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Caso di Katia Milano
dibattitopubblDate: Domenica, 05/06/2011, 19:51 | Message # 1
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http://www.milanokatia.com/lettera.html (http://www.milanokatia.com/lettera.html)

milanokatia@hotmail.it

Lettera a Marianna e Simona dal cuore della mamma

Mie adorate figlie,

dopo i tanti, molteplici e vani tentativi di rivedervi, sempre ed ogni volta con il cuore pieno di speranza di potervi riabbracciare e ogni volta delusa e dolente perché non mi è stato permesso di avvicinarmi a voi, di rivolgervi il mio sguardo di madre, di accarezzarvi, di vedervi crescere, di accudirvi, di darvi tutto il mio amore, sono arrivata al punto che il mio dolore è talmente immenso da non riuscire più a sopportare che siete lontane da me, non posso più accettare la mia condizione di mamma disperata.

Non è possibile vivere senza le mie figlie, è impossibile sopravvivere con l’incertezza di potervi rivedere. Sento che in qualche modo devo farvi arrivare il mio messaggio per assicurarvi che non vi ho lasciate, che non vi ho abbandonate, per dirvi che: voi non vivete con me solo perché alcune persone vi hanno strappato dalle mie braccia! Devo farvi arrivare il messaggio di amore della vostra mamma che non vi ha mai dimenticate, anche se voi pensate così, perché vi hanno fatto abilmente credere che io vi ho abbandonato. Non è vero che vi ho abbandonato. Non è vero che non vi ho cercato. Non è vero che non vi voglio.

Desidero con tutte le mie forze farvi sapere che voi due, dolci adorate figliole, siete sempre nel mio pensiero, siete sempre con me ogni istante della giornata, siete sempre state con me per tutti questi lunghi anni in cui non mi è stato permesso di avervi con me, di crescervi, di fare parte della vostra vita. Voi siete il primo pensiero quando mi sveglio al mattino e l’ultimo prima di riuscire a prendere sonno la sera. E quando voi due siete presenti nei miei sogni, io vivo una giornata più serena, una giornata diversa dalle altre, perché ho la sensazione di tenervi accanto, di tenervi strette a me, anche se solo con il pensiero e con l’amore che mi unisce a voi, le mie creature. Perché voi siete le mie creature, voi siete parte di me e sarete sempre parte di me.

Anche se l’ingiustizia umana vi ha allontanate da me, dalla vostra mamma. Anche se la cattiveria e l’insano egoismo di alcune persone vi hanno strappate e allontanate da me e mi hanno lasciato nella disperazione più profonda, nessuno riuscirà mai a portarvi via dal mio pensiero, dal mio cuore, dalla mia anima, dal mio essere, fino all’ultimo respiro di vita. Voi siete e sarete sempre fino all’eternità la gioia che custodisco dentro di me, la gioia di avervi partorito, la gioia di aver potuto guardare nei vostri occhi e tenervi appena nate nelle mie braccia.

Per tutti questi anni mi sono ritrovata a vivere nel dolore più profondo ogni giorno dell’anno, ogni festa dell’anno, ogni piccola e grande occasione e soprattutto il 27 Marzo, giorno del tuo compleanno cara Marianna, e il 29 Maggio, giorno del tuo compleanno cara Simona. E vi ho pensato e vi penso ogni attimo, con la forza dell’amore e della disperazione. Vi ho immaginato piccoli angeli in crescita, in ogni momento della vostra giornata, chiedendo a me stessa dove stavate, cosa facevate, se eravate contente, se tutto andava bene per voi, se qualche volta vi capitava di pensare anche alla vostra mamma.

A casa c’è sempre la vostra camera. Fino a poco tempo fa era pronta per accogliere due bambine piccole, ma ora siete cresciute. Ora la vostra camera è cambiata, è pronta per accogliere due giovani ragazze. In questa camera ho raccolto tutte le piccole cose che vi appartengono, care figliole. L’ho arredata per renderla confortevole per le mie due piccole grandi bambine. L’ho preparata per averla pronta, in caso la giustizia umana potesse farvi tornare da me, anche solo per una piccola visita, anche solo per un giorno.

Il mio più grande desiderio è che voi state bene, che voi crescete bene. Non voglio turbare la vostra pace, la vostra serenità, la vostra esistenza. Voglio che la vostra vita sia piena di gioia e se io potessi essere una piccola parte della vostra gioia, vorrei tanto tanto esserlo. Anche se con tutta la forza dell’anima prego Dio che vi faccia tornare finalmente dalla vostra mamma, capisco che può essere difficile per voi, almeno per ora. Ma se volete potrei rappresentare per voi una piccola parte di quello che avrei voluto e dovuto essere ogni giorno.

È giusto che voi sapete che la mamma c’è, esiste, ed è pronta a qualunque sacrificio per potervi anche solo avere tra le braccia per un poco, per potervi carezzare i capelli, per poter baciare le vostre mani, per potervi trasmettere tutto l’amore che non ho potuto darvi in questi anni.

È giusto che voi sapete che la vostra mamma ce l’ha messa tutta per farvi tornare. Fin dal primo momento in cui vi hanno inspiegabilmente allontanato da me, ho tentato disperatamente di riavervi, ho provato tramite la legge, ho scritto ai giudici, ho implorato, ho pagato gli avvocati, ho lavorato per essere pronta ad accogliervi, ho voluto dimostrare che sono una buona mamma, una donna onesta e una brava persona. Ho pianto ogni giorno per tutti questi lunghi anni, sono tuttora costretta a combattere per non ammalarmi gravemente e per non abbandonare questa vita, afflitta dal dolore immenso che provo per la vostra assenza. Ho insistito in tutti modi possibili e immaginabili per avere giustizia, per riavere le mie bambine. Purtroppo c’è stato e c’è ancora qualcosa e qualcuno che mi ha penalizzato, che ha remato contro di me, che ha voluto che voi non ritornaste e che sta continuando a opporsi per non fare trionfare la verità e la giustizia.

Ma io non mi arrendo. Con la forza della disperazione vi giuro che non mi arrenderò mai, non abbandonerò mai e poi mai l’idea di riavervi con me, perché voi siete la mia vita e io sarò per sempre la vostra mamma.

E ora vivrò nella speranza di vedervi ritornare da me alla fine di un tunnel buio e doloroso. Nel mio pensiero voi siete la luce alla fine di quel tunnel e io sarò lì ad aspettarvi a braccia aperte per stringervi forte a me, per recuperare quello che abbiamo perso, per rimediare a tutto il tempo che abbiamo vissuto senza poterci rivedere, solo perché alcune persone infami hanno deciso assurdamente, inspiegabilmente, ingiustamente che le mie dolci bambine andassero a vivere altrove … e il 12 Maggio 2004 ho visto qualcuno che vi portava via solo perché gli era stato "accordato" il diritto di farlo.

Marianna e Simona, figlie mie, sono in attesa di un vostro contatto, di una vostra parola, di sentire la vostra voce, di sentire il vostro pensiero nei miei pensieri.

Vi mando con questo messaggio tutto il mio amore, un amore infinito, l’amore della vostra mamma che non vi ha mai abbandonato, che pur ingiustamente costretta a starvi lontano, vi ha seguito e vi ha osservato con la forza dell’anima.

Vi abbraccio e bacio tutte e due assieme. La vostra mamma
 
dibattitopubblDate: Domenica, 05/06/2011, 19:54 | Message # 2
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LA VICENDA

La vicenda che ha coinvolto le mie due creature, Marianna e Simona Scialdone, ha avuto inizio improvvisamente nel 1998. Interventi dei servizi sociali, iniziative giudiziarie, una incredibile serie di provvedimenti e infine quando sembrava che tutto volesse finire nel 2003 e le mie figlie stavano tornando a casa, come ci avevano assicurato alcune assistenti sociali oneste, dopo un percorso seguito diligentemente da me e dal padre, improvvisamente, senza alcun preavviso, le mie figlie furono affidate a una coppia di coniugi ricchi e potenti residenti a San Benedetto del Tronto, i quali avevano fatto richiesta di affido e adozione proprio di "due sorelline".

Non si è mai capito e nessuno ha mai spiegato perché le bambine non dovevano tornare a casa, perché dovevano andare a vivere presso quelle due persone sconosciute, perché non veniva rispettato quanto già relazionato dai servizi sociali che ci avevano seguito fino ad allora e ci avevano assicurato di poter riavere le figlie. Una delle assistenti sociali, sorpresa per il cambiamento avvenuto nel provvedimento del giudice, infastidita dal fatto che la sua relazione scritta a nostro favore non era stata rispettata, incuriosita anche dal fatto che questa coppia era venuta fuori dal nulla per prendersi Marianna e Simona, volle fare delle indagini e si adoperò per prendere informazioni sulla coppia. Fu gentile a farmi rapporto e mi disse: "State attenti, la signora non riesce ad avere figli suoi, ha già avuto qualche aborto, hanno i soldi e hanno chiesto due sorelline da adottare!"

Appena Marianna e Simona entrarono in quella casa, la signora "..." le costrinse a chiamarla "mamma". Le mie figlie si opponevano, piangevano, non volevano ubbidire. Ricordo il pianto e la rabbia di Simona che le rispondeva "No, io la mamma già ce l'ho". E così, ebbe inizio una continua lotta per vederle, la donna si inventava sempre nuove scuse per non permetterci di incontrare le nostre figlie, finché arrivò un nuovo provvedimento che ci proibiva di vederle. Non si è mai saputo perché, per quale ragione le nostre figlie dovevano essere affidate alla coppia di coniugi ricchi e non potevano ritornare dalla loro mamma.

Il 12 maggio 2004 è stato l'ultimo giorno che ho visto le mie creature. Ricordo lo sguardo triste che mi hanno rivolto quando le ho abbracciate per salutarle per l'ultima volta: le piccole già sapevano, già "alcuni" avevano detto alle mie figlie che non potevano tornare a casa. Rivedo la scena straziante di loro due che si voltano e mi guardano con gli occhi imploranti. E così è iniziata la parte più dura e dolorosa del mio calvario. Gli incontri con gli avvocati, le lettere ai giudici, le preghiere per avere almeno il permesso di sentirle al telefono, di avere notizie di loro, di poter far avere loro un regalo ogni tanto. Tutto mi è stato negato. Non dovevo fare più nulla per loro, né comprare un gioco, né comprare un vestito, né avere notizie sulla loro salute, perché quella donna pretendeva di diventare la loro mamma e non accettava che io potessi ancora pensare alle mie figlie. Voleva cambiarle, voleva che Marianna e Simona diventassero le bambole con cui giocare: subito dopo che le hanno portate in casa sua, senza dirmi niente e senza che loro volessero, lei ha fatto tagliare i capelli a tutte e due. Quando le vidi con i capelli corti, le guardai sorpresa e loro, dispiaciute per me, povere piccole mi dissero: "mamma, è stata "..." che ha voluto tagliarci i capelli", come per scusarsi del loro cambiamento.

Da quel giorno "la signora ..." si è impadronita delle mie figlie, le ha plagiate, ha fatto credere loro che la vera mamma non le cercava più, ha preteso e insistito che Marianna e Simona la chiamassero "mamma" contro la loro volontà. Già nei primi tempi che le erano state concesse in affido, "..." si infastidiva se le bambine avevano un pensiero gentile per me e quando tornavano nella sua casa, dopo l'incontro con noi genitori, lei si faceva trovare piangente, si mostrava dispiaciuta ai loro occhi per farle sentire in colpa, per provocare sentimenti di pena nei suoi confronti. Questo è quanto Marianna e Simona mi raccontavano quando riuscivo a rivederle nei nostri incontri. Le mie figlie sono state usate per accontentare una "povera donna egoista" che tentava invano di avere figli propri; sono servite per rendere felice la coppia di coniugi ricchi e potenti che avevano ordinato e preteso le "due sorelle" ai servizi sociali di ... ; hanno subito il lavaggio del cervello affinché diventassero "le figlie" della coppia, hanno subito nella loro psiche una sottile e rischiosa manovra che pian piano, sin dalla fine del 2003, le ha portate a "dimenticare" la famiglia d'origine, costrette inconsciamente a tagliare qualunque legame con i genitori, il fratello maggiore, i nonni materni e paterni.

Intanto io, la loro mamma, vivo con una grande pena nel cuore, perché so che Marianna e Simona, non conoscendo la verità, continuano a credere che non le ho volute, non le ho cercate, che le ho abbandonate. Io giuro e le mie figlie devono saperlo che la legge cieca e assurda, i maledetti provvedimenti del giudice, le falsità dei servizi sociali compiacenti, in accordo con la coppia che ha preteso e fatto di tutto per avere in affido proprio loro "due sorelle", mi hanno proibito fin dal 12 Maggio 2004 di avvicinarmi a loro.

Marianna e Simona Scialdone hanno il diritto di conoscere la verità sulla tragedia che le ha coinvolte. Prego Dio che loro possano rendersi conto che dal mese di Maggio dell'anno 2004 la mamma sta lottando per loro e per avere giustizia ad ogni costo. E sto lottando anche contro il tempo, perché temo che le mie figlie possano essere adottate da un giorno all'altro, costrette a loro insaputa e senza che se ne rendano conto a cambiare il loro cognome.

Purtroppo il Tribunale per i Minorenni di ... ha già dichiarato l'adottabilità delle mie figlie. Né io madre, né il padre siamo stati chiamati per essere ascoltati sull'adozione, come se del padre e della madre si volesse negare l'esistenza, ma "stranamente" mio figlio maggiore è stato ascoltato perché vorrebbero concludere con la richiesta di adozione avanzata dalla coppia di coniugi che insistono per adottarle. "Stranamente", è stato detto a mio figlio che le sorelle Marianna e Simona stanno bene dove stanno e "la cosa più importante è che avranno una eredità". Mio figlio ha risposto che le sorelle non hanno bisogno dell'eredità di quelle persone. Io vorrei aggiungere che Marianna e Simona Scialdone hanno bisogno dell'amore della loro mamma, hanno bisogno di essere restituite alle loro origini, origini che sono state calpestate ingiustamente da chi ha voluto favorire quei signori che pretendono di essere genitori adottivi di due ragazze che hanno i genitori viventi, hanno una mamma incensurata e onesta, hanno i nonni e tutti i parenti che attendono il loro ritorno. Perché Marianna e Simona sono condannate a vivere con due estranei ai quali è stato permesso di coinvolgerle nella loro vita, mentre potrebbero vivere bene e agiatamente nella mia casa, nel calore della loro mamma? Io, Katia Milano, ho le possibilità di dare alle mie figlie tutto il necessario, una bella casa, una vita agiata, un ottimo futuro e tutto l'amore di cui sono capace in quanto madre.

Dopo aver atteso invano dal 2004 che Marianna e Simona tornassero da me, dopo aver lottato a lungo, sofferto e tribolato, sperando che la giustizia fosse giusta e rimediasse agli errori, ai danni e ai reati commessi da assistenti sociali compiacenti, da diverse persone orbitanti nell'ambiente sociale, giudiziario e istituzionale di ... e di ... , dopo una irragionevole e ingiusta sentenza del Tribunale per i Minorenni di ... che mi toglieva il diritto di essere madre delle mie due creature per darle alla coppia di coniugi di ..., il 25 ottobre 2008 ho presentato denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di L'Aquila contro coloro che reputo responsabili: 1) contro la coppia che ha ottenuto le mie figlie come se fossero merce per ..., 2) contro una serie di assistenti sociali che hanno prodotto false relazioni sullo stato di affidabilità prima e adottabilità dopo delle mie figlie, 3) contro gli specialisti che hanno prodotto relazioni compiacenti, 4) contro i magistrati che forse hanno preferito non vedere il marcio nel loro ambiente e hanno emesso l'assurda sentenza che ha permesso che le mie creature mi fossero rubate.

Da oltre un anno la Procura della Repubblica presso il Tribunale di L'Aquila ha in esame la mia denuncia, la mia memoria e le mie richieste. Solo da pochi mesi sono stata invitata ad esporre la mia causa in Procura a L'Aquila, sono stata ascoltata e ora sono in attesa che il Procuratore Capo di L'Aquila, dopo aver esaminato gli atti che finalmente il Tribunale per i Minorenni di ... gli ha consegnato, si pronunci per incriminare e processare i responsabili dell'assurda irragionevole ingiustizia che mi ha strappato le figlie per consegnarle quasi come "pacco postale" nella casa dei signori che ne avevano fatto richiesta.

Ora tutte le mie speranze sono riposte nelle mani del Procuratore Capo della Procura presso il Tribunale di L'Aquila. Sarà lui a decidere se fermare il Tribunale per i Minorenni di ... ed aprire un capitolo nuovo per ridarmi le mie figlie e la mia vita. Intanto vivo ogni giorno in trepida attesa di una buona notizia da parte della PROCURA di L'AQUILA e nella speranza che mi sia ridata la gioia di abbracciare finalmente le mie figlie, mi si dia la possibilità di incontrarle e parlare con loro, per rassicurarle che nessuno della famiglia le ha mai abbandonate, tanto meno questa madre.

Solo così Marianna e Simona sapranno la verità, potranno finalmente capire che quella donna che ha preteso di essere chiamata "mamma", che ha carpito egoisticamente con l'inganno la loro fiducia, che ha approfittato del fatto che loro erano piccole e dovevano per forza soccombere agli eventi programmati con astuzia, quella donna, oltre al fatto che le ha sottratte all'affetto dei genitori e all'amore infinito della madre che le ha partorito, ha oltremodo manovrato la loro giovane vita, ha tolto loro la gioia di stare in contatto con il fratello maggiore, le ha derubate dell'affetto degli zii e dei nonni, che rappresentano un vero punto di riferimento per i nipoti, le ha sottratte anche all'affetto di una bisnonna, la mia nonna materna, che darebbe la vita per stringerle fra le braccia: le ha derubate delle loro origini.

MARIANNA E SIMONA SCIALDONE HANNO SUBITO UNA GRAVISSIMA INGIUSTIZIA: SONO STATE DERUBATE DELLE LORO ORIGINI. Questo sarebbe "forse" ammissibile se io, la loro madre, fossi mai stata una delinquente, una criminale, un'assassina, una drogata, una terrorista, una prostituta, una truffatrice, una nullafacente, una violenta, una ladra, una persona deviata e senza amore per i propri figli. Ma io non sono mai stata niente di tutto questo! Sono una donna onesta e incensurata, materna e affettuosa.

Se per qualunque motivo la PROCURA dovesse archiviare la mia denuncia, in nome di DIO farò qualcosa di drastico. è impossibile per me vivere senza poter riabbracciare marianna e simona!

Katia Milano

* * *


opposizione ALL'ADOZIONE DI Marianna e Simona

LETTERA APERTA
a Chiunque vuole conoscere la vicenda che ha stravolto la vita delle mie figlie,
a Chiunque può darmi un aiuto per fermare l’INGIUSTIZIA:
l’adozione delle mie creature già date in affido ad una coppia di coniugi di San Benedetto del Tronto dal Tribunale per i Minorenni di Ancona, con il supporto compiacente di assistenti sociali, di specialisti orbitanti nell’ambiente sociale, giudiziario e istituzionale che hanno prodotto relazioni compiacenti, di magistrati che non hanno visto il marcio nel loro ambiente, che hanno permesso che le mie creature mi fossero rubate e che si perpetrasse un’ingiustizia, che non vogliono rimediare all’ERRORE!



http://www.milanokatia.com/documenti/Lettera%20aperta.pdf


LETTERA APERTA
a Chiunque vuole conoscere la vicenda che ha stravolto la vita delle mie figlie,
a Chiunque può darmi un aiuto per fermare l’INGIUSTIZIA:
l’adozione delle mie creature già date in affido ad una coppia di coniugi di San Benedetto del Tronto dal
Tribunale per i Minorenni di Ancona, con il supporto compiacente di assistenti sociali, di specialisti
orbitanti nell’ambiente sociale, giudiziario e istituzionale che hanno prodotto relazioni compiacenti, di
magistrati che non hanno visto il marcio nel loro ambiente, che hanno permesso che le mie creature mi
fossero rubate e che si perpetrasse un’ingiustizia, che non vogliono rimediare all’ERRORE!

Ho tre figli: Davide, Marianna e Simona Scialdone.
Davide compie 20 anni a dicembre. Marianna ha compiuto 15 anni a marzo, Simona compie 14 anni il 29
maggio. Marianna e Simona mi sono state strappate e sono tuttora affidate alla famiglia Di Crosta di San
Benedetto del Tronto, Antonella Carminati e Raffaele Di Crosta, che stanno facendo “di tutto” per adottarle.
Non vedo le mie bambine dal 12 maggio 2004.

La strana e dolorosa vicenda ha avuto inizio nel 1998, proprio quando la nostra famiglia, proveniente dalla
Campania, si è trasferita nelle Marche. Problemi con i Servizi Sociali, assurde vicissitudini, difficoltà da
superare e poi, per un’assurdità, nel 2000 le mie bambine sono state affidate alla famiglia Ricci di Fermo.
I coniugi Ricci sono state persone splendide, sia con le bambine che con noi genitori, hanno collaborato con
noi, ci hanno permesso di fare parte della vita di Marianna e Simona, in qualunque momento riuscivamo a
stare insieme. Tutto si stava normalizzando, infatti l’assistente sociale signora Biagetti e la psicologa d.ssa
Marcantoni che ci seguivano e ci conoscevano bene, ci avevano avvisato che le bambine sarebbero
tornate a casa prima di fine anno 2003, con nostra immensa gioia.
Purtroppo, pur essendo stati rassicurati dalle due professioniste che il nostro percorso era positivo, che
eravamo pronti a tornare insieme, è accaduto che, mentre le bambine stavano ancora presso la famiglia
Ricci, improvvisamente e senza preavviso sono cominciati gli incontri delle mie figlie con la coppia
Antonella Carminati e Raffaele Di Crosta, di San Benedetto del Tronto.

La situazione creatasi è apparsa molto strana, proprio perché le bambine stavano per tornare a casa, tutti gli
ostacoli erano stati superati per accoglierle in famiglia e stavamo già anticipando la felicità del loro ritorno
definitivo. La signora Biagetti, molto allarmata dalla stranezza di quegli incontri delle bambine con i Di
Crosta, organizzati non dai Servizi Sociali di Fermo da cui si dipendeva, ma dai Servizi Sociali di San
Benedetto del Tronto, si attivò di persona per prendere informazioni sul nostro caso, per capire perché c’era
stato il cambiamento, perché la coppia era interessata alle mie figlie, perché non erano rispettate le sue
relazioni positive nei nostri confronti. Ed ecco che la signora Biagetti, infastidita dalle risposte che aveva
avuto e molto dispiaciuta per noi, ci avvisò “di stare attenti al fatto che i coniugi Di Crosta avevano chiesto
in affido due sorelline e che, essendo ricchi e potenti, si sarebbero adoperati a fare il possibile per
ottenerle”.
Intanto Marianna e Simona, allora nove e otto anni, erano stravolte, costrette a subire incontri con estranei,
proprio mentre sapevano che tra poco sarebbero tornate dalla loro mamma. Le povere piccole si ribellavano,
non volevano chiamare “mamma” una estranea.
Devo dare atto che la signora Biagetti e la d.ssa Marcantoni si sono decisamente opposte, ma non ce l’hanno
fatta a fermare quanto stava accadendo. Improvvisamente e senza un motivo, senza una spiegazione, senza
poterci rendere conto di come sia potuto accadere, sono stati fatti dei provvedimenti dal Tribunale per i
Minorenni di Ancona per non farci più vedere Marianna e Simona.
Invece di tornare nelle mie braccia, le mie creature mi sono state sottratte, strappate, per darle in
affido ad Antonella Carminati e Raffaele Di Crosta.

L’ultimo incontro che ho avuto con le mie figlie è stato il 12 maggio 2004. Quel giorno ho saputo dalle mie
bambine che non le avrei più viste. Qualcuno le aveva già avvisate dell’assurdità che si stava celebrando alle
nostre spalle e loro povere piccole, andando via si sono girate a guardarmi con la pena negli occhi.
Così è cominciato il nostro e il mio calvario.
Nessuno ha tenuto conto dei sentimenti e necessità di Marianna e Simona Scialdone, nessuno ha tenuto conto
del fatto che volevano la loro mamma e rifiutavano la donna che insisteva a sostituirsi a me e le obbligava a
chiamarla “mamma”. Le mie creature sono state decretate orfane per far piacere a chi voleva “due sorelline”.
Dal 2004 sto lottando e nessuno mi ha dato ascolto. Non sono più riuscita ad avere notizie delle mie figlie,
se chiedevo ero trattata male, ignoravano le mie preghiere, non mi dicevano dove stavano, come stavano, mi
hanno proibito qualunque contatto, anche solo telefonico. Ho fatto di tutto per rivedere le mie creature. Ho
ancora copie delle lettere e dei fax che ho mandato ai giudici senza mai avere alcuna risposta. Hanno deciso
di ignorare ogni richiesta facessi, perché l’unico scopo era quello di allontanarmi dalle mie figlie per farle 2
“abituare” nella casa della signora Carminati Di Crosta, la donna che doveva raggiungere lo scopo prefissosi:
le mie figlie dovevano diventare sue.
La coppia ha preteso che non le vedessi più, non le contattassi più, non facessi più parte della loro vita.
Questo con l’aiuto e il supporto delle assistenti sociali compiacenti, stranamente pronte a perorare la
causa della coppia a discapito delle bambine che volevano la loro mamma.
E stranamente i giudici sono stati pronti ad emanare provvedimenti, in qualche modo convinti dalla
potenza della Carminati e del Di Crosta.

Perché le bambine invece di tornare in famiglia sono state “dirottate” verso i Di Crosta? Perché non sono
state rispettate le relazioni positive delle assistenti sociali e della psicologa che ci seguivano? Perché la legge
ha deciso di allontanare Marianna e Simona e “trapiantarle” in una casa sconosciuta, mentre i genitori erano
pronti a riceverle e avevano tutto il diritto di riaverle? Perché la madre è stata “condannata” a vivere lontana
dalle proprie creature, pur essendo una donna sana, onesta, incensurata, che non si è mai drogata, che non è
una prostituta, che è rispettosa delle leggi umane e delle leggi di Dio?
Non c’è mai stata una risposta “vera”, perché non esiste una risposta, una spiegazione, un motivo
all’ingiustizia perpetrata. Ci sono stati soltanto provvedimenti ingiustificati, sentenze addomesticate
con un copia / incolla da vomito.
E dovendo riuscire a creare il vuoto attorno alle bambine, hanno allontanato la madre che le ha generate. Io
rappresentavo il punto debole per il “loro piano”, colei che non voleva arrendersi a perdere le figlie, quindi
era necessario togliermi di mezzo subdolamente, togliermi la patria potestà, farle dichiarare adottabili. Anche
se io ripeto e giuro che sono sempre stata e sono una donna onesta, pulita, incensurata, piena di amore per le
mie creature, sempre pronta a ogni sacrificio per non far mancare a loro alcuna necessità.

Ad un certo punto mi sono ritrovata, straziata dal dolore, a subire un intervento chirurgico. Ed è stato proprio
allora che la Carminati ha preso la palla al balzo, ha reso delle folli e false dichiarazioni contro di me al
giudice, d’accordo con le assistenti sociali compiacenti e con l’aiuto di qualcuno (?) che non reputo essere
umano. Purtroppo solo di recente sono venuta a conoscenza delle malvagità e delle falsità di cui si sono
serviti. Difatti, non avendo mai avuto la possibilità di leggere gli atti (secretati), non ho potuto mai
difendermi dagli attacchi di Antonella Carminati e di chi l’ha aiutata a strapparmi le mie creature.

Non mi è dato di parlare, non mi è permesso di vedere le mie figlie e, cosa terribile per una madre, loro si
sono sentite abbandonate perché non mi hanno più vista, sono convinte che le ho abbandonate e io non posso
raggiungerle per informarle della verità! Nonostante avessero tutti la piena conoscenza e la totale
consapevolezza che cercavo continuamente e disperatamente di vedere, contattare, riavere con me le mie
figlie e, nonostante avessero tutti il dovere morale, umano, sociale e giuridico di farlo sapere alle mie figlie e
di non nasconderglielo, nessuno si è mai degnato minimamente di renderglielo noto!
E così Marianna e Simona credono che le ho abbandonate, perché in questi sei anni hanno subìto la falsità e
hanno vissuto nella bugia, nella convinzione che qualcuno ha inculcato nella loro mente: la mamma non le
ha cercate e le ha abbandonate. Questo è la mia pena straziante, sapere che le mie figlie mi pensano la madre
che non sono, sapere che nel loro intimo soffrono per questa falsità e vivono con questa bugia, sapere che
sono state costrette a crescere con la donna che le ha plasmate come voleva, come le è stato permesso di fare,
le ha rese dipendenti da lei, le ha convinte di stare bene nella sua casa e non aver bisogno di tornare da me.
Nessuno si rende conto che se le mie bambine non sapranno al più presto la verità, si porteranno dentro una
sofferenza infame, proprio per il fatto che si sono sentite abbandonate e sono state costrette a crederlo.
Gabriella Ceneri, l’avvocato che, caso strano è l’amica della Carminati ed è la tutrice di Marianna e Simona,
ci tiene molto a farmi sapere che le mie figlie non mi vogliono, mi rifiutano, rifiutano il mio contatto,
vogliono restare con i Di Crosta, perché la loro vita è in quella casa.
Potrei anche crederlo, ma prima dovrei parlare con le mie creature per dire loro la verità, per spiegare loro
che in tutti questi lunghi anni mi è stato proibito di avvicinarmi, per far sapere loro che mai le ho
abbandonate, che sono stata sempre con loro, con il cuore e con l’anima.
Nessuno ha mai detto alle mie figlie che disperatamente le ho cercate, che disperatamente ogni giorno, dal 12
maggio 2004, ho fatto tutto e continuerò a fare qualunque cosa per farle tornare da me.

Sapendo che è stata Antonella Carminati a gestire tutta la vicenda e a gestire le mie figlie, opponendosi a
qualunque mio contatto, anche a una semplice e-mail, ultimamente ho provato, ho cercato di contattare il
marito, signor Raffaele Di Crosta, che molto probabilmente non è al corrente della realtà e delle azioni
della moglie. Ho saputo che lui non è molto presente in famiglia, anzi è sempre assente, che la professione lo
porta all’estero, ma non ho un suo riferimento diretto. Non posso scrivere all’indirizzo di casa, con il rischio
che la moglie sequestri la mia missiva.
Sono sicura che se il signor Di Crosta fosse a conoscenza di ciò che realmente è accaduto, della mia
disperazione, dell’Opposizione che ho presentato al Tribunale per i Minorenni di Ancona per fermare l’adozione delle mie figlie, adozione per cui la moglie si sta adoperando così bene con l’aiuto di molti, sono
sicura che lui comincerebbe a fare qualche passo indietro. Voglio credere che Raffaele Di Crosta possa
aiutarmi a dire la verità alle mie figlie, magari a farmele incontrare per riabbracciarle dopo questi
tremendi sei anni di sofferenza. Vorrei pregare il signor Di Crosta di rendersi conto che sua moglie ha
stravolto la natura, ha conquistato in modo illecito la benevolenza di molti, si è servito di lui per ottenere e
farsi la famiglia che voleva; di rendersi conto che la moglie sta tuttora difendendo quella famiglia che si è
formata ingiustamente con il suo saper fare, contro la Legge di Dio e contro la vera giustizia umana, che
tuttora sta stravolgendo in varie maniere la vita delle mie bambine, con l’appoggio di qualcuno che le è
vicino, ed anche solo non dicendo loro la verità.
Vorrei pregare il signor Di Crosta di non continuare a voler adottare le mie figlie, soltanto perché
questo è ciò che sua moglie vuole, è ciò che lei ha deciso deve essere fatto, è ciò che sua moglie è riuscita a
predisporre con le sue protezioni, contatti, conquiste, siano esse lecite o non lecite.
Il signor Di Crosta può fare la cosa giusta, ridarmi le mie figlie, anche se deve farlo contro la volontà
della moglie. La cosa giusta per Marianna e Simona che sono costrette a ignorare le origini e la
famiglia, per i nonni che vivono là, proprio nelle Marche, e si disperano perché neppure a loro è
permesso incredibilmente di vedere le nipotine. Lui può farmi parlare con Marianna e Simona!
Non è giusto che il Tribunale per i Minorenni di Ancona mi toglie le figlie per darle a chi è ricco e potente,
perché di fronte a Dio, Marianna e Simona sono e restano per sempre le mie creature.

Sono una madre in pena, non riesco più a vivere senza riabbracciare le mie figlie. Il mio costante pensiero è
per loro. Marianna e Simona non devono portarsi dentro il dolore dell’abbandono da parte della mamma,
anche perché è falso. Hanno il sacrosanto diritto di sapere la verità, devono sapere che non sono stata io a
gestire la loro vita, ma che qualcun altro lo ha fatto, devono sapere che sono viva, le aspetto, le voglio con
me, la loro camera è sempre pronta, la mamma e la famiglia possono offrire loro una vita agiata e tanto
infinito amore. Marianna e Simona non hanno bisogno di Antonella Carminati e Raffaele Di Crosta per
vivere bene, hanno bisogno della loro mamma che le aspetta, Katia Milano.
Vorrei che si fermasse l’ingiustizia autorizzata in questi anni dal Tribunale per i Minorenni di
Ancona: no all’adozione di Marianna e Simona!
Sia io madre, sia il padre, abbiamo presentato opposizione all’adozione il 24 febbraio 2010. Ma chi ci ha
ascoltato? Chi ha fermato l’effetto della potenza che i Di Crosta hanno già dimostrato dal 2003 ad
oggi? Chi avrebbe saputo discernere tra l’amore di una madre e il possesso che Antonella Carminati
ha affermato e confermato sulle mie creature? Nessuno.
Il Giudice della Corte d’Appello del Tribunale di Ancona non mi ha neppure permesso di parlare –
non c’era tempo per questa madre di essere ascoltata. Già tutto deciso, perché ascoltare la verità?
Sto vivendo nel terrore che, se non viene fermata in tempo, la coppia Di Crosta otterrà l’adozione delle
mie figlie!

È possibile rendere pubblica questa grave e dolorosa tragedia umana per cui non c’è spiegazione?
È possibile, rendendo pubblica questa ingiustizia, fermare i Di Crosta? È possibile fermare l’adozione?
Finalmente la mia difesa è riuscita ad avere i documenti che ci tenevano secretati, ma come può la giustizia
annullare l’ingiustizia già perpetrata?

Chiedo aiuto per riabbracciare le mie figlie, per far sapere loro che non le ho mai abbandonate, per
riacquistare una piccola parte della vita. Chiedo aiuto e speranza che non sia permessa l’adozione
delle mie figlie da parte del Tribunale per i Minorenni di Ancona.

Spero che Marianna e Simona possano leggere il mio pensiero per loro.
“Mamma c’è sempre, in ogni momento. Vi supplico, datemi la possibilità di parlarvi e di riabbracciarvi. Ho
tanto amore da dare a voi angeli miei, ho tante cose da dirvi, possiamo recuperare. So che la tragedia che ci
ha coinvolto e ci ha allontanate vi ha fatto tanto male, ma io sono la stessa mamma piena di amore che vi ha
abbracciato l’ultima volta che ci hanno permesso di incontrarci. Sono rimasta là ad aspettare il ritorno delle
mie bambine, basta solo che esprimete il desiderio di vedermi e io sarò da voi e con voi. Vi bacio con tutta la
forza dell’anima e vi aspetto”.
Attualmente sono a Zurigo, ma sono sempre pronta ad arrivare in ogni dove per le mie creature.

Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere, a chi ha un consiglio da darmi, a chi riesce a contattare il signor
Raffaele Di Crosta per illuminarlo sulla verità e pregarlo di rivedere la sua posizione, a chi può portare il mio
messaggio di mamma per Marianna e Simona, a chi ha un miracolo da fare per me e le mie bambine, a chi
può offrirmi la soluzione! GRAZIE

Katia Milano cell. 0041.798217301 - tel.casa 0041.438443737
 
dibattitopubblDate: Domenica, 05/06/2011, 19:56 | Message # 3
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http://www.milanokatia.com/documenti/Opposizione%20all%27adozione.pdf

La seguente è la mia MEMORIA-OPPOSIZIONE depositata mercoledì 24 febbraio
2010 durante l’udienza della Corte d’Appello del Tribunale di Ancona, per oppormi
all’adozione delle mie figlie Marianna e Simona, per tentare e riuscire a fermare
l’ingiustizia che si sta perpetrando nel Tribunale dei Minorenni di Ancona!
Katia Milano, madre di Marianna e Simona Scialdone

AL SIGNOR GIUDICE

VOGLIO LE MIE FIGLIE! VOGLIO RIABBRACCIARE LE MIE FIGLIE E MI
OPPONGO CON TUTTE LE MIE FORZE ALLA LORO ADOZIONE!
Io sono la loro mamma, sono la madre che ha partorito Marianna e Simona Scialdone.
Dal 12 maggio 2004 non mi è permesso assurdamente di vederle, crescerle, tenerle con me. Mi
sono state sottratte improvvisamente per darle in affido ad Antonella Carminati e Raffaele Di
Crosta.
Da 2004 sto lottando e nessuno mi ha dato ascolto. Voglio le mie figlie e voglio giustizia.

La vicenda che ha coinvolto le mie due creature, Marianna e Simona Scialdone, ha avuto inizio
improvvisamente nel 1998 quando la nostra famiglia si è trasferita nelle Marche. I problemi con i
Servizi Sociali sono iniziati perché, non riuscendo a capire come mai, sia Salvatore Davide che
Marianna, avevano una irragionevole spiccata aggressività, ingiustamente loro reputavano che i
nostri bambini erano maltrattati. Allora feci loro presente gli episodi sulla salute di Davide e
Marianna e la loro storia medica ai Servizi Sociali di S. Elpidio a Mare.
Mi procurai un documento dell’Ospedale di Caserta riguardante Marianna in cui erano spiegate
proprio le motivazioni di tali comportamenti della piccola e diedi quel documento alla signora
Biagetti, l’assistente sociale che ci seguiva. Non so che fine ha fatto quel documento, non so se la
signora Biagetti l’ha allegato ai documenti che ci riguardavano, ma so bene che fu la signora
Biagetti che, se in precedenza era stata ostile, specialmente nei miei confronti, poi ha cambiato, ha
avuto considerazione, si è resa conto che ero una mamma piena di amore e madre meritevole di
avere con me i miei tre bambini.
I comportamenti irrequieti dei miei bambini purtroppo sono stati originati dalla gravidanza. Quella
di Davide e quella di Marianna sono state molto difficili e hanno avuto ripercussioni sulla loro
crescita e sul loro comportamento fino a un certo periodo della loro vita.
Per Davide sono entrata in ospedale incinta di 43 giorni, con continue minacce di aborto, e vi sono
rimasta per quasi tutta la durata della gravidanza. Fin dalla nascita il mio bambino era irrequieto,
nervoso, non dormiva mai, piangeva sempre, soffriva di allergie e di asma ed era sempre sotto cura
con il cortisone. Davide è stato visitato da tanti dottori, perché ci sembrava incredibile che non
riposasse mai, ma tutti ci dicevano che era normale, visto il trascorso della gravidanza. Ci dicevano
che comunque le medicine che io ero stata costretta ad assumere per non perderlo, le aveva prese
soprattutto lui, ma ci assicuravano anche che con gli anni si sarebbe calmato.
Per Marianna sono stata ricoverata in ospedale quasi da subito con minacce di aborto, costretta ad
assunzioni di medicinali, ad iniezioni endovenose di ferro tutti i giorni, di Surfactal per permettere
alla bambina di poter respirare autonomamente senza grandi difficoltà al momento della nascita. Al
settimo mese la bambina ha smesso di nutrirsi, è nata per forze maggiori a otto mesi e quattro giorni
e subito è stata trasferita in un altro ospedale. Ha subito delle punture nel cranio, “per il cervello” ci
disse allora il dott. Leone del reparto di neonatologia dell’Ospedale di Caserta. Al momento della
nascita la mia bambina pesava kg 1,840. Dopo la nascita anche lei ha avuto una forte assunzione di
medicine. È stata ricoverata all’Ospedale Santobono di Napoli nei primi mesi di vita, perché improvvisamente si addormentò e non riuscivamo più a svegliarla, così i dottori scoprirono che la
bambina aveva una piccola lesione al cranio. Nei primi anni di vita ha sofferto di anemia
mediterranea e giustamente soggetta all’assunzione di medicine per curarla.
Comunque, come il fratello Davide, Marianna non dormiva mai. L’abbiamo portata in visita da tanti
medici, tutti ci dicevano la stessa cosa: la bambina stava bene, era ben curata, ma l’assunzione delle
medicine in gravidanza, anche lei come Davide, doveva smaltirle, perciò era capricciosa e si
sarebbe calmata verso i sei - sette anni.
In effetti così è stato: la sua natura era quella di strillare quasi ininterrottamente, sia lei che Davide
avevano l’abitudine di tirare, rompere e gettare a terra tutto quello che potevano avere a tiro.
Per Marianna siamo stati costretti a cambiare casa due volte, perché nei condomini dove abitavamo
la gente non riusciva a sopportare i suoi urli diurni e notturni, una volta fummo chiamati da un
assistente sociale a Bellona, provincia di Caserta, perché qualcuno ci segnalò, supponendo che noi
genitori picchiassimo la bambina. Quando i Servizi Sociali vennero a farci visita, si resero conto
che Marianna era fatta così, se solo la si guardava strillava senza motivo e non c’era verso di
fermarla, in alcun modo.
Comunque, da parte dei Servizi Sociali di Bellona non abbiamo mai avuto problemi di alcun
genere, perché loro hanno capito che non dipendeva da noi la inquietudine dei bambini, ma era un
fattore della nascita da superare. Ho sofferto per Davide e Marianna, ma loro due sono stati forti per
superare i problemi neonatali.
Per la piccola Simona è stato tutto più semplice, sia per la gravidanza, sia per la crescita. Simona è
stata pacifica, è cresciuta bene, un piccolo angelo.

Purtroppo, dal 1998 abbiamo subito gli interventi dei servizi sociali, le iniziative giudiziarie,
una incredibile serie di provvedimenti e infine quando sembrava che tutto volesse finire nel
2003 e le mie figlie stavano tornando a casa, come ci avevano assicurato alcune assistenti
sociali oneste, dopo un percorso seguito diligentemente da me e dal padre, improvvisamente,
senza alcun preavviso, le mie figlie furono affidate alla coppia Raffaele Di Crosta e Antonella
Carminati, coniugi ricchi e potenti residenti a San Benedetto del Tronto, i quali avevano fatto
richiesta di affido e adozione proprio di "due sorelline".

Non si è mai capito e nessuno ha mai spiegato perché le bambine non dovevano tornare a casa,
perché dovevano andare a vivere presso quelle due persone sconosciute, perché non veniva
rispettato quanto già relazionato dai servizi sociali che ci avevano seguito fino ad allora e ci
avevano assicurato di poter riavere le figlie. Una delle assistenti sociali, sorpresa per il
cambiamento avvenuto nel provvedimento del giudice, infastidita dal fatto che la sua relazione
scritta a nostro favore non era stata rispettata, incuriosita anche dal fatto che questa coppia era
venuta fuori dal nulla per prendersi Marianna e Simona, volle fare delle indagini e si adoperò per
prendere informazioni sulla coppia. Fu gentile a farmi rapporto e mi disse: "State attenti, la
signora non riesce ad avere figli suoi, ha già avuto qualche aborto, hanno i soldi e hanno
chiesto due sorelline da adottare!"

Difatti l’assistente sociale Biagetti è rimasta molto male, l’ho vista piangere quando Marianna e
Simona sono state affidate alla coppia che voleva le “due sorelle”. Ho saputo che si è battuta, ha
cercato di far valere la sua opinione positiva per noi genitori, per far ritornare le bambine a casa, ma
non c’è riuscita.
La signora Biagetti e la psicologa d.ssa Marcantoni che ci hanno veramente conosciuti hanno
tentato di far valere la loro professionalità e la verità che avevano constatato, ma le vipere
annidate nell’altro gruppo di assistenti sociali hanno operato per togliere a Marianna e
Simona la vita che apparteneva loro, per darle a due estranei.

Appena Marianna e Simona entrarono in quella casa, la signora Carminati Di Crosta le costrinse a
chiamarla "mamma". Le mie figlie si opponevano, piangevano, non volevano ubbidire. E poi,
quando le vedevo mi raccontavano come erano costrette. Ricordo il pianto e la rabbia di Simona che le rispondeva "No, io la mamma già ce l'ho". E così, ebbe inizio una continua lotta per vederle, la
donna si inventava sempre nuove scuse per non permetterci di incontrare le nostre figlie, finché
arrivò un nuovo provvedimento che ci proibiva di vederle. Non si è mai saputo perché, per quale
ragione le nostre figlie dovevano essere affidate alla coppia di coniugi ricchi e non potevano
ritornare dalla loro mamma. La donna voleva cambiarle, voleva che Marianna e Simona
diventassero le bambole con cui giocare: subito dopo che le hanno portate in casa sua, senza dirmi
niente e senza che loro volessero, lei ha fatto tagliare i capelli a tutte e due. Quando le vidi con i
capelli corti, le guardai sorpresa e loro, dispiaciute per me, povere piccole mi dissero: "mamma, è
stata Antonella che ha voluto tagliarci i capelli", come per scusarsi del loro cambiamento.

Purtroppo sono stata molto male per la situazione che improvvisamente si era creata, per le mie
figlie che mi erano state tolte, le mie bambine che erano costrette a chiamare mamma una donna che
non conoscevano. Il 16 febbraio 2004 sono stata portata al pronto soccorso di Fermo, Ospedale di
Porto San Giorgio, per una colica addominale. Mi hanno somministrato le medicazioni e mi è stato
detto che avevo bisogno di una visita chirurgica.
Dopo il pronto soccorso ho fatto la visita chirurgica e sono stata operata in laparoscopia il 13 aprile
2004. L’intervento doveva durare all’incirca 40 minuti, in quanto intervento molto semplice a detta
del dottore che mi operò. Durò invece più di quattro ore e mezza, per una serie di difficoltà. Quando
sono entrati con la sonda, poiché avevo una serie di aderenze dovute a precedenti interventi, mi si
sono rotti molti capillari ed ero piena di calcoli ovunque tanto da non poterli contare.
Ho avuto 3 trazioni per qualche giorno, poi sono stata dimessa ma senza togliere i punti, perché
avevo gli incontri con Marianna e Simona e non me li volevo perdere.
Agli incontri con le mie figlie mi sono presentata regolarmente, anche se non potevo camminare
bene e mi facevo accompagnare da mio zio. Avevo difficoltà con la nutrizione perché qualsiasi cosa
mangiavo mi faceva male e per più di un mese mi nutrivo solo con brodo per ordine del medico.
Certo che il mio aspetto era quello che era, ma le bambine sapevano che mi ero operata e che mi
dovevo riprendere.
In questo periodo Antonella Carminati ha fatto quella dichiarazione al giudice, in cui ha detto
tutte le falsità possibili e immaginabili su di me, sul mio stato di prostrazione e altre gravi
falsità. Per farsi credere si è inventata tante menzogne, tanto che la giudice l’ha creduta e
improvvisamente mi è stata tolta la possibilità di vedere le mie bambine.
Da quel giorno la Carminati si è impadronita delle mie figlie, le ha plagiate, ha fatto credere
loro che la vera mamma non le cercava più, ha preteso e insistito che Marianna e Simona la
chiamassero "mamma" contro la loro volontà.

Il 12 maggio 2004 è stato l'ultimo giorno che ho visto le mie creature. Ricordo lo sguardo triste
che mi hanno rivolto quando le ho abbracciate per salutarle per l'ultima volta: le piccole già
sapevano, perché già "alcuni" avevano detto alle mie figlie che non potevano tornare a casa con me.
Rivedo la scena straziante di loro due che si voltano e mi guardano con gli occhi imploranti. E così
è iniziata la parte più dura e dolorosa del mio calvario. Gli incontri con gli avvocati, le lettere ai
giudici, le preghiere per avere almeno il permesso di sentirle al telefono, di avere notizie di loro, di
poter far avere loro un regalo ogni tanto. Tutto mi è stato negato. Non dovevo fare più nulla per
loro, né comprare un gioco, né comprare un vestito, né avere notizie sulla loro salute, perché
Antonella Carminati pretendeva di diventare la loro mamma e non accettava che io potessi ancora
pensare alle mie figlie.

Già nei primi tempi che le erano state concesse in affido, si infastidiva se le bambine avevano un
pensiero gentile per me e quando tornavano nella sua casa, dopo l'incontro con noi genitori, lei si
faceva trovare piangente, si mostrava dispiaciuta ai loro occhi per farle sentire in colpa, per
provocare sentimenti di pena nei suoi confronti. Questo è quanto Marianna e Simona mi
raccontavano quando riuscivo a rivederle nei nostri incontri. Le mie figlie sono state usate per
accontentare una "povera donna egoista" che tentava invano di avere figli propri; sono servite per
rendere felice la coppia di coniugi ricchi e potenti che avevano ordinato e preteso le "due sorelle" ai servizi sociali di San Benedetto del Tronto; hanno subito il lavaggio del cervello affinché
diventassero "le figlie" della coppia, hanno subito nella loro psiche una sottile e rischiosa
manovra che pian piano, sin dalla fine del 2003, le ha portate a "dimenticare" la famiglia
d'origine, costrette inconsciamente a tagliare qualunque legame con i genitori, il fratello
maggiore, i nonni materni e paterni.

Intanto io, la loro mamma, vivo con una grande pena nel cuore, perché so che Marianna e Simona,
non conoscendo la verità, continuano a credere che non le ho volute, non le ho cercate, che le ho
abbandonate. Io giuro e le mie figlie devono saperlo che la legge cieca e assurda, i provvedimenti
del giudice, le falsità dei servizi sociali compiacenti, in accordo con la coppia che ha preteso e fatto
di tutto per avere in affido proprio loro "due sorelle", mi hanno proibito fin dal 12 Maggio 2004
di avvicinarmi a loro.
Marianna e Simona Scialdone hanno il diritto di conoscere la verità sulla tragedia che le ha
coinvolte. Prego Dio che loro possano rendersi conto che dal mese di Maggio dell'anno 2004 la
mamma sta lottando per loro e per avere giustizia ad ogni costo. E sto lottando anche contro il
tempo, perché temo che le mie figlie possano essere adottate da un giorno all'altro, senza
sapere la verità dei fatti.
Purtroppo il Tribunale per i Minorenni di Ancona ha già dichiarato l'adottabilità delle mie figlie. Né
io madre, né il padre siamo stati chiamati per essere ascoltati sull'adozione, come se del padre e
della madre si volesse negare l'esistenza, ma "stranamente" mio figlio maggiore è stato ascoltato
perché vorrebbero concludere con la richiesta di adozione avanzata dalla coppia di coniugi che
insistono per adottarle. "Stranamente", è stato detto a mio figlio che le sorelle Marianna e Simona
stanno bene dove stanno e "la cosa più importante è che avranno una eredità". Mio figlio ha risposto
che le sorelle non hanno bisogno dell'eredità di quelle persone. Io vorrei aggiungere che Marianna e
Simona Scialdone hanno bisogno dell'amore della loro mamma, hanno bisogno di essere restituite
alle loro origini, origini che sono state calpestate ingiustamente da chi ha voluto favorire quei
signori che pretendono di essere genitori adottivi di due ragazze che hanno i genitori viventi, hanno
una mamma incensurata e onesta, hanno i nonni e tutti i parenti che attendono il loro ritorno.
Perché Marianna e Simona sono condannate a vivere con due estranei ai quali è stato
permesso di coinvolgerle nella loro vita, mentre potrebbero vivere bene e agiatamente nella
mia casa, nel calore della loro mamma? Io, Katia Milano, ho le possibilità di dare alle mie
figlie tutto il necessario, una bella casa, una vita agiata, un ottimo futuro e tutto l'amore di cui
sono capace in quanto madre.

Dopo aver atteso invano dal 2004 che Marianna e Simona tornassero da me, dopo aver lottato a
lungo, sofferto e tribolato, sperando che la giustizia fosse giusta e rimediasse agli errori, ai danni e
ai reati commessi da assistenti sociali compiacenti, da diverse persone orbitanti nell'ambiente
sociale, giudiziario e istituzionale, dopo una irragionevole e ingiusta sentenza del Tribunale per i
Minorenni di Ancona che mi toglieva il diritto di essere madre delle mie due creature per darle ad
Antonella Carminati e Raffaele Di Crosta, il 25 ottobre 2008 ho presentato denuncia alla
Procura della Repubblica presso il Tribunale di L'Aquila contro coloro che reputo
responsabili: 1) contro la coppia che ha ottenuto le mie figlie come se fossero merce, 2) contro una
serie di assistenti sociali che hanno prodotto false relazioni sullo stato di affidabilità prima e
adottabilità dopo delle mie figlie, 3) contro gli specialisti che hanno prodotto relazioni compiacenti,
4) contro coloro che hanno preferito non vedere il marcio nel loro ambiente e hanno emesso
l'assurda sentenza che ha permesso che le mie creature mi fossero rubate.

Intanto vivo ogni giorno in trepida attesa di una buona notizia nella speranza che mi sia ridata la
gioia di abbracciare finalmente le mie figlie, mi si dia la possibilità di incontrarle e parlare con loro,
per rassicurarle che nessuno della famiglia le ha mai abbandonate, tanto meno questa madre. Solo così Marianna e Simona sapranno la verità, potranno finalmente capire che Antonella
Carminati ha carpito egoisticamente e con l'inganno la loro fiducia, ha approfittato del fatto
che loro erano piccole e dovevano per forza soccombere agli eventi programmati con astuzia.
Antonella Carminati, oltre al fatto che le ha sottratte all'affetto dei genitori e all'amore infinito della
madre che le ha partorito, ha oltremodo manovrato la loro giovane vita, ha tolto loro la gioia di stare
in contatto con il fratello maggiore, le ha derubate dell'affetto degli zii e dei nonni, che
rappresentano un vero punto di riferimento per i nipoti, le ha sottratte anche all'affetto di una
bisnonna, la mia nonna materna, che darebbe la vita per stringerle fra le braccia: le ha derubate delle
loro origini.

Inoltre la Carminati ha avuto vari aborti, ha subito il lutto di suoi figli abortiti a gravidanze
di 7-8 mesi, proprio mentre aveva in affido le mie figlie e ha sottoposto le mie figlie a vivere il
suo lutto. Chi ha controllato cosa faceva la Carminati alle mie figlie?

Chi ha controllato se questa coppia Antonella Carminati – Raffaele Di Crosta effettivamente
vive nella stessa casa?

MARIANNA E SIMONA SCIALDONE HANNO SUBITO UNA GRAVISSIMA
INGIUSTIZIA: SONO STATE DERUBATE DELLE LORO ORIGINI. Questo sarebbe "forse"
ammissibile se io, la loro madre, fossi mai stata una delinquente, una criminale, un'assassina, una
drogata, una terrorista, una prostituta, una truffatrice, una nullafacente, una violenta, una ladra, una
persona deviata e senza amore per i propri figli. MA IO NON SONO MAI STATA NIENTE DI
TUTTO QUESTO! Sono una donna onesta e incensurata, materna e affettuosa.

VOGLIO LE MIE FIGLIE!
Katia Milano
 
dibattitopubblDate: Domenica, 05/06/2011, 20:16 | Message # 4
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"Sono vittima di una macchinazione"
Mamma denuncia la sottrazione figlie


Le fragazzine, di 14 e 13 anni, erano state affidate ad una famiglia di Fermo e attualmente si trovano da una famiglia di San Benedetto del Tronto. "Non ero in grado di far valere i miei diritti di madre, e mi sono ritrovata sola"

Tribunale di Ancona (foto Antic) Ancona, 23 marzo 2009 - "Sono vittima di una macchinazione dal 2004". E' la denuncia di una donna, madre di due ragazzine di 14 e 13 anni, al momento affidate ad una famiglia di San Benedetto del Tronto. La donna, Katia Milano, che non riesce a vedere le figlie e avere contatti con loro, è difesa dall’avvocato Vincenzo Luigi del foro di Roma, con l’assistenza del criminologo Carmelo Lavorino. Ha presentato nel novembre scorso una denuncia alla magistratura dell’Aquila, e oggi, ad Ancona, ha incontrato i giornalisti per spiegare le sue ragioni.

A suo dire, le bambine, M. e S., le sarebbero state sottratte dal Tribunale dei minori e affidate prima ad una famiglia di Fermo poi a quella attuale, "dopo alcuni interventi dei servizi sociali che avrebbero indotto alcuni magistrati ad agire in modo superficiale". Cinque anni fa la donna attraversava un periodo difficile, segnato dai cattivi rapporti con l’ex marito, "tanto da essere arrivata a pesare 37 chili’’.

"Non ero in grado di far valere i miei diritti di madre, e mi sono ritrovata sola, senza lavoro, senza difese e senza figlie’’. Alle bambine sarebbe stato fatto credere che ‘’la loro mamma non le voleva più, che le aveva dimenticate’’. Invece, sostiene Katia Milano, ‘’non è così: ho scritto loro diverse volte senza aver mai avuto risposta, e continuerò a farlo’’.
 
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