il popolo italiano.

Una mappa che consentirà di radiografare i comportamenti non sempre trasparenti di funzionari pubblici ed operatori di giustizia che, nell'esercizio delle loro funzioni, dovrebbero garantire la legalità, ed invece, spesso, appaiono piuttosto come garanti di poteri occulti e criminali, protesi a difendere ad oltranza gli interessi di potenti e farabutti di ogni risma.

FORUM

Nel nostro Paese vige un sistema per cui è pressoché impossibile per un comune cittadino ottenere Giustizia nei confronti di un potente o di un amico degli amici di potenti e fare conoscere il proprio caso sui media che come la magistratura di regime sono condizionati dai partiti, dalle logge massoniche e dalle multinazionali che a loro volta sono in grado di controllare la vita politica ed amministrativa.

Questo circolo vizioso impedisce ad un intero popolo di progredire e vivere in pace.

Dopo 40 anni di attività nel campo dei diritti siamo convinti che l'unico modo per spezzare l'ordine di falsa legalità che soffoca la società, annichilendo il profondo bisogno di Giustizia a cui ogni uomo libero aspira, sia quello di condividere tutte le informazioni che riguardano il funzionamento della Giustizia e unire gli spiriti liberi, siano essi comuni cittadini piuttosto che magistrati, avvocati, giornalisti, etc.

Per fare queato attraverso il Forum di discussisone intendiamo agevolare i contatti e la condivisione delle informazioni e delle indagini investigative che riguardano tutti i cittadini e la stabilità della democrazia nel nostro Paese.

La struttura di funzionamento del Forum contiamo di metterla a punto con le preziose idee di tutti Voi e la collaborazione delle Associazioni della societò civile.

Per parlarne meglio potete scriverci a:

movimentogiustizia@yahoo.it

P.S.: Abbiamo anche creato un forum di discussione sul tema sul sito delle Liste Civiche di Beppe Grillo, in cui abbiamo notato manca una sezione dedicata alla Giustizia e alla legalità, madre di tutte le ns. battaglie per l'affermazione dei diritti umani: www.beppegrillo.it/listeciviche/forum/2009/03/giustizia-e-legalita.html

 
VisitatoreDate: Mercoledì, 28/10/2009, 21:19 | Message # 17
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Petizione: Chi sbaglia paghi...giudici compresi

http://www.genitorisottratti.it/2009/10/petizione-chi-sbaglia-paghigiudici.html

Una petizione da: Libero News, - 22/10/09 -

Chi fa cileccca in tribunale paghi. Basta con i giudici impuniti.

di Mario Giordano

Sbagliando s’impera. E chi più sbaglia più impera. Sarà per questo che i giudici comandano l’Italia? Da quando ieri il direttore di “Libero” ha lanciato la raccolta di firme per dire basta all’impunità dei magistrati, le nostre caselle postali sono più affollate di un autobus all’ora di punta. “Ero ragazzino quando scrutinai le schede del referendum sulla responsabilità dei giudici...”, ci scrive il professor Gaetano Zilio Grandi da Venezia con un vago tono da “dov’eravamo rimasti?”; “Diteci come raccogliere le firme”, ci sollecitano i responsabili dell’associazione “Figlipersempre” che si occupano di adozioni dei minori (“Sapeste quanti magistrati impreparati incontriamo...”); “Finiamola con questa casta intoccabile”, s’indigna un gruppo di lettori che ha già cominciato la raccolta per conto suo. E poi tante adesioni singole, messaggi di incoraggiamento, storie personali. Come quella di Olga, 75 anni, di Roma, che si definisce “vittima della giustizia”. “I ladri mi hanno scippato, i magistrati mi hanno disprezzato”, scrive. “Mi affido a voi...”

Il direttore Belpietro citava ieri nel suo editoriale il bel libro di Stefano Livadiotti, inviato dell’”Espresso”, giornale di De Benedetti, non propriamente sospettabile di berlusconismo. Me lo sono riletto in un paio d’ore. C’è di tutto. Per celebrare un processo civile, tanto per cominciare, in Italia ci vuole più tempo di quello impiegato in Gabon o a Sao Tomé e Principe. Facciamo meglio soltanto del Congo: bella consolazione. In Sicilia, pensate, una causa su alcuni terreni si è conclusa dopo 192 anni: era iniziata ai tempi del congresso di Vienna, è finita ai nostri giorni. E a Roma, per non farsi mancare nulla, si sono tenute ben 70 udienze di un processo penale con un defunto per imputato. E poi dicono che le risorse sono ridotte al lumicino...

A ogni inizio di anno giudiziario (rito costoso e inutile: da abolire), si certifica ufficialmente la bancarotta del sistema. “La giustizia è morta”, si sancisce con tanto di parrucconi e ermellini schierati. Bene: in qualsiasi azienda i responsabili di una simile bancarotta sarebbero già finiti davanti al tribunale fallimentare. O almeno a pettinare le bambole. Invece i magistrati no, al contrario: todos caballeros, tutti premiati. I magistrati vivono nell’Eldorado dello stipendio d’oro, dello scatto automatico, avanzamento garantito e privilegio incorporato. Hanno le paghe più alte d’Europa, pensioni d’oro e 51 (proprio così: 51) giorni di ferie l’anno. Dopo 28 anni di lavoro (lavoro, si fa per dire...), cascasse il mondo, tutti raggiungono lo status di magistrato di Cassazione. Tutti, ma proprio tutti: anche il giudice più scarso, anche quello che è stato sempre nel più sperduto paesino di provincia a occuparsi di furti di pecore e sconfinamenti di capre sui pascoli altrui. Magistrato di Cassazione pure lui, all’onor caprino. Ma vi rendete conto? Il 67 per cento dei togati ha un ruolo superiore alle mansioni svolte. E gli esami per l’avanzamento di carriera registrano il record mondiale dei promossi: 99,6 per cento del totale. Per farsi bocciare non basta nemmeno sputare in faccia all’esaminatore e contemporaneamente insultare la sua mamma...

Che ci volete fare? La giustizia (giustizia, si fa per dire...) funziona così: chi sbaglia non paga mai. La sezione disciplinare del Csm è una succursale di una barzelletta. Le possibilità di incappare in una sanzione sono pari al 2,1 per cento. In otto anni i magistrati che hanno perso la poltrona sono stati lo 0,065 per cento del totale. Con sentenze di assoluzione, a volte, davvero grottesche: un pubblico ministero, per esempio, è stato perdonato perché “non sapeva ciò che andava dicendo”. E due magistrati che hanno lasciato a marcire 1040 faldoni nel sottoscala e 63 persone in galera per pura dimenticanza non sono stati condannati perché nella loro “notevolissima mole di lavoro”, dice la sentenza, il numero dei faldoni dimenticati e delle scarcerazioni non effettuate è “marginale”. Marginale? Capite? 63 persone dimenticate in carcere e oltre mille faldoni sono “marginali”...

In compenso, forse per farsi perdonare gli innocenti che dimenticano in carcere, le toghe si rifanno scarcerando con una certa frequenza boss e criminali incalliti. Lo scorso aprile 21 esponenti di un pericoloso clan barese sono stati liberati perché il magistrato si era dimenticato di depositare in tempo le motivazioni delle sentenze. Particolare curioso: si trattava di un magistrato appena promosso con un solenne encomio per la sua “elevata laboriosità”. Del resto il suo collega del tribunale di Gela, quello che ha dimenticato per otto anni di scrivere le motivazioni di una sentenza, lasciando in libertà un bel gruppetto di mafiosi, è stato premiato con il trasferimento al prestigioso ufficio di Milano. Dove si è subito distinto: ha mandato agli arresti domiciliari un marocchino accusato di stuprare i bambini. E quello, naturalmente, è sparito nel nulla.

Risultato? Il marocchino forse avrà ripreso a stuprare i bambini, ma questi stanno stuprando la giustizia. E non rispondono di nulla. Mai. Un procuratore capo cui è stata contestata l’omessa registrazione di 85.938 atti e di 28.235 notizie di reato, la mancata esecuzione di 573 pene detentive e la prescrizione di varie pene pecuniarie è stato assolto perché sì, poverino, non è riuscito a fare nulla di quello che doveva, ma bisogna capirlo “a causa della situazione d’emergenza del suo ufficio”. Ottantaseimila volte distratto, capite? A causa della situazione d’emergenza... E come ci ha spiegato Filippo Facci ieri noi non possiamo nemmeno sapere il nome: né il suo né di chi a differenza sua viene sanzionato in quei rarissimi casi in cui il Csm si sveglia dal torpore assolutorio. Ma vi pare giusto? Perché qualsiasi lavoratore del mondo se sbaglia paga, perché qualsiasi cittadino se sbaglia finisce sui giornali, e il magistrato invece no? In Italia la vera rivoluzione sarebbe una legge uguale per tutti, diceva Flaiano. Chissà perché, invece, la legge può essere diversa solo per chi veste la toga. Tanto per dire: un ex parlamentare che accusato ingiustamente di essere colluso con la mafia ha avuto come risarcimento 8 lire per ogni copia del giornale che ospitava l’articolo. Una signore giudice accusata ingiustamente di essere allergica alla saponetta, fatto sgradevole ma meno grave (parrebbe), s’è vista assegnare 340 lire per ogni copia del giornale che ospitava l’articolo. 42 volte di più. “I magistrati, insomma”, conclude Livadiotti del debenettiano Espresso, “sono più uguali degli altri”. Facciamoli smettere.

manda una mail a: giudici@libero-news.it

* * *

UN COMMENTO:

28 ottobre 2009 13.02

Email: giuseppe.pasqui@poste.it

Messaggio: Tutti sappiamo bene di quanta impunità gode chi commette reati in Italia,in quanto manca la certezza della pena e il compito dei magistrati,fondamentale ad applicare le leggi,fa si che al cittadino comune e perbene resti sgomento ed indignazione. Lo stesso accade nella mancata applicazione di qualsiasi legge,compreso la 54/2006,meglio conosciuta come "AFFIDAMENTO CONDIVISO" che a distanza di quasi 4 anni,tarda ad esser recepita ed applicata in modo corretto. In entrambi i casi troppo spesso le leggi non vengono applicate,ma a contrario di chi commette reati godendo di trattamenti di favore,riscontriamo nella mancata applicazione dell'affidamento condiviso una certezza della pena e che "pena...!" A doverla scontare per intero sono purtroppo i bambini figli di genitori separati che continuano ad esser affidati ad un solo genitore (quasi sempre la madre) per cui poco è cambiato rispetto a prima,i padri continuano ad esser delle comparse e relagati a rimanere loro malgrado g
enitori di serie "B" utili solo a staccare l'assegno mensile di mantenimento e a dover abbandonare,magari dopo anni di duri sacrifici,pure la casa coniugale. Qualcuno non avendo alternative se ne torna sconfitto a casa dei propri genitori,qualcuno si suicida,qualcuno si incatena davanti a un tribunale,qualcuno compie gesti folli: di certo chi rimane nella legalità non viene premiato. Tutto questo è assurdo per non dire di peggio. Riconosciamo nella magistratura la ragione della forza ma non di certo la forza della ragione. In associazione accogliamo padri messi all'angolo, ma anche madri consapevoli della loro ragionevolezza di quanto sia estremamente importante la continua e costante presenza del padre dei loro figli. Istituiamo un dialogo finalizzato a non mollare ma a a continuare ad esser genitori pur consapevoli che altri prima di noi hanno "remato contro". Coinvolgiamo operatori ed assistenti sociali,dedichiamo il tempo libero alla affissione e diffusione di materiale informa
tivo dell'associazione di cui facciamo parte "Genitori sottratti" Organizziamo manifestazioni e sit-in dinanzi a tribunali, siamo convinti che solo in questo modo possiamo cambiare in meglio il nostro paese. Invitiamo chiunque a lottare con noi per il raggiungimento degli obiettivi principali; i diritti dei nostri figli ad avere sempre due genitori,anche quando questi si separano. Qualcuno ci accusa di stare solo dalla parte dei padri. Noi stiamo dalla parte dei figli. Se statisticamente la madre continua ad essere affidataria dei figli nel 87% dei casi non è colpa nostra. Chiediamo solo il rispetto e la piena applicazione della legge sul diritto della BIGENITORIALITA' che dopo 35 anni e approvata da quasi 4 anni,tarda inspiegabilmente a ridurre ulteriori danni ai tanti ed indifesi bambini sempre più destinati a rimanere orfani di genitori vivi e in una società che si evolve e si reputa civile,questo non è più concesso.!
Giuseppe Pasqui

 
VisitatoreDate: Giovedì, 29/10/2009, 12:53 | Message # 18
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http://www.casosannino.com/3calzini/ - Rinviato a giudizio per il furto di 3 calzini, 18 MESI D’INCHIESTA

Dopo 18 mesi d’indagine Il PM Luca Turco della Procura di Firenze ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio di un uomo che aveva rubato 3 paia di calzini in un negozio.

 
dibattitopubblDate: Sabato, 14/11/2009, 20:44 | Message # 19
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Complottismo e sistema in cui viviamo

http://www.facebook.com/....5378528

di Paolo Franceschetti

1. Il sistema in cui viviamo e i suoi pilastri. 2. La corruzione. 3. L’istruzione. 4. Il sistema fiscale. 5. La giustizia. 6. La scienza e la medicina. 7. La letteratura le arti e l’informazione. 8. Conclusioni.
1. Il sistema in cui viviamo e i suoi pilastri.

Con questo articolo voglio precisare alcune cose sul termine “complottismo” oggi in vigore, e sul sistema in cui viviamo.

Dunque. Un Complottista secondo la definizione comune è la persona che:

a) pensa che le sorti del pianeta siano rette da poche persone (principalmente i grandi banchieri e le multinazionali);
b) pensa che queste poche persone scatenino guerre e uccidano intere popolazioni.
c) pensa che queste poche persone manipolino l’informazione, l’istruzione, e utilizzino ogni mezzo per tenere le persone inconsapevoli assoggettate.

La prima precisazione da fare è proprio sul termine utilizzato, cioè la parola “complottismo”. Dire “complotto” evoca alla mente l’idea di un gruppo (più o meno grande) di persone, che cospirano tra loro per raggiungere i loro scopi.
Ovverosia un gruppo di persone consapevoli, che seguono le direttive di un piano prestabilito, di cui conoscono i fini, i mezzi, e i vari passaggi intermedi.
Evoca altresì l’idea che i cittadini normali sono estranei a questo gruppo dominante e assoggettati a loro insaputa.
Infine, implica l’idea che coloro che complottano siano in qualche modo in una posizione di privilegio rispetto a quelli estranei al complotto.

In realtà il sistema massonico in cui viviamo non implica alcun complotto. Non esiste cioè un gruppo di persone che cospira; e queste persone non sono in qualche modo “superiori” nei privilegi che hanno, rispetto a quelle che non complottano.
Esiste invece un “sistema” che ci accompagna dalla culla tomba, e a cui sono tutti assoggettati, ESSO non è stato instaurato da poco, ma è il risultato di un processo storico che venne avviato secoli fa, progressivamente e lentamente.
Il processo di instaurazione lo abbiamo descritto nell’articolo “storia della massoneria dal 1200 ai nostri giorni”.

http://paolofranceschetti.blogspot.com/2008....el.html

Inoltre la maggior parte delle persone, anche quelle che fanno parte dell’elite al potere, sono inconsapevoli della reale portata del sistema, e del loro ruolo all’interno di esso. E ne sono schiavi non meno delle persone che ad esso sono sottoposte.

Per capire la differenza tra il concetto di complotto e quello di “sistema” è utile un parallelo con le varie mafie.

Non esiste un complotto di Cosa Nostra per dominare la Sicilia, come non esiste un complotto della camorra per dominare la Campania. Esiste invece un “sistema” che si è instaurato nei secoli, e in cui ogni persona viene inserita con un suo ruolo ben preciso. Non a caso la camorra, viene chiamata dagli stessi camorristi “il sistema”, distinguendosi il sistema di Secondigliano, il sistema di Casal principe, ecc…

Allo stesso modo, se è vero che la massoneria è la potenza che ha modellato la storia di questi ultimi secoli in Europa e negli USA, allora non abbiamo alcun complotto.

L’altra cosa da puntualizzare è che questo “sistema” non è affatto occulto. E’ palese, è sotto gli occhi di tutti, ma ci siamo abituati fin dalla nascita, e dunque lo sentiamo come se fosse normale.

Se non lo vediamo, è unicamente in virtù di quella regola, per cui il modo migliore di nascondere una cosa è metterla davanti agli occhi di tutti.

TALE SISTEMA è fatto dei seguenti passaggi obbligati:.

2. La corruzione.

La corruzione deve essere estesa ad ogni livello. E’ sotto gli occhi di tutti, che non c’è più una reale volontà politica di lottare contro la corruzione. Non solo perché le pene per questo reato (e di altri ad esso affini, come l’abuso di ufficio) sono sempre minori e tendono sempre più alla prescrizione, ma perché negli ultimi decenni la corruzione anziché diminuire è aumentata, fino ad arrivare al paradosso, che oramai quasi tutti i politici hanno commesso una marea di reati conclamati, dal nostro Presidente del Consiglio all’ultimo degli amministratori comunali. E rari sono i personaggi, che denunciano l’assurda contraddizione, di un parlamento ove siedono decine di politici condannati per reati vari.
Addirittura ce ne era qualcuno condannato in via definitiva per omicidio, come D’Elia.

Questo della corruzione diffusa è il primo presupposto del sistema in cui viviamo, assolutamente fondamentale per poter attuare, in maniera naturale i punti successivi.

Con questo Sistema, si assicurano infatti funzionari incapaci e politici ignoranti, e al contempo ci si garantisce che alle più alte cariche pubbliche accedano solo persone ricattabili.

Assicura cioè che la persona, sapendo di aver avuto accesso a quella carica, o a quel lavoro, solo per le “buone” raccomandazioni, si terrà stretto quel posto, e farà qualsiasi cosa, anche se illecita, pur di mantenere la sua posizione di privilegio.

Il fatto che nella pubblica amministrazione, i funzionari non vengano scelti per merito, provoca ovviamente un abbattimento della qualità dei servizi complessivi. E il meccanismo di arruolamento, basato sulle raccomandazioni e sui favori vari, fa si che la maggior parte degli impiegati pubblici, sia sottomessa al potere costituito (nella forma del superiore, o del referente politico che gli garantisce il posto).

Il meccanismo psicologico è il seguente: io, dipendente, so di essere stato messo in quel determinato posto per raccomandazioni.

Di conseguenza sarò grato a chi mi ha dato quel posto, e allo stesso tempo sarò psicologicamente più incline ad essere ricattato e ricattabile, perché non ho fiducia nelle mie capacità di trovare un lavoro autonomamente.
In pratica, il fatto di essere costretti a trovare lavoro per favori, per conoscenze o per raccomandazioni, ha un effetto distruttivo sulla psicologia del singolo, che è nelle mani del “sistema” cui si affida completamente, temendo altrimenti di rimanere senza lavoro.

Dal punto di vista dei politici di rango nazionale, un sistema in cui essi siano corrotti e incapaci, assicura che i reali problemi del paese non verranno mai risolti, perché essi non saranno in grado di vedere né il problema né la soluzione.

Per convincersi di ciò, è sufficiente vedere il livello intellettuale e la profondità di pensiero dei governanti attuali, più o meno pari a quello di una velina leggermente acculturata; essi vengono scelti in base a qualità che sono completamente opposte, rispetto a quelle che dovrebbe avere una persona al comando della società.
Chi comanda, dovrebbe essere non solo onesto, ma intelligente, con qualità superiori alla media e un curriculum (anche culturale) di primo livello.
Invece la maggior parte dei politici al potere non sa neanche cosa sia la Consob, e probabilmente pensa che il signoraggio sia una marca di formaggio.

Ecco perché al Ministero di Grazia e Giustizia possono sedere ingegneri, come Castelli, o laureati in filosofia, come Mastella.
Oppure al ministero della salute possano sedere dei laureati in giurisprudenza, come Sacconi, che per giunta dopo qualche mese cambieranno anche ministero, assicurando così un continuo ricambio di incapaci. Insomma… un sistema che funziona al contrario.

Chi dovrebbe risolvere, ad esempio, il problema della privatizzazione della Banca d’Italia? Borghezio, Bossi, Vito, Gelmini, Schifani, D’Elia?

3. L’istruzione

Il livello di istruzione deve essere il più basso possibile.
E’ sotto gli occhi di tutti, che le scuole in questi ultimi decenni sono peggiorate sempre più. All’università i professori vengono scelti non per meriti ma per cooptazione. I docenti delle scuole inferiori sono assunti senza un controllo severo, né sulla loro preparazione, né sulla loro capacità didattica.
I corsi di formazione e di aggiornamento, sono in genere di scarsa qualità e del resto nulla e nessuno assicura che i formatori siano più bravi di coloro che devono essere formati.

Tutto questo non a caso era nel programma della P2.

Un basso livello di istruzione, garantisce infatti una minore possibilità di risveglio intellettivo e spirituale.
Garantisce una minora capacità critica. E rende il cammino personale del singolo individuo, molto più difficile.
E’ quindi indispensabile, che la scuola non possa formare realmente la mente dei giovani; e che i formatori siano persone passive sottomesse al sistema.
E’ indispensabile altresì che la storia venga studiata come un serie di eventi casuali, o provocati da fatti demenziali; la prima guerra mondiale si scatena perché un idiota spara all’arciduca Ferdinando; la seconda guerra mondiale, si scatena perché Hitler era un genio del male e i governanti dei paesi limitrofi non si erano accorti che voleva scatenare una guerra mondiale. La bomba su Hiroschima, venne buttata per far finire la guerra, ecc…
Si occulta quindi la verità degli eventi, per non far capire qual’era il disegno complessivo di essi.

4. Il sistema fiscale

Il sistema di tassazione, deve essere vessatorio e non ci sarà mai un governo che ridurrà le tasse veramente.
I soldi, infatti, in realtà ci sono, ma vengono dispersi decuplicando il costo delle opere pubbliche, finanziando società inesistenti grazie all’aiuto della CE, creando fondi neri, spendendo miliardi di euro per una sanità malata.
Il vero scopo del sistema di tassazione attuale, però, non è quello di reperire fondi da spartire tra le elite (ne hanno già a sufficienza senza dover rubare anche pochi spiccioli al cittadino comune) ma quello di costringere il cittadino a non alzare mai la testa; lo scopo è cioè quello di farlo lavorare dodici ore al giorno per sopravvivere.
Se non avrà troppo tempo libero, non avrà tempo per riflettere, per informarsi e per svegliarsi.

Ecco quindi, che appena il livello economico della popolazione inizia ad innalzarsi, sopravviene una nuova crisi economica, una nuova necessità finanziaria per cui lo stato deve chiedere nuovi sacrifici…

Quello che non ci dicono mai, infatti, è che il 99 per cento dei nostri soldi va allo stato, e quindi non è con un aumento delle tasse che migliorano le condizioni di vita generali, né può essere in questo modo che lo stato si procura una maggiore disponibilità di risorse. Le tasse infatti non sono il 40 o il 50 per cento, a seconda dell’aliquota. Le tasse coprono invece quasi il 100 per cento dei guadagni dei cittadini.

Se sembra assurdo, proviamo a fare questo ragionamento:

Se un cittadino guadagna 1000 euro, 300 le da immediatamente allo stato. Ne rimangono 700 che può spendere come vuole. Queste 700 verranno usate per acquistare dei beni, quindi verranno date ad altri cittadini.
Questi cittadini, su queste 700 euro, pagheranno un altro 30 per cento di tasse, quindi ne rimarranno 490.
Che verranno utilizzate per acquistare altri beni da altri cittadini che pagheranno altre tasse.
Aggiungiamo che ogni bene è gravato da IVA. Cioè un’imposta all’origine che grava i beni di ulteriori carichi fiscali.
Facciamo un esempio con una parcella emessa da un professionista (medico, avvocato, notaio, ecc..).
Lo stato, ti dice che la tua aliquota è del 50 per cento. Ma è falso. Perché quando io faccio una fattura da 1000 euro, il 50 per cento va in tasse, ma il 20 per cento è l’Iva, a cui si aggiunge l’IRAP (circa il 4 o il 5 per cento) e la Cassa (che per noi avvocati è il 10 per cento). Il che significa che di quelle 1000 euro ce ne rimangono in tasca 200 o 300 circa.
Quindi, in merito al problema delle tasse, sono due le balle che ci raccontano:
1) è falso che il prelievo fiscale, sia del 30, 40 o 50. Il prelievo (quando si calcola Iva, imposte locali e casse) è comunque dal 70 all’80 per cento, a seconda delle aliquote.
Quando il cittadino acquista un bene, lo acquista comunque già gravato da Iva (che, ricordiamolo, fino a qualche anno fa per certi beni era anche il 40 per cento).
E ciò che va allo stato è molto di più anche di quell’ottanta. E’ una somma molto vicina al 100 per cento.
In pratica, tutto ciò che produciamo finisce nelle tasche dello stato, tranne quel poco che uno riesce a risparmiare e mettere da parte senza farne alcun uso. In sostanza: solo i soldi non utilizzati rimangono a noi e non vanno allo stato. Quelli messi in circolazione prima o poi finiscono nelle casse statali.
Insomma, quando lo stato aumenta quindi le tasse del 2 per cento, non incassa realmente quel 2 per cento.
Perché il cittadino, guadagnando il due per cento in meno, acquisterà meno beni, e quindi il risultato è un’entrata da una parte, ma un’uscita dall’altra.
Ne consegue che quello che ci raccontano, sulla necessità di aumentare le tasse per far entrare più soldi nelle tasche dello stato, è una balla colossale.

Allo stato va già quasi tutto. L’aumento dell’imposizione fiscale serve unicamente per vessare il cittadino affinché non possa mai godere una vita di reale benessere.

5. La giustizia

I tribunali sono inefficienti. Le cancellerie sono sovraccariche di lavoro. I tempi medi dei processi sono esasperanti e, salvo alcune eccezioni (come il processo del lavoro, o alcuni procedimenti davanti a quei pochi giudici di pace competenti) al cittadino non è mai assicurata alcuna giustizia reale.

Che la giustizia penale non funzioni, lo dimostrano le decine di stragi che hanno insanguinato il nostro paese per decenni, che sono rimaste TUTTE impunite; segno che esiste un potere talmente forte da condizionare sempre la magistratura, ogni qual volta ci sarebbe da scoprire veramente le cause dei fatti.

Per la giustizia civile, è sufficiente chiedere ad un amico o un parente che ha avuto una causa civile, quali sono stati i tempi (e i risultati) di tale causa.

Ora, per risolvere i problemi della giustizia basterebbero pochissime regole.

In diritto penale, basterebbe interrompere la prescrizione con l’inizio del processo, per risolvere magicamente il 50 per cento e oltre dei problemi.

In diritto civile sarebbe sufficiente che le cause fossero discusse oralmente e tendenzialmente in un’unica udienza come nel processo americano.

Invece il parlamento continua ad emanare modifiche, leggi, codici e codicilli, affinché la giustizia non funzioni e anzi, il sistema si complichi sempre più.

Questo per vari motivi. Anzitutto perché quando la giustizia non funziona entrano in gioco i meccanismi alternativi ai tribunali. Il cittadino è portato a risolvere le sue controversie raccomandandosi al politico, alla persona potente, al capomafia, oppure è costretto a rinunciare alla causa.

Il degrado della giustizia, aumenta quindi in proporzione alla potenza dei politici, dei capimafia, ovverosia di tutte quelle persone che NON dovrebbero MAI avere questo potere.

I potenti invece, saranno spinti ad iscriversi alla massoneria e risolvere le loro controversie grazie ai tribunali massonici, che hanno quindi una potenza e un’importanza inversamente proporzionale alla potenza e all’importanza dei tribunali statali.

Quindi la verità è che la Giustizia non può e non deve essere efficiente, perché se per miracolo essa funzionasse veramente, in pochi anni avremmo uno stato quasi perfetto.

6. La Scienza e la medicina

La storia della scienza è la storia delle memorabili cazzate, sparate dagli scienziati con assoluta certezza di essere nel giusto. E’ una storia costellata dai molti errori, costellata di scoperte sensazionali e definitive che poi sono state smentite negli anni successivi, è la storia di persone uccise o perseguitate in nome della scienza, per poi scoprire che dicevano la verità.

Eppure il capolavoro della massoneria è la scienza, e in particolare quell’atteggiamento verso la scienza che la rende una religione.

L’età dei lumi si chiamò così, ufficialmente, perché era l’età della scienza, e dei lumi della ragione che prevalevano sulla irrazionalità. Ma in realtà si chiamò così, perché fu l’era del definitivo trionfo degli illuminati, che imposero una scienza ottusa, a fronte delle loro conoscenze molto più vaste.

Imposero cioè una situazione, che fece dire a Paracelso che “la scienza e la razionalità sono una grande follia collettiva, la dove invece l’esoterismo è una grande conoscenza segreta”.

Incuranti del fatto, che la scienza periodicamente smentisce se stessa con nuove scoperte; incuranti del fatto che molte scienze sono contraddittorie già al loro interno (come la fisica e la fisica quantistica, che dicono cose per certi versi opposti); incuranti del fatto che la scienza della medicina non sia riuscita a guarire dai mali e compaiano continuamente nuove malattie; incuranti del fatto che non abbiamo capito tutto della nostra madre terra, e ancor meno dell’universo attorno a noi, e quindi che fare della scienza una religione è come assumere a proprio Guru un bambino handicappato; molte persone pontificano in nome della scienza, dichiarando follia tutto ciò che è irrazionale, e approvando tutto ciò che è “scientifico”.

Il pensiero mi corre al Cicap... Nel loro sito si legge: "il nostro scopo è promuovere un'indagine scientifica e critica sul paranormale".

Ovverosia: la scienza (con i suoi continui fallimenti), vorrebbe promuovere un'indagine scientifica e critica sul paranormale (cioè su qualcosa che esula dal suo campo di indagine; la scienza infatti è per definizione razionale, il paranormale no).

Leggiamola in un altro modo: la scienza, con la storia dei suoi fallimenti (cioè una branca della conoscenza che non riesce neanche a prevedere con precisione che tempo farà), vorrebbe promuovere un'indagine su un'altra scienza che esiste da millenni, e che è perlopiù insondabile e inconoscibile anche a se stessa.

In altre parole: l'ignoranza viene eretta a sistema e a religione.
L'ignoranza che si arroga il diritto di controllare e di verificare cose che non vengono controllate e verificate neanche dagli esoteristi stessi, essendo la conoscenza esoterica e paranormale, per definizione, nascosta e trasmessa solo agli iniziati.

Più o meno è come se il Papa promuovesse un'indagine critica e obiettiva sulla religione buddista o musulmana.
Ci sarebbe da domandarsi, come avrebbe reagito il Cicap se avesse incontrato Gesù, o Budda o Maometto; dal momento che queste persone, che hanno cambiato il mondo più di ogni altra, facevano miracoli, e quindi erano in senso lato esoteristi e producevano fenomeni paranormali, chissà quale sarebbe stato il verdetto, alla luce delle loro indagini "scientifiche e critiche".

Anche la medicina, non deve funzionare realmente. Non deve curare i malati, ma crearli.

E’ fuori discussione, che la medicina ha fatto progressi enormi in questi ultimi secoli. Ma è anche fuori discussione che molte scoperte importanti vengono taciute; come è fuori discussione che la medicina ufficiale ha fatto e sta facendo di tutto per mettere il bavaglio agli operatori naturopati e alle varie discipline “alternative” come lo Shiatsu, l’agopuntura, la kinesiologia, ecc…
Alcune erbe importanti, per la cura di determinate malattie sono state vietate, perchè facevano concorrenza ai farmaci ufficiali (come l’iperico contro la depressione).

Contemporaneamente, le ditte alimentari immettono sul mercato prodotti sempre più sofisticati e nocivi.

Il tutto, con il deliberato proposito di abbassare la vitalità della popolazione, e rintronarla di farmaci.

Questo perché, delle persone meno efficienti a causa di un’alimentazione squilibrata e di farmaci che hanno numerose controindicazioni, assicurano una cittadinanza mediamente meno reattiva e meno incline al risveglio.

Una popolazione cioè più controllabile dal sistema.

Punta di diamante della medicina è la psichiatria, uno strumento di controllo sociale eccezionale. Dal momento che la psichiatria si arroga il diritto di definire chi è normale e chi è pazzo, infatti, per la psichiatria è squilibrato chi vede rose rosse dappertutto, chi crede alle scie chimiche, chi pensa che la maggior parte degli omicidi in Italia abbiano un filo rosso che li unisce. Normali invece sono i tipi come Bruno Vespa, Emilio Fede, Giuliano Ferrara, Vittorio Sgarbi, Mario Borghezio…

Per sapere quali sono i parametri di una normalità, ci si affida ad una scienza che, secondo gli schemi ufficiali, inquadrerebbe Gesù, Madre Teresa di Calcutta, Budda, tra le persone con squilibri narcisistici della personalità. Addirittura Budda e Gesù, poi, con la loro “deriva mistica” potrebbero essere classificati come narcisisti schizofrenici. Anche il Dalai Lama, probabilmente verrebbe definito uno squilibrato con problemi nella sfera affettiva, e con disturbi di personalità (si sa infatti che il manifestare la propria rabbia è un segno di equilibrio per la psicologia; per questo è sufficiente leggere classici della psicologia, come La danza della rabbia, Le brave ragazze vanno in paradiso e le cattive vanno dappertutto, ecc..; di conseguenza il Dalai Lama, che non si arrabbia mai, data anche la sua propensione all’ascolto, e dato il distacco dalle emozioni che riesce a dimostrare, sarebbe classificabile come “una personalità con tratti di narcisismo primario e secondario, schizoide empatico”).

7. Le arti la letteratura e l’informazione.

Ultimo e più importante baluardo del sistema, è quello delle arti, della letteratura, e dell’informazione. Questo è il filtro che serve, per non far sapere al cittadino come realmente stanno le cose. Viene presentata una realtà all’acqua di rose, dove ciascuno ha la percezione che molte cose non funzionino, ma che, in fondo, tante siano regolari.
Dal punto di vista dell’informazione la mafia viene presentata come un cancro molto potente e in continua espansione, ma la continua denuncia che viene fatta sui media nazionali, ce la fanno apparire quasi come un fenomeno da combattere.
Invece non ci dicono che oramai Cosa Nostra, Camorra e Ndrangheta controllano tutte le città dal nord al sud.

Il periodico scoppiare di scandali, di “questioni morali” ecc.., dà al cittadino la percezione che, in fondo, molti politici siano “onesti” e anche se la corruzione è diffusa, tuttavia si può sempre contare su un substrato di politici e di amministratori irreprensibili.
La verità è che in questi ultimi decenni, i politici onesti sono scomparsi quasi del tutto e i pochi rimasti sono degli ingenui messi totalmente in condizioni di impotenza.

Come abbiamo spesso detto e ripetuto nel corso di numerosi articoli, le notizie più importanti e i temi più importanti non vengono trattati: massoneria, sistema bancario, scie chimiche…

Le arti e la letteratura, forniscono a questo apparato, un robusto contorno di informazioni depistanti. I romanzi ove la storia viene presentata come un percorso voluto da poche persone, sono pochissimi e quei pochissimi tacciono moltissime cose.

Nessun romanzo, ha mai ipotizzato che dietro a tutti i delitti di rilievo mediatico ci sia un’unica organizzazione.

Chi ci ha provato, come Dan Brown, alla fine si rimangia le premessa facendo apparire il tutto come uno scherzo, una finzione, in cui si è portati a credere che l’autore, sia dotato solo di una fervida fantasia, mentre la verità è che egli ha descritto solo una minima parte della realtà.

I romanzi che dicono la verità, sono poco venduti e relegati in circuiti minori (vedi: Il tempo della Fine e Geometria del male di Sigismondo Panvini).

I romanzi e i film, fanno vedere una realtà dove la mafia è collusa con UN solo politico, come succede in quella fiction bugia come la Piovra. Ma non dicono (e se lo facessero verrebbero censurati) che la mafia è collusa con l’80 per cento del parlamento e sono decine i politici che hanno regolari rapporti con la mafia.

Coloro che provano a veicolare dei messaggi alternativi, nelle loro opere, vengono uccisi o fatti fuori dal sistema. Abbiamo detto della fine che fece Orson Welles dopo quarto potere, Antoine de Saint Exuspery dopo aver scritto il Piccolo Principe, Kubrick dopo aver scritto Eyes Wide Shuts, Rino Gaetano, De Andrè, ecc…

8. Conclusioni

Riassumendo il sistema è il seguente, e si basa su due punti cardine:

1) corruzione e illegalità = funzionari e politici incapaci = impossibilità di risolvere qualsiasi problema reale = possibilità di accedere al sistema solo per chi vi si adegua = controllo totale delle persone, siano essi cittadini o politici.
2) Istruzione carente e manipolazione dell’informazione = impossibilità di capire che siamo quotidianamente presi in giro.
3) Per evitare ribellioni e risvegli di coscienza si bombardano i cittadini di cibi scadenti, scie chimiche, medicinali dannosi, al fine di diminuirne ulteriormente lo stato vitale.

Insomma. Non esiste alcun complotto, ma esiste solo un sistema, che è quello in cui viviamo e che è sotto gli occhi di tutti.
A questo sistema siamo tutti assuefatti, tanto che lo riteniamo normale.
Solo dopo una certa età, quando magari si sono toccate con la mano certe realtà, si aprono gli occhi e si capisce l’assurdità di questo meccanismo.

Aprire gli occhi ovviamente non è semplice, quando fin da piccoli ti spiegano che questo è un sistema giusto. Studi sui libri che il sistema va bene così come è, salvo qualche piccola imperfezione qua e là che viene presentata come un’eccezione alla regola.
Quando ti fai troppe domande ti rispondono che il sistema è questo ed è meglio adeguarsi.

E anche quando capisci veramente il sistema, spesso non si ha la forza di reagire, perché non si sa neanche da dove cominciare.

Solo di recente siti come Disinformazione, Luogocomune, Comedonchisciotte, Antonella Randazzo, Maurizio Blondet o autori come Noam Chomsky, Loretta Napoleoni, David Icke, Patricia Cori, ecc…, hanno iniziato a parlare chiaro e ad informare realmente su ciò che c’è dietro le maschere ufficiali del sistema.

Non a caso il sistema sta reagendo a questo eccesso di informazioni con una controreazione, per cui non si tarderà a limitare l’accesso ad internet, chiudere siti con la scusa che vengono commessi reati, ecc..

Un’ultima precisazione. Questo che abbiamo descritto a prima vista parrebbe un sistema oppressivo solamente per il popolo; sembrerebbe cioè, che a pagarne il prezzo di esso siano i soli cittadini.

In realtà tutti sono assoggettati al sistema, compresi coloro che stanno ai vertici della piramide del potere. Lo dimostra la fine che hanno fatto, molto spesso, persone appartenenti alla elite; Edoardo Agnelli, Lady Diana, l’ex presidente della BCE Duisemberg, Mattei, le quali, per non essersi perfettamente allineate al sistema, hanno perso la vita in infarti, incidenti, ecc…
Per non parlare poi di quelle persone come Kennedy, come Papa Luciani, che erano arrivate alle massime cariche possibili per la nostra società, e che sono state assassinate per aver provato a correggere i difetti più evidenti del sistema.
Il “sistema” infatti, prepara con pazienza ogni persona nel suo ruolo, e quando questa devia dalla strada prefissata fa una brutta fine, sia esso un papa, un Presidente, o un rampollo di famiglia nobile.

A maggior ragione quindi, non c’è alcun complotto, ma un “sistema” che merita a pieno titolo tale sostantivo. Chiamarlo sistema, dà la misura di come esso sia una specie di gabbia per tutti, per il popolo, ma anche per i cosiddetti “potenti”.

Anzi. Le persone semplici, il popolo, spesso sono più libere dei cosiddetti potenti. Se un cittadino diventa consapevole, ha la scelta tra adeguarsi o combattere, oppure andare a vivere all’estero e ritagliarsi una propria oasi (in Groenlandia, sulle montagne andine, nell’isola di Tonga, o nel deserto… sono pochi i posti dove il sistema in realtà non arriva).

I potenti invece, spesso sono schiavi del loro ruolo più di chiunque altro.

Se Berlusconi oggi, decidesse di vivere gli ultimi anni della sua vita in santa pace, ritirandosi su un isola deserta, non potrebbe; perché quel sistema che ha creato il fenomeno “Berlusconi” mettendolo alla guida della nazione, reclamerebbe il conto. E non gli permetterebbe di cambiare strada, perché lo show deve continuare secondo il piano previsto.

Ricordo le parole del Papa Giovanni Paolo II tanti anni fa, che, essendo più giovane, non capii: “se i miei superiori me lo permetteranno…” disse.

Ma quali superiori poteva avere, mi chiesi ? Nessuno è superiore al papa.

 
VisitatoreDate: Sabato, 14/11/2009, 21:06 | Message # 20
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I PROCESSI DI CUI NON SI DEVE PARLARE

Di Solange Manfredi

http://paolofranceschetti.blogspot.com/2009/07/i-processi-di-cui-non-si-deve-parlare.html

Ci alcuni processi, che da tempo si stanno celebrando in Italia e che vedono coinvolti in reati gravissimi soggetti di primissimo piano delle nostre istituzioni, di cui i media non parlano, come se non esistessero.

Primo fra tutti, il più nascosto, è il processo che si sta celebrando a Brescia a carico del Generale Delfino accusato di concorso nella strage di Piazza della Loggia. Imputati nello stesso processo troviamo Pino Rauti (suocero del sindaco di Roma Alemanno), Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte e Giovanni Maifredi.

Ma, da lungo tempo, si sta celebrando anche il processo a Milano a carico del Generale dei Ros Gianpaolo Ganzer, del magistrato Mario Conte e di altri 23, tra ufficiali e sottufficiali dei Ros. L'accusa è di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, peculato e falso.

Altro Generale dei Carabinieri sotto processo, questa volta a Palermo, è il Generale Mori accusato, insieme al coll. Obinu, di favoreggiamento aggravato per aver agevolato Cosa Nostra, nello specifico di aver favorito la latitanza del boss Bernardo Provenzano.

Tre Generali dei Carabinieri sotto processo per reati gravissimi e i media, praticamente, non ne parlano.

Ma la cosa non è diversa per i processi a carico di politici, basti pensare al processo d'appello al senatore Marcello Dell'Utri, condannato in primo grado a per concorso esterno in associazione mafiosa a nove anni di reclusione e a due anni di libertà vigilata, oltre all'interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Identica cosa per il processo ad Antonio Bassolino accusato, insieme ad altre 28 persone, tra cui alti dirigenti di Impregilo, di frode in pubbliche forniture, alla truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, abuso di ufficio, falso e reati ambientali commessi nel periodo in cui era Commissario Straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania.

Altro processo di cui non si parla è il processo Hiram, ovvero un processo che vede coinvolti, in un'associazione a delinquere finalizzata ad aggiustare o ritardare (al fine di far prescrivere i reati) i processi in Cassazione, mafiosi, massoni, avvocati, poliziotti e preti. Eppure, anche in questo caso nulla.

I media, che ci hanno sommerso di articoli e trasmissioni sui processi a Vanna Marchi, alla Franzoni, a Meredith, ecc... di questi processi non parlano.

Proveremo a farlo noi, nei prossimi articoli.

 
StopTraffickingOfChildrenDate: Sabato, 21/11/2009, 17:00 | Message # 21
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Ancor un po' della brutta faccia della malagiustizia...

Cambiare la magistratura con l'aiuto di certa magistratura è semplicemente impossibile, concertare una riforma «ampiamente condivisa» con l’opposizione è impraticabile, serve solo a non riformare niente. La verità è che non ci sarà nessuna riforma, seria, senza cambiare la Costituzione e senza scatenare l'inferno.
Detto questo, i distinguo tra la presidenza della Camera e la presidenza del Consiglio già bastano e avanzano, non serve inventarne di nuovi come faceva ieri Repubblica.it: «Nuovo stop di Fini a Berlusconi» si leggeva nell'apprendere che a parere di Fini i pubblici ministeri non devono essere sottoposti all'esecutivo: come se qualcuno avesse mai sostenuto il contrario, come se la riforma della giustizia contemplasse una soluzione del genere - alla francese - anziché una separazione delle carriere che sia comunque risolutiva e dirimente. Vera è semmai un altra cosa: che anche attorno alla Giustizia, dalla parti del governo, svolazzano falchi e quelle colombe che nel caso di una riforma come questa - la più cruciale e irrisolta di sempre - rischiano tuttavia di corrispondere non alla garanzia di un dialogo sereno e costruttivo, bensì - detto col massimo rispetto – solo a uccelli del malaugurio.

A dimostrarlo è l'esperienza degli ultimi mesi o, volendo, degli ultimi trent'anni: la magistratura appare come l'unico potere non riformato e semmai debordante, palesemente corresponsabile della propria invasività nella vita pubblica, un potere però indisposto, nel contempo, ad ammettere un benché minimo ruolo nella calamità organizzativa che la riguarda. Parliamo di un potere che è in grado, a colpi di giurisprudenza, di neutralizzare, svuotare, piegare qualsiasi legge che la riguardi che riguardi le velleità originarie del legislatore su un dato problema. E' lo stesso potere che negli ultimi vent'anni è stato in grado di far saltare ministri o governi che abbiano cercato di occuparsene. Insomma, le uscite del presidente della Camera vanno benissimo: purché, ecco, Fini non sia anche il mandante di un genere di colombe come si è rivelata essere, per esempio ieri, Giulia Bongiorno sul Corriere della Sera: che ha parlato utopicamente di «riforma sì, ma condivisa», di «trovare l’accordo con l’opposizione», di «riforma non afflittiva o umiliante», con tutto ciò che questo ha sempre significato nel concreto: il compromesso, l'annacquamento, infine il nulla.
Giulia Bongiorno non è nuova a queste uscite. Quando il provocatore Brunetta parlò di tornelli al'ingresso dei tribunali, lei rispose che ««il lavoro dei magistrati non si può ingabbiare». Quando sostenne che «i magistrati non fanno parte dei problemi della giustizia», poi, il problema fu esplicitato. Quale problema? Non tanto il suo, essendo comunque una fattiva e volenterosa parlamentare, ma quello di chiunque si illuda di poter togliere dei privilegi, a una categoria, con la collaborazione della stessa categoria: e magari pure con l'appoggio di chi, sull'arroccata difesa della magistratura, ha imperniato la propria politica per anni.

La magistratura italiana ha meccanismi di carriera automatici, lo stipendio di categoria più alto del Continente, pensioni ricchissime, possibilità di incarichi extra-giudiziari, le ferie più lunghe d'Italia (51 giorni) e i risarcimenti più alti, l'impunità più garantita, gli orari di lavoro più discrezionali, un'indipendenza unica al mondo: e dovrebbe, la stessa magistratura, collaborare a limitare tutto questo. Dovrebbe far questo mentre l'Associazione nazionale magistrati, da lustri, risponde sempre nello stesso modo: macché, va tutto bene, dateci semmai gli strumenti, i soldi.

In questi mesi compie vent'anni il codice Vassalli-Pisapia e tutti i muri che voleva superare: la terzietà del giudice, la pari dignità giuridica tra avvocato e pm, il carcere come extrema ratio, le indagini che dovevano restare segrete, il processo che doveva essere pubblico, il rito accusatorio che doveva scacciate l'inquisitorio, la prova che doveva formarsi in aula: queste cose. Se siamo ancora qui a invocarle, dopo vent'anni, qualcosa non ha funzionato: non il Codice - subito stravolto dalla giurisprudenza di Mani pulite - e non i tentati correttivi, le varie leggine, decretini, riformine. Una sola volta si è riusciti a incidere davvero: quando la Commissione bicamerale, nel 1997-98, riuscì a riformare l'articolo 513 del Codice che vietava di riutilizzare come prove i verbali d'interrogatorio ottenuti dal pm durante le indagini preliminari. Ma fu un calvario, e perché? Perché la Corte Costituzionale - rieccola - lo respinse. E allora - rieccola - si dovette mettere mano alla Costituzione: la doppia lettura alla Camera e al Senato venne completata in meno di nove mesi e mise incredibilmente d’accordo tutto l’arco parlamentare, il nuovo articolo fu approvato poco prima che cadesse il governo D’Alema, un miracolo. Ma il caso dell'articolo 513 è rimasto isolato: ogni successiva velleità di riforma della magistratura si è regolarmente schiantata contro la magistratura. Da vent'anni si insegue non tanto una nuova riforma della giustizia, ma una riforma che renda inequivoca l'applicazione di quella vecchia. E, visti i risultati, non c'è guardasigilli che non abbia preventivato una separazione delle carriere o qualcosa di simile, compresi i ministri di sinistra: il tutto per concludere, ogni volta, che non si poteva fare niente senza cambiare la Costituzione.

Ecco perché non c'è altro da fare. Va da sé che è un operazione che abbisognerebbe del più ampio consenso: ma ogni disposizione al dialogo da parte della migliore sinistra, ogni volta, si è rivelata di facciata: la verità è che il Partito democratico non ha nessuna riforma della giustizia da opporre a quella governativa, o meglio: ha Di Pietro. E ha il corredo delle posizioni dell'Associazione nazionale magistrati, queste: «La separazione delle carriere non risolve i problemi», «il Cavaliere vuol controllare i pm», «la parità tra pm e giudici c'è già». Sono uscite degli ultimi mesi.

E' brutto da dire, ma la sostanza è che non c'è nessun dialogo che non faccia solo perdere tempo. Il governo ha i numeri e la determinazione per fare una riforma vera. L'opposizione può scegliere se scatenare l'inferno, arrendendosi definitivamente a un ruolo di forza conservatrice, o collaborare. Sappiamo già come finirà.

In Italia esiste una legge che il Parlamento approvò il 13 aprile 1988 e che sanciva la responsabilità civile dei giudici. Si stabilì, tra altre cose, che in caso di colpa grave o di palese negligenza i magistrati dovessero pagare per i propri errori. Bene: da allora ad oggi, nessun giudice ha mai risarcito le sue vittime. Neanche uno. Mai. Nella sostanza, quella legge non c’è.
Nell’88-89, al momento cioè dell’entrata in vigore della legge, i ricorsi per l’azione di responsabilità nei confronti dei giudici furono 80. L’anno dopo, 30. Nel 1993, 16. Nel 1994, solo 7. Il perché è chiaro, come detto: nessuna condanna è appunto mai stata emessa e non c’è avvocato disposto a credere che un magistrato possa intentare un procedimento serio contro un altro magistrato.

E veniamo agli orrori ed errori compiuti dalla magistratura. Quanti sono? E' impossibile dirlo con precisione. Tra le vittime di una giustizia fallace rientrano infatti gli errori giudiziari propriamente detti - riconosciuti cioè da una procedura di revisione del processo assai difficile da ottenere - oltre ai casi di ingiusta detenzione cautelare, ma andrebbero conteggiati anche i casi di prescrizione oltre a quelli ovviamente di chi ha visto concludersi un procedimento con un proscioglimento: ne consegue che viene mediamente scagionato quasi un imputato su due. Il cerchio si stringe calcolando poi che lo Stato ha pagato circa 213 milioni di euro di risarcimento negli ultimi cinque anni: quasi tutti per ingiusta detenzione. Lo Stato, non la magistratura: la categoria infatti tutela anche le responsabilità più gravi e nel caso italiano ne fa sicuramente la categoria più impunità in assoluto, altro che immunità. La commissione disciplinare del Csm, lo sappiamo, punisce i magistrati con sanzioni ridicole (ammonizioni, censure, spostamenti, paradossalmente promozioni) e non esistono neppure sanzioni sugli stipendi o sulla carriera.

Dal 1999 non sono più previsti limiti per il risarcimento, ma prima di allora la «riparazione» oscillava tra le 70 e le 90 mila lire al giorno: questo a patto che l’Avvocatura dello Stato non trovasse un cavillo che impedisse ai disgraziati di prendere i soldi. Complice un iter macchinoso, tra coloro che ne avrebbero diritto chiede il risarcimento uno solo su cento. E non manca, tra chi pure lo ottiene, chi grida vendetta.

Domenico Morrone. Pescatore tarantino, forse è il più clamoroso errore giudiziario del dopoguerra: 15 anni, 2 mesi e 22 giorni trascorsi in carcere per un duplice omicidio mai commesso. Lo arrestarono che aveva 26 anni e l'hanno liberato a 43. Beffa nella beffa, fu anche processato e condannato a 1 anno e 8 mesi per calunnia perché se l’era presa con i magistrati che - a suo dire - avevano trascurato i verbali dei pentiti. Ha chiesto un risarcimento di 12 milioni di euro e gliene hanno liquidati 4,5 così ripartiti: 1 milione e 300mila euro per la privazione della libertà; 1 milione e 700mila euro per i danni non patrimoniali; 1 milione per il danno patrimoniale da mancato guadagno; 500mila euro per le spese legali e per gli onorari del difensore. Un record.

Domenico Barillà. Fu arrestato nel 1992 perché aveva l'auto dello stesso colore di alcuni grossisti di droga. La difesa fece sfilare 11 testimoni a discarico, ma non servì. Restò in carcere sette anni e cinque mesi: fu scagionato solo grazie a una lettera di un pentito rinvenuta casualmente. Dopo un iter procedurale senza precedenti, molti anni dopo, nel 2003, ottenne quasi quattro milioni di euro.

Dionisio M. Avvocato penalista, passò dentro sedici mesi ingiusti: incensurato, immagine distrutta, vita di relazione distrutta, carriera dei tre figli distrutta, incarcerato in età avanzata. E' uno dei pochi casi in cui fu concesso il massimale di cento milioni.

Clelio Darida. Anche lui prese la stessa cifra, ma va detto che nel suo curriculum c'era addirittura la poltrona di Ministro della Giustizia. Venne arrestato su richiesta di Antonio Di Pietro e Paolo Ielo - dapprima titolari dell’inchiesta sulle tangenti Intermetro per i lavori della metropolitana romana - e rimase dentro un mese e mezzo. In quel lasso di tempo non viene compiuto nessun atto istruttorio. Darida, dopo il primo interrogatorio peraltro obbligatorio, non fu più riascoltato. Le accuse si dimostrarono talmente fragili che non lo processarono neanche: fu prosciolto data «la completa assenza di elementi probatori». Il 20 marzo 1997 la Corte d’Appello di Roma disporrà una riparazione di cento milioni per ingiusta detenzione, massima cifra concessa all'epoca. La Corte specificò che l'arresto di Darida non sarebbe stato necessario neppure se si fosse rivelato colpevole.

Sandro D.C. Accusato di associazione per delinquere, ricettazione e traffico di droga, rimase in cella 859 giorni. La sua richiesta di equo indennizzo venne dapprima ritenuta infondata dall’Avvocatura dello Stato. Dopo varie peripezie ottenne 70 milioni «comprensivi di tutto e in via, o misura forfettaria, o globale».

Luigi F. Accusato di essere un falsario, rimase dentro 47 giorni dei quali nove in isolamento. Chiese il risarcimento ma l’Avvocatura dello Stato lo negò, spiegando - un classico - che l’errore era stato motivato anche dal suo comportamento. così è la Corte d’Appello gli presentò un conto per le spese processuali di 558.700 lire.

Bruno C. I giudici di Sondrio lo ritennero l’assassino del marito di una sua presunta amante, così andò dentro per 205 giorni. L’avvocatura dello Stato si batté a lungo per negargli il risarcimento, in quanto era finito dentro - hanno sostenuto - per colpa sua. La Corte d’Appello ritenne inverosimile il ragionamento e gli liquidò 7500 euro.

Ornella D. I carabinieri trovarono mezzo chilo di cocaina nascosta nell’auto di suo marito. Assolta dopo 154 giorni di arresto, ottenne otto milioni e 870 mila lire dalla Corte d’Appello di Cagliari.

Bruno D.S. Lo confusero con gli assassini che, a bordo di una moto giapponese, avevano sparato a un uomo. Lui aveva la stessa moto, ma l’aveva comprata molti giorni dopo l’assassinio e poteva dimostrarlo, ma ci vogliono comunque dieci mesi prima che gli inquirenti, direttamente a processo, se ne avvedessero. Lo Stato gli rifuse 12mila euro per 310 giorni di carcere. Trovò lavoro come parquettista ma un’emittente locale, un giorno, trasmise alcune immagini dove compariva anche il suo arresto. Fu licenziato.

Mario C. Un caso d'antan. Rimase dentro 18 giorni per un ordine d’arresto firmato da un certo Antonio Di Pietro. Ottenne dieci milioni d’indennizzo con queste motivazioni: “La carriera di C. è stata bloccata, i commenti hanno avvelenato l’esistenza dell’intera famiglia, i due figli hanno sostanzialmente interrotto la loro normalità di vita”.

Antonio S. Pastore sardo di 26 anni, venne arrestato perché secondo alcune testimonianze si aggirava nei pressi di un ovile dove era stato trovato un quantitativo di armi. Riacquistò la libertà dopo 135 giorni di carcere e sollecitò un indennizzo di cinquanta milioni. La Corte d’Appello gliene concesse solo sette e mezzo, 55mila lire al giorno.

Il collega Stefano Zurlo ha raccolto una grande quantità di sentenze emesse dalla sezione disciplinare del Csm tra il 2000 e il 2008. Un'indagine del genere, raccolta in un libro, non si era ancora vista. Al di là di sanzioni mediamente ridicole - ammonimenti, censure, perdita di anzianità - si legge di magistrati in attività che non hanno pagato il conto al ristorante, hanno dimenticato innocenti in carcere, hanno perso fascicoli e anni di lavoro altrui, oppure semplicemente non lavorano, sono mezzi pazzi, uno l'hanno visto chiedere l'elemosina per strada, un'altro ha spalmato l'ufficio di nutella, un'altro ha urlato «ti spacco il culo» a un avvocato: ripeto, è gente in attività che giudica della vita altrui. Il particolare è questo: mancano i nomi. E mancano anche i luoghi reali. E perché? Non è chiaro, salvo che il Csm - con lettera del 27 agosto 2008 - ha invocato la legge sulla privacy e la protezione dei dati personali: il che è palesemente assurdo ma è bastato a terrorizzare i legali della casa editrice, che paventano querele spaziali. Ora questa faccenda va approfondita, perché si tratta di chiedere al signor Garante della Privacy, Francesco Pizzetti, se la normativa italiana preveda che vadano effettivamente omessi i nomi dei minori, delle vittime di violenze sessuali - e sin qui c'eravamo - e anche di lorsignori con la toga. A proposito di libertà di stampa.

di Filippo Facci

http://www.facebook.com/note.php?note_id=161198023159

 
VisitatoreDate: Domenica, 22/11/2009, 01:09 | Message # 22
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Cinquant' anni di disavventure in un rapporto dell' Eurispes: tra l ' 89 e il ' 95, risarcimenti per 34 miliardi a 1671 persone

" In cella 4 milioni di innocenti "

Detenzioni ingiuste: in 15 anni assoluzione per la meta' dei reclusi

http://archiviostorico.corriere.it/1996/gennaio/12/cella_milioni_innocenti__co_8_9601121237.shtml

Tradotti in cifre, i mali della giustizia fanno rabbrividire. Si chiamano errori giudiziari e in 50 anni di storia repubblicana hanno travolto 4 milioni di italiani. Per omonimia, perizie errate, calcoli approssimativi sulla permanenza in carcere. Errori o distrazioni che hanno avuto costi altissimi per le casse dello Stato. Un esempio: in soli sei anni, tra il 1989 e il 1995, sono stati spesi 33 miliardi e 861 milioni di lire per risarcire 1.671 vittime di ingiusta detenzione. Non per niente il rapporto che l' Eurispes ha preparato, e che sara' presentato alla fine della prossima settimana, si intitola: "Un popolo a rischio. Gli italiani e la macchina della giustizia". Negli ultimi quindici anni quasi un imputato su due e' stato prosciolto: piu' esattamente, tra il 1980 ed il 1994, la percentuale di persone prosciolte e' risultata pari al 43,94 per cento di quelle sottoposte a giudizio. In cifre assolute, piu' di un milione e mezzo di cittadini e' stato giudicato non colpevole, degli oltre 3,5 milioni finiti di fronte ad un giudice. E ancora: di questo milione e mezzo sono piu' di 313.000 quelli prosciolti con formula piena. L' indagine dell' Eurispes si sofferma poi sulla possibilita' che l' imputato che abbia subito misure di restrizione della liberta' personale, e cioe' custodia cautelare in carcere o arresti domiciliari, possa essere risarcito dallo Stato. Questa materia e' stata recentemente regolata con una legge, la numero 117 del 1988, che ha disciplinato la responsabilita' civile dei giudici: adesso quasi ogni giorno, sostiene il rapporto dell' Eurispes, "lo Stato si vede costretto a riconoscere i propri errori e a rifondere cittadini innocenti". Per quanto riguarda gli stanziamenti relativi al solo ' 95, i pagamenti liquidati ammontano per ora a poco piu' di 11 miliardi, destinati a risarcire 619 persone. La media dei risarcimenti si aggira attorno ai 20 milioni per persona, rispetto ad un tetto massimo di 100 milioni di lire di risarcimento stabilito dalla legge 117, toccato "solo in casi eccezionali". Piu' in generale, l' Eurispes sostiene che il fenomeno degli "errori giudiziari" in Italia e' in ogni caso soltanto "la punta di un iceberg". Infatti, "per una piccola parte di situazioni accertate e riparate, c' e' comunque un numero altissimo di realta' che restano senza soluzione: sul totale delle richieste di risarcimento per ingiusta detenzione o responsabilita' civile dei giudici, quelle che vanno a buon fine rappresentano la minoranza". La ricerca riporta anche alcune considerazioni di "addetti ai lavori", come il senatore Ferdinando Imposimato, ex giudice istruttore, e l' avvocato Carlo Taormina. Imposimato sostiene che "i procedimenti sono ormai quasi tutti indiziari, basati cioe' su fatti desunti dall' esistenza di altri fatti. In pratica, il risultato di una deduzione logica: terreno ideale per l' errore; troppo spesso l' indizio non e' altro che un sospetto che si e' trasformato in un indizio, prima di tramutarsi ulteriormente in prova". Per Taormina, invece, esiste "una condizione di squilibrio" in particolare a vantaggio del pm e come conseguenza si verificano "errori giudiziari che incidono sull' impostazione dell' accusa".

Ruggeri Corrado

Pagina 17
(12 gennaio 1996) - Corriere della Sera

 
Eugenio_TravaglioDate: Domenica, 22/11/2009, 01:24 | Message # 23
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Eurispes: 4 milioni gli italiani vittime di errori giudiziari negli ultimi 50 anni

Il Giornale, 8 febbraio 2003

http://www.ristretti.it/areestudio/giuridici/studi/eurispes.htm

Nel gennaio 2002 un uomo è stato assolto per non aver commesso il fatto dopo aver trascorso 16 mesi in carcere con l’accusa di violenze carnali e lesioni. L’anno prima, a febbraio, un condannato all’ergastolo con l’accusa di aver ucciso la moglie fu lasciato libero dopo sette anni dietro le sbarre. A giugno dello stesso anno un giovane di 25 anni è stato riconosciuto innocente dopo aver trascorso 6 anni e 4 mesi in carcere, come presunto omicida. Tre casi di clamorosi errori giudiziari, citati nel rapporto Eurispes sulle storie di ingiusta detenzione.

Secondo un calcolo compiuto dall’istituto di ricerca nell’arco degli ultimi cinquant’anni sarebbero 4 milioni gli italiani vittime di svarioni giudiziari: dichiarati colpevoli, arrestati e solo dopo un tempo più o meno lungo, rilasciati perché innocenti. Un dato che al ministero dl Giustizia non confermano, e che è stato ricavato da un’analisi delle sentenze e delle scarcerazioni per ingiusta detenzione nel corso di cinque decenni.

Dal ‘92 c’è la possibilità per gli innocenti ritenuti colpevoli e poi rimessi in libertà, chiedere e ottenere un risarcimento per in giusta detenzione. Negli ultimi anni, rivela il rapporto Eurispes, basato sulle cifre fornite dal ministero del Tesoro, i casi di indennizzi concessi sono in continuo aumento: erano 197 nel ‘92, 360 nel ‘93, 476 nel ‘94. Fino ai 738 del ‘99 e ai 1.263 del 2000. Nel ‘99 i risarcimenti hanno superato i 14 miliardi di vecchie lire, quasi il triplo rispetto al ‘92.

La media degli indennizzi per persona varia da 18 al 20 milioni di vecchie lire a domanda. Ma dipende dai casi: un ex sindaco ha ottenuto 50 milioni di vecchie lire come contributo riparatore per la sua ingiusta detenzione. A un assessore siciliano, dopo 38 giorni di carcere e 25 di arresti domiciliari, è stato assegnato un risarcimento di 250 milioni di lire.

Finora l’Eurispes registra che il pagamento più alto concesso per un errore giudiziario a un ex imputato è di 400 milioni di vecchie lire, andati a un avvocato palermitano che rimase tre mesi in carcere con l’accusa di associazione mafiosa prima di essere scarcerato. Nel maggio 2001, un uomo, in cella a Palermo per cinque anni e un mese, accusato di aver commesso quattro omicidi e di essere un affiliato alla mafia, fu risarcito con 350 milioni di vecchie lire.

Negli ultimi tre anni c’è stata un’impennata di domande presentate da extracomunitari: un quarto delle richieste di risarcimento arrivate alla Corte di appello di Firenze proveniva da immigrati. A marzo 2001 due albanesi a Torino hanno ottenuto 550 milioni in due di risarcimento dopo aver trascorso un anno in carcere con l’accusa di violenza carnale.

La Procura più «generosa» con gli ex carcerati ingiustamente detenuti è Napoli: a partire dal ‘92 sono 449 i risarcimenti decisi dai giudici partenopei, quasi il 10 per cento del totale.

Le sentenze di indennizzo sono state 279 a Roma, 210 a Milano. Appena tre a Campobasso. In complesso nelle procure del Sud hanno concesso finora più della metà dei risarcimenti totali, contro il 24,4 per cento del nord e i1 21,5 per cento del centro Italia.

Ma dai dati del primo quadrimestre 2001, gli ultimi disponibili, risulta che in quel breve periodo di tempo la sola Procura di Roma ha accettato 241 domande di risarcimento, più di ogni altra Procura in quei quattro mesi: due al giorno.

 
VisitatoreDate: Sabato, 28/11/2009, 22:04 | Message # 24
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http://forum.clarence.com/showthread.php?t=35984

QUANDO LA LEGGE DIVENTA UN AFFARE DI FAMIGLIA !

Incompatibilità di ogni genere dei magistrati, sia quelle di natura parentale tra di loro o con avvocati loro coniugi o congiunti, sia quelle, la cui stessa esistenza giuridica è poco nota ai cittadini, derivante dal divieto che un magistrato stia in uno stesso ufficio per oltre dieci anni. Un problema gravissimo, ma ancora irrisolto, che il ministro della Giustizia Roberto Castelli ha denunciato più volte negli ultimi mesi. Per chi ancora credeva in una giustizia onesta e laboriosa, è un colpo durissimo scoprire queste forme di clientelismo e nepotismo giudiziario. Solo i nostri cari giudici, magistrati e Pm ancora oggi non sembrano rendersi conto dello scandalo e dell’estrema inopportunità di una situazione che sarebbe intollerabile non solo in molti altri uffici pubblici, ma anche in tutte le aziende private del Belpaese: ti giri, ti guardi intorno e dappertutto vedi parentele, tutti sono imparentati. Come puoi avere fiducia nella giustizia, come puoi non pensar male e ritenere che certe delicate questioni di giustizia vengano trattate e risolte nel corso di un buon pranzo familiare?
Una questione, quella del “clan giudiziario” da affrontare al più presto ma non certo nel modo e nei tempi inizialmente stabiliti dal Consiglio Superiore della Magistratura che aveva creduto di risolvere il problema separando le due funzioni. E cioè «laddove vi siano giudici fratello e sorella, o marito e moglie, o tale situazione si verifica tra un giudice e un Pm, o tra un magistrato e un avvocato, non c’è incompatibilità se l’uno svolge le sue funzioni nel civile e l’altro nel penale». Una superficialità disarmante. Della serie: le norme si applicano ai nemici e si interpretano con gli amici. Perchè bisognerebbe sapere che i diversi settori della giurisdizione sono molto più ampie di quanto la semplicistica distinzione tra civile e penale potrebbe far credere. Lo sa chi vi scrive che non è certo un giudice. Figurarsi un magistrato. Ad esempio, molti ignorano che il Pm esercita funzioni anche nel settore civile e che, quando nei processi penali taluno si costituisce parte civile e chiede il risarcimento dei danni, il Tribunale, per non dilungarsi in questioni per cui spesso non ha la competenza tecnica, rimette la liquidazione del danno alla separata sede civile. E potete immaginarvi che felicità se, guarda a caso, il giudice civile che deve decidere è coniuge o fratello o padre o figlio di uno dei giudici che ha concorso alla decisione in sede penale, o del Pm che vi ha sostenuto l'accusa. Pertanto non è ammissibile che il problema dei “clan” familiari nei tribunali si risolva così sbrigativamente.
Se ci sono Pm o giudici, non importa se civili o penali, parenti di avvocati, o se ci sono magistrati imparentati tra loro che lavorano in uffici giudiziari che interferiscono, si devono levare dai piedi subito. Qui si tratta di incompatibilità, inopportunità e intollerabilità di una situazione che va avanti ormai da troppo tempo. E’ squallido l’intreccio familiare nel tribunale di Cagliari. E’ scandaloso quello di Grosseto. Pochi sanno infatti che anche in questa città toscana la giustizia è amministrata in ambito familiare. Lo abbiamo scoperto leggendo il libro “Mafia & America’s Cup” di Diego Dal Boni, edito da Editrice Nuova. Della complessa vicenda del cantiere di Punta Ala, ampiamente trattata dal libro sopracitato, il nostro giornale si era occupato a suo tempo. Quello che importa sapere adesso è che la battaglia legale tra la società Prada di Patrizio Bertelli (patron di Luna Rossa) e il Cantiere del Marina di Punta Ala finì nelle mani del tribunale di Grosseto, come detto a conduzione familiare. Perchè il giudice dott. Sergio Compagnucci è marito della giudice dott.ssa Giulia Conte. Entrambi lavorano nella stessa sezione, civile, dello stesso palazzo di giustizia. E anche il sostituto procuratore della Repubblica, dott. Eugenio Albamonte è marito della giudice dott.ssa Marina Perrelli. Tutti e quattro hanno avuto a che fare con la vicenda del cantiere. Non è forse una situazione di legittimo sospetto quella che sussiste in uffici giudiziari non in grado di lavorare con serenità e imparzialità a causa della ragnatela delle incompatibilità parentali? Ma non è finita. Anche a Napoli c’è una situazione anomala: Francesco Iacone, sostituto procuratore generale ha una figlia avvocato penale. Il gip Francesco Todisco ha una suocera che è anche lei avvocato penale. Fratello e sorella sono Raffaele Marino, direzione distrettuale antimafia e il giudice penale Maria Rosaria. Ma di queste convivenze il Csm ne è al corrente? Certo. E cosa fa? Blocca i trasferimenti. E’ proprio vero che non c’è più giustizia. Ma ricordiamoci che nessun colpevole potrà essere assolto dal tribunale della sua coscienza.

Mogli e mariti. Padri e figli. Sorelle, cugini o altro.
In Italia la professione è spesso un “affare di famiglia”, ma la situazione desta preoccupazione se il lavoro in questione è quello di magistrato. Fra le toghe infatti, non sono infrequenti i casi di legami famigliari, spesso anche all’interno dello stesso tribunale. Il caso più conosciuto è quello dei fratelli Galizzi di Bergamo sollevato dal ministro della Giustizia, Roberto Castelli.
Caso non unico e nemmeno raro. Tanto che anche il Csm ha deciso di avviare un monitoraggio delle situazioni anomale. Ad assicurarlo è il membro laico di Palazzo dei Marescialli, Giorgio Spangher, che in questa battaglia ha ricevuto il pieno sostegno del numero due del Csm, Virginio Rognoni e raccolto aperture persino da Magistratura Democratica, la corrente di sinistra dell’Anm.
Intanto il quotidiano "il Giornale", riporta un caso che sembra emblematico: quello di Cagliari citando la richiesta di trasferimento del processo che lo vede imputato di diffamazione presentata dall’imprenditore Nichi Grauso. Grauso chiede che venga giudicato a Palermo perché i troppi legami di parentela fra gli avvocati e i magistrati che operano in quel foro, mettono in dubbio la loro serenità di giudizio.
Segue una lunga lista: Maria Cristina Ornano, giudice del tribunale civile risulta coniugata con l’avvocato Carlo Agusto Melis; Simona Lai, giudice della Pretura penale, sorella dell’avvocato Stefania Lai, risulta sposata con l’avvocato Franco Tului; Grazia Corradini, già giudice del tribunale per i minorenni, è sposata con l’avvocato Giuseppe Pisano; Fernando Bova, sostituto procuratore e padre di Francesca Bova, già praticante avvocato; Paolo De Angelis, sostituto procuratore e fratello dell’avvocato Luca De Angelis, collega di studio dell’avvocato Schirò, marito di Maria Teresa Spanu, pretore penale; Alessandro Pili, sostituto procuratore e marito di Maria Sechi, giudice del tribunale civile; Mauro Mura, sostituto procuratore e marito di Anna Cao, giudice del tribunale penale; Cristina Lampis, giudice della Pretura e moglie dell’avvocato Carlo Castelli; Carlo Piana, procuratore; Rosanna Allieri, sostituto procuratore e sorella dell’avvocato Luisa Allieri; Paolo Massidda, giudice della Corte d’appello e padre di Giovanni, giudice del tribunale e zio di Andrea, sostituto procuratore; Angelo Porcu, presidente del tribunale di sorveglianza e padre di Gaetano, sostituto procuratore; Vincenzo Amato, giudice del tribunale e fratello di Daniela, giudice del tribunale penale; Leonardo Bonsignore, gip e marito di Lucia La Corte, giudice della Corte d’appello; Marinella Polo, giudice del tribunale per i minorenni, sposata con l’avvocato Enrico Plaisant; Massimo Deplano, giudice della pretura e marito di Rossella Atzeni, giudice della pretura; Antonio Onni, giudice della Corte d’appello e marito di Barbara Perasso, giudice onorario e infine Sergio De Nicola, giudice del tribunale dei minorenni e marito di Anna Rita Frau, viceprocuratore onorario.

 
MariaRosaDeHellagenDate: Mercoledì, 09/12/2009, 16:32 | Message # 25
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http://www.ilgiornale.it/interni/salone_rimini_la_gente_contesta_csm_le_toghe_sbagliano_ma_non_pagano_mai/06-12-2009/articolo-id=404773-page=0-comments=1#1

nostro inviato a Rimini

Salone di Rimini La gente contesta il Csm: «Le toghe sbagliano ma non pagano mai»

Sembrava quasi un agguato, forse lo era. Al primo seminario interattivo, in cui sette membri del Csm si confrontavano con i cittadini, un gruppo di persone ha incominciato a bersagliarli di accuse, lamentandosi della malagiustizia e del fatto che troppi magistrati non finiscono sotto la scure del procedimento disciplinare, malgrado le loro colpe.
Quello che doveva essere un confronto pacato, a scopo informativo, organizzato al Salone della Giustizia, si è trasformato in dibattito dai toni aspri e vivaci. Il Primo Presidente della Cassazione, Vincenzo Carbone, ha aperto il dibattito rallegrandosi del fatto che «per la prima volta le istituzioni hanno calato il ponte levatoio, aperto le porte per dialogare con i cittadini, per consolidare l’idea che la giustizia è in primo luogo un servizio».
Ma quello che è seguito, compresi gesti d’insofferenza e battibecchi, ha dimostrato soprattutto quanto l’insoddisfazione per questo servizio giustizia sia diffuso. Quasi eroicamente i consiglieri laici e togati Cosimo Ferri, Celestina Tinelli, Mauro Volpi, Ezia Maccora, Luisa Napolitano, Roberto Carelli Palombi si sono sottoposti al fuoco di fila delle contestazioni per la lentezza dei processi, le sentenze giudicate ingiuste, i comportamenti dei magistrati, le denunce di negata giustizia. Cercando di difendere le ragioni, più che delle toghe, del sistema farraginoso che rende così difficile rivalersi per vere o presunte ingiustizie. A Carbone uno degli accusatori ha detto senza troppe giri di parole: «Guardandola in faccia lei mi sembra un magistrato onesto, ma come si fa a far valere le nostre ragioni in questo Paese? Abbiamo fatto esposti, denunce, ci siamo rivolti al ministro, alla Cassazione, al Csm. Perché non interviene mai nessuno se un giudice sbaglia?». Quasi in lacrime una signora ha raccontato la sua odissea giudiziaria, pretendendo di far leggere montagne di carte. Un altro sosteneva di aver subito torti eclatanti, senza avere nessuna difesa dallo Stato.
«Era un crescendo rossiniano - commenta la Tinelli-, ma noi possiamo far poco in situazioni come queste. Giusto spiegare a chi rivolgersi, come fare le domande e gli esposti». «Al Csm cerchiamo di fare quel che possiamo - aggiunge Ferri-, ma spesso non è nostra la competenza intervenire in certe situazioni».

Commenti:

#2 Maurizio Fiorelli (10) - lettore
il 06.12.09 alle ore 15:49 scrive:

Il dottor Ferri ed i suoi colleghi non può intervenire in certe circostanze,quali? Il CSM è l'organo di controllo della magistratura o mi sbaglio? Se fosse un organismo veramente al di sopra delle parti non permetterebbe,e non da oggi,che i loro subalterni defilassero saccenti e pretenziosi davanti alle telecamere come faceva giustamente osservare Paolo Granzotto anche ieri. Vivo in un paese da 46 anni a trazione sinistrosa da 30 e dove tutto è politicizzato anche la magistratura e dove gli scandali d'ordine politico sono all'ordine del giorno ma i magistrati cercano di avere una condotta degna del loro ruolo,cioè discreta!Per quanto riguarda le loro responsabilità:se già fanno la rivoluzione per un processo giusto e la sacrosanta separazione delle cariche figuriamoci se dovessero pagare i loro errori.Guerra planetaria!

#1 danianto (1532) - lettore
il 06.12.09 alle ore 11:59 scrive:

la cupola che difende la casta e dispensa promozioni è inadatta a discutere con gente normale. Loro possono essere compresi soltanto da magistrati camorristi e mafiosi e si pensa che presto formeranno un unico ordine dopo aver di fatto costituito un unica realtà.

 
MariaRosaDeHellagenDate: Mercoledì, 09/12/2009, 16:36 | Message # 26
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Quote (MariaRosaDeHellagen)
Era un crescendo rossiniano - commenta la Tinelli-, ma noi possiamo far poco in situazioni come queste. Giusto spiegare a chi rivolgersi, come fare le domande e gli esposti». «Al Csm cerchiamo di fare quel che possiamo - aggiunge Ferri-, ma spesso non è nostra la competenza intervenire in certe situazioni».
- che vergogna! Cittadini si rivolgono al CSM per le questioni di competenza del CSM, comunicando dei REATI dei magistrati e chiedendo dal CSM azioni concrete di indagini e punizione contro magistrati-criminali.
Come fare domande e esposti cittadini lo sanno. Direi di più, cittadini fanno QUERELE e ISTANZE, chiedendo la punizione dei magistrati disonesti nella maniera uguale prevista per altri cittadinic he violano la legge!

Certo, CSM è un club dei magistrati e non un organo di controllo! Direi che bisognerebbe abolirlo e create un nuovo organo, il quale si occuperebbe del VERO CONTROLLO delle attività dei magistrati e DELLA PUNIZIONE dei magistrati-delinquenti.

(NB: a chi non piace la parola "delinquente" guardi il dizionario italiano, cosa vuol dire)

 
VisitatoreDate: Venerdì, 22/01/2010, 17:08 | Message # 27
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Il Csm non è indipendente, ma ha dei legami malsani con la chiesa cattolica (per questo qquesto querele contro preti e altri collaboratori della chiesa si insabbiano!!!):

Csm espelle da ordine giudiziario magistrato anti crocifisso

http://it.notizie.yahoo.com/4/20100122/tts-oittp-csm-espulsione-ca02f96.html

Il giudice di Camerino, Luigi Tosti, che si era rifiutato di celebrare udienze nelle aule giudiziarie in presenza del crocifisso, è stato espulso dall'ordine giudiziario dalla sezione disciplinare del Csm. Continua a leggere questa notizia
Foto/Video correlati
Gruppo cattolico manifesta a favore della tradizione del crocifisso nelle scuole. Foto …Continua Ingrandisci immagine

Lo conferma lo stesso Consiglio Superiore della Magistratura, aggiungendo che la decisioone è stata assunta su conforme richiesta del procuratore generale.

Tosti, secondo quanto riferisce l'addetto stampa del Csm, farà ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.

-- Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia

 
MariaRosaDeHellagenDate: Sabato, 06/03/2010, 03:45 | Message # 28
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MariaRosaDeHellagenDate: Lunedì, 08/03/2010, 11:15 | Message # 29
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CHI DENUNCIA IRREGOLARITA VA PUNITO. SUBITE TUTTO E STATE ZITTI!

I rapporti deteriorati con i superiori giustificano il trasferimento del lavoratore

È lecito il trasferimento di un lavoratore ad altro reparto se i rapporti con i superiori sono "deteriorati". Cass. 4 febbraio 2010 Né tantomento la posizione dell'azienda può essere definita mobbizzante. Lo ha precisato la Corte di cassazione che ha respinto il ricorso di un'infermiera che prima aveva chiesto di essere trasferita, subito dopo un problema avuto con un collega, e poi ci aveva immediatamente ripensato. In particolare la donna aveva segnalato una serie di irregolarità commesse da un medico e questo, per tutta risposta, l'aveva fatta sospendere. Secondo la direzione sanitaria, però, dopo l'accaduto il trasferimento era funzionale al buon andamento del reparto. La lavoratrice lo ha impugnato di fronte al Tribunale di Lecce che le ha dato torto. La decisione è stata confermata dalla Corte d'Appello pugliese e ora è stata resa definitiva dalla Cassazione. La Suprema Corte ha motivato che "l'adozione di una sanzione disciplinare per comportamenti serbati nel reparto può essere una fonte di conflitto idoneo a turbare la funzionalità". Pertanto, "l'assegnazione ad altro reparto, lungi dal configurare mobbing, era da considerare giustificata e persino doverosa sotto il profilo del buon andamento del servizio pubblico".

(Data: 26/02/2010 10.00.00 - Autore: Francesca Bertinelli)

http://www.studiocataldi.it/news_giuridiche_asp/news_giuridica_8001.asp

 
VisitatoreDate: Mercoledì, 10/03/2010, 22:35 | Message # 30
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IL GIUDICE REGALA L'IMPUNITA' AL COMUNE E ALLA COOPERATIVA SOCIALE COLPEVOLI DI AVERE ASSUNTO E DI NON AVERE CONTROLLATO L'ADOPERATO DI UN'OPERATRICE SOCIALMENTE DISADATTATA E SESSUALMENTE PERVERSA

http://city.corriere.it/2010/03/09/milano/prima-cronaca/sesso-un-ragazzino-quattro-anni-all-educatrice-20700213808.shtml

Sesso con un ragazzino, quattro anni all’educatrice arrestata a luglio

La 30enne è stata condannata con rito abbreviato. Aveva una relazione con un 13enne: lo seguiva perché aveva problemi di adattamento.

È stata condannata a quattro anni e quattro mesi di reclusione, con rito abbreviato, un’assistente sociale 30enne, arrestata il 21 luglio scorso a Milano. La donna aveva avuto rapporti sessuali, durante le ore di ripetizione, con un ragazzino di 13 anni che aveva problemi di adattamento. L’educatrice lavorava per una cooperativa che gestisce servizi di assistenza per minori con disagi psichici per conto del Comune di Milano. La sentenza è stata emessa ieri dal gup di Milano Franco Cantù Rajnoldi.

Sms “piccanti”

Tutto era iniziato nel luglio scorso. La madre del ragazzino, insospettita per alcuni sms “piccanti” trovati sul cellulare del figlio, aveva sporto denuncia. Quei messaggi erano, secondo la madre, la prova inequivocabile di una relazione tra i due. Poi il blitz dei carabinieri, che erano piombati nella casa del ragazzino mentre stava facendo ripetizioni: i due invece di fare “i compiti” sono stati scoperti in atteggiamenti intimi. A quel punto è scattato l’arresto. Atti sessuali con minorenne sotto i 14 anni: il giovane avrebbe compiuto gli anni dopo poco tempo. Per il codice penale il ragazzo non aveva “l’età del consenso”; ma neppure in questo caso avrebbe schivato l’arresto: l’età, nel caso di educatori, sale a 16 anni. Con parenti e tutori invece la legge prevede che se ne abbiano 18.

Risarcimento: 30mila euro

Il giudice ha riconosciuto anche un risarcimento a titolo di provvisionale di 30 mila euro a favore del minore. Ha invece rigettato la citazione come responsabile civile del Comune di Milano e della cooperativa, richiesta dalla madre. Secondo il giudice la citazione entrerebbe in conflitto con la celerità del rito abbreviato. La donna attualmente si trova agli arresti domiciliari e ha chiesto ieri al gup la revoca della misura: il giudice si è riservato di decidere. City

09 marzo 2010

 
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