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Forum » PEDOFILIA E CALUNNIE DI PEDOFILIA - MALAGIUSTIZIA ASSOLUTA IN TUTTE LE SEDI » ANALISI DELLA PROBLEMATICA DELLA PEDOFILIA IN ITALIA » ARTICOLI, PUBBLICAZIONI
ARTICOLI, PUBBLICAZIONI
MariaRosaDeHellagenDate: Lunedì, 29/03/2010, 07:51 | Message # 1
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MariaRosaDeHellagenDate: Lunedì, 29/03/2010, 07:52 | Message # 2
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Pedofilia: il cardinal Bertone come Ghidini. Dovrebbe dimettersi.

http://www.antonioborghesi.it/index.php?option=com_content&task=view&id=250&Itemid=1

Come è noto le gerarchie ecclesiastiche stanno fronteggiando in queste settimane una serie di situazioni legate a comportamenti pedofili da parte di parroci, preti, monsignori. In particolare si parla delle coperture date dai vertici della Chiesa agli autori di simili vergognosi reati pur in presenza di prove schiaccianti.
Perfino il Papa è apertamente accusato di non aver agito con prontezza nei confronti di preti pedofili, non distogliendoli immediatamente da incarichi che li portavano ad avvicinare con facilità i bambini e di non aver provveduto neppure alle sanzioni previste dai codici ecclesiastici. Emergono ora particolari inquietanti, sul caso del reverendo Lawrence Murphy che durante la sua “missione”(sic!) alla diocesi cattolica di Milwaukee, nel Wisconsin, ha abusato sessualmente per oltre 30 anni di centinaia di bambini, molti dei quali portatori di handicap. Siamo in presenza di documenti inoppugnabili su quanto avvenuto. Secondo il New York Times nonostante le denunce, sia pur tardive, di un arcivescovo americano il futuro papa (allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede) ed il futuro Segretario di Stato Tarcisio Bertone (allora suo vice) non fecero nulla per fermare l’orribile reato in corso. O meglio Bertone dopo 8 mesi dalle lettere informative fece istruire un processo canonico segreto, che avrebbe potuto portare alla destituzione di Murphy, facendolo tuttavia bloccare l’anno successivo adducendo motivi quali il pentimento del sacerdote e la sua cattiva salute. Ebbene dai documenti ora pubblicati emerge che il 30 maggio 1998 si tenne in Vaticano un incontro tra i tre vescovi della arcidiocesi di Milwaukee e la Congregazione per la Dottrina della Fede, con la presenza del cardinal Bertone. I vescovi spingono per una decisione drastica da parte del Vaticano spiegando che Murphy non aveva “alcun segno di rimorso” e non sembrava “rendersi conto della gravità dei suoi misfatti”. Un comportamento da “ tipico pedofilo”, come lo aveva definito un collegio di tre psichiatri che lo avevano visitato per conto dell’arcidiocesi. Aggiunsero che “la comunità dei non udenti mantiene grande indignazione e rifiuta ogni soluzione pastorale” e che pertanto “lo scandalo non può essere riparato senza un processo giudiziario”. In quella occasione Bertone ricorse a cavilli giuridici (per questo lo paragono a Ghidini nella sua difesa di Berlusconi) sostenendo tra l’altro “la difficoltà che hanno i sordomuti a fornire prove e testimonianze senza aggravare i fatti, tenuto conto dei limiti inerenti alla loro menomazione e alla distanza dei fatti nel tempo”. Come dire che coloro che erano stati abusati, essendo stati troppo abusati, erano poco credibili. Un comportamento ai mio giudizio inaccettabile da parte di un “servitore di Cristo” di fronte alle inaudite violenze commesse a danno di bambini disabili e indifesi.
Il comportamento della Chiesa sembra per altro essere la norma in casi come questo. Uno scandalo simile a quello americano venne denunciato dal giornalista Paolo Tessadri sull’Espresso e relativo al l’Istituto Provolo di Verona. La Curia di Verona ha dapprima negato, poi minimizzato nel tentativo di soffocare il caso più grande denunciato in Italia di abusi sessuali da parte di religiosi cattolici. Un anno fa 'L'espresso' descrisse gli anni delle sevizie, perfino sotto l'altare e in confessionale. Quei bambini sordomuti hanno ora tra i 50 e i 70 anni, il più giovane ne ha 42. Ma nessuno ha mai dimenticato: i rapporti sodomitici "avvenivano nel dormitorio, nelle stanze dei preti e nei bagni". La denuncia fu sottoscritta da 67 ex allievi, ma gli abusati furono molti di più. Gli ex allievi compilarono anche la lista dei presunti pedofili: 25, di cui 13 ancora in vita e sette ancora alloggiati presso l'istituto. Di fronte alla denuncia il vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti, aveva sostenuto che il denunciante lo faceva per ritorsione per non essere stato eletto Presidente dell’Associazione sordomuti. Ed inoltre si era trincerato dietro il cavillo giuridico con l’affermazione che "Il Provolo è una congregazione religiosa. In quanto tale è di diritto pontificio e perciò sotto la giurisdizione del Dicastero dei religiosi. La diocesi di Verona, sul cui territorio è sorta la Congregazione, apprezza l'opera di carattere sociale da essa svolta in favore dei sordomuti". Nell’inchiesta avviata dal vescovo sarebbero stati sentiti solo i sacerdoti accusati e non le loro vittime. Ora, anche sulla spinta della recente puntata di “Mi manda RaiTre”, giunge notizia che la Congregazione Vaticana per la dottrina della Fede ha aperto un'inchiesta contro i presunti preti pedofili dell'istituto Provolo di Verona. Speriamo davvero che sia fatta giustizia!

 
Vittima_SSDate: Giovedì, 08/04/2010, 21:24 | Message # 3
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visione della chiesa catolica e della pedofilia nel mondo

 
dibattitopubblDate: Lunedì, 12/04/2010, 22:05 | Message # 4
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NOI VITTIME DEI PRETI PEDOFILI

di Paolo Tessadri

Decine di bambini e ragazzi sordi violentati e molestati in un istituto di Verona fino al 1984. E dopo decenni di tormenti, gli ex allievi trovano la forza di denunciare gli orrori. Ma molti dei sacerdoti sono ancora lì Per oltre un secolo è stato un simbolo della carità della Chiesa: una scuola specializzata per garantire un futuro migliore ai bambini sordi e muti, sostenendoli negli studi e nell'inserimento al lavoro. L'Istituto Antonio Provolo di Verona ospitava i piccoli delle famiglie povere, figli di un Nord-est contadino dove il boom economico doveva ancora arrivare. Fino alla metà degli anni Ottanta è stato un modello internazionale, ma nel tetro edificio di Chievo, una costruzione a metà strada tra il seminario e il carcere, sarebbero avvenuti episodi terribili.

Solo oggi, rincuorati dalle parole di condanna pronunciate da papa Ratzinger contro i sacerdoti pedofili, decine di ex ospiti hanno trovato la forza per venire allo scoperto e denunciare la loro drammatica esperienza: “Preti e fratelli religiosi hanno abusato sessualmente di noi”. Un'accusa sottoscritta da oltre 60 persone, bambini e bambine che hanno vissuto nell'Istituto, e che ora scrivono: “Abbiamo superato la nostra paura e la nostra reticenza”.

Gli abusi di cui parlano sarebbero proseguiti per almeno trent'anni, fino al 1984. Sono pronti a elencare una lunga lista di vittime e testimoni, ma non possono più rivolgersi alla magistratura: tutti i reati sono ormai prescritti, cancellati dal tempo. I sordomuti che dichiarano di portarsi dentro questo dramma sostengono però di non essere interessati né alle condanne penali né ai risarcimenti economici. Loro, scrivono, vogliono evitare che altri corrano il rischio di subire le stesse violenze: una decina dei religiosi che accusano oggi sono anziani, ma restano ancora in servizio nell'Istituto, nelle sedi di Verona e di Chievo. Per questo, dopo essersi rivolti al vescovo di Verona e ai vertici del Provolo, 15 ex allievi hanno inviato a 'L'espresso' le testimonianze - scritte e filmate - della loro esperienza.

Documenti sconvolgenti, che potrebbero aprire uno squarcio su uno dei più gravi casi di pedofilia in Italia: gli episodi riguardano 25 religiosi, le vittime potrebbero essere almeno un centinaio.


La denuncia

Gli ex allievi, nonostante le difficoltà nell'udito e nella parola, sono riusciti a costruirsi un percorso di vita, portandosi dentro le tracce dell'orrore. Dopo l'esplosione dello scandalo statunitense che ha costretto la Chiesa a prendere atto del problema pedofilia, e la dura presa di posizione di papa Benedetto XVI anche loro hanno deciso di non nascondere più nulla. Si sono ritrovati nell'Associazione sordi Antonio Provolo e poi si sono rivolti alla curia e ai vertici dell'Istituto. Una delle ultime lettere l'hanno indirizzata a monsignor Giampietro Mazzoni, il vicario giudiziale, ossia il magistrato del Tribunale ecclesiastico della diocesi di Verona. È il 20 novembre 2008: "I sordi hanno deciso di far presente a Sua Eminenza il Vescovo quanto era loro accaduto. Nella stanza adibita a confessionale della chiesa di Santa Maria del Pianto dell'Istituto Provolo, alcuni preti approfittavano per farsi masturbare e palpare a loro volta da bambine e ragazze sorde (la porta era in quei momenti sempre chiusa a chiave).

I rapporti sodomitici avvenivano nel dormitorio, nelle camere dei preti e nei bagni sia all'Istituto Provolo di Verona che al Chievo e, durante il periodo delle colonie, a Villa Cervi di San Zeno di Montagna". E ancora: "Come non bastasse, i bambini e ragazzi sordi venivano sottoposti a vessazioni, botte e bastonature. I sordi possono fare i nomi dei preti e dei fratelli laici coinvolti e dare testimonianza". Seguono le firme: nome e cognome di 67 ex allievi.

Le storie

I protagonisti della denuncia citano un elenco di casi addirittura molto più lungo, che parte dagli anni Cinquanta. Descrivono mezzo secolo di sevizie, perfino sotto l'altare, in confessionale, dentro ai luoghi più sacri.

Quei bambini oggi hanno in media tra i 50 e i 70 anni: il più giovane compirà 41 anni fra pochi giorni. Qualcuno dice di essere stato seviziato fino quasi alla maggiore età. Gli abusi, raccontano, avvenivano anche in gruppo, sotto la doccia. Scene raccapriccianti, impresse nella loro memoria. Ricorda Giuseppe, che come tutti gli altri ha fornito a 'L'espresso' generalità complete: "Tre ragazzini e tre preti si masturbavano a vicenda sotto la doccia". Ma la storia più angosciante è quella di Bruno, oggi sessantenne, che alla fine degli anni Cinquanta spiccava sugli altri bambini per i lineamenti angelici: era il 'bello' della sua classe. E solo ora tira fuori l'incubo che lo ha tormentato per tutta la vita: "Sono diventato sordo a otto anni, a nove frequentavo il Provolo che ho lasciato a 15 anni. Tre mesi dopo la mia entrata in istituto e fino al quindicesimo anno sono stato oggetto di attenzioni sessuali, sono stato sodomizzato e costretto a rapporti di ogni tipo dai seguenti preti e fratelli.". Ha elencato 16 nomi. Nella lista anche un alto prelato, molto famoso a Verona: due sacerdoti del Provolo avrebbero accompagnato Bruno nel palazzo dell'ecclesiastico.

“Era il 1959, avevo 11 anni. Mi ha sodomizzato e preteso altri giochi sessuali. È stata un'esperienza terribile che mi ha procurato da adulto gravi problemi psicologici”.

Il dramma

Un altro ex allievo, Guido, dichiara di essere stato molestato da un prete: "Avveniva nella sua stanza all'ultimo piano. E mi costringeva a fare queste cose anche a Villa Cervi durante le colonie estive e al campeggio sul lago di Garda". Carlo è rimasto all'istituto dai 7 ai 18 anni, e chiama in causa un altro sacerdote: “Mi costringeva spesso con punizioni (in ginocchio per ore in un angolo) e percosse (violenti schiaffi e bastonature) ad avere rapporti con lui”. Altre volte si sarebbe trattato di bacchettate sulle mani, mentre di notte "nello stanzone dove dormivo con altri sordi spesso mi svegliava per portarmi nei bagni dove mi sodomizzava o si faceva masturbare. Non ho mai dimenticato".

Sono racconti simili. Tragedie vissute da bambini di famiglie povere, colpiti dalla sordità e poi finiti tra le mura dell'istituto; drammi tenuti dentro per decenni. Ricostruisce Ermanno: "La violenza è avvenuta nei bagni e nelle stanze dell'Istituto Provolo e anche nella chiesa adiacente". "Se rifiutavo minacciava di darmi un brutto voto in condotta, questi fatti mi tornano sempre in mente", scrive un altro. Giuseppe qualche volta a Verona incontra il suo violentatore, "ancora oggi quando lo vedo provo molto disagio. Non sono mai riuscito a dimenticare". Stando alle denunce, le vittime erano soprattutto ragazzini. Ma ci sono anche episodi testimoniati da bambine. Lina ora ha cinquant'anni, è rimasta "all'istituto per sordomuti dai sei ai 17 anni. A tredici anni nella chiesa, durante la confessione faccia a faccia (senza grata), il sacerdote mi ha toccata il seno più volte. Ricordo bene il suo nome. Io mi sono spaventata moltissimo e da allora non mi sono più confessata". Giovanna scrive che un altro prete "ha tirato fuori il membro e voleva che lo toccassi". E per molte ragazzine i fatti avvenivano nella chiesa dell'istituto, sotto l'altare. A qualcuna, però, è andata molto peggio.


Gli esposti

Oggi l'Istituto Antonio Provolo ha cambiato completamente struttura e missione. Le iniziative per il sostegno ai sordomuti sono state ridimensionate e vengono finanziate anche dalla Regione Veneto. Adesso l'attività principale è il Centro educativo e di formazione professionale, gestito interamente da laici, che offre corsi d'avanguardia per giovani ed è specializzato nella riqualificazione di disoccupati. Al vertice di tutto ci sono sempre i religiosi della Congregazione della Compagnia di Maria per l'educazione dei sordomuti, che dipendono direttamente dalla Santa Sede. Alla Congregazione si sono rivolti gli ex allievi chiedendo l'allontanamento dei sacerdoti chiamati in causa. Secondo la loro associazione, “c'è già stata più di un'ammissione di colpa”. La più importante risale al 2006, quando don Danilo Corradi, superiore generale dell'Istituto Provolo, avrebbe incontrato più di 50 ex allievi. Secondo l'Associazione, il superiore a nome dell'Istituto avrebbe chiesto 12 volte scusa per gli abusi commessi dagli altri religiosi. I testimoni ricostruiscono una riunione dai toni drammatici: don Corradi che stringe il capo fra le mani, suda, chiede perdono, s'inginocchia. Ma i sordomuti avrebbero preteso l'allontanamento dei sacerdoti coinvolti, senza ottenerlo. A 'L'espresso' don Danilo Corradi fornisce una versione diversa: "Ho sentito qualcosa, ma io sono arrivato nel 2003 e di quello che è successo prima non so. Non rispondo alle accuse, non so chi le faccia: risponderemo dopo aver letto l'articolo".


La Curia

Da quasi due anni gli ex allievi si sono appellati anche alla Curia di Verona, informandola nel corso di più incontri. Il presidente della Associazione sordi Antonio Provolo, Giorgio Dalla Bernardina, ne elenca tre: a uno hanno preso parte 52 persone. E scrive al vescovo: "Nonostante i nostri incontri in Curia durante i quali abbiamo fatto presente anche e soprattutto gli atti di pedofilia e gli abusi sessuali subiti dai sordomuti durante la permanenza all'istituto, a oggi non ci è stata data alcuna risposta". L'ultima lettera è dell'8 dicembre 2008. Pochi mesi prima, a settembre, avevano fatto l'ennesimo tentativo, inviando una raccomandata al vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti. Senza risposta, "nonostante le sue rassicurazioni e promesse di intervento". Questa missiva è stata firmata da tre associazioni di sordi: Associazione Sordi Antonio Provolo, Associazione non udenti Provolo, Associazione sordi Basso Veronese-Legnago.

Il vescovo, interpellato da 'L'espresso', replica con una nota scritta: "Il Provolo è una congregazione religiosa. In quanto tale è di diritto pontificio e perciò sotto la giurisdizione del Dicastero dei religiosi. La diocesi di Verona, sul cui territorio è sorta la Congregazione, apprezza l'opera di carattere sociale da essa svolta in favore dei sordomuti". Poi monsignor Giuseppe Zenti entra nel merito: "Per quanto attiene l'accusa di eventuale pedofilia, rivolta a preti e fratelli laici, che risalirebbe ad alcune decine di anni fa, la diocesi di Verona è del tutto all'oscuro. A me fecero cenno del problema alcuni di una Associazione legata al Provolo, ma come ricatto rispetto a due richieste di carattere economico, nell'eventualità che non fossero esaudite. Tuttavia a me non rivolsero alcuna accusa circostanziata riferita a persone concrete, ma unicamente accuse di carattere generico. Non ho altro da aggiungere se non l'impegno a seguire in tutto e per tutto le indicazioni contenute nel codice di diritto canonico e nelle successive prese di posizione della Santa Sede. Nella speranza che presto sia raggiunto l'obiettivo di conoscere la verità dei fatti".

L'Associazione sordi Antonio Provolo risponde al vescovo negando qualunque ricatto o interesse economico: "Gli abbiamo soltanto fatto presente i problemi, noi vogliamo che quei sacerdoti vengano allontanati perché quello che hanno fatto a noi non accada ad altri". 22.01.2009.

Paolo Tessadri

 
dibattitopubblDate: Lunedì, 12/04/2010, 22:10 | Message # 5
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Video-choc della BBC sui preti pedofili, che coinvolge Joseph Ratzinger, "Crimen Sollicitationis"

http://buzzintercultura.blogspot.com/2009/04/crimini-sessuali-e-vaticano.html


In originale in inglese direttamente dalla BBC...

** Sex crimes and the Vatican **

Panorama investigates a secret document which critics say has been used to silence child abuse victims. Crimen Sollicitationis was enforced for 20 years by Cardinal Ratzinger before he became Pope.

Irreversibile Finisecclesia
(*)

di Ennio Montesi

La fossa capiente dove seppellire il cadavere della Chiesa cattolica e i suoi dogmi “credini” e “iddioti”, termini illustrati da Piergiorgio Odifreddi nel libro “Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)”, è pronta. La potente macchina organizzativa del Vaticano ereditata dall’impero romano, nonostante i suoi numerosi uomini genuflessi dentro il parlamento italiano, nei mass media, nelle istituzioni, nella finanza, nei palazzi del potere, nonostante tutto ciò ha fallito per l’ennesima volta. Il Vaticano non è riuscito a censurare, né insabbiare, né oscurare, né bruciare il video-choc prodotto e diffuso dalla BBC, la più grande televisione del mondo. Di certo i giornalisti britannici, tranne rarissime eccezioni, nulla hanno da spartire coi loro colleghi giornalisti italiani ed editori. Il video documento della BBC è chiaro e agghiacciante e oraa è sottotitolato in italiano, forse sapendo di quanto l’Italia sia messa male per informazione mediatica soprattutto quando in ballo ci sono le schifezze della Chiesa. Il tutto è su internet grazie a Google il più grande tra i motori di ricerca. Se la BBC Network e Google, colossi planetari, hanno fatto ciò scavalcando le innumerevoli barriere di protezione e censure, dando questa sconvolgente notizia all’opinione pubblica nei cinque continenti, compresa la miserevole Italia, probabilmente un motivo ci sarà. Nel video documento Crimen Sollicitationis “Sex Crimes and Vatican” ovvero “Crimini sessuali e Vaticano” si portano alla luce i gravissimi quanto numerosi fatti di pedofilia e abusi sessuali su bambini e bambine perpetrati da decenni dai preti in tutto il mondo e tenuti nascosti per volere superiore. Secondo il video della BBC sembrerebbe che la Chiesa cattolica, in ossequio a un documento segreto, sapesse e imponesse il silenzio e il responsabile, secondo il video, fu Joseph Ratzinger. Il papa è nudo.

Crimen Sollicitationis, come spiega il documentario della BBC, impone il silenzio sui fatti di pedofilia del clero, pena la scomunica. L’agguerrito avvocato statunitense Daniel J. Shea di Houston, Texas denunciò cardinale Ratzinger davanti alla Corte distrettuale del Texas per la copertura data ai membri del clero responsabili di abusi sessuali soprattutto sui minori. Shea si occupò e si occupa ancora del caso giudiziario di Crimen Sollicitationis e sembrerebbe che stava per trascinare Ratzinger, quando era cardinale e Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, in tribunale con accuse pesanti. Sembrerebbe che a Ratzinger (cardinale) fu notificata l’ingiunzione del tribunale. Forse (o probabilmente) se Ratzinger non fosse divenuto papa qualche conseguenza ci sarebbe stata, chissà. Come papa e quindi come capo di Stato Vaticano è impossibile procedere legalmente contro di lui benchè i fatti e le responsabilità restino da chiarire e da capire. E’ significativo che molte diocesi americane hanno venduto i propri immobili per fronteggiare gli svariati milioni di dollari di risarcimenti da dare alle numerose famiglie vittime di bambini abusati sessualmente dello scandalo dei preti pedofili.

4.392 (quattromilatrecentonovantadue) sono i sacerdoti accusati di violenza sessuale sui bambini e bambine, nei soli Stati Uniti d’America. Ecco il database messo a disposizione dalle autorità statunitensi sui preti accusati di pedofilia, con foto, nomi, ordini sacerdotali, dislocazioni geografiche delle diocesi e note aggiuntive.

Ecco chi sono i 4.392 sacerdoti accusati di abusi:


Database of Public Accused Priest in the United States:

http://app.bishop-accountability.org/member/index.jsp

E in Italia? Quanti e chi sono i preti accusati di abusi sui minori? Perché in Italia non esiste un pubblico elenco a disposizione dei cittadini così da salvaguardare i propri figli, coi nomi dei sacerdoti accusati di pedofilia come questo degli Stati Uniti? Perché?

Viene da porsi anche un’altra domanda. Se Vaticano, papa, cardinali e vescovi sono a conoscenza dei reati di pedofilia dei loro preti e, a quanto dice la BBC, è lo stesso Vaticano a coprirli e a proteggerli, non dovrebbe la magistratura italiana indagare e aprire inchieste volte a fare luce? Non dovrebbe la magistratura aprire i soliti fascicoli? E’ una domanda che dobbiamo porci, anzi è da girare subito alle autorità italiane, è una domanda da porre immediatamente anche dentro il Parlamento italiano per avviare Interrogazioni parlamentari, Question time e quant’altro. Sennò che ci stanno a fare i parlamentari lì dentro? Cosa li paghiamo a fare? Sempre ammesso che si voglia fare chiarezza, ovvio. Non dimentichiamo che la Chiesa cattolica ha oltre 50 milioni di bambini all’interno delle sue congregazioni sparse per il mondo, ma nessuna politica di protezione dei bambini.

Sì, perché altrimenti che senso avrebbe strapparsi i capelli e indignarsi al primo sentore di pedofilo “laico” dietro l’angolo, certamente da deplorare e condannare, quando dall’altro lato esisterebbe da decenni, da quanto fa emergere la BBC nel documento, una organizzazione tentacolare di preti sparsi in tutto il mondo che abuserebbero sessualmente di bambini e bambine nelle parrocchie, nelle diocesi o dove resta loro più congeniale, in una raccapricciante consuetudine. Una presunta organizzazione di preti pedofili che si sarebbe data anche delle regole di comportamento per salvaguardarsi e non essere smascherati, applicando tecniche di approccio collaudate e funzionanti di adescamento di bambini e bambine. In Italia speriamo che qualche autorità cominci ad indagare.

Tanto più grave diventa la situazione nel momento in cui un pedofilo per così dire “laico” si renda conto che potrebbe abusare tranquillamente dei bambini a patto che egli si faccia prete. Il “pedofilo laico” trasformatosi in “pedofilo prete” (facilissimo anche per via della penuria di vocazioni) potrebbe infatti usufruire di questa specie di immunità verso il reato di pedofilia. Egli aquisirebbe una sorta di “licenza di libera pedofilia” muovendosi così su una corsia preferenziale forse al di fuori della legge e della legalità a prescindere dello Stato che lo ospita. Inoltre, spingendosi oltre con le ipotesi, avrebbe a propria disposizione e sotto mano così tanti bambini e bambine da garantirsi sempre “carne fresca” a scelta. Se il pedofilo laico percepisce questa possibilità teorica, beh… solo a pensarci si prova un forte senso di malessere, di nausea e di paura già abbastanza accentuati dopo l’apprendimento della notizia di Crimen Sollicitationis. Si percepisce come uno strano senso delle cose, come se i bambini abusati dai preti pedofili siano fatti trascurabili, rispetto ai bambini abusati dai pedofili laici, pur trattandosi dello stesso orripilante crimine.

L’agonia della Chiesa cattolica è in stato avanzato e il processo di decomposizione appare irreversibile all’occhio del più sprovveduto osservatore. L’inizio della fine, ricordiamolo, è il 9 luglio 2006 giorno in cui il premier spagnolo Josè Luis Zapatero disertò bruscamente e infastidito la messa solenne di Ratzinger durante la sua visita-flop a Valencia. Un chiaro messaggio politico in cui Zapatero non riconobbe la Chiesa né il cattolicesimo, né papa Ratzinger. Qualcosa di molto simile del famoso episodio dello “Schiaffo di Anagni” portato a casa da papa Bonifacio VIII nel 1303. In quel memorabile 9 luglio 2006 ebbe inizio la “finisecclesia” termine che non è un genitivo, ma un neologismo, senza la ‘e’ finale e un giorno spiegherò il perché.

Non c’è soltanto il video-choc della pedofilia dei preti cattolici che gira attorno a Ratzinger e alla Chiesa. C’è molto di più e altrettanto di grosso che sta scavando inesorabile a colpi di badile la fossa sempre più profonda e capiente che accoglierà il cadavere della Chiesa.

C’è lo studioso Luigi Cascioli il quale dopo aver dimostrato in maniera determinante nel libro documento denuncia “La Favola di Cristo - Inconfutabile dimostrazione della non esistenza di Gesù” che i fatti presentati come veri dalle sacre scritture sono in realtà dei falsi, primi fra questi quelli inerenti la figura di Gesù, detto il Cristo, che è stata costruita sulla persona di certo Giovanni di Gamala, figlio di Giuda il Galileo della Casta degli Asmonei, sedicente discendente della stirpe di Davide, conclude i suoi studi con una denuncia penale contro la Chiesa cattolica, nella persona di Don Enrico Righi, parroco-rettore della ex Diocesi di Bagnoregio di Viterbo, per abuso della credulità popolare (Art. 661 C.P.) e sostituzione di persona (Art. 494 C.P.) Il ricorso di Luigi Cascioli , promotore della denuncia contro la Chiesa cattolica, nella persona di un suo ministro, è stato accettato dalla Commissione esaminatrice del Tribunale dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, protocollato sotto: CASE N° 14910/06 Cascioli v ITALY. Oggetto: Cristo non è mai esistito. A breve si aprirà il processo.

Gli studi e dimostrazioni di Cascioli, essendo ineccepibili, stanno ricevendo un crescendo di plausi da un vasto pubblico e stanno inondando di sconcerto lo zoccolo duro dei credenti. E’ ormai un dato di fatto appurato che il personaggio Cristo fu inventato dalla Chiesa, come Pinocchio fu inventato da Collodi. Notizia questa che fa tremare le fondamenta della Chiesa più di ogni altra poiché qualora il tribunale stabilisse e sentenziasse - grazie alle prove prodotte da Cascioli - che Cristo come uomo non è mai esistito, non sarà più possibile praticare nelle chiese il sacramento dell’Eucarestia. Sparirà di conseguenza il dogma della transustanziazione cioè il vino e il pane che nel momento della consacrazione si trasformerebbero, a dire della Chiesa, in “sangue e corpo di Cristo”, cioè nel sangue e nel corpo di un personaggio mai esistito, giusto per sottolineare alcuni tra i dogmi di cui la Chiesa non potrà mai più avvalersi, né propagandare a chicchessia.

Da alcune indiscrezioni portate dal vento di oltre Tevere, sembrerebbe che Ratzinger sia stato sollecitato o costretto a scrivere il libro “Gesù di Nazaret” per tentare di dare delle risposte ai tanti quesiti e dubbi incolmabili sollevati proprio da Luigi Cascioli ai tanti cattolici che vogliono vederci chiaro. Dubbi e domande che si stanno riversando sempre più copiosamente dentro le chiese, domande rivolte da parrocchiani attoniti ai parroci di provincia che non sanno cosa rispondere. Il libro di Ratzinger di risposte non è riuscito a darne, anzi ha fatto altri danni sollevando ulteriori quesiti e altri dubbi. La Chiesa dimostra ancora una volta di come si arrampichi sugli specchi per cercare di dare risposte (impossibili) a domande concrete, seppure sappia bene che non potrà mai dare risposte né prove del fatto che Cristo sia esistito storicamente essendo stata proprio la Chiesa ad inventarlo.

C’è poi l’importante e dettagliata lettera critica aperta di Giancarlo Tranfo , studioso delle origini del cristianesimo, indirizzata a Ratzinger a seguito del suo nebuloso libro “Gesù di Nazaret”. Nel documento, Tranfo richiede risposte chiare e di notevole rilevanza cristologica allo stesso Ratzinger.

C’è poi il magistrato Luigi Tosti che chiede, in base alla Costituzione Italiana e alla Convenzione per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo, di poter affiggere nei tribunali la menorà ebraica accanto al crocifisso, oppure la rimozione del crocifisso da tutti i tribunali. Il simbolo del crocifisso privilegia infatti i cattolici senza rispettare le altre confessioni religiose e i cittadini atei e agnostici. Quindi si discrimina i cittadini trasformandoli in sudditi. Nessuno, meno che mai uno Stato che si definisce laico, può permettersi di imporre ai propri cittadini il “feticcio chiodato” né nei tribunali, né nelle scuole pubbliche, né negli ospedali pubblici, né nelle strade pubbliche né in nessuno edificio pubblico. Se la Costituzione Italiana fosse davvero rispettata, la battaglia del giudice Tosti dovrebbe non essere mai iniziata. In un paese normale, la cosa si poteva risolvere in pochi minuti con una firma del Guardasigilli. L’Italia, Stato teocratico di inaudito fondamentalismo cattolico, è una colonia alla mercè del Vaticano. Ecco perché Tosti farà ricorso alla Corte europea per ristabilire il diritto di tutti i cittadini, diritto già sancito sulla Carta costituzionale, di non discriminazione.

C’è poi lo studioso professore Sergio Martella , psicoterapeuta e scrittore, il quale ha rilevato i danni sociali e sulla personalità dei bambini e degli adulti causati dall'insegnamento della dottrina cristiano-cattolica; dottrina che egli sintetizza in questo concetto sadico e terrificante: “Si può uccidere un figlio per amore? I cristiani credono di sì. Chi manda un figlio in croce è un dio, un genitore o un assassino?” Si chiederà una verifica di quanto questo insegnamento è contrario alla Carta dei Diritti dell'Uomo e alla tutela dei minori che verrà sottoposta all’Ordine Mondiale della Sanità, alla Corte Europea, alle Nazioni Unite, al Parlamento Europeo e ai Governi d’Europa.

C’è poi il professore Alfredo Alì che ha sporto denuncia contro la Cei, Conferenza Episcopale Italiana, per il contenuto della “Bibbia” che oltre ad essere piena strabordante di falsi, è anche e soprattutto “incostituzionale”. Il contenuto della Bibbia è contro la Costituzione italiana, contro le altre Costituzioni di molte nazioni e contro la Carta per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo. La Bibbia dovrebbe essere trattata come il libro “Mein kampf” di Adolf Hitler, per fare un esempio, il quale può essere liberamente venduto nelle librerie, ma non può entrare come testo scolastico nei piani di studio nazionali o personalizzati.

C’è poi il Concordato tra Stato e Chiesa che dovrà essere cancellato essendo esso una vera e propria arrogante imposizione anche ai cittadini di altre confessioni religiose e ai cittadini che non vogliono avere a che fare con la Chiesa cattolica e tanto meno finanziarla. Infatti il Concordato è assolutamente ingiustificato poichè privilegia solo la Chiesa cattolica a discapito delle altre confessioni e dei cittadini atei e agnostici.

C’è poi il grande flop significativo di Ratzinger nel viaggio in Brasile cammuffato e manipolato dai mass media italiani e riproposto in pompa magna, al pari di uno spot pubblicitario di un profumo, come fosse un successo strabiliante, come se gli italiani fossero un popolo di italioti. Solo pochi giornalisti italiani hanno capito che la censura da pezzenti ormai è inutile e ridicola. Bastano pochi click sulla rete per vedere come stanno le cose nei fatti veri senza bisogno di andare in edicola o accendere la tv impregnata di stupidaggini.

Ci sono poi i preti, vescovi e cardinali, con le loro arrugginite superstizioni medievali, sempre abituati a essere scappellati e riveriti. I volponi in sottana non hanno ancora capito che quando i loro scappellatori si renderanno conto di stare dietro a un cadavere incancrenito pieno di bubboni putrescenti, saranno abbandonati a se stessi in brevissimo tempo. Anzi, saranno proprio quegli instancabili scappellatori che si affretteranno ad impugnare poi il badile per ricoprire anche loro con due metri di terra la salma della Chiesa e dei suoi filistei. Quando la Chiesa tirerà le cuoia nessun prete sarà presente al suo capezzale.

Ennio Montesi

(*) “Finisecclesia”, la cui data di inizio è il 9 luglio 2006 e.V. non è un genitivo ma un neologismo, si scrive senza la “e” finale, “finisecclesia” appunto.

Lo scrittore Ennio Montesi, autore di “L’uomo a metà” (Il Ventaglio Editore, 1986 esaurito), “Meloe” (Alfredo Guida Editore, 1995).
http://www.unilibro.it/find_buy/product.asp?sku=30268&idaff=jhxzajqrugcd

Autore di soggetti per il cinema e la televisione. “Racconti per non impazzire” sono stati scritti su richiesta di Federico Fellini. Egli ebbe uno scambio epistolare con lo scrittore statunitense Henry Roth. Roth il quale scrisse e dedicò a Montesi il racconto "Prose-writer’s Threnody". Il carteggio, valutato dalla migliore critica internazionale come rilevante evento letterario, è stato recensito e discusso su testate giornalistiche europee ed americane. American Jewish Historical Society, New York: http://www.cjh.org/nhprc/HenryRoth02.html


Per rilascio interviste, conferenze, commenti e altro tel. 3393188116

Fonte: http://nochiesa.blogspot.com

 
MariaRosaDeHellagenDate: Venerdì, 23/04/2010, 18:04 | Message # 6
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Noi vittime dei preti pedofili

di Paolo Tessadri

Decine di bambini e ragazzi sordi violentati e molestati in un istituto di Verona fino al 1984. E dopo decenni di tormenti, gli ex allievi trovano la forza di denunciare gli orrori. Ma molti dei sacerdoti sono ancora lì (22/01/2009)

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Noi-vittime-dei-preti-pedofili/2059082

Per oltre un secolo è stato un simbolo della carità della Chiesa: una scuola specializzata per garantire un futuro migliore ai bambini sordi e muti, sostenendoli negli studi e nell'inserimento al lavoro. L'Istituto Antonio Provolo di Verona ospitava i piccoli delle famiglie povere, figli di un Nord-est contadino dove il boom economico doveva ancora arrivare. Fino alla metà degli anni Ottanta è stato un modello internazionale, ma nel tetro edificio di Chievo, una costruzione a metà strada tra il seminario e il carcere, sarebbero avvenuti episodi terribili.

Solo oggi, rincuorati dalle parole di condanna pronunciate da papa Ratzinger contro i sacerdoti pedofili, decine di ex ospiti hanno trovato la forza per venire allo scoperto e denunciare la loro drammatica esperienza: "Preti e fratelli religiosi hanno abusato sessualmente di noi". Un'accusa sottoscritta da oltre 60 persone, bambini e bambine che hanno vissuto nell'Istituto, e che ora scrivono: "Abbiamo superato la nostra paura e la nostra reticenza".

Gli abusi di cui parlano sarebbero proseguiti per almeno trent'anni, fino al 1984. Sono pronti a elencare una lunga lista di vittime e testimoni, ma non possono più rivolgersi alla magistratura: tutti i reati sono ormai prescritti, cancellati dal tempo. I sordomuti che dichiarano di portarsi dentro questo dramma sostengono però di non essere interessati né alle condanne penali né ai risarcimenti economici. Loro, scrivono, vogliono evitare che altri corrano il rischio di subire le stesse violenze: una decina dei religiosi che accusano oggi sono anziani, ma restano ancora in servizio nell'Istituto, nelle sedi di Verona e di Chievo. Per questo, dopo essersi rivolti al vescovo di Verona e ai vertici del Provolo, 15 ex allievi hanno inviato a 'L'espresso' le testimonianze - scritte e filmate - della loro esperienza.
Documenti sconvolgenti, che potrebbero aprire uno squarcio su uno dei più gravi casi di pedofilia in Italia: gli episodi riguardano 25 religiosi, le vittime potrebbero essere almeno un centinaio.

La denuncia
Gli ex allievi, nonostante le difficoltà nell'udito e nella parola, sono riusciti a costruirsi un percorso di vita, portandosi dentro le tracce dell'orrore. Dopo l'esplosione dello scandalo statunitense che ha costretto la Chiesa a prendere atto del problema pedofilia, e la dura presa di posizione di papa Benedetto XVI anche loro hanno deciso di non nascondere più nulla. Si sono ritrovati nell'Associazione sordi Antonio Provolo e poi si sono rivolti alla curia e ai vertici dell'Istituto. Una delle ultime lettere l'hanno indirizzata a monsignor Giampietro Mazzoni, il vicario giudiziale, ossia il magistrato del Tribunale ecclesiastico della diocesi di Verona. È il 20 novembre 2008: "I sordi hanno deciso di far presente a Sua Eminenza il Vescovo quanto era loro accaduto. Nella stanza adibita a confessionale della chiesa di Santa Maria del Pianto dell'Istituto Provolo, alcuni preti approfittavano per farsi masturbare e palpare a loro volta da bambine e ragazze sorde (la porta era in quei momenti sempre chiusa a chiave).

I rapporti sodomitici avvenivano nel dormitorio, nelle camere dei preti e nei bagni sia all'Istituto Provolo di Verona che al Chievo e, durante il periodo delle colonie, a Villa Cervi di San Zeno di Montagna". E ancora: "Come non bastasse, i bambini e ragazzi sordi venivano sottoposti a vessazioni, botte e bastonature. I sordi possono fare i nomi dei preti e dei fratelli laici coinvolti e dare testimonianza". Seguono le firme: nome e cognome di 67 ex allievi.

Le storie
I protagonisti della denuncia citano un elenco di casi addirittura molto più lungo, che parte dagli anni Cinquanta. Descrivonomezzo secolo di sevizie, perfino sotto l'altare, in confessionale, dentro ai luoghi più sacri.
Quei bambini oggi hanno in media tra i 50 e i 70 anni: il più giovane compirà 41 anni fra pochi giorni. Qualcuno dice di essere stato seviziato fino quasi alla maggiore età. Gli abusi, raccontano, avvenivano anche in gruppo, sotto la doccia. Scene raccapriccianti, impresse nella loro memoria. Ricorda Giuseppe, che come tutti gli altri ha fornito a 'L'espresso' generalità complete: "Tre ragazzini e tre preti si masturbavano a vicenda sotto la doccia". Ma la storia più angosciante è quella di Bruno, oggi sessantenne, che alla fine degli anni Cinquanta spiccava sugli altri bambini per i lineamenti angelici: era il 'bello' della sua classe. E solo ora tira fuori l'incubo che lo ha tormentato per tutta la vita: "Sono diventato sordo a otto anni, a nove frequentavo il Provolo che ho lasciato a 15 anni. Tre mesi dopo la mia entrata in istituto e fino al quindicesimo anno sono stato oggetto di attenzioni sessuali, sono stato sodomizzato e costretto a rapporti di ogni tipo dai seguenti preti e fratelli.". Ha elencato 16 nomi. Nella lista anche un alto prelato, molto famoso a Verona: due sacerdoti del Provolo avrebbero accompagnato Bruno nel palazzo dell'ecclesiastico.

"Era il 1959, avevo 11 anni. Mi ha sodomizzato e preteso altri giochi sessuali. È stata un'esperienza terribile che mi ha procurato da adulto gravi problemi psicologici".

Il dramma
Un altro ex allievo, Guido, dichiara di essere stato molestato da un prete: "Avveniva nella sua stanza all'ultimo piano. E mi costringeva a fare queste cose anche a Villa Cervi durante le colonie estive e al campeggio sul lago di Garda". Carlo è rimasto all'istituto dai 7 ai 18 anni, e chiama in causa un altro sacerdote: "Mi costringeva spesso con punizioni (in ginocchio per ore in un angolo) e percosse (violenti schiaffi e bastonature) ad avere rapporti con lui". Altre volte si sarebbe trattato di bacchettate sulle mani, mentre di notte "nello stanzone dove dormivo con altri sordi spesso mi svegliava per portarmi nei bagni dove mi sodomizzava o si faceva masturbare. Non ho mai dimenticato".
Sono racconti simili. Tragedie vissute da bambini di famiglie povere, colpiti dalla sordità e poi finiti tra le mura dell'istituto; drammi tenuti dentro per decenni. Ricostruisce Ermanno: "La violenza è avvenuta nei bagni e nelle stanze dell'Istituto Provolo e anche nella chiesa adiacente". "Se rifiutavo minacciava di darmi un brutto voto in condotta, questi fatti mi tornano sempre in mente", scrive un altro. Giuseppe qualche volta a Verona incontra il suo violentatore, "ancora oggi quando lo vedo provo molto disagio. Non sono mai riuscito a dimenticare". Stando alle denunce, le vittime erano soprattutto ragazzini. Ma ci sono anche episodi testimoniati da bambine. Lina ora ha cinquant'anni, è rimasta "all'istituto per sordomuti dai sei ai 17 anni. A tredici anni nella chiesa, durante la confessione faccia a faccia (senza grata), il sacerdote mi ha toccata il seno più volte. Ricordo bene il suo nome. Io mi sono spaventata moltissimo e da allora non mi sono più confessata". Giovanna scrive che un altro prete "ha tirato fuori il membro e voleva che lo toccassi". E per molte ragazzine i fatti avvenivano nella chiesa dell'istituto, sotto l'altare. A qualcuna, però, è andata molto peggio.

Gli esposti
Oggi l'Istituto Antonio Provolo ha cambiato completamente struttura e missione. Le iniziative per il sostegno ai sordomuti sono state ridimensionate e vengono finanziate anche dalla Regione Veneto. Adesso l'attività principale è il Centro educativo e di formazione professionale, gestito interamente da laici, che offre corsi d'avanguardia per giovani ed è specializzato nella riqualificazione di disoccupati. Al vertice di tutto ci sono sempre i religiosi della Congregazione della Compagnia di Maria per l'educazione dei sordomuti, che dipendono direttamente dalla Santa Sede. Alla Congregazione si sono rivolti gli ex allievi chiedendo l'allontanamento dei sacerdoti chiamati in causa.Secondo la loro associazione, "c'è già stata più di un'ammissione di colpa". La più importante risale al 2006, quando don Danilo Corradi, superiore generale dell'Istituto Provolo, avrebbe incontrato più di 50 ex allievi. Secondo l'Associazione, il superiore a nome dell'Istituto avrebbe chiesto 12 volte scusa per gli abusi commessi dagli altri religiosi. I testimoni ricostruiscono una riunione dai toni drammatici: don Corradi che stringe il capo fra le mani, suda, chiede perdono, s'inginocchia. Ma i sordomuti avrebbero preteso l'allontanamento dei sacerdoti coinvolti, senza ottenerlo. A 'L'espresso' don Danilo Corradi fornisce una versione diversa: "Ho sentito qualcosa, ma io sono arrivato nel 2003 e di quello che è successo prima non so. Non rispondo alle accuse, non so chi le faccia: risponderemo dopo aver letto l'articolo".

La Curia
Da quasi due anni gli ex allievi si sono appellati anche alla Curia di Verona, informandola nel corso di più incontri. Il presidente della Associazione sordi Antonio Provolo, Giorgio Dalla Bernardina, ne elenca tre: a uno hanno preso parte 52 persone. E scrive al vescovo: "Nonostante i nostri incontri in Curia durante i quali abbiamo fatto presente anche e soprattutto gli atti di pedofilia e gli abusi sessuali subiti dai sordomuti durante la permanenza all'istituto, a oggi non ci è stata data alcuna risposta". L'ultima lettera è dell'8 dicembre 2008. Pochi mesi prima, a settembre, avevano fatto l'ennesimo tentativo, inviando una raccomandata al vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti. Senza risposta, "nonostante le sue rassicurazioni e promesse di intervento". Questa missiva è stata firmata da tre associazioni di sordi: Associazione Sordi Antonio Provolo, Associazione non udenti Provolo, Associazione sordi Basso Veronese-Legnago.

Il vescovo, interpellato da 'L'espresso', replica con una nota scritta: "Il Provolo è una congregazione religiosa. In quanto tale è di diritto pontificio e perciò sotto la giurisdizione del Dicastero dei religiosi. La diocesi di Verona, sul cui territorio è sorta la Congregazione, apprezza l'opera di carattere sociale da essa svolta in favore dei sordomuti". Poi monsignor Giuseppe Zenti entra nel merito: "Per quanto attiene l'accusa di eventuale pedofilia, rivolta a preti e fratelli laici, che risalirebbe ad alcune decine di anni fa, la diocesi di Verona è del tutto all'oscuro. A me fecero cenno del problema alcuni di una Associazione legata al Provolo, ma come ricatto rispetto a due richieste di carattere economico, nell'eventualità che non fossero esaudite. Tuttavia a me non rivolsero alcuna accusa circostanziata riferita a persone concrete, ma unicamente accuse di carattere generico. Non ho altro da aggiungere se non l'impegno a seguire in tutto e per tutto le indicazioni contenute nel codice di diritto canonico e nelle successive prese di posizione della Santa Sede. Nella speranza che presto sia raggiunto l'obiettivo di conoscere la verità dei fatti".

L'Associazione sordi Antonio Provolo risponde al vescovo negando qualunque ricatto o interesse economico: "Gli abbiamo soltanto fatto presente i problemi, noi vogliamo che quei sacerdoti vengano allontanati perché quello che hanno fatto a noi non accada ad altri".

* * *
Preti pedofili, i video choc

Ecco le testimonianze di alcuni dei ragazzi sordi violentati e molestati in un istituto di Verona fino al 1984. Dopo decenni di tormenti, gli ex allievi hanno trovato la forza di denunciare gli orrori. Ma molti dei sacerdoti sono ancora lì:

http://espresso.repubblica.it/multimedia/home/4476666

Uno dei preti si giustifica:
http://tv.repubblica.it/copertina/sia-fatta-chiarezza/28580?video

 
MariaRosaDeHellagenDate: Venerdì, 23/04/2010, 18:06 | Message # 7
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Silenzio in nome di Dio

http://espresso.repubblica.it/dettaglio//2059083/&print=true

Esiste una rete di sacerdoti pedofili? La Procura di Roma ritiene di aver scoperto un collegamento tra due casi di abusi sessuali ai danni di minorenni affidati ai campi estivi di due prelati.

Il primo è don Ruggero Conti, parroco romano della chiesa di Selva Candida, arrestato il 30 giugno scorso per ripetuti abusi su minorenni. Il pubblico ministero Francesco Scavo, indagando su Conti, è arrivato a iscrivere nel registro degli indagati per gli stessi reati su quattro minori e per possesso di materiale pedopornografico anche il parroco 48enne di una chiesa di Fiumicino.

Anche a Brescia i religiosi accusati di certi reati sono più di uno. Mentre si sta celebrando il processo d'appello per don Stefano Bertoni, già assolto nel 2007, un altro alto prelato è stato arrestato ed è finito alla sbarra: don Marco Baresi, vicerettore del seminario di Brescia, è stato accusato da un minorenne. Nel computer del sacerdote la polizia ha trovato materiale pedopornografico scambiato in Rete, ma don Baresi si è difeso dicendo che quel pc era accessibile a molti e i fedeli lo difendono.

Nessun parrocchiano ha invece preso le parti di don Roberto Berti, sacerdote di Lastra a Signa, denunciato da cinque presunte vittime. La vicenda è emersa solo nello scorso giugno, quando l'allora cardinale di Firenze, Ennio Antonelli, trasferì il prete, coprendo però la vicenda. Un insabbiamento che Antonelli mise in atto anche nei confronti di don Lelio Cantini, 84enne parroco fiorentino, responsabile di decine di abusi su minorenni. 'Coperto' finché le vittime non si sono rivolte ai giornali, denunciando il vecchio sacerdote. G.D'I.
(22 gennaio 2009)

 
Tagliaventi_FDate: Domenica, 25/04/2010, 00:26 | Message # 8
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Un saluto a tutti! Offro un mio contributo alla compilazione di questo dossier, un articolo tratto dalla rivista Panorama

http://blog.panorama.it/italia....-tonaca

Preti pedofili: quando c'è il diavolo sotto la tonaca

Negli Stati Uniti le vittime dei preti pedofili hanno messo la Chiesa in ginocchio. In Italia, invece, i fedeli scendono in piazza per difendere coloro che sono stati bollati dalla giustizia come orchi. È successo a Firenze con Roberto Berti, condannato dalla Congregazione per la dottrina della fede per molestie sessuali.

Molti amici dell’ex parroco di Ginestra Fiorentina non hanno creduto alle accuse e si sono schierati dalla sua parte. Finché l’arcivescovo, Giuseppe Betori, ha fatto affiggere la sentenza di condanna nella bacheca parrocchiale, mettendo a tacere quanti sostenevano che don Berti fosse stato addirittura assolto.
Manifestazioni di solidarietà anche a Roma per Ruggero Conti, il parroco di Selva Candida accusato di pedofilia, atti sessuali con minorenni e prostituzione aggravata. Al processo si sono presentati decine di giovani indossando magliette con la scritta “don Ruggero, ti vogliamo bene”, mentre le presunte vittime venivano dileggiate.

In Vaticano c’è sconcerto: Benedetto XVI ha scelto la linea dura contro i preti pedofili. Ma sempre più spesso deve fare i conti con i fedeli che difendono i sacerdoti accusati di abusi e manifestano per loro con cartelli e striscioni. Su Berti l’ex Sant’Uffizio non ha avuto dubbi: accusato di molestie sessuali nei confronti di cinque minorenni, il parroco è stato condannato a 8 anni di domicilio coatto a Trento, in una casa per il recupero di preti con problemi psichici, unito al divieto assoluto di svolgere attività pastorale.
Berti era stato sollevato il 6 giugno 2008 dalla guida della sua nuova parrocchia di San Mauro a Signa, a seguito di una denuncia per molestie sessuali. In base alle norme sulla tolleranza zero varate nel 2001 dal cardinale Ratzinger (allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede), il processo canonico a carico di Berti è stato affidato all’ex Sant’Uffizio. Per più di un anno non si è saputo ufficialmente nulla. Nel frattempo venivano ascoltati a Roma il prete fiorentino e i suoi accusatori: giovani nati tra il 1977 e il 1986 che hanno riferito di aver subito le attenzioni e le molestie del parroco di Ginestra tra il 1990 e il 2001.

Ma il silenzio e la riservatezza nella quale si è svolto il processo canonico a carico di Berti sono diventati un boomerang per la curia e per le stesse vittime delle molestie. Nelle due parrocchie della periferia fiorentina si è diffusa la voce che il prete era stato prosciolto e le accuse si erano rivelate infondate. Qualcuno ha anche cominciato a dubitare della buona fede degli accusatori. Impossibile persino ricorrere all’autorità giudiziaria perché, dal punto di vista penale, i reati di molestie contestati al sacerdote risultavano già prescritti.

Insomma, per qualche mese gli innocentisti hanno avuto buon gioco a sostenere che si era trattato di una bolla di sapone, mentre i colpevolisti sono finiti sotto accusa. Da qui è nata la richiesta dell’arcivescovo di Firenze di rendere pubblica la sentenza di condanna. Il nuovo parroco di Ginestra Fiorentina, James Savarirajan, domenica 8 novembre ha affisso in bacheca il pronunciamento della Congregazione per la dottrina della fede. Tuttavia, neanche questo gesto clamoroso è bastato a mettere fine alle polemiche: mentre i colpevolisti hanno diffuso la notizia ai giornali locali, gli amici di Berti hanno accusato la curia di aver creato “scandalo “ pubblicando la sentenza.

Ancora più pesante la situazione a Selva Candida, periferia nord di Roma, diocesi di Porto - Santa Rufina.
Il parroco della Natività di Maria Santissima, Ruggero Conti, 56 anni, è finito in carcere a Regina Coeli. Sette, secondo l’accusa, le giovani vittime dei presunti abusi sessuali compiuti dal sacerdote tra il 1998 e il marzo 2008. Per il pm, Francesco Scavo, gli adolescenti sarebbero stati indotti dal sacerdote a compiere o subire atti sessuali in cambio di denaro e capi di abbigliamento.

Ma don Ruggero è difeso persino dalle madri: “Per i nostri figli è stato come un padre” dicono alcune di loro. E puntano il dito invece contro l’ex viceparroco, Claudio Peno Brichetto. È lui a parlare per primo dei comportamenti di don Ruggero al vescovo di Santa Rufina, Gino Reali, ma viene trasferito in un’altra chiesa, mentre il parroco accusato di pedofilia resta al suo posto. Don Claudio non si dà per vinto e si rivolge a un’associazione antipedofilia, Caramella buona, con sede a Reggio Emilia.

I dirigenti dell’associazione informano l’autorità giudiziaria. I carabinieri mettono sotto controllo il telefono di don Ruggero, prendono nota degli sms che invia ai ragazzi, controllano il suo computer e i siti che abitualmente frequenta, raccolgono le prime testimonianze. Così, nel giugno 2008, scattano le manette: il parroco di Selva Candida finisce prima agli arresti domiciliari, poi a Regina Coeli.

Ma la vicenda assume subito una coloritura politica: don Ruggero, infatti, era stato scelto in campagna elettorale dal sindaco Gianni Alemanno come garante per le politiche della periferia e della famiglia. Tanto che la costituzione del Comune di Roma come parte civile nel processo contro il sacerdote è diventata un giallo. Alla prima udienza contro don Ruggero, il 16 giugno scorso, il comune non si è presentato.
Alemanno sostiene di avere dato mandato al Dipartimento promozione dell’infanzia di provvedere alla costituzione in giudizio. Ora la dirigente del dipartimento è stata sospesa e il comune, il 27 ottobre, si è costituito contro don Ruggero (la prossima udienza sarà il 26 novembre).

Nel frattempo sono arrivate anche minacce di morte: buste con proiettili indirizzate al pm Scavo, a Mario Staderini, neoleader dei Radicali italiani (anch’essi parte civile nel processo), e a Roberto Mirabile, presidente di Caramella buona.
E spuntano pure testimoni contro don Claudio, il grande accusatore di don Ruggero. Tra questi Antonio Savaiano: afferma che il giovane viceparroco gli avrebbe offerto 300 euro per bruciare la macchina di don Ruggero. Accuse tutte da provare. Intanto il presidente della VI sezione del tribunale penale, Luciano Pugliese, ha stabilito che il processo si svolgerà a porte chiuse.
Ma lo scontro tra innocentisti e colpevolisti continua.

MIGLIAIA DI CASI
4.392 sacerdoti denunciati per pedofilia negli Usa.
2,6 miliardi di dollari: il totale dei risarcimenti pagati fino a questo momento alle vittime dei preti pedofili negli Stati Uniti.
1.700 preti accusati di violenze, orge e uso di droga in Brasile a danno dei bambini piccoli.
800 sacerdoti, religiosi e suore chiamati a rispondere di 30 mila casi di abusi sessuali in Irlanda.
1,1 miliardi di euro di risarcimenti richiesti dalle vittime dei sacerdoti pedofili in Irlanda.
107 preti e religiosi condannati in Australia per abusi sui minorenni.
73 casi di presunti abusi sessuali su minori e più di 235 le vittime di sacerdoti e religiosi pedofili in Italia. Polonia, Gran Bretagna, Austria, Francia, Croazia gli altri paesi europei più colpiti dalla piaga della pedofilia nella Chiesa.

 
MariaRosaDeHellagenDate: Venerdì, 14/05/2010, 01:16 | Message # 9
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" FRATELLINI SU YOUTUBE": UNA STORIA AGGHIACCIANTE E QUATTRO BAMBINI TUTTORA IN CASA FAMIGLIA

Rivuole i suoi figli ma il tribunale glielo nega non rispettando un’ordinanza È un papà tarantino il protagonista di una vicenda familiare assurda e contorta dietro alla quale si cela lo spettro di abusi sessuali della madre dei piccoli

L’affetto per i bambini. È uno dei sentimenti più puri che si possano provare. I bambini sono creature uniche con una sensibilità e dolcezza unica, questo lo si sa. Hanno bisogno di attenzioni, amore e costanti cure. Un genitore, in modo particolare, questo lo sa e darebbe la sua stessa vita per proteggere il proprio pargolo da qualsiasi cosa che minimamente possa metterlo in pericolo fisicamente e psicologicamente.

Qualsiasi trauma potrebbe danneggiare il piccolo in tenera età con danni permanenti. Ma basta fondere le due parole per ottenere una delle deviazioni più abominevoli, irriprovevoli e deplorevoli che lo stesso uomo possa porre in essere e che sortiscono l’effetto opposto di quanto abbiamo descritto poco fa: παῖς, παιδός (bambino) e φιλία (amicizia, affetto): la pedofilia. La storia che stiamo per raccontarvi è una delle più assurde che ci sia capitata di sentire e leggere negli ultimi anni. Stentiamo a credere alle nostre orecchie quando contattati da un papà tarantino, Luigi Bitonto protagonista malauguratamente di questa miserabile vicenda, ci racconta la sua storia, al centro della quale ci sono i suoi 4 figli, piena di ombre, contraddizioni, errori giudiziari, macchinazioni, insabbiature ed una presenza costante di ordini iniziatici (la Massoneria), e forse la presenza di sette sataniche.

Lui, Luigi, un uomo sulla cinquantina, brizzolato, dall’aspetto possente e dai modi cortesi subito esordisce dicendoci: “In questa storia nulla è normale o logico”. La sua vicenda inizia 4 anni fa quando la Zanetti (la sua ex compagna) tornata a casa, lascia la bambina con una gamba rotta e scappa via. Da qual giorno la bambina in questione , che chiameremo con l’iniziale G., racconterà una serie di fatti agghiaccianti.

Il 6 Marzo 2006 Bitonto denuncia alla polizia quanto G. gli aveva raccontato riguardo ai giochi che faceva con la mamma e gli amici ( presenta tra questi anche l’amante della Zanetti) della mamma che era entrata a quanto pare nella Massoneria. G. racconta di incontri nei quali lei era oggetto di attenzioni sessuali da parte di alcune persone che noi per il momento non citeremo nel nostro articolo. Partono dunque le indagini e viene richiesta la collaborazione del Bitonto che, volendo capire cosa fosse successo alla sua piccola, non nega.

Dopo mesi di pedinamenti ed intercettazioni finalmente si passa all’azione con gli avvisi di garanzia alla madre dei bambini e ad alcuni dei suoi amici. Ma dopo una perizia eseguita dalla dottoressa Ester Di Rienzo su richiesta del Pm Maria Monteleone viene chiesta l’archiviazione perché secondo questa perizia nulla faceva pensare al fatto che la bimba avesse subito delle violenze sessuali.

I racconti della piccola erano troppo specifici e non potevano di certo essere frutto di fantasia. Ma la perizia dice il contrario. Il Bitonto nel suo racconto ci spiega come tutto sembra essere pilotato da qualcuno, come se un burattinaio guidasse i fili di tutte le marionette protagoniste in questa vicenda. Quell’inchiesta fu archiviata ma fu istruito subito un altro fascicolo per maltrattamenti ad entrambi i genitori e così tutti e 4 i figli vengono trasferiti in una casa famiglia.

“La magistratura ha voluto indagare me e la mia ex. Io dal canto mio sono tranquillo e l’ho sempre dimostrato. Ma restano i dubbi su come questa vicenda sia stata gestita dal tribunale. Ancora ad oggi non mi spiego come mai ad accompagnare i miei figli agli incontri con gli inquirenti non fossi io che avevo denunciato il fatto ma la mia ex compagna ed il suo attuale compagno anche egli accusato di violenze su mia figlia. A me tutto questo sembra strano.

Tutta la vicenda è assurda”. E poi continua: “Di sicuro c’è che dopo quell’episodio sono stati portati in una casa famiglia a Roma ed allontanati da me”. Ma c’è dell’altro: ci sarebbe un’altra perizia voluta da Bitonto nella quale emergerebbe che non solo G. sia stata oggetto di abusi sessuali ma anche gli altri 3 bambini. A quanto pare sentendo i racconti di Bitonto c’è la volontà di qualcuno di molto potente di non far uscire fuori questa storia dove vede coinvolti notissimi professionisti della Roma che conta e non solo.

Ora nonostante ci sia un provvedimento che finalmente consente di far riavvicinare i 4 bambini ad una casa famiglia di Taranto qualcosa si inceppa. A quanto pare i bambini al momento non verranno trasferiti a Taranto. “Non so più cosa pensare. Perché ad oggi quel decreto del Tribunale dei Minori non viene applicato? Perché i servizi sociali di Roma non si fanno vivi e si negano al telefono? Perché i miei figli non vogliono avere più a che fare con la madre? Quello che voglio sono solo risposte. Non voglio risarcimenti economici. Voglio restituire serenità ai miei figli.” Antonello Corigliano Puglia Press 27 aprile 2010

La fonte: http://www.bambinicoraggiosi.com/?q=node/1953

 
MariaRosaDeHellagenDate: Sabato, 07/08/2010, 00:03 | Message # 10
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http://www.nuovasocieta.it/attualita/7066-larcivescovo-giacomo-babini-qlomosessualita-e-peggio-della-pedofiliaq.html

L'Arcivescovo Giacomo Babini: "L'omosessualità è peggio della pedofilia"

di Elena Romanello

Giovedì 29 Luglio 2010 13:40

Durante un'intervista a Pontifex, blog di ispirazione cattolica che in questi giorni ha scomunicato i rave party perché pericolosi e le vacanze al mare perché più peccaminose, Giacomo Babini, vescovo emerito di Grosseto ha parlato a proposito dei preti gay, alla ribalta dopo l'inchiesta su un noto settimanale, sostenendo che l'omosessualità è peggiore della pedofilia.
Ecco cosa ha dichiarato a questo proposito Babini: «Ho già espresso in varie occasioni la mia netta contrarietà alla omosessualità che considero una vera perversione contro natura. Ora se queste cose vengono commesse in tal modo osceno e turpe da sacerdoti, sarebbe il caso, come si faceva una volta, di mandarli in carcere e farceli rimanere a vita. Questi ex preti che devono essere ridotti allo stato laicale e cacciati, meritano, salva la misericordia di Dio, di finire la loro vita all' Inferno che li aspetta. L'omosessualità in un prete, se tradotta in pratica depravata, é addirittura più grave della pedofilia, si tratta di uomini viziosi e perversi, che si sono abbandonati a oscene pratiche contro natura.»
Ma il vescovo di Grosseto non si limita a questo, che sarebbe già di per sé grave, ma dice anche: «Come Vescovo sarei maggiormente comprensivo con un prete pedofilo che si penta e soffre della sua condizione che di questi viziosi. Le dico di più, se mi fosse capitato un pedofilo non lo avrei denunciato, ma cercato di redimere. Un padre come é il Vescovo per un sacerdote, non denuncia i figli che sbagliano e si pentono. Ma con i viziosi bisogna essere intransigenti.»
Gli ha risposto Giuseppina La Delfa, presidente dell'Associazione Famiglie arcobaleno, che raccoglie gli omosessuali che sono genitori, dichiara: «La gravità delle affermazioni di Monsignor Babini meriterebbero un intervento immediato delle gerarchie ecclesiastiche. Sappiamo delle difficoltà della chiesa cattolica, delle gerarchie ecclesiastiche e del Vaticano a far fronte a tutti gli scandali che avvengono al loro interno riguardo le violenze pedofile che sono state tenute nascoste per molti anni alle autorità. Ciò che non compendiamo è l'indifferenza, per non parlare della grave complicità, di fronte a dichiarazioni gravi e omofobe che dimostrano del pregiudizio e dell'odio che spesso alimenta la violenza fisica contro le persone omosessuali. Ci auguriamo che quanto prima i vertici ecclesiastici intervengano su Monsignor Babini per chiarire una volta per tutte se quanto egli sostiene è frutto di opinioni personali o se le sue dichiarazioni rappresentano il pensiero della chiesa cattolica. Siamo oltremodo scandalizzati per come Monsignore Babini sminuisca con le sue dichiarazioni l'orrendo crimine della pedofilia prendendosi beffa dei minori così doppiamente violentati, una prima volta fisicamente e ora con queste parole indegne. Auspichiamo che persone come Babini si informino adeguatamente sul fatto che la comunità scientifica psicologica e psichiatrica distingue nettamente l'omosessualità, considerata variante naturale della sessualità umana, dalla pedofilia considerata invece una parafilia e inserita pertanto nella categoria dei Disturbi sessuali. Vogliamo inoltre sottolineare che la pedofilia è un reato sessuale penalmente perseguibile e che i pedofili sono considerati affetti da patologia curabile con farmaci e psicoterapia, al contrario delle persone omosessuali che NON sono rei NE' tantomeno necessitano di cure alcune.»
Famiglie Arcobaleno presenterà con altre associazioni per i diritti una segnalazione alla Procura di Grosseto, perché si possa valutare se nelle parole di Monsignor Babini ci siano gli estremi a procedere penalmente, secondo la legge Mancino.

 
MariaRosaDeHellagenDate: Sabato, 07/08/2010, 00:05 | Message # 11
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http://www.gaywave.it/articolo/mons-de-rosa-non-denuncerei-un-prete-accusato-di-pedofilia/16817/

Mons. De Rosa: “Non denuncerei un prete accusato di pedofilia”

Pubblicato da joker569 in Cronaca Gay, Vita da Gay

Lunedì, 2 Agosto 2010

Quello della pedofilia è senza dubbio uno dei reati più riprovevoli ed orribili che possano mai essere compiuti, ma ci sono persone che ne parlano come se si trattasse di un reato della minima importanza, che non merita neanche essere denunciato alla polizia. Fin troppo spesso abbiamo parlato di preti che affermano risolutamente di non voler denunciare un prete pedofilo (pentito), e questa non è certamente una cosa rara all’interno della struttura ecclesiastica. È ormai risaputo che il numero dei sacerdoti pedofili è molto alto, com’è risaputo che questi sacerdoti non sono mai stati denunciati dai vescovi.

“Non solo i colpevoli non sono cacciati ma spesso sono solo spostati in altre diocesi. Si limitano a trasferirli da una parrocchia all’altra e così permettono a questi sacerdoti di fare altre vittime, perché consentono di andare dove non sono conosciuti”, ha spiegato Pietro Forno, Procuratore aggiunto della Procura di Milano che guida il pool specializzato in molestie.

È davvero un’assurdità il fatto che molti preti ammettano chiaramente di non essere intenzionati a denunciare dei preti pedofili, ma al contrario parlano di pene severissime nei confronti dei preti omosessuali.

Recentemente Mons. Michele De Rosa, Segretario della C.E.I. in Campania, è tornato sull’argomento preti-pedofilia, ed ha ribadito quella che sembra essere la posizione ufficiale della chiesa: “Non denuncerei alla polizia un prete accusato. Soprattutto se si è pentito sinceramente, lo toglierei di là e lo metterei in un posto dove non può più far male, dove avrebbe meno tentazioni.”

Rimango sempre più sbalordita di fronte a dichiarazioni del genere.

 
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