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Forum » REATI DI TRIBUNALI MINORILI E CIVILI, SERVIZI SOCIALI E ALTRE ISTITUZIONI » DESCRIZIONE DELLA SITUAZIONE CON TRIBUNALI MINORILI E SERVIZI SOCIALI » BAMBINI IN ISTITUTI - STRUTTURE PROTETTE - COMUNITA'
BAMBINI IN ISTITUTI - STRUTTURE PROTETTE - COMUNITA'
dibattitopubblDate: Lunedì, 18/05/2009, 17:42 | Message # 1
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Inizialmente questo tema si chiamava "BAMBINI NEI GULAG-ISTITUTI-STRUTTURE PROTETTE", chi ha dato questo titolo ovviamente non sa che il livello di vita dei detenuti presso le struttre del Gulag e nelle relative residenze obbligatorie nell'ex Unione Sovetica era ben superiore al livello di vita di tante persone di oggi. L'alimentazione fornita nel Gulag era migliore, più sana, più fresca e più sicura di quella che oggi ricevono i bambini italiani nelle scuole, e in caso di cittadini di città anche in casa. I diritti dei lavoratori erano tutelati meglio e lo stipendio era più dignitoso e aveva più valore reale che gli stipendi di tanti lavoratori odierni. Nei paesi dell'ex URSS la gente manifesta contro i governi chiedendo di garantire la difesa dei diritti dei lavoratori almeno portandoli al livello del Gulag, di garantire la stessa sicurezza al lavoro. I pensionati chiedono per loro il livello di vita pari a quello che avevano i detenuti nel Gulag. Tanti dei pensionati che hanno avuto l'esperinza del Gulag denunciano apertamente che avevano la vita più dignitosa nel Gulag che nella società dal regime di democrazia capitalista di oggi. I genitori chiedono ai governi di fornire ai bambini nelle scuole la qualità del cibo almeno al livello del Gulag: prodotti non surgelati, freschi (nel Gulag la parola "fresco"significava "prodotto oggi", latte "munto oggi", burro "fatto oggi"; se il prodotto è di ieri vuol dire che è vecchio di ieri e non più fresco, ecc.), non trattati con conservanti, miglioratori, insaporitori, ormoni, ecc. - tale qualità di alimentazione non è disponibile nei paesi dai regimi di democrazia, anche in Italia la qualità, la sicurezza e la freschezza dei prodotti alimentari lasciano desiderare, però era una cosa normale e disponibile per tutti nell'ex URSS. Nei Gulag le persone avevano la possibilità di studio, di sviluppo personale, potevano frequentare molteplici corsi e scuole sportive, oggi nei paesi dal regime capitalista tante persone non possono permettersi nulla di ciò. Il governo russo alla fine ha chiuso l'accesso agli archivi del Gulag per evitare che la gente paragoni il livello di vita nel Gulag con il livello di vita oggi in Russia e anche negli altri paesi, pretendendo poi gli stessi diritti che avevano i detenuti del Gulag.

Lo scrittore Solzenitsin, famoso e popolare nei paesi del West, l'Italia compresa, per le sue dichiarazioni non veritiere proprio sul Gulag, è stato con successo curato nel Gulag dal cancro (difatti, l'arresto e la detenzione nel Gulag gli hanno salvato la vita, in quanto, come pare, non andava dal medico e il cancro è stato diagnosticato durante le visite di routine dopo l'arresto), una volta uscito, ha vissuto ancora per tanti anni senza dover fare terapie aggiuntive - oggi nessun paese al mondo offre tali cure contro il cancro.
Ad oggi il Gulag rimane comunque un esempio di traguardo da raggiungere, con i livelli di servizio invidiabili.

Perciò la nomina del Gulag è stata rimossa dal titolo. I bambini negli istituti italiani e degli altri paesi stanno ben peggio di come stavano i detenuti nel Gulag dell'ex URSS, hanno meno diritti e minori possibilità.

Gulag si traduce letteralmente come la Direzione Generale dei Lagher, la parola "lagher" in russo non ha lo stesso significato che in italiano, nell'ex URSS anche le colonie estive per bambini si chiamavano lagher, c'erano "lagher dei pionieri", "lagher estivi", "lagher delle tende", ecc. Però anche i campi di concentramento e di sterminio tedeschi ed europei venivano chiamati lager (abbreviato "conzlager"). La traduzione che trasmette di più il significato in italiano è: la Direzione Generale delle Colonie. Era il sistema penitenziario; i metodi di rieducazione e di reinserimento sociale dei delinquenti usati nel Gulag fino ad oggi sono il modello per i sistemi penitenziari di tanti paesi. L'apparato di propaganda dei regimi di democrazia lo nasconde e usa il termine Gulag esclusivamente a scopo di manipolazione.

Nel sistema penitenziario sovetico le persone non venivano uccise o sterminate come nei campi di concentramento nazista tedeschi o fascista in giro per l'Europa, lo scopo era la rieducazione e il reinserimento sociale delle persone che hanno sbagliato; i delinquenti abituali venivano sistemati in residenza obbligatoria per difendere i cittadini dalle loro attività criminali. Lo sbaglio principale dei cittadini dei paesi del West sta proprio nel confondere i campi di sterminio nazista e fascista con il Gulag - il sistema penitenziario rieducativo. L'apparato di propaganda europeo tempo fa aveva messo in circolazione delle foto del campi di sterminio nazista, affermando che sarebbero le foto del Gulag, ovviamente, tanti cittadini attenti hanno subito notato l'inganno e hanno contestato la falsificazione, però in tanti diventano vittime di simile propaganda.

Ovviamente, il Gulag non era un luogo di benessere utopico e il sistema giudiziario sovetico non era perfetto (chi ha la possibilità di paragonare, avvendo vissuto nell'URSS, dice che comunque tra i sistemi giudiziari esistenti il sistema sovetico era più giusto e più rispettoso dei diritti umani).
Laciando stare le questioni storiche, il male obiettivo sta nel fatto che il livello di vita odierno nella maggior parte dei paesi è inferiore al livello di vita dei detenuti del Gulag (ovviamente, esclusi i beni tecnologici che all'epoca ancora non esistevano) e che i bambini negli istituti di oggi stanno peggio e sono meno tutelati che i detenuti del Gulag.


* * *

POESIE DEDICATE AL TEMA DEGLI ABUSI SUI BAMBINI NEGLI ISTITUTI - STRUTTURE PROTETTE - COMUNITA'

La serie di aziende imprenditoriali, cioè delle strutture di cosiddetta utilità sociale in provincia di Chiavari, denominate "Il Villaggio del Ragazzo", ispirano poeti a creare. Seguono due poesie dedicate al Villaggio del Ragazzo in provincia di Ciavari:


UN PRESEPE CHIAMATO VILLAGGIO

Intra Siestri e Chiaveri s’adima un bel presepe
Che qualcuno oramai chiama Villaggio
Ma se lo vedi da vicino ha alcune crepe

Ma lo dice soltanto chi ha coraggio
Per non scoprir di quella brava gente
Il Santo sito che diventa oltraggio

Ci sono tante pecore contente
Di brucar l’erba che cresce nel campetto
E il cui belato certo nessun sente

Ci son pastori che pensan sia corretto
Tremando come fossero conigli
E il terribile segreto tener stretto

Ma cosa diran loro ai loro figli
Che il medico dell’anima tortura
Urlar devi la rabbia, non bisbigli

I tre Re Magi stratifican rottura
Del giuramento fatto un dì lontano
In dono portan vasta copertura

Al nuovo Erode con un nome strano
E no al Bambin Gesù violato e offeso
Da gente con la maschera di umano

Hai scelto che il tuo cuore porti il peso
Lasciando questo figlio al buio eterno
Per farne poi un giovane indifeso

Che scaricherà su altri quello scherno
Violenza altra violenza sai richiama
Sta a Te ora liberarlo dall’Inferno

Balilla


Daniele Cavalera - poeta dell'anima e scrittore toscano, ha avuto ispirazione di scrivere la poesia dopo avere letto una lettera al Papa di un bambino che ha avuto contatti con il centro "Benedetto Acquarone" di Chiavari. Il Papa non ha mai risposto alla lettera del bambino.


NEL VAPORE DEL DOLORE

Come far dire
immagini
dal gusto tenebra
alla mia piccola
mano
incerta e sofferta,
oppressa dall’infero
che s’è aperto
da quando ho scoperto
l’anima deserta
di questi angusti androni,
assaggio di miseria
e crudeltà?

E guarda!
Le mie piccole dita
a espander inchiostro
son ben capaci,
ma non osan dipingerti
che vocali e consonanti
tremolanti,
spiriti di dolore
lontani
dal Mostro che m’opprime
e che deprime…

E come mani lavate
dagli indulti,
la violenza degli adulti
è cosa infame e vergognosa!
E non bastano
i colori profumati
d’una rosa
a colar su questo foglio
il mondo ch’io voglio….
Ma questa mano
chiede
come volar lontano
dal male
che m’assale…

E son qui a carpire
com’è librarsi
sulla voglia
di dormire all’aperto,
al riparo
da quei sogni
pullulanti
di brutti ragni…

Dalle nari?
Cola ancora
il sapore tumido
di calci e pugni
d’una vita conficcata
dal dolore,
di lividi e di segni,
di disegni
incisi a fuoco
nel vapore
lanciato dal mio sospiro
sopra il vetro lurido
di questa disadorna
prigione…

I miei?
Sguardi slavati
dal mesto pianto
che ha solcato,
sul mio volo
di libertà,
il rimpianto
di non saper odiare
il male,
anche se per l’agire
d’una mano familiare…

Ecco cosa scriverti,
non per narrare
l’inferno
che ho sofferto,
ma per chiudere
la lettera
con un grido
di calligrafia incerta:
"lasciatemi sulla vita
una porta aperta!"

Daniele Cavalera
Masotti,
5 marzo 2007 ore 17.00
 
dibattitopubblDate: Mercoledì, 20/05/2009, 00:13 | Message # 2
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http://parma.repubblica.it/dettagl....gionale -
"PSICOFARMACI PER PUNIZIONE" Indagini sul centro di recupero di Mario Robusti, "La Repubblica" di Parma - 11/07/2008

Un ex educatore sig. Lorenzo Vecchi ha presentato una denuncia alla procura di Parma raccontando di avere assistito alle somministrazioni abusive di psicofarmaci ai minori detenuti in una struttura-comunità-istituto e alle violenze nei confronti di questi minori (centro terapeutico riabilitativo - residenza psichiatrica CAVANA'), gli insegnanti scolastici dei bambini hanno cenfermato di avere visto bambini nello stato alterato. Nell'articolo si descrivono testimonianze raccapricianti contro gestori della struttura.

http://parma.repubblica.it/multimedia/home/2525323 - il video con la testimonianza del 11/07/2008. Sig. Vecchi racconta del sistema di punizioni-torture dei minori (lasciati senza senza, obbligati di stare a lungo in piedi, punture di psicofarmaci somministrate con uso delal forza e violenza).

http://parma.repubblica.it/dettagl....gionale - pagina 2 dell'articolo, il dirigente della struttura ha proibito ai dipendenti e ai minori detenuti di parlare di quello che accade all'interno della struttura e ha proclamato ai giornalisti che sono "diffidati di pubblicare qualsiasi cosa su comunità" - il che non è altro che il reato di violenza privata (costrizione a fare o non fare) da parte del dirigente.

 
VisitatoreDate: Giovedì, 21/05/2009, 17:51 | Message # 3
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http://www.aiutobambini.it/modules.php?op=modload&name=ContentManager&file=index&did=543

ARTICOLO DAL SITO "AIUTO BAMBINI" DI GABRIELE CERVI

Il settimanale 'PANORAMA' ha pubblicato un pungente articolo il giorno 4-10-2002 che mette a nudo la qualità del 'servizio' svolto dagli Istituti italiani. In discussione è la mancata riconversione degli istituti in case-famiglia e la ancora carente struttura nazionale rivolta alla coltivazione delle pratiche di affido.
Estratto dal sito Arnoldo Mondadori Editore

N.N./Figli di nessuno

Decine di migliaia di bambini sono abbandonati negli istituti senza la speranza di trovare una nuova famiglia. Perché la legge non funziona e le adozioni restano un miraggio.

di Stella Pende

La stanza sembra quella dei giochi di figli qualunque: cavallino a dondolo col naso consumato, pioggia di palloni arcobaleno, il castello di Harry Potter compreso di cielo e fulmini. I bambini mi fanno domande curiose. Non sembrano abbandonati, né infelici. Non sembra che un padre o uno zio gli abbiano portato via per sempre la purezza e la pace dei sogni. «Mi regali la tua borsa?» chiede Sonia. «Quando torni?» insiste Claudio. D'improvviso, dietro il muro, uno strano e lungo lamento, come di un piccolo leone prigioniero. I bambini non ci badano. Sonia fa i capricci, si tira i capelli arruffati e vuole «un gelatino». La signora che pensa a lei e agli altri sparisce in cucina per accontentarla.
Ancora quel mugolio roco. Forte, fortissimo. Ancora bambini che giocano come se niente fosse. Come se quella cantilena terribile fosse l'unica colonna sonora di quella casa. Allora approfitto dell'assenza della signora e apro quella porta.
E vedo Carlo: ha capelli castani, una tuta di jeans e un braccio molto più corto dell'altro. Avrà 7 anni: dondola avanti e indietro come una scimmia carcerata dentro un letto con la ringhiera. Gli parlo, lo accarezzo. Inutile: l'unica risposta è quel lamento sordo. È il rumore del dolore che gli ha lacerato il cuore e il cervello: Carlo è stato abbandonato dai suoi genitori un anno fa perché il suo handicap «era diventato ingestibile».
Ma quando è arrivato piangeva e parlava. Oggi dondola soltanto. E ulula. Ci saranno da qualche parte un padre e una madre veri anche per lui? Forse sì, ma anche se ci fossero oggi sarebbe molto difficile fargli sapere che Carlo esiste, che li cerca. Perché Carlo sta in un istituto del Sud, dove molti orfanotrofi non sono neppure censiti, né conosciuti. Perché Carlo è un numero, un'ombra zoppa persa dentro la stanza ghiacciata di una casa senza madre.

Adozione: quanto abbiamo abusato di questa parola negli ultimi anni. Adozione santa, adozione giustiziera, adozione giusta o ingiusta, adozione tradita. Ma l'adozione nel Duemila, istituzione santa sulla carta, è oggi più che mai dentro le sabbie mobili. Nella nebbia, nell'incertezza, nel caos. Forse nella vergogna. Una notizia per tutte? Al momento non esiste in Italia una banca dati che permetta di dare informazioni e vita ai bambini che negli orfanotrofi aspettano di ritornare figli.
E poi non esistono vere anagrafi regionali (a parte rari casi), niente archivi, scarse e povere indagini che valutino la vera condizione della famiglia.
Molti errori, dati gonfiati o sgonfiati. Sicuramente intermittenti, dunque inattendibili. Istituti non censiti, sconosciuti, desaparecidos. E una bomba: finalmente la legge 149 del 2001 aveva chiesto di chiudere gli istituti entro il 2006 per dare agli orfani famiglie affidatarie. Era l'approdo, era la speranza per migliaia di bambini condannati alla solitudine forzata.

Forse non lo sarà, perché 54 senatori chiedono oggi che quegli orfanotrofi rimangano aperti «per dare» parole esatte «agli istituti di assistenza pubblici e privati la possibilità di continuare nell'opera educativa intrapresa». Dunque orfanotrofio uguale famiglia. Dunque figli di nessuno all'infinito. Questo è l'obiettivo e l'ideale di tanto progetto. Ma non basta.
Parliamo di numeri. I dati più «freschi» risalgono a due indagini. La prima, del '98, firmata dall'Istituto degli Innocenti di Firenze-Centro nazionale (ministero del Welfare), dava 14.949 minori (di cui 1.174 portatori di handicap) ricoverati in 1.802 strutture. Soltanto un anno dopo però, secondo l'Istat, gli stessi figli senza famiglia erano diventati 28.148. Dato ufficiale ancora oggi (vedere riquadri a pagina 132). Dov'è la verità? A chi dare credito? La tentazione sarebbe rispondere: a nessuno. Inutile girarci intorno: oggi in Italia non si può sapere veramente quanti bambini sono ospitati, ingoiati, nascosti negli istituti.
Una verità non proprio contestata dagli autori delle suddette inchieste: «Niente da dire, la nostra indagine aveva grandi limiti. Ma chi può muoversi esattamente dentro una situazione così magmatica?»: Lucia Nencioni, responsabile della comunicazione dell'Istituto degli Innocenti, almeno è sincera. Di più. «Diciamolo una buona volta, l'Italia ha negli istituti turnover infiniti: strutture che cambiano nome e non si trovano più, altre che vengono usate prima di essere censite, altre ancora che spariscono.
Dall'altra parte l'informatizzazione del tribunale dei minori sembra fatta con la penna d'oca». Da restare senza parole. Ma Lucia non ha ancora finito. «Ah, dimenticavo: le regioni non hanno minimamente il polso della situazione».
Ci sarebbe il raro caso della Regione Piemonte che ha lanciato da poco un'idea e un progetto: «Tutti i minori hanno diritto a una famiglia». Potrebbe essere, ma non è, l'esempio per creare le anagrafi regionali per monitorare i bambini chiusi in istituto. Del resto molto di quello che riguarda l'adozione è fatto di «potrebbe».
Ne sa qualcosa il bambino Carlo N., che arriva due anni fa in un istituto della Campania. La madre è morta, il padre non può occuparsene. «Ma niente adozione: lui è sangue del mio sangue» dice il papà, rispettando un copione molto recitato in questi casi dai genitori, che poi spariscono regolarmente per anni. Carlo si ammala, diventa anoressico: non vuole mangiare, solo com'è.
Il padre viene avvertito: «Niente adozione» ribadisce. Carlo ha 4 anni, pesa 8 chili, può morire da un momento all'altro. Forse è già morto.
Chi ha indagato sulla famiglia di questo piccolo disperato? Chi ha cercato di capire se non esistevano le condizioni per dargli una mano, per trovargli un nuovo padre o una madre? Forse nessuno. Quanti figli soli come Carlo rimangono piccoli fantasmi dimenticati dentro i castelli cattivi dell'adozione? Certo intorno agli istituti e alle adozioni non è tutto nero.
Ci sono anche angeli: suore, suorine, operatori sociali, giudici, assistenti, volontari, che lottano per i bambini da sempre. Ma che oggi sono indiavolati.
«È davvero una vergogna. Non si può credere. Parliamo anche dei bambini che vengono abbandonati in strutture fantasma per la seconda volta dopo adozioni fallite. Lo sa che i ripudiati dell'adozione sono almeno 100 all'anno? E quando i genitori adottivi vogliono sbarazzarsene finiscono in collegi, istituti privati e altro.
Nessuno impedisce oggi di dare tuo figlio a un convitto o qualcos'altro di simile pagando una retta. Ma nello stesso tempo chi sorveglia la sorte dei figli dopo l'adozione?». Marco Griffini, anima e motore dell'Aibi (Associazione italiana amici dei bambini), è veramente furioso.
Nessuno più di lui sa toccare i peccati dell'adozione nazionale. «Oggi, con la legge 149 che ha allungato il termine d'età degli adottanti, ci capitano spesso coppie di cinquant'anni che adotterebbero un bambino grande, forse anche handicappato.
Ma se loro abitano a Como e il bambino è a Bolzano, come farli incontrare senza banca dati?». La signora Daniela Intravaglia, responsabile per il ministero di Grazia e giustizia del progetto di informatizzazione dell'apparato della giustizia minorile, arriva da un congresso e parte per Perugia, ma dice di non doversi difendere da niente.
Perché sta lavorando proprio sodo. «Del resto si è cominciato a parlare di informatizzazione negli apparati istituzionali non più tardi di dieci anni fa». Ecco dieci anni. Perché i bambini abbandonati per ultimi? «Ma chi lo dice? Abbiamo già informatizzato ben sei tribunali dei minori, mancano ancora Firenze, Sassari e Ancona. Il progetto è stato del resto un grande investimento per il governo».
Si rende conto, signora, che senza banca dati molti bambini rimangono irrintracciabili, eterni abbandonati? Intravaglia diventa evasiva. «Di questo, mi dispiace, è meglio che lei parli con la mia superiore». Un'ultima informazione: quando sarà pronta la banca dati? «Tra un anno, forse».
Quanti bambini come Carlo potranno o dovranno aspettare un anno? «Troppi» risponde Frida Tomizzo, combattente indomabile dell'Anfaa (Associazione delle famiglie affidatarie italiane). «La nostra è una situazione così assurda da diventare surreale.
Ma se dopo le indagini dovute e non concesse si decidesse che un bimbo non può essere adottato, rimarrebbe sempre l'affido. Uno dei valori della 149 era, appunto, la riconversione degli istituti in case-famiglia.
Attenzione, però: è inutile che si faccia finta di riconvertire gli orfanotrofi e poi ritroviamo nello stesso stabile 5 case-famiglia con 40 bambini.
Inutile affidare i piccoli a chiunque passi per strada che ha bisogno di lavorare. Ci vuole personale idoneo e non più di 8 bambini in una casa dove siano presenti un papà e una mamma di riferimento veri».
Basta scendere nel Sud d'Italia per capire quanto Frida ha ragione. Un esempio per tutti: la Calabria, una regione con più di un record nero. «Le riconversioni? Recite. Alcuni ci provano, certo, altri fanno finta. La verità è che le nostre rette negli istituti sono le più basse d'Italia: 10 euro a bambino. Nemmeno il pane, signora. Ma chi riconverte adesso avrà sui 20 euro. E tutto è spiegato»: Simona Mordà, volontaria e operatrice sociale, non ha più voglia di stare zitta.
«E poi sui bambini senza famiglia la regione è cieca. Anche il volontariato. Si aiutano i vecchi, si creano parchi giochi per i figli che ne hanno già e quando si chiede aiuto per gli istituti la risposta è sempre la stessa: non è il nostro mestiere».
Nel Sud, dall'Ottocento gli orfanotrofi e gli orfani sono stati consegnati nelle mani spesso generose di piccole donne della Chiesa. Che si prodigano, che vivono per questo. Ma spesso ci muoiono anche dentro. Suor Silvia, di una piccola comunità di Reggio, parla con un filo di voce. Di bambini adottabili lei oggi ne ha solo quattro. Si capisce che sono come i suoi figli.
«È difficile. Li abbandonano e poi se li dimenticano. Noi abbiamo una 'bambina' che oggi ha 19 anni. Non ha mai trovato una nuova famiglia, speriamo che trovi un bravo ragazzo che le restituisca l'amore che non ha mai avuto». Non riesco a capire se la bambina di 19 anni di cui parla suor Silvia ha un handicap, se è stata rifiutata. Sento solo che questa suora ha avuto una figlia vera. Che può essere per tutti i suoi bambini una madre coraggiosa.
Come Giulia Basano. «Volevo adottare un bambino. Aprirgli le porte della vita. Poi in quell'istituto ho visto Nicola. Aveva 4 anni, era affondato dentro il suo mondo di disperazione. I medici dicevano di tutto: prepsicosi, autismo, cerebroleso. Ho capito che ce la dovevo fare.
L'ho visto affiorare fin dal primo giorno dalla morte. Ho seguito il suo risveglio. Ho capito che era salvo quando ha cominciato a chiamarmi Giulia. Per lui mamma era un nome che l'aveva troppo tradito. È stato come vederlo nascere di nuovo».
Oggi Nicola ha trent'anni. Ha un lavoro, una vita e un amore. La sua storia e l'amore di sua madre stanno dentro un libro intitolato Nicola, un'adozione coraggiosa. Ma se Nicola non avesse incontrato una mamma come Giulia? Sarebbe rimasto di certo dentro quegli educativi istituti che oggi questi 54 senatori vogliono ancora aperti contro la legge 149. Da dove arrivano la cecità, l'assurdità, la sfrontatezza di questo provvedimento che vuole figli di nessuno all'infinito? Come si può paragonare la famiglia affidataria a un orfanotrofio? Come si può parlare di educazione senza parlare di amore?

Livia Pomodoro, presidente del Tribunale dei minori, vede una terza via e lascia capire una speranza: «È che quando si parla di istituti si allude ai vecchi brefotrofi lager. Sono quelli che devono sparire o almeno migliorare. Auspico vere case-famiglie, come quelle di don Mario Inzoli, dove una madre possa andare a trovare il figlio senza vivere tensioni con la madre affidataria. Dove un bambino possa sperare ancora di ricongiungersi alla sua famiglia».

 
dibattitopubblDate: Giovedì, 21/05/2009, 18:27 | Message # 4
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http://www.unicef.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/591

Allarmante situazione dei bambini negli istituti in Europa e Asia centrale

Ginevra, 31 maggio 2005 - In preparazione della Consultazione regionale sulla violenza contro i bambini in Europa e Asia centrale di Lubiana (5-7 luglio 2005), l'UNICEF raccoglie dati sulla violenza dei bambini negli istituti.

La violenza contro i bambini negli istituti è diffusissima, secondo ricerche effettuate dall'UNICEF in previsione di un'importante Conferenza sulla violenza contro i bambini in Europa e Asia centrale. La ricerca ha anche rivelato gravi lacune dal punto di vista della conoscenza del fenomeno e dei dati.

"I bambini che vivono in istituti (dalle case famiglia ai centri di detenzione) sono terribilmente vulnerabili" - ha dichiarato Maria Calivis, Direttore regionale UNICEF per Europa centro-orientale e Comunità degli Stati Indipendenti (CSI). "Essi sono vulnerabili perché rimangono isolati dalla società e vivono in un ambiente chiuso. E quanto più sono segregati, tanto più aumenta il rischio di violenza e diminuisce la possibilità che queste violenze vengano denunciate. Non dobbiamo dimenticare che questi bambini, prima di approdare a un istituto, hanno già passato esperienze durissime. Sono stati colpiti da problemi familiari, e questo non fa che aumentare la loro vulnerabilità".

La Consultazione sulla violenza contro i bambini in Europa e in Asia centrale, una delle nove previste in tutto il mondo su questo argomento, si terrà in Slovenia all'inizio di luglio e contribuirà allo studio del Segretariato Generale dell'ONU sulla violenza contro i bambini, che verrà completato nel 2006.

Nessuno sa esattamente quanti bambini, in Europa e Asia centrale, vivano in istituti, ma le stime indicano intorno a un milione di bambini. "C'è un grave e fondamentale gap di conoscenze sui dati" - ha dichiarato Maria Calivis - "che rende la questione 'invisibile' e impedisce di affrontarla in modo efficace".

I risultati delle ricerche attualmente disponibili stimoleranno probabilmente accese discussioni nel corso della Consultazione regionale:

ricerche in corso in Irlanda indicano abusi protrattisi per decenni: un'indagine ha raccolto 3.000 denunce, 60% delle quali da parte di ultracinquantenni che, da bambini, avevano subito abusi negli istituti (fonte: Commissione d'inchiesta sui servizi per l'infanzia, Irlanda)
il Comitato ONU per i diritti dell'infanzia ha espresso preoccupazione per la mancanza di chiari divieti contro le punizioni corporali negli istituti in Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Kirghizistan e Moldavia
un rapporto del Kazakistan rivela che l'80% dei bambini nei collegi viene trattato "con crudeltà" (fonte: Rapporto alternativo delle ONG al Kazakistan, Almaty 2002)
in interviste ai bambini in istituti in Gran Bretagna, 62 bambini su 71 intervistati hanno riferito di violenze fisiche tra bambini, e metà di loro avevano sperimentato direttamente violenze che andavano da coltellate, calci e botte, ad atti di vandalismo per danneggiare le loro proprietà personali, a minacce (fonte: Cawson P, Berridge D, Carter C, and Renold E: Phisical and Sexual Violence Amongst Children in Resitential Settings: Exploring experiences and Perspectives, University of Luton and NSPCC, 2001)

L'UNICEF lancia un allarme sulla giustizia minorile, poiché le ricerche segnalano che i minori in conflitto con la legge corrono il più alto rischio di subire violenze nelle prime fasi, pre-processuali, di detenzione. Il Comitato ONU per i diritti dell'infanzia ha segnalato il problema dei maltrattamenti da parte di funzionari di polizia contro bambini e giovani in stato di custodia giudiziaria in Albania, Francia, Georgia, Romania, Svizzera, Ucraina e Uzbekistan.

I giovani spesso vengono tenuti in custodia cautelare assieme agli adulti, incrementando così il rischio di maltrattamenti. In Germania vi sono prove di minacce, ricatti e persino stupri (fonte: National Coalition for Implementation of the UN Convention on the Rights of the Child in Germany, Supplementary Report).

In Croazia, il personale di custodia è stato visto prendere i ragazzi a calci, botte e bastonate (fonte: Consiglio d'Europa, Comitato contro la tortura).

"Tutto questo è inaccettabile" ha dichiarato la Calivis "La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia detta le norme per i bambini in istituto. Il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa ha ulteriormente specificato i diritti dell'infanzia in istituto, incluso il diritto a non subire violenze. Le regole ci sono, occorre applicarle".

L'UNICEF chiede ai ministri che parteciperanno alla Consultazione del prossimo luglio su bambini e violenza di:

-promuovere leggi che vietino ogni forma di violenza contro i bambini, in qualsiasi luogo: negli istituti, nelle scuole, in famiglia e nella comunità
-garantire che collocare i bambini in istituti o in centri di detenzione rappresenti la soluzione estrema a cui ricorrere
-avviare un sistema di raccolta di dati coerenti, comparabili e disaggregati sui bambini negli istituti in tutta la regione;
-controllare l'operato del personale che si occupa dei bambini, garantire loro una retribuzione adeguata e assicurarsi che siano formati a gestire tensioni e conflitti che possono sfociare in violenza
-creare una procedura efficace che permetta ai bambini in istituto di sporgere denuncia e assicurarsi che i bambini ne siano a conoscenza
-garantire che questi bambini abbiano contatti regolari con le loro famiglie, salvo il caso in cui ciò possa essere nocivo per loro stessi

NOTA:

L'UNICEF sta raccogliendo tutte le ricerche e gli studi sulla violenza contro i bambini negli istituti, in preparazione della Consultazione regionale sulla violenza contro i bambini in Europa e Asia centrale, prevista a Lubiana, in Slovenia, dal 5 al 7 luglio 2005, ospitata dal Governo sloveno e co-organizzata da Consiglio d'Europa. UNICEF, OMS, OHCHR e Gruppo consultivo delle Ong (Organizzazioni non governative).

Il Segretario Generale dell'ONU ha nominato un esperto indipendente, Paulo Sérgio Pinheiro, per condurre uno Studio globale sulla violenza contro i bambini. La ricerca mira a promuovere interventi per prevenire ed eliminare la violenza contro i bambini a livello internazionale, regionale, nazionale e locale.

La ricerca è condotta su mandato dell'Assemblea Generale dalle Nazioni Unite, con l'obiettivo di unificare le ricerche esistenti e le informazioni rilevanti circa le forme, le cause e le conseguenze delle violenze a danno dei bambini e dei giovani (fino all'età di 18 anni). Un ampio studio sarà pubblicato nel 2006 e le raccomandazioni che ne deriveranno saranno presentate all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Nove consultazioni condotte a livello regionale, fra cui la riunione in Slovenia del 5-7 luglio, raccoglieranno informazioni sulla violenza contro i bambini commessa in quattro contesti: la casa, la comunità d'appartenenza, la scuola e gli istituti. Esse definiranno l'agenda degli interventi e contribuiranno alle raccomandazioni per lo studio del Segretario Generale.

 
VisitatoreDate: Mercoledì, 14/10/2009, 02:43 | Message # 5
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http://www.facebook.com/topic.php?topic=10971&post=51992&uid=107222978671#post51992

Gruppo su Facebook DALLA PARTE DEI FIGLI - L'AFFIDO COATTO E I SUOI EFFETTI

Francesca Zucco ha scritto il 25 settembre 2009 alle 8.20:

Durante la selezione per un concorso ho sentito parlare 2 ragazze che lavorano presso 2 case famiglia, una di Taranto e una di Roma. Raccontavano di trovarsi entrambe malissimo perchè i bambini, molto piccoli, ospiti delle strutture venivano trattati come bestie. Insultati per qualunque cosa, umiliati di fronte a tutti se per caso si facevano la pipì addosso, messi alla gogna per qualunque paura confidassero.Com'è possibile che i tribunali allontanino bambini di 3 anni dalle famiglie per mandarli in posti dove non vengono certo trattati meglio e dove si possano aludere così facilmente i controlli?. Quelle povere creature si ritrovano ad essere vittime 3 volte: dei problemi della famiglia, del sistema e della cattiveria di alcuni "educatori". VERGOGNA!!!
Se qualcuno fosse a conoscenza di fatti specifici per favore li segnali al gruppo.

 
dibattitopubblDate: Giovedì, 22/10/2009, 06:28 | Message # 6
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L'articolo descrive la "famiglia", nella quale sono costretti a trovarsi i bambini negli istituti (case-famiglia): prostitute, handicap grave cioè malati mentali, adolescenti a rischio devianza, ragazze vittime della tratta di essere umani. Bella famigliola? Non è chiaro perchè i tribunali minorili e i servizi sociali allontanano bambini dalle famiglie naturali con la stessa composizione promiscua e pregiudizievole ai bambini, e non li allontanano dagli istituti...

 
dibattitopubblDate: Giovedì, 22/10/2009, 06:43 | Message # 7
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L'articolo FUGA FALLITA DALLA CASA FAMIGLIA

Anche in questo articolo si descrive il tipo di "famiglia" offerto ai minorenni, un tipo da evitare ad ogni costo.
Minorenni disperati dai trattamenti ricevuti si sono gettati giù dal muro di recinzione altissimo.

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dibattitopubblDate: Giovedì, 29/10/2009, 02:50 | Message # 8
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Testimonianza di una bambina Svizzera attesta che anche in Svizzera bambini subiscono abusi da parte dello stato e vanno messi in detenzione negli istituti contro la loro volontà

La bambina di 10 anni racconta in un video il suo vissuto, anni dopo l'allontanamento dai suoi genitori, dopo esser stata collocata in istituto assieme al suo fratellino di pochi anni più giovane, contro la loro volontà (per poi venir separata anche dal suo fratellino) per la "loro tutela e nel loro interesse" dall'autorità tutoria di Chiasso (Ticino - Svizzera) su consiglio dei servizi sociali ticinesi (ass. sociale Rosetta Teodori Ambrosini).
Per saperne di più collegati al link:

http://www.youtube.com/watch?v=Pu6joD-LaYE

 
dibattitopubblDate: Sabato, 14/11/2009, 06:35 | Message # 9
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Dichiarazioni raccapricianti di un'educatrice della comunità "Cremona solidale" - "Barbieri 3" di Cremona
.

Come si scopre, l'ASL - autorità di controllo sanitario non fa controlli senza preavviso ma con un bel preavviso, dando il tempo ai gestori di sistemare la situazione.

I bambini di 13-14 anni possono uscire di notte da soli, non accompagnati da nessun adulto, e stare fuori fino a mezzanotte! Ovviamente, tale orario di vita non permette di alzarsi al mattino e, quindi, la frequentazione scolastica è compromessa.

Si scopre anche che i bambini non hanno alcun tipo di privacy e non possono chiudere a chiave le stanze a loro assegnate.

Come sembra, i bambini vanno consapevolmente avviati al modo di vita disorganizzato e al consumo delle droghe (fornita indubbiamente dagli operatori e dai gestori dell'istituto: i bambini allontanati dalle famiglie non hanno mezzi economici per compere).

 
VisitatoreDate: Martedì, 17/11/2009, 03:56 | Message # 10
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Australia, scuse del governo a vittime di abusi in istituti

SYDNEY - Il premier laburista australiano Kevin Rudd ha fatto seguito oggi alle storiche scuse presentate lo scorso anno agli aborigeni per le ingiustizie passate, con analoghe scuse agli australiani dimenticati, le centinaia di migliaia di persone che da bambini soffrirono abusi in istituti statali. Circa 1000 persone si sono raccolte oggi nel parlamento di Canberra per ascoltare Rudd e il leader dell'opposizione conservatrice Malcolm Turnbull presentare scuse per gli abusi, l'abbandono e le sofferenze inflitte. ''E' una parte della nostra storia carica di vergogna - ha detto Rudd - Chiediamo scusa per le sofferenze fisiche, per le privazioni emotive e per la fredda assenza di amore, di tenerezza, di cure''. Fra il 1930 ed il 1970 fino a 30 mila bambini britannici e maltesi furono mandati in Australia, spesso sottratti a madri non sposate o a famiglie povere, mentre piu' di 500 mila bambini australiani furono allevati da famiglie affidatarie o in istituti, e molti subirono abusi fisici, emotivi e sessuali. Nonostante le scuse, il governo ha gia' escluso il pagamento di risarcimenti, ma offrira' un servizio nazionale per aiutare le persone a ritrovare i loro familiari.(ANSA)

http://www.facebook.com/group.php?gid=76833352468&ref=nf&v=info#/note.php?note_id=213747601456&id=1579673196&ref=mf

 
VisitatoreDate: Lunedì, 23/11/2009, 08:08 | Message # 11
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http://www.cronacaqui.it/news-strappata-alla-famiglia-a-15-anni-la-mia-vita-dinferno-in-comunita_16308.html

Vanessa Guccio, allontanata dai genitori su provvedimento del Tribunale dei Minori, è tornata a casa dopo tre anni
Strappata alla famiglia a 15 anni: «La mia vita d'inferno in comunità»

Arianna Giunti - arianna.giunti@cronacaqui.it

(sul sito c'è anche un video-intervista con la ragazza vittima dei servizi sociali)

MILANO 11/12/2008 - Per tre interminabili anni la giustizia è stata sorda alle sue preghiere e cieca alle sue lacrime. Per tre interminabili anni l’hanno costretta a vivere lontana dalla sua casa, dall’amore dei suoi genitori e dall’affetto degli amici. Quei tre interminabili anni sono finiti ieri.
Oggi Vanessa Guccio, strappata alla sua famiglia all’età di 15 anni, su provvedimento del Tribunale dei Minori che ha deciso di trasferire lei e i suoi due fratelli in una comunità protetta, è diventata maggiorenne. Per lo Stato adesso è una donna. Una giovane donna che ha deciso di parlare, e denunciare, proprio nel giorno in cui la legge italiana le consente di tornare nel posto da cui non sarebbe mai voluta partire: la sua casa.

«IL MIO CALVARIO»
«Il mio calvario è iniziato l’11 maggio del 2005, che neanche a farlo apposta era il compleanno della mia mamma - racconta Vanessa seduta davanti a una tazza di caffè, nel soggiorno di casa - quel giorno i carabinieri ci hanno convocati alla stazione di Musocco e una volta arrivati lì abbiamo trovato gli assistenti sociali».
Di quel drammatico giorno Vanessa ha rimosso quasi tutto: «Mi ricordo solo che ci hanno fatti salire in macchina, poi più nulla». Da allora è iniziato il calvario. Lei, i suoi due fratelli Mirko e Sharon (che allora avevano 8 e 3 anni) e la madre Tina, sono stati portati alla comunità di Sesto San Giovanni. Lì hanno passato due mesi per poi essere trasferiti in un altro centro, a Caresano, in provincia di Vercelli. Nel frattempo la madre era tornata a casa e da allora i genitori, per vederli, avevano a disposizione sono un’ora al mese.

«E’ stato un periodo d’inferno - racconta Vanessa - ero sottoposta a continui ricatti, punizioni, mi impedivano di avere contatti con la mia famiglia sequestrandomi il cellulare». «Quando mio nonno è venuto a mancare, poi, - ricorda - gli educatori mi hanno persino proibito di dirgli addio in punto di morte, negandomi il permesso». Poi, lo spettro di presunti abusi sessuali. Uno degli educatori, infatti, quando lei aveva appena 15 anni, le avrebbe messo le mai addosso palpeggiandola.

«VOGLIO I MIEI FRATELLI»
Ma ora che lei, finalmente, è riuscita a tornare a casa, il suo desiderio più grande è di riavere con sé i suoi fratellini, tuttora in comunità, e che rischiano di finire affidati ad altre famiglie. «Stanno soffrendo moltissimo - dice - non ce la fanno più. Scrivono di continuo a mamma e papà, ma se gli educatori trovano le loro lettere gliele sequestrano».
L’avvocato di famiglia, Claudio Defilippi, che ha portato il caso dei Guccio davanti alla Corte di Strasburgo, promette battaglia: «Con questo allontanamento sono stati violati i diritti dell’uomo - dice - abbiamo tutti i margini per chiedere i danni al ministero della Giustizia».

* * *

http://www.cronacaqui.it/news-ci-mancate-tanto-non-ce---la-facciamo-piu-a-restare-qui_7515.html

I tre ragazzini scrivono quasi ogni giorno «Ci mancate tanto: non ce la facciamo più a restare qui» alla mamma e al papà: «Riportateci a casa»

MILANO 31/05/2008 - «Cari genitori. Sono Mirko, vi voglio tanto bene. Mi mancate troppo, io qui non ce la faccio più. Anche Sharon e Vanessa stanno male. Spero che il giudice dica che possiamo tornare a casa presto ». Un foglio a quadretti mezzo stropicciato, infilato di nascosto nella giacca del papà, durante la consueta ora di visita, senza farsi vedere dagli assistenti sociali.

Una lettera scritta a mano, di fretta, con un pennarello blu. E’ così che i tre fratellini Guccio, Vanessa, Mirko e la piccola Sharon, comunicano il loro dolore ai genitori, ai quali sono stati strappati tre anni fa. I bambini vorrebbero tornare a casa, a Milano, da mamma e papà. Ma dal maggio del 2005 vivono nelle comunità per minorenni disagiati.

«Noi una famiglia che ci ama ce l’abbiamo - scrive Vanessa - perché dobbiamo vivere con i figli dei detenuti, dei tossicodipendenti o di chi i genitori proprio non ce li ha?». «Cari mamma e papà - scrive ancora la figlia più grande - non ce la faccio più a restare qui. Non riesco a trovare un modo per chiamarvi perché qui ci sono le telecamere dappertutto e gli assistenti sociali non vogliono che vi chiami. sono riuscita a trovare di nascosto delle buste con 2 o 3 francobolli. Spero di riuscire a trovare il modo per spedirvi una lettera».

E poi la speranza riposta nella decisione del giudice: «Dicono tutti che bisogna aspettare il decreto del giudice, ma qui il tempo passa e la bella notizia non arriva mai. Intanto il tempo sta passando, e la piccola Sharon sta crescendo senza di voi». Dalla ricorso redatto dal legale della famiglia Guccio, si legge inoltre che ai bambini viene vietato di telefonare al padre e alla madre «perché altrimenti scoppiano a piangere dall’emozione». Secondo la famiglia, inoltre, ai bambini è stato impedito di vedere il nonno materno gravemente ammalato, che è morto senza poter dire loro addio.

 
VisitatoreDate: Lunedì, 23/11/2009, 12:00 | Message # 12
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Un padre ha portato il figlio a testimoniare nella Questura (testimonianza relativa ai maltrattamenti accaduti in una comunità, dove il bambino è stato messo in detenzione in seguito alla separazione coniugale per la volontà dei servizi sociali e giudici del tribunale dei minori) e ha scoperto che il figlio ha disimparato a comportarsi civilmente. Il video attesta il tipo di "edicazione" che ricevono bambini detenuti nelle comunità. Si può solo immaginare con quali personaggi asociali era venuto in contatto il bambino...

http://www.youtube.com/watch?v=PM2AAcBbJu0

 
dibattitopubblDate: Martedì, 16/02/2010, 08:07 | Message # 13
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l numero dei minori fuori dalla famiglia è in continua crescita.
Secondo il centro studi dell'istituto degl'innocenti sono dai 33.000 ai 35.000
In Veneto 2 minori su 3 sono in comunità.
Un minore in comunità costa mediamente a comuni asl e provincie 76 euro/giorno ma in molti casi si superano i 120 euro/giorno.
Per privare i minori dell'affetto personalizzato, di cui hanno bisogno per crescere, lo stato spende 500 mln di euro. Il Veneto ne spende da sola 24 mln.
E' difficilisso avere notizie dei minori chiusi nelle comunità e case famiglia.

http://www.anacrusi.org/index.p....inahome

 
amadeus96Date: Mercoledì, 17/02/2010, 18:12 | Message # 14
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Quando si trattava di discutere sulla riforma del sistema giudiziario e dell'abolizione dei tribunali minorili (riforma "Castelli", affossata il 6 novembre 2003 A SCRUTINIO SEGRETO per iniziativa del Presidente della Camera, il "seminarista" On.le (?) Casini, un esauriente articolo de LA STAMPA riportava numeri ben più elevati, quantunque solo "stimati"!!!!...
Si parlava già di 55.000 (solo stimati) perché NON ESISTE una coerente ed organica rilevazione dei dati, tanti sono stati i "casi" che, a vanvera, sono stati trattati da "loro Eccellenze" a partire dal 1975!!!!....
...E, poi, esiste il "pietoso" velo di silenzio su quanti, nati in comunità (ed altrove), non sono mai stati registrati all'anagrafe e, per questo, "venduti" (con infame faccia tosta ed illegalità) a coppie che li hanno nascostamente richiesti e fatti passare per propri, dopo aver pagato belle sommette di soldi a lle tenutarie canaglie di questi lager...
E, infine, esistono i bimbi "venduti" come "parti di ricambio" (spare parts!!!!!), oltre quelli di cui più nulla si sa (e ne spariscono circa 1.000 l'anno); circa centomila l'anno sono persone (tra adulti e bimbi) che spariscono in Europa!!!!...
Altro che "deportazioni" nazi-sovietiche!!!!!....


Sergio Sanguineti

Ein Herz für Kinder!

Message edited by amadeus96 - Mercoledì, 17/02/2010, 18:21
 
MariaRosaDeHellagenDate: Sabato, 06/03/2010, 02:24 | Message # 15
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MariaRosaDeHellagenDate: Venerdì, 23/04/2010, 18:11 | Message # 16
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L'istituto "Provolo" di Verona

Noi vittime dei preti pedofili

di Paolo Tessadri

Decine di bambini e ragazzi sordi violentati e molestati in un istituto di Verona fino al 1984. E dopo decenni di tormenti, gli ex allievi trovano la forza di denunciare gli orrori. Ma molti dei sacerdoti sono ancora lì(22/01/2009)

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Noi-vittime-dei-preti-pedofili/2059082

Per oltre un secolo è stato un simbolo della carità della Chiesa: una scuola specializzata per garantire un futuro migliore ai bambini sordi e muti, sostenendoli negli studi e nell'inserimento al lavoro. L'Istituto Antonio Provolo di Verona ospitava i piccoli delle famiglie povere, figli di un Nord-est contadino dove il boom economico doveva ancora arrivare. Fino alla metà degli anni Ottanta è stato un modello internazionale, ma nel tetro edificio di Chievo, una costruzione a metà strada tra il seminario e il carcere, sarebbero avvenuti episodi terribili.

Solo oggi, rincuorati dalle parole di condanna pronunciate da papa Ratzinger contro i sacerdoti pedofili, decine di ex ospiti hanno trovato la forza per venire allo scoperto e denunciare la loro drammatica esperienza: "Preti e fratelli religiosi hanno abusato sessualmente di noi". Un'accusa sottoscritta da oltre 60 persone, bambini e bambine che hanno vissuto nell'Istituto, e che ora scrivono: "Abbiamo superato la nostra paura e la nostra reticenza".

Gli abusi di cui parlano sarebbero proseguiti per almeno trent'anni, fino al 1984. Sono pronti a elencare una lunga lista di vittime e testimoni, ma non possono più rivolgersi alla magistratura: tutti i reati sono ormai prescritti, cancellati dal tempo. I sordomuti che dichiarano di portarsi dentro questo dramma sostengono però di non essere interessati né alle condanne penali né ai risarcimenti economici. Loro, scrivono, vogliono evitare che altri corrano il rischio di subire le stesse violenze: una decina dei religiosi che accusano oggi sono anziani, ma restano ancora in servizio nell'Istituto, nelle sedi di Verona e di Chievo. Per questo, dopo essersi rivolti al vescovo di Verona e ai vertici del Provolo, 15 ex allievi hanno inviato a 'L'espresso' le testimonianze - scritte e filmate - della loro esperienza.
Documenti sconvolgenti, che potrebbero aprire uno squarcio su uno dei più gravi casi di pedofilia in Italia: gli episodi riguardano 25 religiosi, le vittime potrebbero essere almeno un centinaio.

La denuncia
Gli ex allievi, nonostante le difficoltà nell'udito e nella parola, sono riusciti a costruirsi un percorso di vita, portandosi dentro le tracce dell'orrore. Dopo l'esplosione dello scandalo statunitense che ha costretto la Chiesa a prendere atto del problema pedofilia, e la dura presa di posizione di papa Benedetto XVI anche loro hanno deciso di non nascondere più nulla. Si sono ritrovati nell'Associazione sordi Antonio Provolo e poi si sono rivolti alla curia e ai vertici dell'Istituto. Una delle ultime lettere l'hanno indirizzata a monsignor Giampietro Mazzoni, il vicario giudiziale, ossia il magistrato del Tribunale ecclesiastico della diocesi di Verona. È il 20 novembre 2008: "I sordi hanno deciso di far presente a Sua Eminenza il Vescovo quanto era loro accaduto. Nella stanza adibita a confessionale della chiesa di Santa Maria del Pianto dell'Istituto Provolo, alcuni preti approfittavano per farsi masturbare e palpare a loro volta da bambine e ragazze sorde (la porta era in quei momenti sempre chiusa a chiave).

I rapporti sodomitici avvenivano nel dormitorio, nelle camere dei preti e nei bagni sia all'Istituto Provolo di Verona che al Chievo e, durante il periodo delle colonie, a Villa Cervi di San Zeno di Montagna". E ancora: "Come non bastasse, i bambini e ragazzi sordi venivano sottoposti a vessazioni, botte e bastonature. I sordi possono fare i nomi dei preti e dei fratelli laici coinvolti e dare testimonianza". Seguono le firme: nome e cognome di 67 ex allievi.

Le storie
I protagonisti della denuncia citano un elenco di casi addirittura molto più lungo, che parte dagli anni Cinquanta. Descrivonomezzo secolo di sevizie, perfino sotto l'altare, in confessionale, dentro ai luoghi più sacri.
Quei bambini oggi hanno in media tra i 50 e i 70 anni: il più giovane compirà 41 anni fra pochi giorni. Qualcuno dice di essere stato seviziato fino quasi alla maggiore età. Gli abusi, raccontano, avvenivano anche in gruppo, sotto la doccia. Scene raccapriccianti, impresse nella loro memoria. Ricorda Giuseppe, che come tutti gli altri ha fornito a 'L'espresso' generalità complete: "Tre ragazzini e tre preti si masturbavano a vicenda sotto la doccia". Ma la storia più angosciante è quella di Bruno, oggi sessantenne, che alla fine degli anni Cinquanta spiccava sugli altri bambini per i lineamenti angelici: era il 'bello' della sua classe. E solo ora tira fuori l'incubo che lo ha tormentato per tutta la vita: "Sono diventato sordo a otto anni, a nove frequentavo il Provolo che ho lasciato a 15 anni. Tre mesi dopo la mia entrata in istituto e fino al quindicesimo anno sono stato oggetto di attenzioni sessuali, sono stato sodomizzato e costretto a rapporti di ogni tipo dai seguenti preti e fratelli.". Ha elencato 16 nomi. Nella lista anche un alto prelato, molto famoso a Verona: due sacerdoti del Provolo avrebbero accompagnato Bruno nel palazzo dell'ecclesiastico.

"Era il 1959, avevo 11 anni. Mi ha sodomizzato e preteso altri giochi sessuali. È stata un'esperienza terribile che mi ha procurato da adulto gravi problemi psicologici".

Il dramma
Un altro ex allievo, Guido, dichiara di essere stato molestato da un prete: "Avveniva nella sua stanza all'ultimo piano. E mi costringeva a fare queste cose anche a Villa Cervi durante le colonie estive e al campeggio sul lago di Garda". Carlo è rimasto all'istituto dai 7 ai 18 anni, e chiama in causa un altro sacerdote: "Mi costringeva spesso con punizioni (in ginocchio per ore in un angolo) e percosse (violenti schiaffi e bastonature) ad avere rapporti con lui". Altre volte si sarebbe trattato di bacchettate sulle mani, mentre di notte "nello stanzone dove dormivo con altri sordi spesso mi svegliava per portarmi nei bagni dove mi sodomizzava o si faceva masturbare. Non ho mai dimenticato".
Sono racconti simili. Tragedie vissute da bambini di famiglie povere, colpiti dalla sordità e poi finiti tra le mura dell'istituto; drammi tenuti dentro per decenni. Ricostruisce Ermanno: "La violenza è avvenuta nei bagni e nelle stanze dell'Istituto Provolo e anche nella chiesa adiacente". "Se rifiutavo minacciava di darmi un brutto voto in condotta, questi fatti mi tornano sempre in mente", scrive un altro. Giuseppe qualche volta a Verona incontra il suo violentatore, "ancora oggi quando lo vedo provo molto disagio. Non sono mai riuscito a dimenticare". Stando alle denunce, le vittime erano soprattutto ragazzini. Ma ci sono anche episodi testimoniati da bambine. Lina ora ha cinquant'anni, è rimasta "all'istituto per sordomuti dai sei ai 17 anni. A tredici anni nella chiesa, durante la confessione faccia a faccia (senza grata), il sacerdote mi ha toccata il seno più volte. Ricordo bene il suo nome. Io mi sono spaventata moltissimo e da allora non mi sono più confessata". Giovanna scrive che un altro prete "ha tirato fuori il membro e voleva che lo toccassi". E per molte ragazzine i fatti avvenivano nella chiesa dell'istituto, sotto l'altare. A qualcuna, però, è andata molto peggio.

Gli esposti
Oggi l'Istituto Antonio Provolo ha cambiato completamente struttura e missione. Le iniziative per il sostegno ai sordomuti sono state ridimensionate e vengono finanziate anche dalla Regione Veneto. Adesso l'attività principale è il Centro educativo e di formazione professionale, gestito interamente da laici, che offre corsi d'avanguardia per giovani ed è specializzato nella riqualificazione di disoccupati. Al vertice di tutto ci sono sempre i religiosi della Congregazione della Compagnia di Maria per l'educazione dei sordomuti, che dipendono direttamente dalla Santa Sede. Alla Congregazione si sono rivolti gli ex allievi chiedendo l'allontanamento dei sacerdoti chiamati in causa.Secondo la loro associazione, "c'è già stata più di un'ammissione di colpa". La più importante risale al 2006, quando don Danilo Corradi, superiore generale dell'Istituto Provolo, avrebbe incontrato più di 50 ex allievi. Secondo l'Associazione, il superiore a nome dell'Istituto avrebbe chiesto 12 volte scusa per gli abusi commessi dagli altri religiosi. I testimoni ricostruiscono una riunione dai toni drammatici: don Corradi che stringe il capo fra le mani, suda, chiede perdono, s'inginocchia. Ma i sordomuti avrebbero preteso l'allontanamento dei sacerdoti coinvolti, senza ottenerlo. A 'L'espresso' don Danilo Corradi fornisce una versione diversa: "Ho sentito qualcosa, ma io sono arrivato nel 2003 e di quello che è successo prima non so. Non rispondo alle accuse, non so chi le faccia: risponderemo dopo aver letto l'articolo".

La Curia
Da quasi due anni gli ex allievi si sono appellati anche alla Curia di Verona, informandola nel corso di più incontri. Il presidente della Associazione sordi Antonio Provolo, Giorgio Dalla Bernardina, ne elenca tre: a uno hanno preso parte 52 persone. E scrive al vescovo: "Nonostante i nostri incontri in Curia durante i quali abbiamo fatto presente anche e soprattutto gli atti di pedofilia e gli abusi sessuali subiti dai sordomuti durante la permanenza all'istituto, a oggi non ci è stata data alcuna risposta". L'ultima lettera è dell'8 dicembre 2008. Pochi mesi prima, a settembre, avevano fatto l'ennesimo tentativo, inviando una raccomandata al vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti. Senza risposta, "nonostante le sue rassicurazioni e promesse di intervento". Questa missiva è stata firmata da tre associazioni di sordi: Associazione Sordi Antonio Provolo, Associazione non udenti Provolo, Associazione sordi Basso Veronese-Legnago.

Il vescovo, interpellato da 'L'espresso', replica con una nota scritta: "Il Provolo è una congregazione religiosa. In quanto tale è di diritto pontificio e perciò sotto la giurisdizione del Dicastero dei religiosi. La diocesi di Verona, sul cui territorio è sorta la Congregazione, apprezza l'opera di carattere sociale da essa svolta in favore dei sordomuti". Poi monsignor Giuseppe Zenti entra nel merito: "Per quanto attiene l'accusa di eventuale pedofilia, rivolta a preti e fratelli laici, che risalirebbe ad alcune decine di anni fa, la diocesi di Verona è del tutto all'oscuro. A me fecero cenno del problema alcuni di una Associazione legata al Provolo, ma come ricatto rispetto a due richieste di carattere economico, nell'eventualità che non fossero esaudite. Tuttavia a me non rivolsero alcuna accusa circostanziata riferita a persone concrete, ma unicamente accuse di carattere generico. Non ho altro da aggiungere se non l'impegno a seguire in tutto e per tutto le indicazioni contenute nel codice di diritto canonico e nelle successive prese di posizione della Santa Sede. Nella speranza che presto sia raggiunto l'obiettivo di conoscere la verità dei fatti".

L'Associazione sordi Antonio Provolo risponde al vescovo negando qualunque ricatto o interesse economico: "Gli abbiamo soltanto fatto presente i problemi, noi vogliamo che quei sacerdoti vengano allontanati perché quello che hanno fatto a noi non accada ad altri".

* * *
Preti pedofili, i video choc

Ecco le testimonianze di alcuni dei ragazzi sordi violentati e molestati in un istituto di Verona fino al 1984. Dopo decenni di tormenti, gli ex allievi hanno trovato la forza di denunciare gli orrori. Ma molti dei sacerdoti sono ancora lì:

http://espresso.repubblica.it/multimedia/home/4476666

Uno dei preti si giustifica:
http://tv.repubblica.it/copertina/sia-fatta-chiarezza/28580?video

 
MariaRosaDeHellagenDate: Sabato, 08/05/2010, 05:27 | Message # 17
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21 01 09 i Miei bimbi maltrattati picchiati in comunita'

http://www.youtube.com/watch?v=SdBNgf5DdFI

 
MariaRosaDeHellagenDate: Venerdì, 14/05/2010, 00:25 | Message # 18
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CELE, LA BABY CAMPIONESSA CHIUSA IN COMUNITA': LA RETE E' TUTTA PER LEI

La storia di questa bambina di 12 anni rinchiusa in comunità ha commosso tutti. Il gruppo su facebook a lei dedicato cresce continuamente e anche i commenti all'articolo di Flavia Amabile nella versione online sono tutti per lei, la bambina che non deve perdere la speranza di diventare una campionessa di atletica. Cele è il simbolo di una battaglia più grande, in nome di tutti i bambini che, nel paese delle deroghe per quasi ogni cosa, si vedono invece costretti a subire leggi e regole durissime, che spesso invece che tutelarli annullano la loro personalità, oltre che i loro sogni.

Una giustizia più umana nei confronti dei minori è quello che chiediamo, e un impegno da parte di tutti gli operatori che hanno a che fare con i minori affidati alle comunità, a ragionare e a pensare al bene dei bambini, mettendosi qualche volta nei loro panni e domandandosi: "ma se mi togliessero tutto quello che ho, se mi negassero la libertà di fare qualsiasi cosa, come mi sentirei?".

Una semplice domanda rivolta a sè stessi, da porsi prima di prendere una qualsiasi decisione nei confronti di un bambino, sarebbe già un grosso passo avanti per agire in nome "dell'interesse del minore".
Di seguito la lettera che la ex mamma affidataria mi inviò un po' di tempo fa per segnalarmi la situazione di Cele e pubblicata ieri nella versione cartacea de La Stampa:

"La vita di Celestina si è ridotta ad una prigione, non può né vedere né sentire NESSUNO, ha sospeso ogni attività, non ha più festeggiato una sola festa, e per una volta che sono andata fuori la scuola solo per vederla e salutarla, le hanno inflitto un mese di PUNIZIONE. Perciò ora lei è terrorizzata i suoi occhi sono spenti e non trova gioia in nulla.

Ora Celestina frequenta la prima media ed anche il giudizio dei professori è concorde nel ritenerla educata, studiosa, conseguendo ottimi risultati, ma preoccupati per la psiche della bambina, e quindi hanno anche loro, chiesto l’intervento del Tribunale dei Minori.

La mia preoccupazione ora è: riuscirà un Giudice a sensibilizzarsi ad una storia come tante, a capire che questi bambini non devono essere mercificati a beneficio di una casa famiglia o istituto che sia, strappandoli ai loro affetti,senza ascoltare mai Celestina che ora ha 12 anni e vorrebbe poter essere ascoltata dal Giudice Rivellese potendosi fidare di che l’ascolta e non sentirsi rispondere “SEI UNA BUGIARDA".

Purtroppo con infinito dolore posso con certezza affermare che qualsiasi sia l’origine del problema di un bambino, dalla mamma, dal papà, della struttura sociale od altro, la soluzione è sempre quella dell’affidamento ad una struttura collegiale, priva di qualsiasi affezione. (...)

Non è così che si costruisce un futuro migliore, professiamo la pace nel mondo, ma poi facciamo la guerra a dei bambini che hanno come unica colpa, quella di avere dei disagi nella famiglia, e sono loro a pagare il prezzo più caro. Non sono loro da condannare ad un istituto, non sono loro ad aver scelto questo mondo."

Manila Garofalo

(madre affidataria di Cele per sei anni)

La fonte: http://www.bambinicoraggiosi.com/?q=node/1980

Un gruppo sul Facebook in sostegno alla bambina: http://www.facebook.com/group.php?gid=65707457200&ref=ts

 
dibattitopubblDate: Mercoledì, 16/03/2011, 06:04 | Message # 19
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http://www.crescoacasa.com/presunti-maltrattamenti-sui-bambini-al-villaggio-sos

PRESUNTI MALTRATTAMENTI SUI BAMBINI AL VILLAGGIO SOS

Esposto del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus

http://www.youtube.com/watch?v=prpfwaBS7ak http://www.youtube.com/watch?v=prpfwaBS7ak

Trento. Il Vice Presidente del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus, Silvio De Fanti, ha presentato un esposto per presunti maltrattamenti avvenuti presso il villaggio SOS di Trento. Il dottor De fanti ha affermato di aver consegnato un esposto con alcune dichiarazioni relative a presunti maltrattamenti occorsi nel villaggio SOS, tra cui uno scritto e un documento del Consigliere Provinciale Bruno Firmani, che recentemente aveva visitato il villaggio.

Il dottor Firmani ci ha anche segnalato la difficoltà incontrata nell’ispezione della struttura, poiché si tratta di una struttura privata. Pur essendo sovvenzionata con fondi pubblici e nonostante il ruolo di servizio pubblico svolto, non è possibile entrare nella struttura, e in altre strutture simili, senza il consenso della direzione. Questo impedisce un reale monitoraggio esterno e indipendente che potrebbe scoprire e sanare dei comportamenti illeciti all’interno delle strutture.

“Purtroppo abbiamo raccolto varie testimonianze (non solo in Trentino) di mamme e papà disperati. Questi genitori, oltre alla sottrazione ingiusta dei figli, denunciano la sensazione di avere a che fare con persone arroganti che mancano di umanità.” Ha dichiarato Paolo Roat del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani. Questi racconti e il clima che a volte si respira negli ambienti minorili sono stati recentemente denunciati dal professor Fabio Folgheraiter dell’Università Cattolica del Sacro Cuore che ha definito i Servizi Sociali come «unità multiprofessionali che costituiscono una sorta di falange contro il nemico-utente» e, implicitamente e forse involontariamente, anche dalla direttrice del Centro per l’Infanzia di Trento, che in un articolo pubblicato su Questo Trentino ha affermato che «la sofferenza c’è ed emerge; sia in comunità che durante l’affido, ma è legata al vissuto precedente», in altre parole ha confermato il fatto che i bambini soffrono nelle comunità, aldilà della sua valutazione sulla presunta causa di tale sofferenza. Inoltre, il Consigliere Comunale Gabriella Maffioletti ha recentemente presentato un ordine del giorno intitolato “RIVISITAZIONE DEL RUOLO E DEI POTERI DECISIONALI DEI SERVIZI SOCIALI”, che chiede di istituire nel breve termine un osservatorio di garanzia e mette in discussione il ruolo fondamentale dei “Servizi Sociali territoriali”, in quanto «spesso appare confuso, frainteso e contraddittorio, al punto di essere, a buon diritto, oggetto di pesanti critiche».

Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus si occupa da alcuni anni del fenomeno dei bambini sottratti ingiustamente alle famiglie e ha iniziato una campagna per sensibilizzare l’opinione pubblica. Secondo alcune inchieste ufficiali, in Italia circa il 70-80% dei bambini vengono sottratti alle famiglie senza motivi gravi o accertati, sulla base di perizie psichiatriche/psicologiche soggettive o di relazioni dei Servizi Sociali che non sempre accertano i fatti a causa della loro incompetenza giuridica. Un genitore di fronte a psicologi, psichiatri e assistenti sociali, può ritrovarsi accusato di colpe mai commesse, sulla base di opinioni soggettive proclamate o come parere “medico” o come parere “scientifico”. E chi ne fa le spese sono i bambini che vengono indebitamente allontanati dalla famiglia per essere affidati in comunità e case famiglia.

Gli innumerevoli fatti di cronaca confermano che il sistema minorile è allo sbando e che necessita di una riforma urgente. Il CCDU (Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus) assieme alla GESEF (Genitori Separati dai Figli) ha avviato una raccolta firme per riformarlo urgentemente. La petizione, che può essere scaricata online sul sito www.crescoacasa.com/petizioni, chiede una riforma che culminerà con la prossima presentazione di una legge scritta dal nostro comitato in collaborazione con l’avvocato Francesco Miraglia del foro di Modena.

Silvio De Fanti

Vice Presidente del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus

 
MariaRosaDeHellagenDate: Giovedì, 24/03/2011, 08:28 | Message # 20
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Comunità terapeutica,Somministravano psicofarmaci ai minori x punirli 17 aprile 2009

 
MariaRosaDeHellagenDate: Giovedì, 24/03/2011, 10:20 | Message # 21
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http://www.ilgiornale.it/interni/abusi_danni_minori_maestra_simulava_sesso_con_alunni_11_anni/abusi-minori-caserta-polizia-bimbi-violenze-sesso-maestra/28-02-2011/articolo-id=508948-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni....ments=1

Caserta, abusi sui minori Maestra simulava sesso

Orrore nel Villaggio dei ragazzi di Maddaloni. Quattro educatori sono stati arrestati con l'accusa di abusi su minori tra gli 11 e i 16 anni. Una maestra accusata di violenza sessuale. Otto gli indagati. I pm: "Uso della violenza per mortificare le vittime"

Caserta - Vessazioni fisiche, mortificazioni, metodi brutali e umilianti, ma anche violenze sessuali. Il tutto nei confronti di fanciulli e di minori ospitati nella struttura di assistenza sociale alla gioventù del "Villaggio dei ragazzi di Maddaloni" nel Casertano. Con queste accuse, gli agenti della Squadra Mobile di Caserta hanno eseguito cinque ordinanze di custodia cautelare nei confronti di quattro educatori e di una maestra di scuola elementare della Fondazione. Le indagini della Polizia, coordinate dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, hanno svelato il ricorso a metodi brutali e umilianti. C’era l’educatore che picchiava a e faceva cadere dalle scale un ragazzo, oppure altri tre educatori che insultavano i ragazzi umiliandoli con appellativi come: "handicappato", "porco", "scemo". Per i primi quattro indagati le accuse sono: maltrattamenti e lesioni; mentre per l’insegnante è stato contestato un episodio di violenza sessuale ai danni di due 11enni.

Violenza sessuale Uno degli episodi più inquietanti tra i tanti emersi dalle indagini, spiega il procuratore Corrado Lembo, "è quello verificatosi nel corso di una lezione presso la scuola media statale del Villaggio dei Ragazzi nel novembre del 2008, allorquando la professoressa colpita ora dall’ordinanza cautelare, con l’uso della forza fisica, aveva fatto stendere supini sul pavimento due alunni, entrambi di undici anni, e si era seduta dapprima sopra l’uno e subito dopo sopra l’altro, all’altezza dei genitali, e, quindi, aveva iniziato a prodursi in movimenti ondulatori e sussultori tipici di un rapporto"

La Fondazione Gli indagati - Domenico Bellucci (56 anni), Vincenzo Crisci (30 anni), Francesco Edattico (53 anni), Gianluca Panico (33 anni) e Maria Iesu (37 anni) - sono stati sottoposti agli arresti domiciliari. Il Villaggio dei ragazzi è un’istituzione di assistenza e beneficenza che ha lo scopo di promuovere iniziative in favore dell’infanzia. L’ascolto di numerosi bambini e adolescenti ospiti del Villaggio dei Ragazzi ha fatto emergere, spiega il procuratore Corrado Lembo, "uno spaccato molto triste e sconsolante in relazione alla gestione della struttura e al trattamento che gli educatori riservavano ai minori ivi ospitati". Portate alla luce, infatti, "gravi condotte di maltrattamento fisico oltre che psicologico poste in essere da alcuni educatori nei confronti dei ragazzi alloggiati presso la fondazione". Le dichiarazioni dei minori - ascoltati con l’ausilio di una psicologa - sono apparse "assolutamente convergenti nella descrizione e nella ricostruzione delle modalità con le quali erano stati trattati da alcuni educatori dell’istituto e nella rappresentazione di metodi che - ben lontani dal costituire quella che viene definita semplicemente educazione rigida - integravano invece odiosi atti di maltrattamento volti alla sistematica sopraffazione e vessazione di minori indifesi".

"Tutte le condotte accertate appaiono ancor più gravi se si considera che la Fondazione è un`istituzione di assistenza e beneficenza che ha lo scopo di promuovere iniziative in favore dell`infanzia e della gioventù, per giovani che si trovino in condizioni di necessità materiale, morale ed educativa», scrive in una nota Lembo. I minori ospitati nella struttura provengono, infatti, da situazioni familiari multiproblematiche e sono stati ospitati nell'istituto per ricevere «adeguata assistenza morale e materiale" e "non certo per diventare addirittura vittime di violenza fisica e psichica reiterata da parte di soggetti che, in ragione dei compiti di educatori e/o insegnanti, avrebbero dovuto garantirne - conclude - la cura, l`educazione e l`istruzione". Pugni, schiaffi, spintoni che in qualche caso hanno fatto cadere anche dalle scale la vittima, l’uso della cintura come strumento di punizione. Ma soprattutto ingiurie, da ’porcò ad ’handicappatò, per tutti i ragazzi che dovevano tutelare e formare, e in particolare per cinque di questi, tra cui un extracomunitari.

* * *

http://www.pignataronuova.it/index.php?option=com_content&view=article&id=693:abusi-sui-giovani-alunni-del-villaggio-dei-ragazzi-finiscono-agli-arresti-quattro-educatori-e-una-insegnante&catid=39:prov&Itemid=62
http://www.pignataronuova.it/index.p....emid=62
Abusi sui giovani alunni del “Villaggio dei ragazzi”: finiscono agli arresti quattro educatori e una insegnante
Lunedì 28 Febbraio 2011
"Tutte le condotte accertate appaiono ancor più gravi se si considera che la Fondazione è un'istituzione di assistenza e beneficenza che ha lo scopo di promuovere iniziative in favore dell'infanzia e della gioventù, per giovani che si trovino in condizioni di necessità materiale, morale ed educativa", scrive in una nota Lembo. I minori ospitati nella struttura provengono, infatti, da situazioni familiari multiproblematiche e sono stati ospitati nell'istituto per ricevere "adeguata assistenza morale e materiale" e "non certo per diventare addirittura vittime di violenza fisica e psichica reiterata da parte di soggetti che, in ragione dei compiti di educatori e/o insegnanti, avrebbero dovuto garantirne - conclude - la cura, l'educazione e l'istruzione".

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http://napoli.repubblica.it/cronaca/2011/02/28/news/caserta_maltrattamenti_e_violenza_sessuale_su_minori_cinque_arresti-12993601/
http://napoli.repubblica.it/cronaca....2993601

MADDALONI
Maltrattamenti e violenze su minori - arrestati 4 educatori e una maestra
E otto persone indagate. Metodi brutali e umilianti fino alle percosse in una struttura di assistenza sociale per la gioventù nel casertano. L'insegnante è accusata di avere abusato di due undicenni. Ha fatto stendere i ragazzi a terra simulando rapporti sessuali. Un giovane racconta: "L'educatore mi spinse dalle scale e mi schiaffeggiò fino a farmi sanguinare"
di RAFFAELE SARDO

 
AmministratoreDate: Mercoledì, 11/05/2011, 00:58 | Message # 22
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Sassari. 15enne subisce abusi in comunita´. Per il tribunale e i servizi tutto va bene

http://www.dirittoeminori.it/pages/sassari-15enne-subisce-abusi-in-comunita%C2%B4-per-il-tribunale-e-i-servizi-tutto-va-bene/

Dalla Sardegna ancora una brutta storia di case famiglia (o comunità alloggio, è lo stesso) venuta fuori da un arcipelago di tristezza e di abusi che ormai gli italiani ben conoscono. A Sassari, una ragazza di 15 anni e il fratello di 11 sono stati tolti alla madre per essere “protetti e aiutati”, ma si scopre che nella comunita’ presso la quale sono stati affidati, la quindicenne avrebbe subito abusi sessuali e il piu’ piccolo sarebbe stato minacciato perche’ prendeva le difese della sorella.
Il Tribunale dei minori di Sassari – riferisce oggi il quotidiano L’Unione Sarda – ha recapitato alla donna un avviso di conclusione delle indagini ipotizzando il reato di violenza sessuale sulla ragazzina e di minacce verso il fratello. Gli abusi, secondo la ricostruzione del giornale, sarebbero stati commessi da un altro ospite della comunita’, di poco piu’ grande della quindicenne. Lo stesso avrebbe poi minacciato il fratello, intervenuto probabilmente per proteggere sua sorella. Il presunto responsabile dei reati sarebbe gia’ stato allontanato dalla struttura.
L’avvocato della donna, intanto, si e’ visto rifiutare diverse istanze per ottenere il ricongiungimento familiare, ma non si da’ per vinto e insiste perche’ i figli possano rientrare a casa.
Le indagini sono in corso e vengono condotte con la massima cautela e rispetto per i minori coinvolti. Ma la madre dei ragazzini affidati alla comunità protetta assiste a tutto questo impotente. Alla fine, nella trafila dei procedimenti aperti sulla sua famiglia, lei è soltanto un nome ed un indirizzo. Il recapito degli avvisi e delle notifiche che però riguardano le persone più importanti per lei: i figli che le sono stati tolti per essere protetti ed aiutati. Sono lontani e non può far altro che aspettare, cercando di allontanare l’idea che i suoi ragazzi siano ancora in pericolo.
Sui fatti avvenuti nella struttura del sassarese c’è il massimo riserbo. È possibile comunque ricostruire i passaggi più importanti della vicenda. Due anni fa la madre dei due ragazzini si sarebbe resa protagonista di alcuni gravi episodi che hanno imposto l’intervento degli assistenti sociali del Comune di Tempio. La casalinga stava attraversando un periodo difficile della sua esistenza, e l’allontanamento dei figli non ha certo migliorato la sua situazione.
Alla fine del 2009 il caso dei presunti abusi sessuali sulla figlia della donna porta all’apertura di una inchiesta e partono i primi avvisi anche per un incidente probatorio. La madre dell’adolescente è informata dell’inchiesta e tramite il suo avvocato chiede dei provvedimenti, ad esempio una nuova sistemazione per i suoi figli. Non succede niente e dopo qualche tempo c’è il secondo avviso, quello che parla delle minacce ai danni del figlio più piccolo della casalinga. Forse il ragazzino ha avuto un atteggiamento protettivo nei confronti della sorella, sta di fatto che i pm si occupano di una aggressione ai suoi danni. Il presunto responsabile del reato è il giovane finito sotto inchiesta per la violenza sessuale.
Non vuole parlare la casalinga tempiese, il silenzio è imposto anche dal suo avvocato. Sandro Fresu, il legale che assiste la donna, taglia corto: «Questa è una situazione che non possiamo certo affrontare con i colpi ad effetto. Non si tratta di problemi risolvibili sui giornali». La paura è quella di complicare tutto e allontanare ancora una possibile soluzione di questo incubo. L’avvocato Fresu ha già presentato diverse istanze chiedendo dei provvedimenti urgenti per aiutare la sua assistita e soprattutto i figli. Ma le richieste del legale sono state respinte, l’ultimo atto notificato a Sandro Fresu spiega che i minori affidati alla comunità protetta non possono tornare a casa, non ci sono ancora le condizioni per farlo. Invece, le condizioni perchè i minori vengano abusati sessualmente, ci sono tutte.
Qualcosa in realtà è successo, dopo questi fatti e le istanze del legale. Il presunto responsabile dei reati commessi ai danni dei due ragazzini è stato allontanato dalla comunità protetta. L’avvocato della casalinga insiste perché i figli della donna possano rientrare a casa. La risposta – per certi versi incredibile - è che nella comunità protetta va tutto bene e i piccoli ospiti non vogliono andare via e sono sereni, lo dimostrano anche i buoni voti a scuola. Tra una violenza sessuale e l’altra, ovviamente.

[Fonte - Ansa]

 
dibattitopubblDate: Giovedì, 12/05/2011, 19:13 | Message # 23
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Istituti dovevano essere chiusi nel 2006, però sono aperti fino ad oggi, hanno solo cambiato l'insegna

Inchiesta del giornale "Vita"

 
MariaRosaDeHellagenDate: Lunedì, 18/07/2011, 22:55 | Message # 24
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http://www.youtube.com/watch?v=JYRc3MQVuFQ&feature=share

Comunità terapeutica,Somministravano psicofarmaci ai minori x punirli 17 aprile 2009

Immaginate vostro figlio nelle mani di queste persone!...i Bambini chiedono aiuto ma non hanno voce.-
Questo succede a Parma,uno dei tanti centri che percepiscono soldi nell'interesse dei minori.
Nemmeno tanti gemnitori che reclamano i propri figli rinchiusi nei lagher di Stato,hanno voce.

 
dibattitopubblDate: Lunedì, 15/08/2011, 17:07 | Message # 25
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http://www.ilgiorno.it/sudmilano/cronaca/2011/07/25/550077-elena_anni.shtml

Elena, 14 anni e tolta alla madre: "Voglio tornare a casa"

Il caso a Opera. La ragazza vive da otto mesi in comunità. Per i servizi sociali sarebbe a rischio abusi, ma lei scrive lettere in cui chiede aiuto

Opera, 24 luglio 2011 - «Mamma mi manchi un mondo! Era tutto così bello perché c’eri tu, voglio tornare a casa». È il grido d’aiuto che si ripete nelle lettere alla madre scritte da Elena (nome di fantasia), 14 anni, di origini ucraine che da novembre è stata affidata al Comune di Opera e da allora vive in una comunità.

Otto mesi lunghissimi per un’adolescente che ha dovuto lasciare gli amici, i compagni, la casa e tutto il resto. Alla base della separazione c’è un decreto provvisorio del tribunale dei minori, dopo la segnalazione della scuola su assenze non giustificate e ritardi e soprattutto dopo l’atteggiamento aggressivo e per nulla collaborativo avuto dalla madre nei confronti dei servizi sociali.

Sullo sfondo, alcuni episodi in cui Oksana, 34 anni, la mamma di Elena, avrebbe usato con lei le maniere forti. Di sicuro, però, c’è che le segnalazioni della scuola si riferivano a più di un anno prima e che nel frattempo Oksana, il suo compagno (che non è il padre della ragazza) ed Elena avevano cambiato casa e città, gestendo insieme un negozio di articoli per animali in centro a Milano e, a detta di testimoni, trovando un equilibrio non certo facile per chi viene da esperienze di vita complicate.

E se Elena, che non è più una bambina, non fa che ripetere di voler tornare a casa, anche dopo la relazione dei servizi sociali in cui si accenna a presunti abusi che sarebbero stati raccontati dalla ragazzina, i giudici non hanno ancora preso alcuna decisione. Senza che nessun procedimento penale per maltrattamenti o altro risulti avviato nei confronti di Oksana.

Una situazione kafkiana, sostiene il suo legale, l’avvocato Antonio Giuffrida. Tanto più che anche le condizioni di vita di Elena in comunità ne risentirebbero: punizioni perché trovata con una scheda telefonica «non autorizzata», impedimento a poter esercitare liberamente il proprio credo ortodosso, necessità di chiedere il permesso anche per scattare una semplice foto durante i rari colloqui con la mamma.

di Mario Consani
 
dibattitopubblDate: Lunedì, 15/08/2011, 17:11 | Message # 26
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Bambini fuggiti dalla comunità TCA 11 agosto 2011

http://www.youtube.com/watch?v=ToDmC9kntLY



http://www.youtube.com/watch?v=DCr9lW-yO-M&feature=player_embedded



Caricato da Crescoacasa in data 11/ago/2011

Come Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani riteniamo che questi bambini fuggono perché si trovano in queste strutture contro la loro volontà e sulla base di perizie psicologiche-psichiatriche (in almeno due casi è così e il terzo caso non lo conosciamo) che non fotografano la realtà dei fatti ma una visione soggettiva e alterata della situazione. I servizi e gli operatori vedono quindi una realtà distorta da tali perizie e non riescono a vedere la realtà dei fatti e cioè che il bambino dovrebbe tornare a casa. Le cose sarebbero molto più semplici se si ascoltassero i bambini senza pregiudizi e se si guardassero le prove oggettive. A quel punto la verità diverrebbe evidente e i bambini tornerebbero a casa. Ma mentre aspettiamo che i servizi si rendano conto degli errori che stanno facendo i bambini protestano in modo plateale contro questa situazione ingiusta. Purtroppo lontani dai loro cari soffrono e subiscono dei traumi che forse non potranno più dimenticare.
 
dibattitopubblDate: Sabato, 26/03/2016, 22:05 | Message # 27
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http://www.imolaoggi.it/2016/03/20/ecco-cosa-fanno-i-minori-stranieri-delle-case-famiglia-spaccio-e-prostituzione-minorile/

http://www.imolaoggi.it/2016....inorile
Ecco cosa fanno i minori stranieri delle case famiglia: spaccio e prostituzione minoriledomenica, 20, marzo, 2016

Roma – Minorenni extracomunitari si prostituiscono per 15 euro nei bagni della Stazione Termini e/o spacciano droga. Questi ragazzini ci
costano dai 60 agli 80 euro al giorno. E non vanno neanche a scuola.
Minori inseriti in case famiglia dalle quali possono uscire la mattina e
rientrare la sera, senza controllo, senza che nessuno dei responsabili
(forse) sappia cosa fa.Non usano proteszione e sono a rischio aids o altre malattie infettive. Col denaro guadagnato comprano scarpe da 200 euro.

Suò sito video dettagliato con interviste ai ragazzini.
 
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