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COME SI DIVENTA SENZA TETTO
MariaRosaDeHellagenDate: Martedì, 04/05/2010, 17:26 | Message # 1
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MariaRosaDeHellagenDate: Martedì, 04/05/2010, 18:03 | Message # 2
Group: Amministratori
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http://operatoredimerda.splinder.com/post/22305421/mal-comune-zero-gaudio (blog DIARIO DI UN OPERATORE DI MERDA)

giovedì, 25 febbraio 2010

Mal Comune Zero Gaudio

Tolleranza, Progressismo, Recupero, sì, yeah, ok.

Peccato che siano solo palloni pieni di scoregge dentro ad una facciata politica ancora più vuota ed ipocrita.

Per una multa da duemila euro il comune, con la benedizione di dio, dello stato e l’aiuto di banche, istituti di recupero, normative e affari vari, ti può rubare la casa e sbatterti in strada, rovinare indelebilmente la tua vita, la tua famiglia, la tua salute, i tuoi affetti, peggiorare estremamente la qualità della tua esistenza in generale, pulendosi allegramente il culo con ciò che la costituzione afferma e sancisce sull'inviolabilità della casa come bene primario ed intoccabile. Non è una leggenda urbana visto che lo fanno sul serio, questo perchè La Legge è uguale per tutti. Amen.

Però non ti devi preoccupare, poi ti dà il pasto caldo e un bel dormitorio. E naturalmente anche un’assistente sociale con cui parlare e farsi un bel giro e un bel posto come questo dove venire a guardare la televisione o a farsi sbranare dai tossici.

Se non sei tossico non c’è problema visto che tanto puoi benissimo incominciare a farti stando qui, tanto dopo c’è il meta.

L’importante è che quaggiù di fame o di freddo sia vietato morire.

Magari tra cinque anni ti danno pure un gruppo appartamento comunale assieme ad altri cinque rovinati. Se poi sarai veramente un bravo cagnolino, pronto ad andare a fare salti e capriole scodinzolando davanti ad un assistente sociale, è probabile che dopo cinque anni ti diano 30 mq di cartongesso tutti per te.

Non male come cambio quando prima avevi una casa. Perdipiù di mattoni.

Da sbellicarsi.

Io personalmente non ho un’idea politica. E’ la stessa rancida lingua che blatera in maniera totalmente random innestata su facce, stemmi e bandiere solo apparentemente diversi.

Solo che sento che potrei sventrarli tutti con un righello e andare successivamente a dormire sereno come un bambino. Sarebbe solo una cosa doverosa.

Che mi ricordi da che sono qui dentro non ho mai consigliato a nessuno di smettere di bere, tantomeno di farsi. Anzi, li ho sempre incoraggiati.

Le uniche persone per le quali io abbia cercato di fare realmente qualcosa di inerente al mio lavoro di operatore sociale sono stati, in tempi diversi, tre tipi ritrovatisi in strada proprio grazie ad espropriazioni comunali dovute a multe e sanzioni varie di questo tipo. Erano talmente straniti dall’inflessibile violenza con cui il comune li aveva irreversibilmente privati di tutto da essere diventati semi-catatonici.

Li ho in parte recuperati sostenendo di quanto in casi come questo l’unica via da perseguire sia la vendetta. Almeno per godere di una certa soddisfazione. Loro venivano a cercare conforto ed io glielo davo, cercando in tutte le maniere di fargli capire di come gli esseri umani, dai più potenti ai più deboli, siano inevitabilmente e sfortunatamente accomunati dal fatto di poter essere colpiti e di sanguinare, indicando l’ironia perversa insita in quelle possibilità che questo stesso meccanismo, buttandoti in questa nuova condizione, ti offre. Tipo che non hai più un cazzo da perdere. Ho dovuto lavorare molto su di loro, fomentandoli, consigliandogli metodi quali ad esempio il rapimento tipo di qualche direttore della società di recupero crediti responsabile della loro attuale situazione, includendo la possibilità di torture, ricatti, ritorsioni sui familiari, fino alla presa in esame dell’omicidio vero e proprio come forma di giustizia sociale. Ho teorizzato molto anche sull’importanza di accattivarsi l’opinione pubblica mediante rivendicazioni pubbliche semplici e concise in grado di andare a colpire direttamente al cuore del cittadino medio, prendendo come esempio opposto le rivendicazioni incomprensibili ai più di Lioce & co.

Oggi come oggi è da un pezzo che non si fanno più vedere; li ho indirizzati in periferia, verso una specie di ostello anarchico occupato dove stanno due che conosco, sapendo che lì forse avrebbero trovato gente in grado di accoglierli e farli progredire anche sul versante tecnico ed esecutivo. Meglio, perché alla fine mi ero anche un po’ rotto le palle di fare la parte della spalla su cui piangere passando tutto il tempo dei nostri informali colloqui ad asciugare le loro lacrime dalla mia camicia e dai miei pensieri.

E’ passato un po’ di tempo ma ultimamente i giornali locali non fanno altro che parlare di auto della pubblica amministrazione bruciate, scritte ingiuriose sotto l’abitazione di qualche bastardo, minacce telefoniche, plichi contenenti pallottole, veri o falsi pacchi bomba, rivendicazioni, il tutto pervenuto in vari uffici comunali, ufficio ed abitazione del sindaco compresi.

In confidenza, vi dico che mi sentirei vivamente onorato se sapessi di aver contribuito, anche se solo ideologicamente, all’assassinio del nostro sindaco o di un qualsiasi altro pezzo di merda simile.

Capirete quindi, con gente così a giro, di come il Comune e quindi più in generale la sua macro estensione, aka lo stato, abbia tutto il sacrosanto diritto di difendersi agli occhi del pubblico dall’attacco di fascisti terroristi nemici di valori elementari quali democrazia, tolleranza, equità sociale e progressismo.

Già. Natali, Di Biasio e Collu, proprio loro i terroristi e i nemici della democrazia.

Se per brevità vogliamo chiamare nemico della democrazia uno che si vendica contro chi gli ha rubato casa, famiglia e vita, e magari per delle multe dovute ad un parcheggio non pagato o ad eccesso di velocità, allora ok, possiamo anche chiamarlo così.

Collu soprattutto, che in un anno ha modificato l’abitudine di passare il natale con la famiglia a quella dell’anno successivo di passarla al dormitorio comunale con un’istanza di divorzio in mano e tre mostri gonfi di vino come unici compagni di viaggio, ubriachi e urlanti.

Di quale e a quale pubblico il Comune parli o si rivolga quindi rimane tuttora un mistero visto che sono tutti quanti incazzati fradici; dai più abbienti, che invocano sicurezza contro i poveri, ai poveri, i quali invocano sicurezza contro i più abbienti.

 
dibattitopubblDate: Domenica, 19/06/2011, 04:43 | Message # 3
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http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/2011/17-giugno-2011/coppia-vive-auto-15-giorni-donna-incinta-perde-bambino-190887501120.shtml


Grosseto

Coppia vive in auto per 15 giorni

Donna incinta perde il bambino

La giovane viveva col marito da oltre due settimane in un’auto dopo essere stata sfrattata da una casa vacanze di fianco al seminario vescovile grossetano


Una pizzeria aveva finalmente riaperto l’orizzonte di Mohamed, egiziano di 31 anni, tredici dei quali da italiano. Gli aveva dato fiducia, gli aveva offerto un lavoro e lui, con questa certezza, si era messo a bussare di nuovo a tutte le porte: «Bastava aspettare e avrei avuto i soldi per pagare l’affitto di una casa - dice - Invece nessuno ci ha aiutato, ho anche dovuto lasciare il lavoro per stare dietro a mia moglie». Così l’unica casa di Mohamed e della moglie è rimasta la loro Twingo. Là dentro, sopra i sedili ribaltabili della Renault, Donya, la giovane moglie di Mohamed, ha passato gli ultimi 16 giorni della sua gravidanza arrivata all’ottavo mese.

Là dentro la coppia si è accorta che qualcosa non andava: la donna ha lamentato un forte dolore all’addome, i sedili si sono bagnati di sangue, a nulla sono servite la corsa in ospedale e il taglio cesareo. Mohamed racconta che per due settimane ha cercato in tutti i modi un posto decoroso. «Mi basta una sistemazione finchè non nasce mio figlio - ripeteva - nel frattempo io avrò riscosso il primo stipendio e cercheremo una casa». La strada di Mohamed e di Donya si è fatta in salita all’improvviso. A fine 2010 la donna resta incinta per la terza volta (le altre due gravidanze erano finite male), ma il marito perde il lavoro. È impossibile pagare l’affitto e così eccoli in auto ad affrontare l’inverno.

Il Comune però trova loro una soluzione: prima li sistema, insieme ad altre famiglie, in un residence di Marina di Grosseto, poi fino a fine maggio in una casa vacanze di proprietà della Curia, di fianco al seminario vescovile grossetano. Scade la convenzione e il gestore chiama i vigili urbani. Donya è al settimo mese di gravidanza, ma questo non cambia le cose: Mohamed bussa a tutte le porte che può e nessuno lo ascolta, lui dà retta a un amico e occupa abusivamente un appartamento. Ma dopo alcuni giorni la moglie ha bisogno di essere visitata in ospedale e al ritorno la porta di casa è sbarrata.

Per 16 giorni i due abitano nella loro auto e per giunta lunedì la donna viene visitata all’ospedale per via di alcuni dolori: «Dopo un’ecografia le sono state prescritte alcune medicine ed è stata dimessa» aggiunge Mohamed. Poi la situazione è precipitata. «Denuncio tutti, sindaco, assistenti sociali e medici - dice lui - perchè voglio giustizia». «Se una donna di 23 anni è costretta a vivere in un’auto ed in queste condizioni perde il figlio all’ottavo mese di gravidanza, è evidente che è venuto meno ogni diritto ed ogni garanzia minima di dignità umana» dichiara l’assessore regionale e segretario nazionale del Psi Riccardo Nencini. «Diceva Sant’Agostino che nella carità il povero è ricco e senza la carità il ricco è povero: sarà la magistratura ad accertare eventuali responsabilità, ma in questa triste vicenda è soprattutto la carità ad essere scomparsa».

«La signora era già stata presa in carico dalle strutture territoriali e ospedaliere ed era già stata assistita anche in ospedale». Così l’Azienda sanitaria 9 di Grosseto dopo la morte del feto di otto mesi che una giovane di origini egiziana, Donya Elsayeo Elemar, portava in grembo. Anche il Coeso, il consorzio che gestisce i servizi sociali del Comune di Grosseto, dice di aver seguito la famiglia anche più di quanto era in suo dovere e che, proprio per questo, la famiglia «era a conoscenza della straordinarietà di alcuni interventi». «Dal 17 dicembre 2010 all’8 maggio - dice il Coeso - la famiglia ha ottenuto un contributo di 2.450 euro per coprire le spese di soggiorno in un residence a Marina di Grosseto e poi altri 500 per la permanenza in una camera di Casa Betania, a Grosseto. Ma questi fondi erano di natura straordinaria e la famiglia ne era a conoscenza».

17 giugno 2011
 
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