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Da 20/04/2011 Marco Pannella fa sciopero della fame
dibattitopubblDate: Venerdì, 03/06/2011, 03:52 | Message # 1
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Dal 20 aprile Marco Pannella è in sciopero della fame perchè l'Italia «torni a potere in qualche misura essere considerata una democrazia».

Giacinto Pannella detto Marco (Teramo, 2 maggio 1930) è un politico e giornalista italiano, che si definisce radicale, socialista, liberale, federalista europeo, anticlericale, antiproibizionista, nonviolento, e gandhiano. Leader nonviolento del Partito Radicale Nonviolento Transpartito Transanzionale.

Gli obiettivi sono stati annunciati in una conversazione straordinaria su RadioRadicale:

L'istituzione di una commissione di inchiesta sullo stato della democrazia composta da accademici (almeno 13 sulla falsariga dei 13 che non giurarono fedeltà al fascismo)

La situazione della giustizia e delle carceri in italia, e la possibilità di un'amnistia

Mozione per le armi di "attrazione" di massa da usare in Libia, Siria

Iniziativa rivolta al PD per la questione, dal PD abbandonata, del sistema elettorale uninominale
 
dibattitopubblDate: Venerdì, 03/06/2011, 03:54 | Message # 2
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Pannella: Amnistia indispensabile per far funzionare la Giustizia

04-05-2011

Amnistia: provvedimento necessario e indispensabile per far funzionare la Giustizia. Perché i magistrati possano lavorare, contro la giustizia di classe e di massa che assicura milioni di prescrizioni.

(Quella che segue è la trascrizione del lungo intervento di Marco Pannella alla trasmissione “Radio Carcere” in onda su “Radio Radicale”. Il testo non è stato rivisto dall’autore)

…Dobbiamo avere la coscienza, lo dico compagni e compagne detenuti, e ai compagni, lo sottolineo, della polizia penitenziaria, che oggi partecipano al dramma di questa situazione della giustizia e delle carceri italiane...lo stesso presidente della Repubblica Giorgio Napolitano credo ricordi che un giorno di Natale marciò con noi,. per l’indulto e l’amnistia con tanti altri. E ricordo che anche il ministro della giustizia Clemente Mastella,al tempo del governo di Romano Prodi, aveva fatto proprio l’obiettivo dell’amnistia; dopodichè fecero cadere la legislazione e ci troviamo nella situazione… Ecco, allora compagne e compagni detenuti: un terzo di voi si trova in carcere a causa della legge Fini-Giovanardi; un altro terzo per la Fini-Bossi. Un altro terzo infine, è in attesa di giudizio; e metà, lo dicono le statistiche, saranno dichiarati innocenti. Ci sono, tra processi penali e civili, dieci milioni di arretrati. Il che fa di questo Stato, uno Stato fuorilegge. La Giurisdizione Europea, infatti, ritiene che per quel che riguarda la celerità dei processi, che sono la parte costitutiva della certezza del diritto, quelli italiani sono assolutamente contrari agli accordi costitutivi dell’Unione Europea.

Marco Pannella
Giacinto Pannella detto Marco (Teramo, 2 maggio 1930) è un politico e giornalista italiano, che si definisce radicale, socialista, liberale, federalista europeo, anticlericale, antiproibizionista, nonviolento, e gandhiano. Leader nonviolento del Partito Radicale Nonviolento Transpartito Transanzionale.

E’ una cosa ignobile, questa dei detenuti in attesa di giudizio e in espiazione anticipata di una pena che non ci sarà. In condizioni che sono illegali, sapete che un cittadino serbo-bosniaco ha fatto ricorso alla Corte Europea per le condizioni in cui era detenuto, e ha avuto ragione. Quindi, tranne rarissime eccezioni, come per i detenuti sottoposti al regime del 41-bis, c’è una illegalità di massa…

Cosa voglio dire? Un grande Pontefice, Giovanni Paolo II, che domenica scorsa è stato proclamato beato, quando venne invitato al Parlamento italiano, a un certo punto chiese una misura di clemenza per i detenuti; e il Parlamento esplose in una ovazione, sembrava di stare a uno spettacolo di Vasco Rossi, non smettevano più di applaudire. Quello Parlamento non ha poi fatto nulla, fino a quando non abbiamo ingaggiato la lotta per l’indulto e l’amnistia – vincendola in parte – culminata nella marcia di Natale con la partecipazione dell’attuale presidente della Repubblica, dell’ex presidente Francesco Cossiga, don Antonio Galli, tanti altri… Quel Pontefice invocava un provvedimento di clemenza che non è solo un provvedimento umanitario; è un’iniziativa tecnicamente necessaria per il funzionamento della giustizia dello stato italiano. E’ lo strumento necessario, la decisione che ci può consentire di uscire da una situazione incostituzionale: l’attuale detenzione di oggi è per la stragrande maggioranza dei carcerati, un dato oggettivo di violenza da parte dello Stato; e occorre consentire ai magistrati che possano fare il loro lavoro, possano esaurire mano a mano che arrivano a maturazione i processi. Lo dico a muso duro alla Lega, ad Antonio Di Pietro, alla minoranza del PdL e del PD che si dicono contrari all’indulto e all’amnistia: loro se ne fottono, letteralmente, dei problemi dello stato, si interessano solo dei loro piccoli affari di bottega...

L’amnistia è necessaria ai magistrati: ogni anno almeno 200mila processi sono annullati, grazie alla prescrizione. Una prescrizione di classe oltre che di massa, per chi si può permettere avvocati buoni e bravi, chi li può pagare. Noi l’amnistia la vogliamo per l’85 per cento dei reati, anche quelli che riguardano Silvio Berlusconi. L’amnistia è l’unico modo per impedire che ci migliaia, milioni di persone, magari colpevoli dei peggiori reati, se ne vadano, liberi, puliti, grazie alla prescrizione.

L’amnistia prima ancora che interessare i detenuti, interessa tutti coloro che sono “fuori” e che non sanno lo stato in cui si trova la Giustizia. Quindi il mio appello a tutti voi detenuti, pur in mezzo agli inconvenienti, alle sofferenze alle quali siete condannati (voi e i vostri tutori dell’ordine, anche loro condannati - sono una ventina che si sono suicidati - i buoni direttori e assistenti e dell’amministrazione penitenziaria, che ci sono, e sentono), un appello dicevo a lottare con serenità, senza rabbia. Vorrei che comprendeste bene: sono al 15 giorno di sciopero della fame anche per l’obiettivo dell’amnistia; per convertire le grandi lotte dei compagni radicali per la difesa dei diritti dei detenuti.
Ditelo ai vostri compagni, traducetelo a quelli che sono stranieri e ancora non comprendono bene la nostra lingua: io qui vorrei ringraziare quel detenuto egiziano che al terzo braccio del carcere di San Vittore a Milano ha cercato di organizzare un’iniziativa rifiutando il cibo: merita di essere applaudito, è il mio compagno.

Con la nonviolenza, anche simbolica di un giorno, bisogna cercare di dar corpo a questo obiettivo. Ripeto: prima ancora che una necessità dei detenuti, è una necessità dello Stato. Non bisogna mollare. Se mi fate, ci fate fiducia, vedrete che anche questa volta ce la faremo a riformare una giustizia che fa ancora più schifo, è ancora più repellente, di quella dell’infame ventennio fascista: sono, lo ripeto, consistenti, gravissimi nuclei di shoah. Amnistia, dunque: una richiesta che dovremo far esplodere con la nonviolenza. Per noi, voi, in modo nonviolento. Se per un minimo conta la nostra storia: tenete conto che ogni volta che fate violenza a voi o ad altri è anche una prova di sfiducia sostanziale nei nostri confronti: vuol dire che ci ritenete incapaci di fare le cose da fare. La nostra storia dimostra che è il contrario. Con serenità, allegria, anche: perché prenda corpo anche nelle carceri la parola d’ordine di cittadini che dicono: non siamo qui per la democrazia e la libertà.

http://notizie.radicali.it/articolo/2011-05-04/editoriale/pannella-amnistia-indispensabile-far-funzionare-la-giustizia
 
dibattitopubblDate: Venerdì, 03/06/2011, 03:57 | Message # 3
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Sabatino Savaglio aderisce allo sciopero per 3 giorni

Dal 1° giugno aderisco allo sciopero della fame di Marco Pannella

Da oggi [1° giugno 2011 ore 11,30], per almeno tre giorni e proseguendo ulteriormente fin quando i parametri medici lo consentiranno, aderisco allo sciopero della fame che sta conducendo Marco Pannella.

La situazione della giustizia in Italia è gravissima. C'è un sistema giudiziario che ormai serve poco a garantire la sicurezza sociale e che invece è strumentale a:

diffusione, dietro il falso schermo dell'obbligatorietà dell'azione penale, di una amnistia strisciante che cancella facilmente, con la prescrizione o con trucchi processuali, i reati di chi può garantirsi difensori più scaltri e costosi
affermazione della casta dei magistrati, spinta da una quota minoritaria ma rumorosa ed efficace dei pm, che di fatto sta sbilanciando i poteri dello Stato
orientamento dell'attività repressiva prevalentemente contro la cd. "microcriminalità", i migranti e la tossicodipendenza.

Dai problemi di funzionamento della giustizia deriva anche una drammatica situazione carceraria. Gli attuali 60mila detenuti nelle carceri italiane vivono spesso in condizioni disumane, contrastanti con il principio costituzionale dello scopo di rieducazione della pena, in condizioni non riconosciute accettabili dalle principali organizzazioni internazionali, in strutture che complessivamente non possono ospitare più di 40mila persone. Condizioni spesso denunciate anche da chi in carcere è costretto a vivere per lo svolgimento del proprio lavoro, come gli agenti di polizia penitenziaria. In più, un terzo dei detenuti è di origine straniera ed un altro terzo è tossicodipendente.

Le misure alternative alla detenzione sono limitatissime. Ancor di più le esperienze di lavoro in carcere, limitate a rari barlumi.

Pur non considerandomi un radicale e pur non condividendo alcune scelte di Pannella - anche recentissime -, mi è sembrato doveroso aderire a questa iniziativa.

http://www.savaglio.eu/politica-italiana/379-dal-1d-giugno-aderisco-allo-sciopero-della-fame-di-marco-pannella.html
 
dibattitopubblDate: Venerdì, 03/06/2011, 04:08 | Message # 4
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Guido Biancardi
La voce di una lieta, irriducibile agonia


02-06-2011

È quella che Marco Pannella scompone in parole, testimonianze, aneliti, profezie e confessioni, ogni volta che può essere ascoltato. Un'agonia vera, ma non nel senso con cui la si intende quasi esclusivamente oggi, come gli ultimi sofferti momenti che preludono alla morte, ma nel suo significato pieno ed originario di combattimento estremo, per la vita. Lui stesso, quasi a confermarlo. sempre più spesso si cita come un combattente di una intera vita.

Un combattimento senza pause, distrazioni, "divertimenti"; ma lieto, gratificante impegnativo e significante allo stesso tempo. Il suo destino offerto ad ogni altro, Radicale o meno. Questa voce è cambiata, nel tempo, sino a farsi più affrettata, compulsiva sino alla trance, febbrile, accelerata a toccare ogni possibile concatenazione di eventi personaggi significati, possibilità storiche e politiche, ad abbracciare presente e passato, morti e viventi, amici ed avversari, visione e memoria, testimonianze e difese d'ufficio...; sempre spezzata dal ricorrersi e sovrapporsi di temi e riferimenti sempre urgenti ed essenziali che devono essere detti tutti battendo sul tempo la gomma abrasiva della memoria propria ed altrui. Tutta la verità (im)possibile deve essere citata, rivendicata in tempo (ed a tempo opportuno, se possibile) perchè essa è ciò che, solo, disseta coloro che hanno fame e sete di giustizia; forse "quei" beati. Fame e sete che vengono vissute (e non dimostrate) come veicolo nonviolento, in Satyagraha, opera nuova di misericordia che si aggiunge alle altre.

E' tremendo il compito che si è assunto, sorretto ed alimentato da passione civile e narcisismo: far ri-conoscere, descrivendolo in modo che possa richiamare l'attenzione ormai abbrutita anche dei "sicuterat"(dal titolo di un libro sulla fede ingenuamente professata in una lingua ignota dal popolino) cosiddetti colti cui oggi, come a tutti, viene propinato come testimonial di una società di telecomunicazioni l'improbabile e quasi blesfema caricatura del genio unico di Leonardo Da Vinci quasi inconsapevolmente non fosse che egli, per il fatto di ricorrere nei suoi scritti all'immagine pura e speculare della propria grafia, non poteva essere inteso che da coloro che fossero in grado di porsi anche oltre uno specchio loro proposto; non da fruitori di narrazioni suadenti, ma da sensitivi ricettori della verità, respinti della menzogna. Destinatari "da costruire", contro ogni mascheramento e distorsione storica anche quella risultata più opportuna ed accomodante. E da qualcuno che, coniando il termine di "democrazia reale" per denunciare la falsificazione della Democrazia, forse ne fruisce anche in funzione autorassicuratoria, per non dover dubitare addirittura della sua intrinseca genuinità e non solo della sua costruita icona idonea al solo Potere. Chissà! Churchill, sempre citato come promotore in forma di understatement del regime democratico occidentale (quello di: "è la peggior forma di Regime, ma non ne conosco un'altra migliore"...), forse ne dissolveva al contempo abilmente i lineamenti e le contraddizioni. A bella posta, da custode istituzionale e fedele garante dell'eterno dominio oligarchico.

Guido Biancardi
Direzione di Radicali Italiani

Ascoltando Pannella nei suoi interventi fuori programma che riempiono ogni possibile spazio concedibile, lo sento da un lato come il veggente cieco, come un profetico Tiresia che dietro ai suoi occhi spenti ha chiaro il futuro; dall'altro come un Michelangelo che, da" dilettante" (lui sommo scultore) della pittura e della tecnica del fresco quale si era dichiarato per tentare di schermirsi dalla meravigliosa committenza della cappella Sistina, non può che presentare il trionfo delle immagini del Giudizio Universali per parti e dettagli, per sequenze compositive, ma "dell'originale" che solo lui ha composto in sinopia e chissà quante volte ha dovuto per realizzarlo fargli perdere la propria potenzialità originaria di estrema, provocatoria proposta. Deve, come Buonarroti, rappresentare l'insieme ma sollevandone una parte per far comparire" ciò che sarebbe dovuto essere", e nel contempo. Profeti e Sibille, Figlio e Padre, reprobi e santi reali, procreati; ma anche ideali, concepiti, riformati già in parte.

Come può un uomo mosso dalla passione soffocante della partecipazione diretta alla Politica,non trascurare alcunchè, non scivolare come in un looping improvviso in una lunga digressione sul passato o non cabrare verso vertiginose altezze del possibile futuro appena dopo aver fatta la descrizione anche della più squallida attualità, "vissuta da testimone e da protagonista"? E quali graduatorie deve, o può, imporsi? Nel rischio costante e ferale del ricorso a mezzi non consoni con i propri fini dichiarati, o inefficaci, inutili, sprecati. Si merita tutta la generosità possibile dell'ascoltatore. Descrivere in un alfabeto ignoto, come ai greci era apparso il linguaggio dei geroglifici nel mondo della creazione del dio Unico, senza trascurare di riportarli esattamente nel loro ignoto ma indubitabile splendore, è impresa che destabilizza anche le più temprate energie.

Lui non manca di ritentare, ogni volta, apparentemente d'accapo come nei dischi incantati, ma con un 'ouverture sempre nuova, diversa, in grado di stupire il più catafratto del Radicali, noti ed ignoti. Grazie Marco, ti arrida quel successo, quale che sia, che ti saresti già meritato mille volte.

http://notizie.radicali.it/articolo/2011-06-02/editoriale/la-voce-di-una-lieta-irriducibile-agonia
 
dibattitopubblDate: Venerdì, 03/06/2011, 04:11 | Message # 5
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http://notizie.radicali.it/articolo/2011-05-31/intervista/le-ragioni-di-un-satyagraha

Le ragioni di un Satyagraha

31-05-2011

Sul numero 6 di giugno del mensile “Confronti” pubblica una lunga intervista a Marco Pannella curata dal direttore, Gian Mario Gilio.

Quali sono i motivi che la spingono a un nuovo sciopero della fame?
“Innanzitutto vorrei partire da alcune premesse. Nel 1978, per paura della nostra campagna e dei referendum che avevamo proposto, il Parlamento fece passare la legge 194 sull’aborto e noi radicali votammo contro per via dei suoi aspetti statalisti che prevedevano solamente la la sanità pubblica e obiettori di coscienza interni. Poi la chiusura dei ghetti manicomiali, sempre nello stesso anno. Anche in questo caso venne approvata una legge e votammo contro, ma non perché non l’approvassimo. Erano iniziative nostre, ma il Parlamento per evitare che si potessero approvare tramite referendum, preferiva farle approvare per legge modificandone però alcuni impianti per noi dirimenti. Per ben cinque volte, per impedire la tenuta dei referendum (la legge definiva che non ci potessero essere nello stesso anno referendum ed elezioni politiche), si sono concluse le legislature in modo anticipato. Ma, passate le elezioni, avveniva che le leggi venissero approvate prima di andare al voto referendario, dunque approvate ma in modo meno radicalmente chiaro di come noi avremmo voluto. Tuttavia riuscimmo a far ottenere il nuovo diritto di famiglia, a parte il fatto creativo che ebbe il divorzio…l’aborto venne approvato da DC e PCI e come dicevo, noi votammo contro, proprio perché per noi era fondamentale affidare al popolo, con il referendum, la decisione su un tema così importante. Poi ricordo il voto ai diciottenni…ormai l’obiettivo referendario comporta sempre più la difesa giuridica del referendum stesso. Altrimenti si parla di piccoli plebisciti, proprio per come è avvenuto per la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, che vide un impegno massiccio per l’astensione (che nel 2005 fece mancare il quorum e quindi fallire il referendum), invece di poter decidere per un sì o per un no.
Per venire alla domanda, il mio Satyagraha ha molti obiettivi e tutti legati in modo non artificioso alle battaglie che oggi si presentano. Il mio Satyagraha, amore e forza, ha l’obiettivo di far emergere la verità. Naturalmente non una verità con la V maiuscola. Il primo punto riguarda il fatto che le elezioni in Italia sono illegali secondo gli standard internazionali. La legalità, dunque. Noi siamo sempre stati coerenti e da trent’anni abbiamo cercato di dimostrare come devono essere raccolte le firme, come deve maturare una consapevolezza, un confronto. Prendiamo ad esempio l’eutanasia: in Italia da trent’anni i sondaggi ci dono che gli italiani sono favorevoli, così come per il testamento biologico. Ma su questi temi non si è mai arrivati a un referendum popolare. L’altro mio obiettivo riguarda un’altra verità storica. La guerra in Irak del 2003 è scoppiata per colpa di due traditori dei propri giuramenti rispetto ai propri paesi, come Blair e Bush. Si sarebbe riusciti, secondo il nostro programma, con e grazie alla pace ad arrivare alla democratizzazione grazie all’esilio di Saddam Hussein; esilio che lui avrebbe accettato. Quella guerra che ha provocato centinaia di migliaia di morti, direi due milioni, si poteva evitare. Va avanti dunque quell’analfabetismo che vede oggi la Libia sotto attacco. Una consapevolezza che oggi vedo anche in Obama, anche se mi impressiona molto il fatto che negli ultimi discorsi, per la prima volta il presidente americano abbia citato per ben tre volte la parola nonviolenza.
L’altro tema che ho a cuore è quello delle carceri italiane e della giustizia, una giustizia più repellente di quella del sessantennio partitocratrico e del ventennio precedente. Le caratteristiche ideologiche di banalità del male oggi sono tremende, sono dei veri e propri nuclei di Shoah. E non abbiamo torturatori, siamo tutti torturati, al limite possiamo usare l’interpretazione di Anna Harendt, sul personaggio atroce che si giudicava. Sei anni fa abbiamo cominciato a denunciare questa deriva con l’esposizione di una stella gialla sui nostri petti come monito. La democrazia è sempre più rovinosamente “democrazia reale” in Israele, in Italia e credo – e questo mi spaventa – anche in Inghilterra e Stati Uniti. La maggioranza dei conservatori che oggi governano, a parte i liberaldemocratici, marginali, continuano a difendere la ragion di Stato invece del senso dello Stato coprendo tutto ciò che viene nascosto negli archivi, compresa la prova che Bush è stato un traditore”.

Per quanto riguarda le carceri, qual è a suo avviso una possibile soluzione al sovraffollamento e ai suicidi?
“Semplicemente rispettare la legge. Dirò di più: rispettare ciò che è stabilito dalla legge europea. Per esempio la metratura delle celle per densità di detenuti, e la legge italiana sarebbe pure più tollerante in materia di metri cubi da destinare a ogni singolo carcerato. Ancora: un buon terzo di detenuti probabilmente tra qualche anno uscirà da innocenti perché così ritenuti alla fine del processo; dunque sarebbe necessario abolire il carcere preventivo. Prosegue la criminalizzazione di comportamenti sociali diffusi come l’utilizzo di sostanze stupefacenti, facendo prevalere l’idea di un flagello; sull’aborto, noi rischiando, dicemmo che il flagello sociale era l’aborto clandestino, come sosteneva l’Organizzazione Mondiale della Sanità; e in tre anni siamo riusciti a far diminuire sensibilmente questa tragedia sociale storica. Il proibizionismo sulle droghe, in tutto il mondo, in Afghanistan, in Messico, in Italia, crea danni visibili a tutti”.

Che cosa mi può dire dei diecimila detenuti in carcere per reato di clandestinità?
“Su questo tema siamo in aperto dibattito anche con la vicina Francia. Ci troviamo di nuovo contro la legge, contro la legalità internazionale. Come radicali stiamo chiedendo da tempo di monitorare con i sistemi satellitari il Mediterraneo per individuare la presenza di barche dirette in Italia che purtroppo troppo spesso non arrivano, concludendo il viaggio in fondo al mare. Questo non è mai stato fatto e noi ancora oggi non sappiamo quante decine di migliaia di persone sono sepolte in mare. Il problema delle carceri è dunque transnazionale. All’inizio del ’76 ottenemmo una legge di depenalizzazione del consumo di droghe leggere che fece uscire undicimila detenuti; oggi, se togliessimo il reato di clandestinità, oltre ad abolire una legge iniqua e illegale, risolveremmo il problema di diecimila persone che sovraffollato le nostre carceri”.

Il libro che le ha dedicato Valter Vecellio, “Biografia di un irregolare”, è molto interessante, forse proprio perché la sua vita è un’avventura. Fatta di incontri e di battaglie per la giustizia, per i diritti di tutte le minoranze. Molti personaggi importanti hanno detto di lei cose fuori dell’ordinario. Sartre si diceva affascinato, e Ionesco si iscrisse al Partito Radicale senza conoscerlo, sulla sua parola. Per Eco “lei ha insegnato agli italiani come si fa a diventare liberi, e soprattutto a meritarselo”. Per Montanelli lei era un figlio discolo, un giamburrasca devastatore, “ma in caso di pericolo e di carestia, Pannella sarà il primo ad accorrere in soccorso”. Su di lei si è davvero scritto e detto di tutto. Lo storico Giorgio Spini arrivò a dire: “Pannella è considerato alla stregua di un lebbroso. Sono convinto che uomini come lui siano scelti come strumenti di Dio per fare vergognare la mia Chiesa evangelica, le sue infinite mancanze di coraggio e di coerenza”. Baget Bozzo l’ha addirittura definita un “profeta cristiano”…
“La frase di Spini l’ho udita ad un convegno a Genova, poi è stata riportata negli atti dello stesso convegno, era il 1972, in occasione di un’assemblea contro il Concordato. Era il periodo in cui l’abate di San Paolo, Giovanni Franzoni era per l’abrogazione. Un’avventura, anche quella di Franzoni, davvero straordinaria. Solo dieci anni dopo la frase di Spini, che mi è stata ricordata, mi ha toccato profondamente e mi ha lusingato, all’epoca non avevo completamente colto il significato di quelle parole. Così come le parole di Baget Bozzo. In quel tempo raccoglievo adesioni emotive sia da parte cattolica che evangelica che ebraica, come avvenuto con Marek Halter. In pratica mi veniva riconosciuta la capacità di “predicare” nudo la parola, di portare un messaggio. Mi viene in mente la figura di Isaia evocata da Halter. La radicalità, e in qualche modo il fatto di essere “credenti”, ha probabilmente spinto a tali dichiarazioni. Ma a quel tempo non c’era in me la volontà, forse inconscia, di sentirmi accreditare di ruoli di tale portata come “scelto da Dio” o “profeta”.

Qual è la crisi che oggi attraversano i nostri partiti, così distanti dalla società civile?
“Ritengo che la classe dirigente della sinistra, tranne piccole minoranze, in cinquant’anni non abbia mai lottato davvero per la democrazia e la libertà. Dal ’47 si è assistito, quasi da subito, a una lotta tra potenti, tra ceto dirigente. Fu infatti la classe dirigente della Resistenza ad aver ereditato case e palazzi romani di splendida bellezza, così come i sindacati che ereditarono, come i partiti, gli edifici fascisti. Tutte organizzazioni del welfare senza libertà. E il fascismo fu welfare senza libertà. Bersani (con il quale ho avuto sempre un buon rapporto) e il suo partito hanno fatto errori pari a quelli di Berlusconi. Ma almeno Berlusconi partiva da una condizione che definirei di gradimento popolare. Inoltre siamo arrivati ad un livello di tale volgarità politica che non porterà a nulla di buono. La sinistra continua a sbagliare strategia e invece di attaccare su questioni palesemente criticabili, spesso tende a difendersi dalle provocazioni.
Poi dobbiamo ricordare che sociologicamente, storicamente, sono presenti ramificazioni interne anche a schieramenti diversi, così come avviene ad esempio tra Bersani e Formigoni che hanno insieme legami con la Compagnia delle Opere sia lombarde che emiliane, e questo in un certo senso li rende soci, alleati, e spiega anche il fatto che siano stati noi a dover intervenire per far emergere la “peste lombarda” per porre il problema a Formigoni sulla raccolta di firme false in occasione della sua elezione. Non lo hanno fatto, come sarebbe stato ovvio, i colleghi del PD. La storia istituzionale italiana è stata formalmente una storia di regime che si difende dal Partito Radicale, illuminista, azionista, liberale, antinazionalista… un nemico da ostacolare. Questa condizione spesso non ci permette di poter dare il contributo che vorremmo dare al nostro Paese”.
 
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