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CLASS ACTION CONTRO IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA per
dibattitopubblDate: Martedì, 30/03/2010, 23:47 | Message # 1
Admin
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Il consorzio nazionale Adiantum.it promuove una causa collettiva, class-action, verso le istituzioni per mancata vigilanza sull'applicazione della nuova legge sull'affidamento condiviso (legge 54/2006)

Tutti i genitori separati che ritengono di aver subito ingiustizia, ovvero che hanno visto danneggiata o negata la loro paternità/maternità e di conseguenza l'infanzia/gioventù dei loro figli, potranno ora aggregarsi alla causa collettiva promossa dal consorzio, e richiedere fino ad 1.000.000 di euro per danni morali e materiali.

Queste le recentissime dichiarazioni rilasciate dal dott.Vezzetti (uno dei membri dirigenziali di Adiantum) ai media:

"La mancata vigilanza sulla applicazione, nei tribunali, della L. 54/2006 (c.d. Affido Condiviso), il conseguente danno esistenziale causato a bambini e genitori, nonchè i negativi effetti patrimoniali, derivanti dalle lunghe e costose battaglie giudiziarie sostenute dai genitori al solo scopo di ottenere un diritto la cui applicazione è invece prevista per legge, sono alla base della azione collettiva che Adiantium intenterà al Ministero della Giustizia. [..] La prima diffida partirà a breve, entro 90 giorni, in assenza di segnali positivi da parte del Ministero."

I CONTENUTI DELLA LEGGE - L'Affidamento Condiviso (legge 54/2006) è il termine legale con cui si intendono e si applicano i principi fondamentali di "bigenitorialità" ed "guaglianza" anche dopo una separazione. E' il diritto del minore di continuare ad avere padre e madre, ed è il diritto di uomini e donne ad essere uguali e non genitori discriminati.

Nell'affido condiviso i figli continuano a vivere in modo "equilibrato e continuativo" con entrambi i genitori in modo che, seppur allargata, la famiglia possa continuare ad essere un riferimento morale, spirituale, educativo, affettivo ed economico.

IL PERCHE' DELL'AZIONE COLLETTIVA (CLASS-ACTION) - Come risaputo e ampiamente diffuso dai media la nuova normativa è stata aggirata dai tribunali con l'introduzione del concetto, non previsto dala legge 54, di "genitore prevalente".
Tale genitore ha nei fatti oltre l’80% del tempo del figlio, di conseguenza la casa famigliare (anche se non sua) e matura un assegno (vitalizio di solito per i successivi 10-15 anni).

Questa modalità, oltre che discriminatoria e dannosa, alimenta tra l'altro il conflitto giudiziario: in questo modo nelle separazioni si finisce per occuparsi (aggressore ed aggredito) di questi interessi mettendo in secondo piano la famiglia ed i figli, i figli che diventano a tutti gli effetti la carta “prendi tutto” del più forte e spietato.

Tale modalità inventata è stata anche rinominata come "falso condiviso".
Per aderire all'iniziativa per il momento è sufficiente
inviare nome cognome, città, un'email attiva,
ed un messaggio di presentazione nel modulo qui sotto riportato:

HTTP://WWW.ADIANTUM.IT/NEW_VERSION/CLASSACTION.ASP

 
amadeus96Date: Venerdì, 02/04/2010, 17:49 | Message # 2
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Credo che, allo stato attuale della normativa italiana in materia giurisdizionale, non sia ammissibile l'adozione della c.d. "class action" perché - avverso le illegalità ed inadempienze dei magistrati - è prevista denuncia/querela, UNICAMENTE INOLTRABILE presso la procura "naturale" del querelante e, pertanto, sicuramente destinata all'archiviazione perché "cane non mangia cane" né, le procure, sono così masochiste da trasmettere (alla corte d'appello competente per territorio) una denuncia/querela contro una di esse!...
Normalmente accade che, la procura ricevente la denuncia/querela contro se stessa (o contro uno dei suoi componenti), archivi la denuncia/querela stessa, spessissimo anche senza inviare al querelante l'avviso di archiviazione e, altrettanto spessissimo, archiviando anche l'opposizione all'archiviazione presentata dal querelante quando ha avuto notizia (diretta per avviso o indiretta per "ispirazione") dell'avvenuta archiviazione della denuncia/querela primariamente - da lui - presentata.
Il caso d'una denuncia/querela contro un magistrato od una procura va alla ribalta soltanto se è stato fatto conoscere ai media, sia della carta stampata sia della radio e della televisione.
Ecco perché, in questo paese, URGE una profondissima riforma di tutta la baracca giudiziaria e giustizialista!!!!


Sergio Sanguineti

Ein Herz für Kinder!

 
MariaRosaDeHellagenDate: Venerdì, 16/04/2010, 03:38 | Message # 3
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http://www.adiantum.it/public/398-class-action-vs-ministero-giustizia--definiti-il-termine-e-la-quota-di-contribuzione.asp

Class Action vs Ministero Giustizia: definiti il termine e la quota di contribuzione

5/04/2010 - 11.35

Il prossimo 15 Giugno (farà fede il timbro postale) scadrà il termine per presentare le adesioni alla Class Action che ADIANTUM intenterà al Ministero della Giustizia per la mancata vigilanza sull'applicazione della L. 54/2006. Ancora sessanta giorni, quindi, per scaricare i due allegati da spedire al Ministero (diffida individuale) e ad ADIANTUM (questionario e mandato a diffidare), dopo i quali verrà spedito l'atto di diffida collettivo e, entro i successivi novanta giorni, l'istanza presso il TAR competente.

La quota di adesione individuale alla Class Action è stata fissata in 78,00 euro (settantottoeuro).

Ricordiamo, a tutti coloro che avevano inviato la loro pre-adesione on-line, che ciò non è sufficiente ai fini di una partecipazione formale, ma è necessario seguire le istruzioni, scaricare e inviare la documentazione richiesta.

Pertanto, ad oggi, soltanto chi ha già trasmesso la diffida individuale al ministero (allegato n. 1), e l'Allegato Unico presso la sede ADIANTUM di Roma, avrà diritto a partecipare, una volta versata la quota.

Quest'ultima sarà richiesta soltanto in prossimità della scadenza del 15 Giugno (non prima), e sarà annunciata da un avviso (via mail) con descrizione delle modalità di pagamento. Il mancato versamento del contributo individuale comporterà l'annullamento dell'adesione.

Raccomandiamo, pertanto, di visionare la propria casella di posta elettronica, e avvertirci qualora si preferisca ricevere la corrispondenza tramite posta ordinaria.

Lo staff legale di ADIANTUM sta già predisponendo i documenti necessari al successivo ricorso presso la Corte Europea di Giustizia e La Corte Europea per i diritti dell'Uomo, per le quali sarà necessaria una ulteriore organizzazione che, in relazione all'impegno finanziario complessivo, sarà mantenuta entro lo stesso range (70 - 80 euro per singolo aderente).

 
TagliaventiDate: Lunedì, 19/04/2010, 15:31 | Message # 4
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Perchè la quota è così alta? E chi ha diritto al patrocinio gratuito?
 
MariaRosaDeHellagenDate: Mercoledì, 12/05/2010, 06:16 | Message # 5
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ADIANTUM lancia le class action contro Ministero della Giustizia e servizi sociali


http://comunicazionecondiviso.blogspot.com/2010/01/class-action-servizi-sociali.html

La mancata vigilanza sulla puntuale e omogenea applicazione, nei tribunali, della L. 54/2006 (c.d. Affido Condiviso), il conseguente danno esistenziale causato a bambini e genitori, nonchè i negativi effetti patrimoniali, derivanti dalle lunghe e costose battaglie giudiziarie sostenute dai genitori al solo scopo di ottenere un diritto indisponibile, sono alla base della azione collettiva che ADIANTUM intenterà al Ministero della Giustizia. Ma c´è di più. L´azione verrà proposta anche in considerazione dei pessimi "standard qualitativi ed economici stabiliti dalle autorità preposte alla regolazione ed al controllo del settore, da cui deriva la lesione diretta, concreta e attuale dei predetti interessi" (norma di attuazione dell’articolo 4 della legge 4 marzo 2009 n. 15 in materia di efficienza delle pubbliche amministrazioni). Sotto accusa, pertanto, il difetto di vigilanza, l´eccessiva burocratizzazione che svilisce la norma, e le attese ingiustificabili che i minori coinvolti sono costretti a subire nell´ambito dei procedimenti giudiziari in materia di affidamento. La prima diffida partirà a breve e, entro 90 giorni, in assenza di segnali positivi da parte del Ministero, scatterà il ricorso al TAR. Centinaia i casi raccolti dall´Osservatorio Nazionale sul condiviso, ben distribuiti in tutto il territorio della Repubblica. A quasi quattro anni dall´entrata in vigore della L. 54, aggirarla sembra ormai diventata una prassi strutturale nei tribunali italiani, con grave nocumento per i minori che sono coinvolti in un sistema di affidamento ancora sostanzialmente mono-genitoriale. E se le cose vanno male nei tribunali ordinari, dove qualche timido segnale positivo arriva da alcune sedi (Venezia, per esempio), la situazione è allarmante nei tribunali minorili, dove un rito che non prevede contraddittorio distrugge ogni anno centinaia di genitori incolpevoli e, sopratutto, i loro bambini, spesso allontanati immotivatamente dalla propria famiglia a seguito di accuse strumentali (il 95% del totale delle accuse di abuso nelle vicende di separazione sono false). E´ allo studio, inoltre, una seconda class action, destinata ad una pluralità di soggetti istituzionali per risarcire i danni che, in numerosi casi documentati, sono gravati su bambini e genitori a causa dell´operato dei servizi sociali, con particolare riferimento alla scarsa efficienza del servizio, che ha eliminato quasi del tutto il sostegno domiciliare alle famiglie, e all´uso abnorme dei poteri a loro attribuiti dall´art. 403 del Codice Civile.
Fonte: Abige Onlus - ADIANTUM

 
MariaRosaDeHellagenDate: Sabato, 29/05/2010, 22:17 | Message # 6
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Messages: 459
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Sabato 29 maggio 2010
Class Action sul condiviso: il Ministero invia ispettori nei tribunali. Avvocati "nel pallone"

110.... Non è un limite di velocità, ma il numero delle diffide individuali inviate al Ministero della Giustizia, durante il mese di Aprile, dagli altrettanti aderenti alla Class Action. Tante sono bastate per indurre il ministero ad inviare gli ispettori, in alcuni tribunali, per verificare cosa stia succedendo.

Le diffide, intanto, vengono doverosamente inserite nei fascicoli, e questo è un primo atto di garanzia verso i diretti interessati, perchè giocoforza si costringe i magistrati a prestare ancora maggiore attenzione alla causa in corso, e ad approfondire l'analisi delle motivazioni che hanno portato il singolo procedimento verso una determinata direzione (quella che ha originato l'atto di diffida), piuttosto che verso un'altra (quella attesa, secondo il dettato della L.54/2006).

Ma le reazioni non si sono fatte attendere.

In Trentino, agli avvocati di alcuni aderenti sarebbe stata consegnata una copia della diffida inviata al ministero, e sono state chieste, anche se con garbo, spiegazioni. I legali, colti da improvviso timore, si sarebbero riservati di rimettere il mandato.

In Puglia, dove il Ministero avrebbe già inviato gli ispettori, il Giudice (donna) incaricato di seguire la causa di uno degli aderenti, ritenendo che la missiva di cui sopra faccia, direttamente, riferimento a lei ed al suo operato, ha avanzato al Presidente del Tribunale competente richiesta di astenersi dal proseguire la discussione. La richiesta verrebbe giustificata con l'affermazione che chi ha scritto la diffida abbia alluso alla circostanza per cui il giudice istruttore è un magistrato donna, e ciò avrebbe costituito un elemento di sfavore nei suoi confronti.

Niente di più inesatto.

La lettera di diffida individuale fa riferimento, con chiarezza, ad una ".......sensazione di essere discriminato per sesso, nonché una vera e propria perdita della certezza dei diritti....", e le raccomandate sono state inviate senza tenere in nessun conto il sesso del magistrato, che sarà uomo o donna a seconda dei casi. Pare che lo stesso Presidente del tribunale abbia fatto desistere il giudice dalla paventata astensione.

Tutto sommato, a parte la "sparata" sul genere del giudicante, saremmo portati a pensare che tali reazioni sono fisiologiche in chi non è abituato ad essere oggetto di rilievi direttamente portati dal cittadino. E' una delle più gravi conseguenze della legge Vassalli, che in più di venti anni ha abituato la Magistratura civile a vivere sotto una campana di vetro.

Però, mentre l'inserimento della diffida nel fascicolo è un atto dovuto, bisogna riconoscere che la stessa richiesta di astensione dal giudizio rappresenta un atto di onestà da parte del giudice, e non il prodotto di una desiderata sottrazione da eventuali responsabilità nel merito.

Purtroppo, non possiamo affermare la stessa cosa riguardo agli avvocati che si sono affrettati ad abbandonare (è il caso di dirlo) il proprio assistito senza alcuna spiegazione. E' proprio ciò che è accaduto: i legali interessati hanno rimesso il mandato tout court, fornendo verbalmente le spiegazioni (lei non si doveva permettere......) ma evitando accuratamente di metterle per iscritto.

Quindi, per quanto costituzionalmente e umanamente ineccepibili, le missive inviate al ministero della Giustizia pare che abbiano fatto andare "nel pallone" questa speciale categoria di legali. Nella vicenda pugliese, per esempio, l'avvocato avrebbe detto al proprio cliente che ha "sbagliato praticamente tutto a voler fare il 'paladino' ed a cacciarsi in questa situazione. Che questa azione altro risultato non avrà che l'addebito della separazione con tutte le conseguenze, gravi, del caso".

Non contento di ciò, avrebbe rincarato la dose dicendo che "conseguentemente alla 'scellerata azione', il giudice stesso si sentirebbe non solo 'osservata', ma anche 'giudicata' - dal Ministero - e che per questo motivo ritiene che "il magistrato in questione abbia ricevuto un danno, che lui (l'avvocato) non potrà più entrare 'serenamente' in un aula di tribunale in cui presiede quel giudice, e che lo stesso 'gliela farà pagare cara' ".

In sintesi, viene rivolta una gravissima offesa proprio nei confronti del magistrato, il quale sarebbe capace, secondo le stesse parole del legale, di "vendicarsi" su di lui o, peggio ancora, sull'utente.

Noi escludiamo che questa sia una ipotesi degna di essere condiderata, e preferiamo accreditare le gravi affermazioni come l'estemporanea boutade di un professionista che probabilmente, fino a quel momento, non aveva tutelato fino in fondo il proprio assistito.

Se fosse vero ciò che l'avvocato avrebbe detto a chi ha poi segnalato il fatto, si aprirebbe una questione delicatissima sul potere dei magistrati, e sul loro modo di disporne. Se tutto ciò fosse vero, non si comprende che lavoro facciano i legali, e che fine faccia il diritto alla difesa.

L'Italia è piena di avvocati onesti, combattivi e coscienziosi, rivolgetevi a loro.

La possibilità di essere piantati in asso da quegli altri, magari in prossimità di una delle tante udienze di cui è costellata una separazione giudiziale, può trasformarsi in un inaspettato colpo di fortuna per l'utente, e in una chance in più per i legali - tantissimi, per fortuna - che lavorano bene.

Fonte: http://www.adiantum.it/public/612-class-action-sul-condiviso--il-ministero-invia-ispettori-nei-tribunali.-avvocati-nel-pallone.asp

 
MariaRosaDeHellagenDate: Giovedì, 24/03/2011, 05:53 | Message # 7
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