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SITI e BLOG di MAGISTRATI
AmministratoreDate: Domenica, 08/05/2011, 03:01 | Message # 1
Group: Amministratori
Messages: 133
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In via di costruzione
 
AmministratoreDate: Domenica, 08/05/2011, 12:13 | Message # 2
Group: Amministratori
Messages: 133
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http://toghe.blogspot.com/

UGUALE PER TUTTI
La legge! ... è ... dev'essere ... speriamo che sia ... dobbiamo fare in modo che sia ...

In questo blog si parla dei problemi dell’amministrazione della giustizia in Italia.

Tendenzialmente è questo, nel nostro Paese, un terreno di scontro spesso strumentale alla difesa di interessi di parte (ed è davvero paradossale, dato che la giustizia dovrebbe essere il luogo dell’imparzialità).

Accade, quindi, che quando parlano di giustizia coloro che non la amministrano (politici, giornalisti, comuni cittadini) lo facciano per piegare la giustizia a loro concrete esigenze del momento. Costoro quasi sempre tendono – ingiustamente e infondatamente – ad attribuire tutta la responsabilità della crisi – evidente – dell’amministrazione della giustizia ai magistrati.

Accade anche, purtroppo, specularmente, che quando parlano di giustizia i magistrati tendano – altrettanto infondatamente – ad attribuire tutta la responsabilità di quella crisi agli “altri”.

Ed è vero certamente che la giustizia è in una crisi gravissima perché un ceto politico (a sua volta in una crisi ancora più grave) non può tollerare l’invadenza di una giustizia efficiente e ha finito per neutralizzare negli anni ogni residua forma di controllo della legalità democratica.

Sicché le colpe più gravi della crisi della giustizia le hanno i politici, che da anni fanno leggi sistematicamente contro la giustizia.

Ma è anche vero che da tempo la magistratura si è rassegnata a questo stato di cose e ha rinunciato a dare un proprio contributo significativo al superamento delle tante difficoltà nelle quali opera.

Sicché oggi alle responsabilità dei “nemici esterni” della giustizia si sommano certamente quelle dei protagonisti “interni” di essa.

Questo blog è promosso da magistrati che intendono parlare sia alla società civile che ai loro colleghi.

E’ promosso da magistrati che non si attribuiscono qualità superiori a quelle dei tanti loro colleghi che quotidianamente si spendono senza riserve, con un’abnegazione che in nessun modo viene apprezzata e men che meno ricompensata, ma che credono che per affrontare in maniera nuova e diversa i gravi problemi che affliggono la giustizia non si possa aspettare che a cambiare siano “gli altri”, ma, mentre si invoca dagli altri questo cambiamento, si deve essere pronti ad offrirlo e seriamente noi stessi.

Cominciando con il riconoscere (da parte dei magistrati sarebbe un'autentica novità!) che una parte molto rilevante delle ragioni per le quali i cittadini sono legittimamente scontenti del modo in cui viene reso il "servizio giustizia" trova causa in condotte negligenti (purtroppo non rare né sempre lievi) di magistrati e nel modo con cui la magistratura nel suo insieme gestisce - in un modo che oggi rischia di diventare rapidamente fallimentare se già non lo è - il suo autogoverno.

Le responsabilità dei magistrati non sono né le uniche né quelle prevalenti. Se intendiamo parlarne anche approfonditamente, non è affatto per tacere quelle - di cui si è appena detto sopra - degli "altri", né per fornire ulteriori alibi a chi ha da tempo come obiettivo principale della sua azione politica la disarticolazione di ogni controllo di legalità.

Ci sembra, però, che un'analisi che voglia essere utile non possa avere zone d'ombra né limitarsi solo a guardare le pagliuzze o travi negli occhi o sulle spalle degli altri, senza vedere quelle che ci sono sulle proprie, altrimenti sarà sempre e inevitabilmente sterile: e a noi preme fare qualcosa di utile.

Per di più, solo da un approccio obiettivo può nascere la speranza di un dialogo costruttivo (sempre più indispensabile) fra la magistratura e il resto del paese.

Il clima da "fortino assediato" nel quale una cattiva politica ha costretto a vivere la magistratura non ha giovato né agli assedianti né agli assediati e ha creato le condizioni per una sostanziale incomunicabilità fra tutti coloro che della giustizia hanno, dinanzi ai cittadini, la grave responsabilità.

Com’è noto i magistrati che partecipano al dibattito latu sensu “politico” sui temi della giustizia si dividono in gruppi, detti “correnti”, che riproducono gli stessi schemi logici dei partiti politici. Non già nel senso che ogni corrente abbia un partito politico di riferimento (perché ciò non è e chi muove questa accusa lo fa per ignoranza o malafede), ma nel senso che dei partiti politici e del loro modo di agire nella società le correnti dell’Associazione Nazionale Magistrati (A.N.M.) riproducono gli schemi logici, le (sempre minori) virtù e i (sempre maggiori) difetti.

Questo blog non è la voce di un gruppo, né di una “corrente”, né di un partito, né di nulla che gli assomigli, ma un luogo ove esprimere le proprie idee sui temi della giustizia.

E’ vero, si cerca di quadrare il cerchio: di dare voce a chi si oppone al sistema, senza con ciò creare nuova “appartenenza”. Quell’“appartenenza” che pian piano è andata corrodendo le idealità dell’A.N.M., spingendola verso le secche di un esercizio del potere che – fine a se stesso – si rivela inidoneo a individuare i problemi di fondo che opprimono la giurisdizione e, soprattutto, a incalzare il Consiglio Superiore della Magistratura (C.S.M.) perché sia – nella realtà e nell’immagine – adeguato al ruolo assegnatogli dalla Costituzione.

Non si tratta dunque dell’ennesima corrente che ambisce ad acquisire una fetta (anche piccola) di potere (da gestire magari con le migliori intenzioni), ma di un luogo ideale ove si confrontano tutti quelli che sognano di “ricominciare da tre”: dall’indipendenza, dall’efficienza, dalla correttezza della giurisdizione. Fuori dal C.S.M. e dall’A.N.M., ma soprattutto dentro.

Si tratta di seguitare a sognare senza arruolare, senza dare vita a statuti e organismi, senza candidarsi né candidare nessuno ad alcunché, ma affidandosi alle idee, all’inventiva degli uomini liberi, al coraggio di rischiare.

Questo sogno sarà seme di libertà e, con essa, liberazione della giurisdizione dal morbo dell’“appartenenza”.

Può essere presuntuoso voler vivere un giorno da leoni, ma certo è umiliante adattarsi a vivere da pecora non solo perché, come è noto, chi pecora si fa, lupo se la mangia, ma perché – fatto ben più grave – in presenza di tante pecore i lupi finiranno per mangiarsi la giustizia.

 
wayneturner177Date: Mercoledì, 02/11/2016, 04:17 | Message # 3
Group: Blocked
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ciao buona gente io sono nuovo qui
 
guidoimpegnativeDate: Mercoledì, 05/08/2020, 23:17 | Message # 4
Group: Iscritti anonimi
Messages: 4
Status: Offline
usano le magistrate come compiacenti ai gruppi di potere
 
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