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Forum » PROBLEMI DELL'UNIONE EUROPEA » SEPARAZIONI DELLE COPPIE MISTE - AFFIDAMENTI/ADOZIONI INTERNAZIONALI » CASO DELLA DR.SSA MARIELLA COLOMBO (Italia vs Germania)
CASO DELLA DR.SSA MARIELLA COLOMBO
dibattitopubblDate: Venerdì, 02/10/2009, 03:03 | Message # 1
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Una separazione estremamene tragica

Dr.ssa Colombo può essere contattata sull'indirizzo e-mail: marinellacolombomi@gmail.com .

Pagina della dr.sa Colombo su Facebook: http://www.facebook.com/note.php?created&&suggest¬e_id=191847201976#/profile.php?id=1365918471
http://www.facebook.com/note.php?created&&suggest¬e_id=191847201976#/profile.php?id=1365918471 .

 
VisitatoreDate: Venerdì, 16/10/2009, 00:22 | Message # 2
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http://www.italiachiamaitalia.net/news/148/ARTICLE/18055/2009-10-13.html

13 Oct 2009 19:59:00
La disperazione di una madre: "Rivoglio i miei figli" - di Barbara Laurenzi

Roma - Immaginate che portino via i vostri figli. Immaginate di non poterli vedere per mesi. E di non riuscire nemmeno a sentirli. Quello che vi sembrerà un incubo è diventato invece realtà nella vita di Marinella Colombo, una nostra lettrice che, una volta separata dal marito tedesco, benché ritenuta il solo genitore idoneo ad occuparsi dei due figli, se li è visti sottrarre.

Apparsa su diversi media, sia italiani che stranieri, la storia di Marinella ha sollevato una questione rimasta finora inascolata: la sottrazione di figli messa in opera contro il genitore non-tedesco nei casi di separazione che avvengono in Germania. Una sottrazione pianificata attraverso l’operato del Jugendamt, un ufficio statale di sorveglianza.

Inserita nel sistema Interpol e privata dei figli, che non vede dall’8 maggio. Questa è la situazione attuale di Marinella, milanese emigrata a Monaco la cui storia inizia a fine 2006, quando decide di separarsi dal marito tedesco. Senza saperlo, si stava separando anche dai due figli.

“Impossibile ottenere giustizia in un tribunale familiare tedesco", ha raccontato Marinella a Italiachiamaitalia.com. "Le prove non contano, le testimonianze spariscono. Se la parte tedesca chiede un provvedimento urgente lo ottiene dopo due giorni, se lo chiede la parte straniera passano mesi e mesi. Il genitore non-tedesco si trova in tribunale teoricamente difeso da un avvocato, che in realtà ha prestato giuramento solo e soltanto per difendere l’ordine ed i valori tedeschi, che non lo difende e spesso gli impone di non parlare. E poi non c’è solo la controparte – prosegue -. Nel mio caso avevo anche quattro funzionati tedeschi che, senza avermi incontrato, inventavano storie, anche in contraddizione fra loro, ma sostenendo man mano le diverse tesi contro di me. In Germania i bambini vengono interrogati dal giudice anche all’età di tre o quattro anni e solo in presenza di uno di questi funzionari, per arrivare a far dire loro che in Germania stanno bene e lì vogliono restare. Se si azzardano a dire, come hanno fatto i miei, di volersene andare, vengono interrogati di nuovo e poi di nuovo fino ad ottenere, per sfinimento, la risposta desiderata.”

In Germania, – sostiene la nostra lettrice -. in modo molto ben dissimulato, la giustizia familiare è controllata da un’istituzione politica locale, lo Jugendamt. In caso di separazione lo Jugendamt interviene sempre come parte in causa ed opera in difesa dei valori tedeschi, trattenendo ogni bambino sul suolo tedesco ed allontanandolo progressivamente dal genitore, dalla lingua e dalla cultura non-tedesca. Egli si auto-attribuisce ad litem i diritti sui minori. Difficile credere che si tratti di un servizio sociale, per il quale vuole invece farsi passare agli occhi dell’Europa.”

E’ bene inoltre che si sappia che “in Germania – aggiunge Marinella – i giudici non sono nominati da un organismo autonomo, ma sono nominati dal potere politico, all’occorrenza dal Ministro della Giustizia. La volontà politica si realizza nei tribunali ad opera del Jugendamt.”

Ripercorriamo le tappe cronologiche. In un primo momento, dopo la separazione, Marinella aveva deciso di rimanere in Germania, dove lavorava per una ditta della quale era socia di minoranza. Ma i controlli e le pressioni psicologiche a cui era sottoposta insieme ai figli diventavano di settimana in settimana sempre più insopportabili. Quando la ditta viene acquistata da una multinazionale che intende chiudere l’ufficio di Monaco e trasferirla nel sourcing centre di Milano, chiede al giudice, con sei mesi di anticipo, un provvedimento urgente per ridefinire le visite del padre e si impegna a portare i bambini in Germania a sue spese una volta al mese. Detiene l’affido dei bambini e intende così garantire anche il diritto di visita del padre.

In realtà con queste dichiarazioni ha fatto scattare l’allarme: il 24 agosto 2008, mentre i bambini sono in vacanza con il padre e lei ancora in Germania, dove dopo otto mesi il procedimento urgente è ancora pendente, viene inserita nelle liste Sirene dell’Interpol. Il suo nome è affiancato a quelli dei ricercati europei.

Torna in Italia e si costituisce. I bambini frequentano a Milano la prima e la quinta elementare. Il tribunale di Milano però ordina il rimpatrio dei bambini. Marinella ci dice che “nessuno ha controllato la veridicità dei documenti, né le traduzioni, né il rispetto delle convenzioni, hanno palesemente infranto il mio diritto di difesa ed anche negato l’istruttoria”. Poi ripete per mesi che, una volta in Germania, lei sarà cancellata completamente dalla vita dei bambini. A conferma della sua volontà di sottrarre i bambini alla giurisdizione dello Jugendamt e non al padre, nel marzo del 2009 firma una mediazione e la rispetta in ogni dettaglio. I bambini le chiedono di restare fuori dalla scuola a controllare, hanno paura di essere portati in Germania. Lei li rassicura. Ma si sbaglia. I tedeschi, ancora una volta, non rispetteranno gli accordi.

Il 7 maggio 2009, recatasi al consolato tedesco per una convalida di firma viene letteralmente sequestrata nell’edificio da cui esce a forza, scappando. Non sa che intanto l’avvocato tedesco ha scritto direttamente al procuratore di Milano che non c’è nessun interesse per la mediazione firmata e che i bambini devono tornare immediatamente in Germania. All’insaputa della madre.

Il giorno seguente Marinella accompagna i bambini a scuola senza sapere che sarà l’ultima volta che li avrà stretti e baciati. Le autorità italiane mandano i carabinieri a prendere i bambini durante l’orario scolastico. Marinella va a prenderli al suono della campanella, tutti i bambini escono da scuola, ma non i suoi. Da quel giorno non li ha più rivisti.

A più di un anno di distanza Marinella è ancora inserita nelle liste dell’Interpol come ricercata. In Germania, con l’inserimento preventivo, l’avevano condannata a non lasciare il suolo tedesco, ora è condannata a non lasciare l’Italia perché in ogni paese dell’Unione Europea verrebbe arrestata.

Marinella non ha paura di fare affermazioni compromettenti o di raccontare la sua storia pubblicamente. Si sente sicura di quello che dice, dalla sua parte ha una copiosa documentazione e, soprattutto, il sostegno del CEED, l’associazione di genitori, nonni e figli vittime di sottrazioni internazionali di bambini (www.ceed-europa.eu) alla quale si è appellata quando si è resa conto delle evidenti scorrettezze avvenute dalla sua separazione. Che cosa intende per evidenti scorrettezze? “I tedeschi non si fanno scrupolo di cambiare le date ai documenti, di produrne ad hoc a posteriori, di inviarli in Italia privi di firma del giudice, di falsificare le traduzioni o inviarle incomplete. Anche nel fascicolo penale in Germania mancano documenti determinanti che mi scagionerebbero.” Al momento, sono sei le interrogazioni parlamentari su questo caso che ancora non hanno avuto un riscontro. Anche il ministro Frattini è al corrente della vicenda, avvisato da Marinella stessa; del suo caso è stato informato anche il Papa..

“Tutti coloro che hanno contribuito a questa sottrazione di stato sappiano che mi hanno uccisa, che non ho più nulla assolutamente da perdere, che continuerò a rendere pubblico tutto ciò che si vuole tenere segreto, fino a quando non riavrò con me i miei figli”.

Marinella ha voluto raccontare a ItaliachiamaItalia la sua storia e sappiamo che i casi simili al suo sono numerosi.

La redazione di ItaliachiamaItalia si sta mobilitando in favore dei tanti genitori che, ormai da anni, non incontrano più i loro figli sensibilizzando il ministro degli Esteri, Franco Frattini, e i rappresentanti del Pdl e del Pd nel mondo. Continueremo a seguire la vicenda aggiornandovi costantemente e, nel frattempo, lanciamo un appello a tutti i nostri lettori invitandovi a contattarci se state vivendo una storia simile a quella della signora Marinella o se conoscete qualcuno nella stessa condizione.

 
dibattitopubblDate: Giovedì, 12/11/2009, 13:59 | Message # 3
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PETIZIONE DELLA DR.SSA COLOMBO AL PARLAMENTO EUROPEO può essere scaricata e firmata qua: http://dibattitopubbl.ucoz.com/forum/40-179-1 .

Al Presidente del Parlamento Europeo
60, rue Wiertz / Wiertzstraat 6
B-1047 Bruxelles / Brussel

Milano, 5 novembre 2009

PETIZIONE

Oggetto: Le procedure xenofobe e discriminatorie dello Jugendamt


Signor Presidente,

ci rivolgiamo al Parlamento europeo per segnalare l’ennesimo caso di trattamento discriminatorio
e xenofobo messo in atto nei tribunali familiari tedeschi controllati da un’istituzione politica
locale chiamata Jugendamt nei confronti di cittadini non-tedeschi. Detto trattamento, già
stigmatizzato nel Documento di Lavoro del Parlamento Europeo del 22.12.2008, non è stato per
nulla cambiato dalle Autorità tedesche, che non hanno in alcun modo accolto le raccomandazioni
del Parlamento europeo.

Il caso che le segnaliamo riguarda il prelevamento di due bambini da una scuola di Milano
(Leonardo di 10 anni e Nicolò di 6 anni) avvenuto l’8 maggio 2009, all’insaputa della madre.
Come si è arrivati a questo evento ed i tentativi fatti dalla madre per riavere i figli e per tentare di
avere un giusto processo, è descritto nella nota che alleghiamo, dalla quale risultano le
prevaricazioni e le illegalità verificatesi lungo tutto l’iter della faccenda,. Non è possibile che i
principi sanciti nella Convenzione europea per i diritti dell’uomo e nella Carta dell’UE sui
diritti fondamentali vengano così palesemente negati. E’ vero che il diritto familiare è di
competenza degli Stati membri, ma è altrettanto lecito domandarsi se le procedure dello Jugendamt
sono rispettose di questi principi.

Anche nel caso in questione si nota un intervento politico in ambito giuridico, si constata la
violazione del diritto ad un equo processo, al contraddittorio, al rispetto della vita privata e
familiare, alla libera circolazione dei cittadini europei (perché “il diritto di libera circolazione della
madre deve passare al secondo posto dopo gli interessi dei bambini.” Corte d’appello di Monaco,
costringendo la madre a rimanere in Germania, pur confermando che il padre non è adatto ad
occuparsi dei figli). Si è registrata inoltre la criminalizzazione intenzionale e premeditata del
genitore non-tedesco, nonché un’allarmante xenofobia aventi per conseguenza gravissimi traumi e
danni alla dr.ssa Marinella Colombo, cittadina italiana ed ai suoi due figli minori, Leonardo e
Nicolò cittadini italiani e tedeschi.

I firmatari di questa petizione, con allegata la nota esplicativa dei fatti accaduti, si rivolgono a
codesta istituzione per chiedere l’intervento presso le Autorità tedesche, finalizzato alla risoluzione
del caso, ponendo rimedio ai pregiudizi subiti dai minori che vanno ricondotti presso la madre,
genitore discriminato durante i procedimenti in Germania e genitore al quale i figli sono stati
sottratti mentre erano in Italia con il consenso del padre, consenso sottoscritto in data 2
aprile 09 avanti la Questura di Milano.

Firmatari
Marinella Colombo Viale Certosa, 97 – 20121 – Milano
Cristiana Muscardini Via Donizetti, 34 - 20122- Milano

NOTA ESPLICATIVA
relativa alle procedure discriminatorie dello Jugendamt
a proposito del caso di Marinella Colombo, cittadina italiana, abitante a Milano
in viale Certosa, 97 – Cap: 20151
(allegata alla Petizione del 5 novembre 2009)

Milano, 5 novembre 2009

La sottoscritta, cittadina italiana, prima firmataria di questa petizione, intende segnalare a questa
Commissione e richiederne l’intervento a causa del trattamento discriminatorio e xenofobo
messo in atto nei tribunali familiari tedeschi controllati da un’istituzione politica locale
chiamata Jugendamt. Detto trattamento ha causato irreparabili traumi e danni alla scrivente ed ai
di lei figli minori, Leonardo nato il 30.08.1998 e Nicolò nato 21.06.2002 cittadini italiani e tedeschi

I fatti e le violazioni:

A fine 2006 chiedo la separazione dal coniuge tedesco, sposato nel 1997 e con il quale risiedevo a
Monaco di Baviera. Congiuntamente decidiamo che i figli rimangono collocati presso di me e che al
padre viene riconosciuto il diritto di visita.

All’inizio del 2007 interviene nella separazione l’istituzione politica Jugendamt quale parte in
causa, senza che la potestà dei genitori sia decaduta, né che ci sia motivo per farla decadere e senza
che l’intervento di questa istituzione sia stato richiesto dal giudice.
L’intervento politico in seno al tribunale avviene infatti in base ad una legge tedesca e
precisamente l’art. 50 SGB VIII.

Lo Jugendamt è un ufficio di sorveglianza statale della giustizia familiare, stando alla definizione
che egli dà di se stesso nel suo sito internet; inoltre nella definizione si dice che lo Jugendamt è lo
Stato. Detto intervento statale non è conciliabile con le leggi europee.

Lo Jugendamt afferma di agire in nome del Kindeswohl, spesso erroneamente tradotto come “bene
del bambino”. Questa definizione è stata “riempita” con un significato particolare che
assolutamente non coincide con “l’interesse superiore del fanciullo” come inteso nel resto
d’Europa. Infatti – continua lo Jugendamt nel sito di cui sopra – “la Costituzione non parla
esplicitamente di Kindeswohl” e dai documenti redatti nei procedimenti relativi alla mia separazione
ed ai miei figli si evince chiaramente come Kindeswohl significa “Interesse della Comunità dei
tedeschi nelle questioni riguardanti i minori” o più sinteticamente “bene tedesco del bambino”.
Concretamente, nel mio caso avviene quanto segue: il provvedimento provvisorio con il quale si
obbliga mio marito a pagare il minimo degli alimenti - non avendo egli ancora presentato
dichiarazione dei redditi completa dopo numerosi mesi dalla richiesta - è ancora in vigore dopo un
anno e mezzo. Mantengo pertanto me stessa ed i bambini da sola, benché mio marito si possa
permettere uno stile di vita decisamente dispendioso (guida una Porsche) e sia unico proprietario di
una ditta di traslochi e trasporti (www.ritter-umzuege.net). All’inizio del 2008 la ditta di cui sono
socia di minoranza viene rilevata da una multinazionale che decide di chiudere l’ufficio di Monaco
e mi propone, in alternativa al licenziamento, il trasferimento a Milano. Lo comunico al tribunale.
Lo Jugendamt, che mi ha visto ed ha visto i bambini una sola volta quasi un anno prima e come lui
stesso conferma (mein letzter Kontakt mit Ihnen ist ein Telefonat am 11.06.2007 und mein letzte
Kontakt zu den Kinder ist am 08.05.2007 gewesen), scrive al tribunale la sua “raccomandazione”:
“le motivazioni esistenziali della madre fanno apparire inevitabile il suo trasferimento a Milano
con i bambini” consiglia pertanto una perizia psicologica familiare per trovare altrove il motivo che
la giurisprudenza non fornisce e trattenere i bambini in Germania in nome appunto del Kindeswohl.

Tutti i pedagoghi, psicologi ed “esperti” coinvolti e legati allo Jugendamt interrogano in modo
unilaterale i bambini, senza che io, il genitore non-tedesco, possa verificare la veridicità di
quanto riportato. Non esiste la figura del perito di parte, nessuno può assistere ai colloqui che
sono assolutamente segreti. Lo psicologo nominato dal tribunale mi nega ogni documento relativo a
quanto scritto nella sua perizia. Dei colloqui non viene fatta mai nessuna registrazione.
Le dichiarazioni fatte dalla psicoterapeuta da me presentate non vengono prese in considerazione.
Il diritto ad un processo equo mi viene negato.

Mi trovo di fronte, oltre alla controparte, 4 funzionari statali che intervengono, chi de lege, chi ad
litem e fanno dichiarazioni unilaterali a mio sfavore, per nulla supportate da prove e profondamente
xenofobe, come ulteriormente documentato più sotto.
Il basilare principio del contraddittorio è solo apparente.

Il tribunale riporta nel protocollo dell’audizione fatta ai bambini, che essi vogliono andare a Milano
con la mamma, che lì hanno amici e che il maggiore conosce anche il sistema scolastico italiano.
Affermano che rimanere in Germania sarebbe “stupido”.

Anche di questa audizione, avvenuta in modo unilaterale, senza che sia possibile verificare la
veridicità di quanto riportato, non esiste registrazione, né testimonianza super partes.
Poiché in tribunale ho fatto notare che il diritto di visita del padre non sarebbe stato assolutamente
intaccato, anche vivendo a Milano, mi è stato risposto dallo psicologo al quale la giudice aveva
rimesso la decisione “non insinuo che la richiedente, in caso di trasferimento a Milano,
impedirebbe il contatto, ma temo che questo venga ridotto per motivi organizzativi.” Jugendamt e
collaboratori sostengono che i bambini sarebbero in pericolo in Italia: “Non parlo di pericolo per il
bene dei bambini nel senso dell’art. 1666 BGB. Si tratta di un pericolo che è assolutamente al di
sotto di questi presupposti. La madre è come sempre la più importante persona di riferimento per
entrambi bambini. Ci si deve chiedere cosa sentano i bambini con una mamma che a Taufkirchen
si sente, per così dire, imprigionata.” e il tribunale, attento a garantire il “bene tedesco dei
bambini”, pur confermando che il padre non è adatto ad occuparsi di loro, mi costringe a rimanere
con i figli in Germania perché “il Diritto di libera circolazione della madre deve passare al secondo
posto dopo gli’ interessi dei bambini’.” Questa la decisione della Corte d’Appello di Monaco.
Adire la Corte di Cassazione in Germania sarebbe la stessa identica farsa, in quanto gli stessi 4
funzionari che con me non parlano e fanno dichiarazioni non supportate da prove concrete, si
troverebbero di nuovo ad essere parte in causa. Due anni e la conoscenza di moltissimi casi uguali
al mio, sono stati necessari perché capissi che nei tribunali familiari tedeschi il concetto di
“giustizia” non ha nulla a che vedere con quello di “equità”.

Allo straniero viene infine detto in aula “Lei stia zitto.”

Esempi dell’atteggiamento xenofobo e dell’assoluta disconoscenza della realtà europea sono
affermazioni scritte del tipo :
Sig. Bosler (controllore che parla in nome dei bambini), parte in causa, dalla deposizione al
tribunale del marzo 2008: “Essere riconosciuto come tedesco per via dell’accento, può portare alla
non-accettazione nella comunità scolastica.” Questo è uno dei motivi per cui i bambini devono
rimanere in Germania.

Questo signore non parla italiano, non sa e non è in grado di verificare se i miei figli abbiano o no
un accento tedesco e soprattutto trasferisce l’unica realtà a lui nota, quella delle scuole bavaresi, alla
scuola italiana, sostenendo in pratica che in Italia i bambini con accento straniero non sono bene
accetti; In realtà sta confermando la situazione di profonda discriminazione nella quale si trovano a
vivere i bambini di origine straniera in Germania e la traspone.

Dott. Fichtner (psicologo di una dubbiosa organizzazione di psicologi forensi, già più volte indagata
in Germania, ma che continua a ricevere l’80% degli incarichi dai tribunali/Jugendamt), dal
protocollo dell’udienza del settembre 2008: “Ritengo la differenza culturale [tra Monaco di
Baviera e Milano!] troppo grande. Nei colloqui [2!] i bambini non mi sembravano già integrati
nella cultura italiana e che il loro rapporto con l’Italia non fosse così intenso. Avevo l’impressione
che i bambini, soprattutto Leonardo, avesse un’immagine trasfigurata dell’Italia.”

Non è dato sapere come il perito sia giunto a queste conclusioni, né quali siano state le dichiarazioni
dei bambini che l’abbiano portato a pensare in questo modo e tanto meno quale sia il suo grado di
conoscenza della cultura italiana per poter dare simili giudizi che esulano dal campo della
psicologia e che sono piuttosto le conclusioni di chi ha un’immagine dell’Italia distorta che è quella
degli stereotipi e dei pregiudizi.

Mentre nel settembre 2008 ero ancora a Monaco in tribunale, un mese prima venivo inserita nelle
liste dell’Interpol preventivamente.

Sono tornata a Milano invocando giustizia, ancora ignara della criminalizzazione intenzionale e
premeditata della mia persona (ne ho avuto conoscenza in Italia, dopo che era stata cambiata la data
dell’inserimento Interpol ed emesso un mandato di arresto europeo nei miei confronti).
I bambini sono stati inseriti senza nessuna difficoltà nelle classi 1a e 5a elementare, a seguito di
regolare Nulla Osta agli Studi del Consolato Generale d’Italia a Monaco di Baviera.

Il Tribunale per i minorenni di Milano mi comunica un venerdì alle ore 12.00 (28/11/08) che il
martedì (2/12/2008) seguente si sarebbe tenuta un’udienza. Non so quali documenti siano arrivati
dalla Germania, né ho potuto vedere gli atti. Durante l’udienza il mio avvocato rimette il mandato in
segno di protesta al fatto che non sia stato concesso un rinvio per verifica degli atti e stesura di una
memoria. Il Tribunale mi concede tre giorni per stendere una memoria conclusiva. Sono costretta ad
affidarmi ad un altro avvocato, tedesco residente a Milano, per via della lingua dei documenti.
Questi stende una memoria che più che difendere me, difende la controparte tedesca, i suoi
concittadini.

Inoltre non evidenzia che le traduzioni sono state “modificate” per indurre in errore il tribunale.
Dovrò farlo io con una querela a parte, ma intanto, il termine per la consegna di questa memoria
conclusiva è il 9/12 e il 9/12 è anche già stato emesso il decreto di rimpatrio.

Nascondo i bambini invocando nuovamente giustizia ed il controllo dei documenti.
A Milano le Autorità cercano comunque di agire nell’interesse dei bambini (come inteso in
Europa), convocando le parti. Viene firmato dagli avvocati di entrambi un accordo : i bambini
restano in Italia e tornano a scuola quindi con il consenso del padre che può vederli e
telefonargli quando vuole. L’atto viene trasmesso anche alle Autorità centrali ed al Tribunale
Dopo poche settimane l’avvocato tedesco manda un fax al Tribunale, ma non alla controparte,
dicendo che la mediazione che si erano impegnati ad intraprendere non interessa (non dà
spiegazioni né motivazioni), i bambini devono immediatamente tornare in Germania.

Il Procuratore Dott. Pilla del Tribunale per i Minorenni di Milano non “trova” il numero di telefono
del mio avvocato e non la avverte della rottura unilaterale. Il Luogotenente Licciardi della polizia
giudiziaria si reca con i suoi uomini a scuola, minaccia le maestre (si può richiedere testimonianza)
di conseguenze penali se avessero avvisato la mamma. I bambini vengono portati via. Le maestre
ed i compagni di scuola necessitano di sostegno psicologico per mesi per riprendersi dallo
shock, perché i miei bambini avevano disperatamente cercato in loro aiuto. Che i bambini
avessero il terrore di tornare in Germania si evince anche dalle numerose lettere e disegni
fatti dai compagni di scuola a cui i bambini avevano fatto le loro confidenze.

Nonostante le assenze, i bambini riescono ad ottenere la promozione. Erano entusiasti della scuola
di Milano e pertanto si erano molto impegnati.

Una volta in Germania, viene completamente cancellato il genitore non-tedesco, la sua lingua e
tutta la sua famiglia. Per questo non solo a me, ma anche alla nonna, agli zii, ai cugini ed a tutti gli
amici viene impedito ogni libero contatto con Leonardo e Nicolò.

Da quell’8 maggio i miei figli non mi hanno più visto, né parlato liberamente con me. Vivono con
il genitore non-idoneo ad occuparsi di loro, viene loro fatto ripetere l’anno scolastico per il
quale erano stati promossi, vengono lasciati a scuola il più a lungo possibile o con altre persone, per
esempio con i dipendenti dell’ufficio di mio marito. Devono ascoltare mentre il padre dice che la
mamma è pazza e criminale (testimonianza).

Mentre ad agosto del 2008 ero stata inserita nel sistema Interpol per impedirmi di lasciare la
Germania, l’inserimento è tutt’ora in vigore per impedirmi di lasciare l’Italia (conferma del
Ministero dell’Interno). Così “deutsch-legal” vengo tenuta lontano. A rafforzare la realizzazione
di questa volontà, 12 giorni dopo la sottrazione dei bambini verso la Germania, l’avvocato della
parte tedesca chiede che venga emesso un provvedimento urgente contro di me, senza udienza e
senza preavviso, che mi vieti di avvicinarmi a meno di 200 metri ai miei figli, pena € 250.000,- e/o
6 mesi di prigione.

Il sistema di giustizia familiare tedesca approva, emette il provvedimento, come in centinaia di casi
uguali al mio. Questo provvedimento viene notificato dopo l’esecuzione, pertanto i più non ne
sono neppure al corrente.

Da quando i miei figli sono in Germania, la vita imposta loro ed a tutta la mia famiglia, oltre che a
me stessa, non può essere diversamente definita se non tortura psicologica.
Mi permetto infine di sollevare la questione relativa al concetto di famiglia. Se si firmano degli
accordi, bisogna che tutti i firmatari parlino la stessa lingua, non nel senso letterale del termine,
bensì associno alla stessa definizione lo stesso concetto. Così come il “bene del bambino” ha in
Germania un significato dissimile da quanto inteso negli altri paesi europei e non coincide in nulla
con l’interesse superiore del fanciullo, anche il termine “famiglia” è inteso in Germania in modo
dissimile e non conciliabile con quello degli altri Stati.

Nei testi tedeschi si legge che: “La famiglia va intesa come gruppo sociale del quale fa parte
almeno un adulto ed almeno un bambino, figlio naturale o legalmente riconosciuto, in rapporto tra
loro. Questo rapporto è un sistema dinamico ed in cambiamento.”

Mentre per es. la Costituzione italiana recita: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come
società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e
giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.”
Da una parte abbiamo un adulto ed un bambino facenti parti di un rapporto in cambiamento,
dall’altra il matrimonio, quindi due genitori, e la garanzia dell’unità familiare.
Oltre ai procedimenti giudiziari che si sono fino ora rivelati assolutamente inefficaci ed
impossibilitati a garantire i diritti fondamentali di 3 cittadini italiani, oltre che Europei, è evidente
che la giurisdizione tedesca mai potrà tutelare il diritto dei miei figli alla bi -genitorialità.

Anche nel mio caso, lo Jugendamt ed il sistema di giustizia familiare tedesca, hanno violato la
Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà fondamentali e
precisamente gli articoli:

Articolo 6 . Diritto a un equo processo
Articolo 13 . Diritto ad un ricorso effettivo
Articolo 8 . Diritto al rispetto della vita privata e familiare
Articolo 14 . Divieto di discriminazione

Hanno inoltre violato il Diritto alla libera circolazione degli Europei.

Hanno violato la Convenzione ONU dei diritti del fanciullo, il cui articolo 29 recita
1) Gli Stati parti convengono che l’educazione del fanciullo deve avere come finalità:
c) sviluppare nel fanciullo il rispetto dei suoi genitori, della sua identità, della sua lingua e dei suoi valori culturali,
nonché il rispetto dei valori nazionali del paese nel quale vive, del paese di cui può essere originario e delle civiltà
diverse dalla sua;

Mi auguro che il Parlamento Europeo possa arrestare queste violazioni sistematiche e che la
Commissione per le petizioni voglia dunque sollecitare le istituzioni europee a richiamare la
Germania al rispetto delle Leggi e delle Convenzioni firmate, chiedendo, nel mio caso
specifico, il rientro di Leonardo e Nicolò in Italia, per porre rimedio alle discriminazioni da
noi subite.

Ringraziando per l’attenzione, resto in atteso di riscontro.

Distinti saluti
D.ssa Marinella Colombo

 
VisitatoreDate: Sabato, 14/11/2009, 01:56 | Message # 4
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Dr.ssa Colombo su Rai 2

 
MariaRosaDeHellagenDate: Lunedì, 29/03/2010, 11:52 | Message # 5
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10 maggio 2009 - Anche i Coniugi sbagliano...I figli sono di mamma e di papà.- I bambini hanno diritto ad avere entrambi i genitori.- Se i Tribunali obligassero al rispetto della 54/2006, affido condiviso, molta conflittualità sarebbe evitata....I coniugi sbagliano ma i Tribunali creano queste situazioni VOLUTE.

 
MariaRosaDeHellagenDate: Lunedì, 29/03/2010, 11:54 | Message # 6
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oggi 11 maggio 2009 - Marinella Colombo nella sua intervista ha detto:-" Voglio che mi dicano in che modo intendono tutelare i diritti dei miei bambini ad avere due genitori"......ECCO! QUESTA E' LA PAROLA GIUSTA....- Sarò sempre con i papà e le mamme che anche se litigano,non tolgono i figli all'altro genitore.

 
MariaRosaDeHellagenDate: Giovedì, 29/04/2010, 14:45 | Message # 7
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Va in Germania e si porta via i due figli che l'ex marito tedesco le aveva tolto - Nuovo capitolo della storia della mamma milanese Marinella Colombo: «Torno se l’Italia mi appoggia» -
http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/10_febbraio_23/marinella-colombo-figli-contesi-padre-germania-taino-1602522321367.shtml ( http://milano.corriere.it/notizie....7.shtml)
 
dibattitopubblDate: Giovedì, 03/03/2011, 23:58 | Message # 8
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http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/03/03/news/milano_in_carcere_marinella_colombo_la_donna_che_sottrasse_i_figli_al_padre-13132626/

http://milano.repubblica.it/cronaca....3132626

Milano, in carcere Marinella Colombo la donna che sottrasse i figli al padre
Nel febbraio dello scorso anno era andata in Germania per riprendersi i bambini affidati all'ex marito tedesco. E' accusata di sottrazione di minori, sequestro di persona e maltrattamenti

E' finita in carcere con le accuse di sottrazione di minori, sequestro di persona e maltrattamenti Marinella Colombo, la donna milanese che da tempo sta conducendo una lunga e personale battaglia per poter stare in Italia con i suoi figli, affidati dal tribunale di Monaco all'ex marito tedesco. Nel febbraio dello scorso anno la donna, che sarà interrogata domani dal gip milanese Luigi Varanelli nel carcere di San Vittore, era andata a riprendersi i suoi due figli, di 8 e 12 anni, in Germania e da allora li tiene nascosti in una località segreta, all'estero. Da qui le accuse di sequestro di persona e sottrazione di minori, a cui si è aggiunta quella di maltrattamenti psicologici, in relazione al fatto che da oltre un anno i suoi bambini non stanno frequentando la scuola e vivono lontani da padre e madre.

Il fermo, firmato dal procuratore aggiunto Pietro Forno e dal pm Luca Gaglio, si è reso necessario perché gli investigatori, dopo averle piazzato cimici in casa, hanno scoperto che la donna stava per fuggire in Libano con i figli. "Qualche giorno fa - ha spiegato il suo legale, l'avvocato Laura Cossar - la sua casa di Milano è stata perquisita e in quell'occasione probabilmente hanno piazzato le microspie. La Colombo voleva probabilmente andare in Libano perché è uno dei pochi Paesi che non hanno firmato la Convenzione dell'Aja e dunque da là non poteva essere estradata". Il problema ora, ha aggiunto l'avvocato, "è per i bambini, perché solo lei sa dove sono".

La settimana scorsa, ha aggiunto il legale, era già arrivata una notifica per un interrogatorio davanti al gip Varanelli, fissato per domani, per una misura di divieto d'espatrio a carico della donna. I pm non hanno ancora mandato al gip la richiesta di convalida del fermo e l'interrogatorio di domani probabilmente sarà relativo anche alla convalida del fermo. Inoltre l'8 marzo prossimo per la donna proseguirà il processo in cui è accusata di sottrazione di minori e inottemperanza di un provvedimento del tribunale dei minorenni. Quel giorno dovrebbe testimoniare anche il padre dei piccoli.

(03 marzo 2011)

 
Eugenio_TravaglioDate: Venerdì, 04/03/2011, 21:37 | Message # 9
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Corriere della Sera

Luigi Ferrarella

03 marzo 2011

vicenda di marinella colombo. La donna si preparava all'espatrio in libano

Figli contesi, la madre fermata per maltrattamenti: «Voleva fuggire». Fermo d'urgenza per la donna accusata di sequestro dei due piccoli tolti all'ex marito tedesco.

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_marzo_3/marinella-colombo-arrestata-maltrattamenti-figli-contesi-190144082253.shtml

I mezzi utilizzati dalle autorità italiane nell'affare della Sig.ra Colombo sono sempre più sproporzionati ed i metodi sempre più rocamboleschi. Questo affare è un vero scandalo. È grave. Non è degna della società italiana, degli italiani e degli europei.

Che cosa ha fatto esattamente Marinella Colombo?

Ha tirato fuori i suoi bambini dalla Germania. È uscita dei bambini di una giurisdizione controllata da un'entità politica plenipotenziaria e xenofoba, lo Jugendamt, di cui il solo oggetto è di conservare i bambini nel paese per sempre e di escluderli del genitore non-tedesco. E' tutto. Ciò non è un reato, come lo pensano i tedeschi, ma un Diritto e anche un obbligo morale di fronte ai tedeschi.

Che cosa hanno fatto le autorità italiane, chi non conosce niente del modo di cui è reso le decisioni tedesche?

Hanno applicato il diritto DEI TEDESCHI e non il diritto EUROPEO nella loro propria giurisdizione contro i loro propri concittadini. Non hanno verificato né i falsi, né i falsificazioni, né le menzogne dei guiristi tedeschi. Ciò è grave, indegno di una giustizia familiare. Ciò è moralmente insopportabile.

Questo modo di fare è il tradimento grave di alcuni funzionari italiani contro il loro popolo e di tutte le genitori stranieri, vittime del sistema tedesco che non repescte né le persone, né i loro diritti fondamentali, nel solo scopo di guardarsi tutti i bambini dagli stranieri per assimilarli.

La Procura di Milano (e la sua questura) che crede a tutte le menzogne ed a tutte le falsificazioni dei giuristi tedeschi è oggi il solo responsabile della situazione nella quale si trova Marinella Colombo ed i suoi bambini.

Se Marinella ha collocato i suoi bambini in sicurezza all'estero, questo è perché la Procura italiana non ha chiesto spiegazione ai tedeschi sulle loro procedure xenofobe e non ha ottenuto garanzia che i diritti della Sig.ra Colombo sarebbero rispettati nei fatti in Germania.

Così dopo avere prelevato i bambini in seno alla loro scuola, un venerdì di maggio 2009, su ordine dei tedeschi, e di li avere rinviati in Germania, la Sig.ra Colombo non ha avuto più contatto con essi durante più di 10 mesi, contrariamente alle dichiarazioni fallaci degli avvocati tedeschi. Si tratta della procedura classica dei tedeschi contro gli stranieri. È inaccettabile.

Oggi la Procura di Milano chiede alla Sig.ra Colombo di rinviare i suoi bambini in Germania, senza offrirgli garanzia. Ma sa lei, ciò che gli chiede?

Ricordiamo ad ogni fine utile che le prove contro gli Tedeschi sono opprimenti, che la registrazione della Sig.ra Colombo in SIS Europol senza decisione di giustizia preliminare e senza nessuno fondamento è stato fatto dai tedeschi, che la falsificazione del documento sul Diritto di guardia è stata fatta dai tedeschi, che la falsificazione dei documenti del JUGENDAMT è stata fatta dai tedeschi, che le accuse fallaci che dicono che i bambini sono in pericolo fuori dalla Germania sono fatte sempre dai tedeschi. Ricordiamo anche che la Corte di Cassazione di Roma ha rotto l'ordinanza di ritorno del tribunale di Milano, perché i tedeschi hanno mentito deliberatamente per ingannare i loro omologhi italiani. E la Procura italiana vuole rinviare i bambini in Germania?

Ciò non è serio o trasformi il Parquet di Milano una semplice forza di esecuzione agli ordini di Berlino.

Questa è veramente l'Europa che gli italiani, i francesi, i polacchi e tutti gli altri europei ? Un Europa agli ordini dei tedeschi?

Quando la Questura di Milano mi ha affermato che non poteva fare niente fronte alla Germania, perché era troppo forte, ho risposto loro che ciò era falso. Non sono i tedeschi che sono forte, ma gli italiani che sono troppo deboli. Perché si lasciarsi rubare i loro bambini ed il loro denaro, sotto pretesto che dovrebbe rispettare il diritto dei tedeschi, un diritto che non possono verificare.

Se la questura di Milano ed i Governi dell'UE guardavano le prove che il CEED porta, allora l'Italia e le altre giurisdizioni europee faranno gioco uguale nelle procedure familiari ed imporrebbero ai tedeschi di rispettare il diritto degli europei.

Se le autorità italiane negano di vedere queste realtà e continuano di battere su delle vittime, piuttosto che di aiutarli contro un Stato che ha organizzato la sua amministrazione per rubare i bambini degli altri, il CEED può chiedere allora solamente all'insieme degli italiani di proteggere Marinella Colombo, i suoi bambini e soprattutto di sostenere tutti quelli dei genitori che come sono obbligati a fuggire questa giurisdizione malsana.

Né Marinella Colombo, né gli altri genitori stranieri, né anche le giurisdizioni straniere non hanno l'inferiore obbligo legale o morale di rispettare le decisioni tedesche, finché queste non saranno stati messi in conformità col Diritto dell'unione Europea. Questo appartiene ai tedeschi che ritorna questo obbligo e non a Marinella Colombo o agli altri genitori.

Olivier Karrer

CEED Parigi

3 marzo 2011

 
dibattitopubblDate: Mercoledì, 16/03/2011, 05:09 | Message # 10
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http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_marzo_8/riter-padre-figli-contesi-190181955715.shtml?fr=correlati
http://milano.corriere.it/milano....rrelati

La madre, Marinella Colombo, li ha tenuti nascosti per 13 mesi
Figli contesi, il padre: «Sono felice di poterli riabbracciare tra poco»
Tobias Ritter: «Maltrattati psicologicamente». I bimbi, 8 e 12 anni, si trovano in una comunità protetta
«Sono felice di poterli riabbracciare tra poco, non li ho visti per un anno e loro sono stati maltrattati psicologicamente»

 
MariaRosaDeHellagenDate: Venerdì, 25/03/2011, 20:34 | Message # 11
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http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/marinella-colombo-figli-sottratti-incidente-probatorio-792759/
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca....-792759

Caso Marinella Colombo: incidente probatorio di 4 ore a Milano, ascoltati i due figli

MILANO – I due figli di Marinella Colombo, la donna milanese accusata di sottrazione di minori, sequestro di persona e maltrattamenti per aver tentato, secondo l’accusa, di fuggire in Libano con i due bambini, affidati dal tribunale di Monaco all’ex marito tedesco, sono stati ascoltati, per circa 4 ore, dal gip di Milano Luigi Varanelli, nel corso di un incidente probatorio.

La donna è accusata anche di maltrattamenti perché, secondo l’accusa, avrebbe tenuto ‘nascosti’ in Slovenia i figli, di 8 e 12 anni, per oltre un anno. Bambini che, dunque, non potevano andare a scuola e che erano costretti, secondo l’accusa, a vivere lontano dagli affetti familiari.

L’incidente probatorio, che si è svolto alla presenza del procuratore aggiunto Pietro Forno, del pm Luca Gaglio, del procuratore del Tribunale per i minorenni Monica Frediani e di tre psicologi, è servito proprio a ‘cristallizzare’ la prova per l’accusa di maltrattamenti, in vista di un eventuale processo.

Il gip ha disposto che venga anche svolta dai tre psicologi una perizia sui bambini, che verranno ascoltati dai dottori a partire dal prossimo 4 aprile, per una serie di incontri. La perizia verra’ depositata entro i primi giorni di giugno e poi discussa in un’udienza.

”Erano tranquilli”, ha spiegato l’avvocato Laura Cossar, che difende la madre, presente anche lei al settimo piano del Palazzo di Giustizia. ”I bambini hanno raccontato anche che facevano tutti i giorni i compiti”, ha aggiunto il legale. La madre, infatti, ha sempre sostenuto che i suoi figli studiavano e seguivano il programma scolastico.

La donna incontrera’ i due piccoli dopodomani nella comunità in cui vivono (il padre si trova al momento là con loro) in attesa di essere rimpatriati in Germania, come ha deciso il Tribunale per i minorenni.

22 marzo 2011 | 01:03

 
MariaRosaDeHellagenDate: Venerdì, 25/03/2011, 21:43 | Message # 12
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Marinella Colombo e il fenomeno della sottrazione internazionale di minore

http://www.youtube.com/watch?v=Kby-uanTBYI

 
MariaRosaDeHellagenDate: Sabato, 26/03/2011, 03:35 | Message # 13
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Caso Ritter/Colombo: l’unica intervista del padre dei bambini sequestrati

http://www.bollettinodiguerra.it/war_archives/caso-rittercolombo-lunica-intervista-del-padre-dei-bambini-sequestrati/
http://www.bollettinodiguerra.it/war_arc....>

Herr Ritter, finora lei non ha voluto manifestare le sue opinioni. Non ha voluto apparire in pubblico nonostante gli attacchi di cui è stato di continuo oggetto. E’ stato descritto come un «mostro», come un padre che vuole sottrarre i figli alla madre. Ritengo giusto sentire la sua versione.

«Mi continuo sempre a stupire delle bugie che vengono propalate da mia moglie e dalla stampa.

La stampa italiana si dimostra priva di senso critico. Finora ho potuto preservare la sfera privata dei miei ragazzi e ho tenuto lontano la stampa in Germania. Dopo la separazione, sarebbe stato mio desiderio che la mia ex moglie e io vivessimo in abitazioni vicine, in modo da vederci al fine settimana, e nella vita quotidiana, con una certa regolarità. Invece mia moglie ha cercato di mettere sempre una zeppa nei rapporti tra padre e figli. Non appena si è accorta che io e i ragazzi eravamo felici di stare insieme, ha cercato di andarsene per sempre in Italia. In questo modo voleva ridurre i miei incontri con i bambini, e alla lunga di impedirli. Solo a questo punto ho spiegato al nostro consigliere matrimoniale, ai periti del tribunale e al giudice, che i due bambini avevano un bisogno profondo e urgente di loro padre; della sua tenerezza per bilanciare il rapporto rigido e duro con loro madre, e con i suoi interventi duri e possessivi. Quando due tribunali tedeschi e il tribunale dei minori italiani decisero nell’interesse dei bambini, di farli vivere in Germania, allora lei li rapì e li tenne nascosti per mesi. Io non ebbi piu alcun contatto con Niccolò e Leonardo. Mia moglie non permise loro di chiamarmi, nessun segno di vita a Natale, o a Pasqua».

La storia sua e di sua moglie, è quella di migliaia di coppie; mala vostra si è tramutata, e non certo a causa sua, in un affare internazionale. Quasi un affare di Stato tra Italia e Germania. Quale fu la sua reazione, quando lesse che in Italia, la sua Germania, e la Germania dei suoi figli, veniva descritta come un Paese in cui non si è riusciti a superare il passato nazista. Che lei avrebbe sottratto i bambini a loromadre grazie a istituzioni naziste, come lo Jugendamt.

«Le affermazioni di mia moglie hanno lo scopo di influenzare l’opinione pubblica, e la stampa scandalistica, si sa, è stupida.

Io mi vedo e mi sento come europeo, e non esplicitamente come tedesco. Provengo da una famiglia di attivi antifascisti e il nostro caso privato non ha nulla a che vedere con tutto questo».

Ma come si è comportato lo Jugendamt con i suoi figli? Sono giuste le accuse di sua moglie contro alcuni funzionari che avrebbero perseguitato lei e i bambini?

«Le accuse allo Jugendamt sono assolutamente ingiuste. Durante il processo ha dato il suo parere solo due volte, sostenendo che era meglio per i bambini vivere con il padre in Germania, piuttosto che con la madre in Italia. Simili consigli sono giunti anche da parte del perito, che il tribunale ha voluto consultare. Con tutto ciò la madre ha diffamato lo Jugendamt come ’istituzione di Himmler’, e ha cercato di scatenare una campagna contro la ’Germania nazista’».

Come si è comportata sua moglie, mentre i bambini vivevano con lei?

«Fu lei a impedire ogni contatto tra padre e figli, fu lei a rapirli e a portarli in Italia, a tenerli nascosti a Milano, a impedire che andassero a scuola da Natale a Pasqua. Solo dopo otto mesi di silenzio, telefonò per concedere che i ragazzi potessero incontrarmi per prendere un gelato, ma in sua presenza.

Lei, senza alcuno scrupolo e senza alcun diritto, ha sottratto i figli alla loro casa e al loro ambiente abituale. E vorrei citare a questo proposito le parole della signora Monica Frediani, pubblico ministero presso il Tribunale dei minori: ’Il problema si può porre anche alla rovescia, è lei che ha sradicato i bambini, ha impedito al padre di vederli, non li ha mandati a scuola, li ha tenuti nascosti, li ha esposti a un pregiudizio…’».

Sua moglie sostiene di essere stata obbligata a trasferirsi a Milano per motivi di lavoro.

«La signora Colombo, in tutte le aziende per cui ha lavorato, ha ricoperto posti di eccezionale responsabilità. Edi quando in quando ha anche lavorato da libera pro lavorare ovunque, a Milano o a Monaco, a Hong Kong o a Shanghai. Ha lavorato sempre a livello internazionale, ed è poliglotta. La sua intenzione di lasciare Monaco era dettata dal desiderio di separare i bambini dal padre. Io di fatto non li avrei quasi piu potuti rivedere».

Niccolò e Leonardo sono nati in Germania, sono andati a scuola in Germania. Si aveva paura che il forzato trasferimento da Monaco a Milano avrebbe potuto danneggiarli?

«L’unica mia speranza e che non abbiamo subito danni. E se invece fosse avvenuto, io cercherò di fare di tutto perché ricevano aiuto da parte di esperti professionisti».

Negli otto mesi in cui sua moglie teneva nascosti i bambini, lei ha temuto che la situazione potesse precipitare, e che non potesse mai piu rivederli?

«Si, ero gravemente preoccupato. Ma non ho mai abbandonato la speranza, perché sapevo che i tribunali avevano espresso il loro giudizio per il bene dei bambini, e che un giorno sarebbe stato eseguito».

Herr Ritter, giustamente giornali e tv in Germania rispettano la privacy ma il suo nome è diventato pubblico. Ne ha riportato danni?

«In Italia è stata violata la mia sfera privata. In Germania il caso è conosciuto per fortuna solo da poche persone coinvolte.

Purtroppo, è proprio la signora Colombo che non conosce limiti. Finora ho potuto tenere lontana la stampa e continuerò a farlo, con la sola eccezione di questa intervista. Io desidero solo una cosa: vivere in pace con i miei figli. Mi rammarico molto per come estranei si immischiano nelle nostre faccende e cercano di aizzare gli animi. Mi appello a tutti, e in particolare alla signora Colombo: preservate la nostra sfera intima e privata».

Fonte: il resto del Carlino, 8 giugno 2009. Testo completo:
http://graffitidaberlino.corriere.it/giardina.pdf

 
MariaRosaDeHellagenDate: Giovedì, 21/07/2011, 21:09 | Message # 14
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Figli contesi, Germania chiede estradizione della madre che li ha rapiti
Marinella Colombo è responsabile di due episodi di sottrazione di minori all'ex marito tedesco, cui il tribunale aveva affidato la custodia



http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/articoli/ContentItem-61ee2a5c-b999-4e29-a00d-a21d4b998a90.html?refresh_ce

L'autorità giudiziaria tedesca ha chiesto ai giudici di Milano di concedere l'estradizione di Marinella Colombo, la donna milanese che da anni sta conducendo una personale battaglia, tra aule di tribunali e fughe dalla Germania all'Italia, per poter vivere con i suoi due figli che il Tribunale di Monaco ha affidato all'ex marito tedesco. Nei confronti della donna, infatti, è stato emesso un mandato di cattura europeo perché per due volte ha sottratto i figli al padre. Oggi i giudici della quinta sezione della Corte d'Appello di Milano, che devono decidere sulla richiesta di estradizione presentata dalla Germania, hanno acquisito della documentazione presentata dai legali della donna e hanno rinviato l'udienza al prossimo 3 novembre, quando potrebbero emettere un provvedimento.

ARRESTI DOMICILIARI. I difensori, in particolare, vogliono dimostrare che la donna è già sottoposta a un procedimento penale a Milano (si trova agli arresti domiciliari) con le accuse di sottrazione di minori, sequestro di persona e maltrattamenti per aver tentato, nel marzo scorso, di fuggire in Libano con i due bambini, dopo averli portati via dalla Germania. In più, per la Colombo nei mesi scorsi si è concluso un processo sempre a Milano nel quale la donna era accusata sempre di sottrazione di minori per aver portato i bambini da Monaco a Milano nel 2008. Davanti al giudice, però, l'ex marito ha ritirato la querela e il processo si è estinto. La Germania ha chiesto l'estradizione della donna, come aveva già fatto nei mesi scorsi (richiesta poi bocciata dai giudici) proprio per procedere contro di lei per i due episodi di sottrazione dei piccoli.
martedì, 12 luglio 2011
 
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