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24/07/2008
Loretta, nonna e impiegata italiana
Mia figlia Valentina ha avuto un bambino nell'anno 2002 e io mi sono presa cura di loro perchè il padre italiano (R. Berti e famiglia) rifiutava la sua paternità, ottenuta dopo per via giudiziaria da lui stesso.
Nell'anno 2003 il padre naturale fa ricorso per l'affidamento del bimbo davanti al Tribunale per i Minorenni di Bologna (giudici L. Martello) e intervengono subito i Servizi Sociali dell'Azienda U.S.L. di Ravenna distretto di Lugo (assistente sociale N. Guerrini e dirigenti) che mettono i due genitori uno contro l'altro per poter essere loro a controllare la situazione.
Io come nonna e madre ho voluto tutelare il bene psicofisico della mia famiglia dovuto alle violenze subite su di loro dall'ex compagno di Valentina chiedendo ai Servizi Sociali di mediare tra la coppia, invece ci hanno minacciato con l'allontanamento del bambino.
Così i Servizi Sociali hanno proposto a mia figlia Valentina di lasciare la casa familiare e di rendersi autonoma con un lavoro per poter stare con il bambino e, nell'anno 2006 la madre e il bambino sono andati in una "casa famiglia" e in quel periodo il bambino trascorreva tre giorni alla settimana col padre, questa situazione di distacco creava nel piccolo crisi di pianto e si attaccava al collo della madre rifiutando il suo allontanamento. In quel posto mia figlia è stata dall'asistente sociale N. Guerrini a denunciare me di maltrattamenti e l'accompagnata dai Carabinieri per giustificare l'allontanamento durante la sua permanenza nella "casa famiglia". In quel luogo Valentina e suo figlio si sono gravemente malati dovuti alle condizioni di vita, ma io sono riuscita a riportarmeli a casa.
Poco dopo Valentina cade in depressione e viene istigata al suicidio per cui la ricoverano in una clinica psichiatrica e in quella circostanza viene incitata a firmare per l'affidamento ai Servizi Sociali del bambino con coabitazione presso la famiglia del padre.
Da quel momento Valentina viene allontanata da suo figlio e lo incontra nella clinica una volta alla settimana per due ore fino all'anno 2007, quando è uscita dalla clinica. Successivamente ha continuato a frequentare fino ad oggi suo figlio una volta alla settimana per un'ora e mezzo presso il Centro per la famiglie del Consorzio dei Servizi Sociali a Ravenna.
I Servizi Sociali si sono sempre schierati dalla parte della famiglia paterna ed entrambi contro di noi; io ,come nonna e madre di Valentina, ho chiesto chiarimenti ai dirigenti dei Servizi Sociali, però ho ricevuto una lettera (dirgente R. Giacci) con contenuto intimitatorio nei miei confronti di non intromettermi.
Ritengo responsabili i Servizi Sociali del disagio del bambino e della malattia di Valentina, nonchè del disastro psicologico ed economico a noi causati per la mancanza di professionalità nelle funzioni di mediazione e non di separazione che l'ente riveste di aiuto alle famiglie.
Il 30-09-2008 Valentina è morta a conseguenza del trattamento di psicofarmaci prescrito dal Servizio Pubblico Sanitario, perchè la sua esistenza non aveva nessun senso senza suo figlio Aurelio: ed e diventata una martire del sistema sociale di cui era vittima.
Valentina, il tuo amore di mamma per Aurelio vivrà sempre in lui.