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Caso del famoso giornalista TIBERIO TIMPARI
AmministratoreDate: Sabato, 14/05/2011, 21:22 | Message # 1
Group: Amministratori
Messages: 133
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Tiberio Timperi: Nel nome del figlio


http://blog.panorama.it/italia/2010/09/11/tiberio-timperi-nel-nome-del-figlio/
( http://blog.panorama.it/italia....-figlio)

Mercoledì, primo settembre. Non vedo mio figlio dal 16 agosto. Le vacanze sono ormai finite. Tra poco lo riabbraccerò. Muto. Il citofono di quella che una volta era casa mia, rimane muto. Telefono. Squilli a vuoto. Sms. Dopo una mezz’ora che dura una vita, la risposta: «Ti richiameremo». Non mi resta che il 112. Pattuglia dei carabinieri. Saliamo su. È la prima volta da quando, 5 anni fa, mi sono separato. Stomaco chiuso, ansia, ricordi. E quella porta.

Il led dell’allarme rosseggia beffardo. Il campanello suona a vuoto. Caserma. Denuncia. Il carabiniere, forse padre anche lui, legge nei miei occhi una silenziosa supplica. Chiama al telefono la madre di mio figlio. Dall’altra parte, il nulla. Tre giorni dopo, mio malgrado, la notizia è sul Corriere della Sera. Per cinque anni, cinque lunghissimi anni, ho taciuto ma capisco che è arrivato il momento di raccontare la mia esperienza. Esperienza comune, purtroppo, a molti padri, vittime di soprusi silenziosi. La madre, quasi sempre affidataria, può facilmente ostacolare il rapporto padre–figlio. Anche se c’è un provvedimento favorevole al papà. Basta un certificato medico. O non rispondere al telefono. Sono un buon padre. Non sono parole mie o di mio figlio ma del Tribunale. Buono al punto tale che l’ultimo provvedimento non solo mi concede più tempo ma anche la possibilità di vederlo liberamente. Sulla carta un provvedimento illuminato. In realtà, ogni volta che lo chiedo fuori dalla rigida gabbia stabilita dal giudice, la risposta è sempre la stessa: no. Vero, in questi giorni la Cassazione ha riconosciuto i danni morali di un padre il cui rapporto con il figlio era ostacolato dalla madre affidataria. Non commento la sentenza ma non posso fare a meno di pensare che, in casi come questo, si preferisca sanzionare simbolicamente la madre piuttosto che affidare il bambino al padre. Dimenticavo, siamo in Italia. Qui, la mamma è sacra. Anche quando causa danni morali. Già, danni morali. Sono stato denunciato per aver maltrattato mio figlio, picchiato l’ex cognata, ingiuriato l’ex moglie e accusato di violenza privata. Praticamente un mostro. In realtà, questo, è il frutto della strategia processuale: ogni accusa, vera o falsa che sia, è lecita. Con buona pace della deontologia professionale. Ancora è viva in me la vergogna per aver sentito riecheggiare il mio cognome per i corridoi del Tribunale penale di piazzale Clodio. Le accuse? Archiviate. Interessanti le motivazioni. Una su tutte: «…le dichiarazioni delle denuncianti non possono considerarsi del tutto attendibili…». Facile accusare, calunniare e insinuare quando si svolge, come nel mio caso, un lavoro pubblico in un noto luogo di perdizione come quello della tv…
Chi mi risarcirà degli sguardi carichi di sospetto quando accompagnavo mio figlio a scuola?
Sono cinque anni che la mia vita viene scandita dalle udienze del Tribunale. Dove l’orientamento culturale è quello che fa del padre un genitore di serie B. Nonostante la legge sul condiviso stabilisca pari dopportunità tra padre e madre. Tutto deve cambiare affinché nulla cambi. Il figlio viene sempre «collocato» presso la madre. Anche quando questa è «malevola». Leggete su Google: si tratta di una sindrome caratterizzata da false denunce, calunnie, eccesso di contenzioso legale e alienazione parentale. La Giustizia però, sembra non abbia voglia o tempo di distinguere in aula chi aggredisce e chi viene aggredito. Chi mente e chi dice la verità. In questi casi, per la Giustizia sei solo una coppia conflittuale e basta. Anche se cerchi solo di far valere i diritti tuoi e di tuo figlio. Al punto che se chiedi il cambio di collocazione del minore, magari ci sta viste le scorrettezze, ti senti rispondere che a sei anni è troppo piccolo. E se insisti, all’orizzonte ti prospettano i servizi sociali o, peggio, la sistemazione in una casa famiglia. Fate attenzione: piuttosto che privilegiare il padre rispetto a una madre palesemente inadeguata, si affida il minore a una casa famiglia! E avanti il prossimo.
Non basta una legge, quella sul condiviso, per cambiare usi e costumi, all’istante.
La realtà è che in Italia, una volta separati, non ci sono pari opportunità tra padre e madre. Il padre perde figlio e casa in un colpo solo. E il suo stipendio, che prima bastava per una famiglia, ora deve bastare (basta?) per due. Io mi reputo fortunato. Ho sufficienti risorse economiche e visibilità. Visibilità che metto al servizio di quell’esercito di padri senza volto che mangiano alla Caritas, che dormono in auto o che sono in lista per entrare nelle case accoglienza per padri separati.
È una battaglia lunga e dolorosa. So di non essere solo e non ho intenzione di mollare.
Nel nome del figlio. Ma anche del padre.

 
AmministratoreDate: Sabato, 14/05/2011, 21:25 | Message # 2
Group: Amministratori
Messages: 133
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L’ex moglie di Timperi gli risponde. Caro Tiberio, da madre ti dico: sbagli

http://blog.panorama.it/italia/2010/09/20/lex-moglie-di-timperi-gli-rispone-caro-tiberio-da-madre-ti-dico-sbagli/

Tiberio Timperi, 46 anni, giornalista e conduttore televisivo, sul numero 38 di Panorama ha pubblicato una lettera per protestare, da padre separato, nei confronti della ex moglie che a suo dire gli impedisce di vedere il figlio Daniele, di appena 6 anni. La lettera di Timperi, insieme accorata e indignata, ha risollevato con forza il tema dei rapporti fra ex coniugi, e soprattutto quello del trattamento riservato ai figli minorenni delle coppie separate. Nella risposta pubblicata qui di seguito, Orsola Gazzaniga, 38 anni e dal giugno al settembre 2005 moglie di Timperi (con lui nella foto in alto), replica alle parole dell’ex marito.

Roma, 14 settembre 2010
Egregio Direttore,

sull’ultimo numero del settimanale da Lei diretto in edicola dal 16 settembre 2010 e tutt’oggi on line, è stata pubblicata una lettera del Sig. Tiberio Timperi, preceduta da un breve articolo a firma del Sig. Guido Castellano, il cui titolo è «Nel nome del figlio. Ma anche del padre».

Sembrerebbe che l’iniziativa intrapresa dal mio ex marito, noto conduttore televisivo, scaturisca dall’esigenza di raccontare “la sua storia ed il suo dolore” e di mettere, perciò, la sua “visibilità” «…al servizio di quell’esercito di padri senza volto che mangiano alla Caritas, che dormono in auto o che sono in lista per entrare nelle case accoglienza per padri separati».

Al fine della corretta ricostruzione delle vicende unilateralmente evocate da Tiberio ed a tutela della mia reputazione, ritengo necessario fornire alcune precisazioni.

Il Tribunale civile di Roma ha previsto che Tiberio trascorra mensilmente con nostro figlio un periodo di tempo quasi identico a quello previsto per la sottoscritta e, cioè, 13 o 14 giorni ogni mese.

Ho sempre osservato scrupolosamente il provvedimento giudiziale dando la possibilità al padre di vedere nostro figlio anche nei giorni non previsti, compatibilmente con gli impegni di ciascuno. Lo scambio di corrispondenza intercorso tra i nostri legali attesta inequivocabilmente siffatte circostanze.

Tiberio dichiara che le denunce sporte nei suoi confronti sono frutto di strategia processuale ma omette anche solo di menzionare le numerose denunce (almeno sei) da lui presentate, in passato, nei confronti della sottoscritta, che sono state tutte archiviate ad eccezione di una che egli ha avuto il pudore di ritirare.

Evidenzio che tutte le denunce da lui sottoscritte risultano depositate sempre in occasione dell’approssimarsi di scadenze processuali e , poi, puntualmente richiamate negli atti difensivi destinati al Tribunale civile, per richiedere finanche l’affido del bambino.

Anche una delle ultime denunce di recente sporte da Tiberio, concernente un episodio analogo a quello richiamato nella citata missiva, ove si assume il mancato rispetto da parte della sottoscritta del provvedimento giudiziale, risulta già oggetto di richiesta di archiviazione. In quest’ultima, si dichiara testualmente che la sottoscritta ha «ottemperato ai provvedimenti del Tribunale civile in materia di affidamento del minore».

Spero che le poche circostanze sopra richiamate, tutte documentabili, siano sufficienti a far comprendere il significato effettivo e l’intento che ha animato l’iniziativa mediatica del Timperi. Iniziativa, peraltro, da lui già preannunciatami (unitamente ad altre di analogo tenore tra cui l’intervista prevista in data odierna su Sky TG24) ed intrapresa pochi mesi prima della data d’udienza fissata dal Tribunale civile.

Tanto dovevo ad onor del vero, di nostro figlio, «di quell’esercito di padri senza volto», della mia dignità di madre e di tutte le madri.

Distinti saluti.

Orsola Gazzaniga

 
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